L’altra sera, ho sognato che piangevo. Entravo in una stanzina, un piccolo magazzino, e dentro c’erano tanti vecchi libri impolverati, accatastati l’uno sull’altro all’interno di scaffali alle pareti. Era una scena semplice, vedevo quei vecchi libri, li toccavo, ed ero così contento di ritrovarli, che mi commuovevo dalla gioia. E mi mettevo a piangere.
Non piango spesso, anzi, non piango praticamente mai. Non è per qualche malinteso senso di virilità che dico questa cosa, semplicemente non mi succede. A quanto pare, il mio cervello non ritiene che sia necessario sfogare i sentimenti attraverso gli occhi, per cui non lo fa, e un po’ mi dispiace. D’altra parte, non è che si piange a comando, o ti viene naturale, oppure non succede niente.
Negli ultimi anni, ho pianto soltanto tre volte. Una quando ho rotto con la prima fidanzata con cui ho convissuto, 15 anni fa, un’altra quando chiuso la mia seconda convivenza, nel 2007, e l’ultima quando ho sciolto il terzo fidanzamento, due anni e mezzo fa. Tutte e tre le volte, nel momento della separazione, mi sono messo a piangere. Sono ritornato con l’ultima fidanzata dopo un paio di mesi, siamo stati assieme altri due anni, ma quando è finita, non mi si sono nemmeno inumiditi gli occhi. Sono stato triste per un po’ di tempo, ogni tanto mi è presa la nostalgia, ma nemmeno una lacrima.
Se ripenso alle volte in cui mi sono messo a piangere, ricordo distintamente la sensazione di un dolore travolgente, una disperazione così totale e profonda, che era semplicemente incontenibile. Però, a farci caso adesso, mi rendo conto che la prima volta ho pianto per mezza giornata, mentre l’ultima volta solo per una manciata di secondi. E quando ho lasciato nuovamente la mia ultima fidanzata, non c’è nemmeno stata la sensazione di dolore, solo tristezza.
Un’altra cosa che mi ricordo, nei periodi successivi a quelle separazioni, è la sensazione di avere un buco nero a posto del cuore. Una voragine oscura ed inesorabile, che risucchiava ogni sentimento, ogni sensazione, ogni gioia, lasciando solamente un vuoto assoluto. Mi ricordo i dolori al petto, le fitte improvvise che mi prendevano di tanto in tanto, quando un pensiero vagabondo andava a precipitarci dentro. Soprattutto nei primi periodi. Era una strana sensazione di anestesia emotiva, risvegliata di tanto in tanto da qualche fitta, nel vuoto totale dei miei sentimenti.
L’ultima volta che mi è sembrato di avere un buco nero nel petto, è stato 5 anni fa. Me lo ricordo perché quando ho cominciato a frequentare la mia ultima fidanzata, il fianco sinistro mi ha fatto male per quasi 2 mesi. Ogni volta che provavo qualche bel sentimento, poi sentivo una fitta al petto, e il bel sentimento spariva nel nulla, ingoiato. Dopo due mesi sono scomparse le fitte, poi è sparito il dolore al fianco, e finalmente ho provato di nuovo la sensazione di essere innamorato. Forse gli avevo dato da mangiare abbastanza, e il buco nero era sazio.
Da quando ho pianto l’ultima volta, semplicemente non è più successo niente. Nessuna fitta, nessun dolore, nessuna voragine, e nessuna sensazione abbastanza intensa da poter essere chiamata un’emozione vera e propria. Certo, ogni tanto sono triste, ogni tanto sono allegro, magari mi arrabbio oppure mi viene l’orsite, ma fine. Nessuna emozione che mi abbia veramente riempito il cuore da un sacco di tempo, e nessuna voglia di provarla.
Certe volte mi sembra che nel mio petto ci sia una specie di deserto. Niente amore, niente disperazione, niente gioia, un posto decisamente arido. Qualche arbusto. Chi lo sa, forse piangi finchè non diventi arido, e poi smetti. Oppure è il contrario, magari se ti esce l’acqua dagli occhi, poi non ti si inaridisce il cuore. Mi domando se la gente piange proprio per quello.
Un po’ li invidio.
Inviato da: dio
il 02/11/2022 alle 22:13
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il 29/10/2022 alle 20:30
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il 21/10/2020 alle 10:34
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il 11/10/2019 alle 11:30
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il 27/09/2017 alle 13:00