Vivo per conto mio da ormai 16 anni, da quando finito il liceo, mio padre ha deciso che io e mio fratello dovevamo imparare a cavarcela da soli. Gli studi erano pagati, la stanza per i primi tempi pure, ma dovevamo trovarci un lavoretto ed imparare a gestire la nostra vita come fanno gli adulti, perché lui aveva fatto così, e riteneva che quello fosse il modo giusto. A tanti anni di distanza, ancora non riesco a capire se ha avuto ragione oppure no.
Ormai, ho passato quasi metà della mia vita lontano dal tetto familiare, e tutto sommato me la sono sempre cavata. I primi anni sono stati i più impegnativi e i più divertenti, e sia io che mio fratello ci siamo sempre fatti il punto d’onore di riuscire a farcela con le nostre forze. Avevamo le spalle coperte, chiaramente, ed in questo siamo sempre stati più fortunati di tanti altri, ma non appena abbiamo cominciato a guadagnare abbastanza da pagarci tutte le spese da soli, non abbiamo più chiesto nemmeno una lira. Perché al tempo, c’erano ancora le lire.
Chiaramente, con uno stipendio da studente, devi per forza dividere le spese d’affitto, per cui già a 20 anni convivevo con la mia fidanzata del tempo. Finita quella storia avevo comunque abbastanza soldi per vivere da solo, e tolte le convivenze con le fidanzate successive, così è stato. Certo, non è stato sempre facile.
Gestire una casa, gestirsi una vita, è complicato. L’ordine e la pulizia non compaiono magicamente, i panni, la spesa, persino stirare, sono tutte cose che ho imparato a fare tanti anni fa, e che faccio con più o meno regolarità da allora. Sì, perché siamo onesti, rimettere in ordine casa o passare l’aspirapolvere, quando sei stanco morto o magari hai la botta di tristezza, non è che siano il massimo della vita. Per cui magari ogni tanto le pulizie di casa saltano.
Fortunatamente ho sempre avuto di che mantenermi, ma ho imparato a tirare la cinghia in modi che non credevo possibili. La domanda che ho imparato a farmi è stata “ne hai veramente bisogno?”, e così ho imparato a vivere con meno. Con poco, in realtà. Mi sono privato di tutto quello che non era indispensabile, un po’ perché spesso non avevo i soldi, e soprattutto perché quando sei giovane e devi farcela da solo, ogni centesimo può fare la differenza. E lo stile di vita da austerity, poi ti resta anche quando guadagni uno stipendio decente.
In tutti questi anni, ho avuto tante cose, e me ne sono mancate altrettante. Ho avuto libertà, indipendenza, un’autonomia che molte persone non riescono ad ottenere nemmeno in una vita intera, non ho avuto l’assillo dei genitori di cui a quanto pare molti si lamentano, ma nemmeno il loro supporto quotidiano e il loro aiuto nelle piccole cose di tutto i giorni. Ho avuto tanto, e il prezzo sono stati la fine della spensieratezza e l’inizio di una bella dose di preoccupazioni. Che quelle, ce ne sono sempre in abbondanza per tutti.
Mi domando spesso, spessissimo, soprattutto negli ultimi anni, se ha fatto bene mio padre, a mandare i figli fuori di casa a 19 anni, o se fanno meglio i genitori dei miei colleghi, che a trent’anni suonati da un pezzo, ancora se li tengono a casa. Certo, un giorno loro dovranno affrontare molte cose che io ho già visto, anche soltanto per la gestione di casa, ma lo faranno da adulti, e con una compagna a fianco. Ogni tanto mi sembra di aver pagato un prezzo tanto alto ed aver ottenuto particolarmente poco. Mi sono mancate tante cose.
Se provassi a fare l’elenco di tutto quello che mi è mancato, probabilmente scriverei un sacco di banalità. La verità è che mi è mancata casa. Mi è mancata casa, mi è mancata la famiglia, come può mancare a qualcuno che una famiglia sua, ancora non se l’è fatta. Quando vivevo con una fidanzata o con l’altra, casa mi mancava di meno, ma la mia casa, quella vera, è rimasta sempre quella dei miei genitori. Nonostante tutti gli appartamenti dove ho vissuto, nonostante la casa che ho comprato, la mia vera casa è sempre rimasta quella dove sono cresciuto.
Perché è stata un posto pieno d’amore. Con un padre severo e una madre apprensiva, d’accordo, ma comunque un luogo dove ogni gesto, era un gesto d’amore per qualcuno. E forse il gesto d’amore che mi è mancato più di tutti, è stato tornare a casa, e trovare la tavola apparecchiata e il pranzo pronto. Che è una cosa stupidissima, è la normalità in una famiglia, ma a me è mancato più di tutto il resto.
Quando non sono in giro per trasferte, torno a casa a mangiare un boccone, e sono sempre da solo. In tutta la mia vita, mi ricordo soltanto di 3 occasioni in cui sono rientrato a casa, e una delle mie fidanzate mi aveva preparato il pranzo. Me le ricordo come una gioia incredibile. È un mistero come una cosa piccola come una tavola apparecchiata, possa trasmettere una sensazione di casa e di amore così grande, ma è così. Ed è bellissimo. La sensazione che qualcuno ti stava aspettando, e ha deciso di farti un piccolo pensiero, semplice come prepararti qualcosa da mangiare.
In tutto questo tempo trascorso lontano dalla casa dei miei, mi è successo soltanto tre volte. E probabilmente, quella è la cosa che mi è mancata di più. Perché è un gesto d’amore così piccolo e disinteressato, così scontato e quotidiano, che nessuno se ne rende conto. Perché a casa, in famiglia, è normale. Ma sapere che c’è una persona che ti ama e che ti sta aspettando, rende qualsiasi posto una vera casa.
E quelle sono le vere gioie della vita.
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il 02/11/2022 alle 22:13
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