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Il concetto di diritto e di possesso

Post n°306 pubblicato il 14 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 

Una delle cose che fa sempre inorridire molte donne, quando la dico, è che io considero la mia donna come una mia proprietà. Non che ne possa disporre a mio piacimento, intendiamoci. Semplicemente, sull’altra persona si estendono alcuni miei diritti di proprietario, come il diritto di usufrutto esclusivo, il diritto di visuale e il diritto di prelazione. E che sulla mia proprietà vigono il divieto di accesso non autorizzato e il divieto di transito. Insomma, la roba mia non si tocca.

Per quanto mi riguarda, decisamente non appartengo a quella schiera di persone illuminate, convinte che in una coppia ci siano due individui distinti. Individui che scelgono consapevolmente di stare assieme per il loro reciproco piacere. Per come la vedo io, la coppia è un’entità superiore formata da due metà, non da due interi. Non che ci si debba annullare, capiamoci, dico che l’individualità è per sua stessa definizione una negazione del concetto di coppia.

Questa cosa che una coppia è costituita da due individui indipendenti, seriamente non mi è mai andata giù. Tutto il discorso delle due persone che quotidianamente si scelgono, e che per il loro personale piacere decidono di trascorrere del tempo con qualcuno, mi puzza in maniera intollerabile di fricchettoni comunisti. Con tutto il portato di rivoluzione sessuale e di femminismo estremo che ci sta dietro, se proprio devo dirla tutta. La coppia, per come la vedo io, è un’entità a sè, non è fatta di due individui. È fatta di due metà.

Nel momento in cui fai parte di una coppia quindi, smetti di essere intero, e diventi automaticamente la metà di una cosa di cui fai parte. Se vogliamo metterla in termini economico-finanziari, diventi socio in solido di una società in nome collettivo. In pratica, possiedi tutto quanto, in comproprietà con un’altra persona. Quindi, a conti fatti, la coppia e l’altra metà diventano tua proprietà, esattamente come tu diventi di proprietà di qualcun altro. Quindi se fai parte di una coppia, e cioè sei una coppia, sull’altra metà della coppia valgono alcuni elementari diritti.

Il primo, è l’inderogabile diritto di usufrutto esclusivo. Io e la mia socia siamo gli unici beneficiari, in termini assolutamente esclusivi, dei servizi forniti dalla coppia. Quindi niente servitù di passaggio, niente promiscuità di locali ed attrezzature, e niente prestiti o cessioni parziali in comodato d’uso di quote della proprietà. Insomma, divieto di accesso su tutta la linea, nessuna eccezione. Fosse per me, metterei la recinzione coi dobermann, la guardiola con il piantone, e pure una mitragliatrice sulla torretta.

Poi ci sono privacy e trasparenza di bilancio. Mio malgrado sono una persona inevitabilmente sincera, quindi non riesco ad avere segreti. Ovviamente mi aspetto altrettanto. Tuttavia si tratta di informazioni sensibili, e quindi coperte dal diritto alla privacy, per cui in caso di perdite di dati tendo ad imbufalirmi notevolmente. Se poi qualcuno di esterno alla società ci mette pure bocca, può scegliere se fronteggiare il dobermann, il medico o il becchino. Che voglio dire, c’è pure la scelta.

Ma il più importante di tutti, è il trascuratissimo diritto di proprietà. Che in altre parole, si traduce semplicemente con “tu, con la roba mia, non ci fai quello che ti pare”. E questo vale per tutti, sia per l’altro socio, sia per gli esterni alla coppia. Quindi le decisioni si prendono assieme, e tutti quelli che vogliono mettere le mani sull’altra metà della coppia, anche in questo caso possono scegliere fra le tre opzioni precedentemente esposte: dobermann, medico o becchino. Insomma, il concetto è “non toccare la merce esposta”, e ci tengo a farlo passare molto chiaramente.

Ora, purtroppo la realtà dei fatti ci dimostra che anche in termini di diritto societario, le società per azioni sono molto più flessibili delle società in nome collettivo. Non a caso, si assiste anche nelle coppie a liquidazioni, cessioni del capitale azionario, subentri e offerte pubbliche di acquisto. Nonché ad innumerevoli vendite allo scoperto e tentativi di scalata del pacchetto azionario, messe in atto da speculatori senza scrupoli. In pratica, corna, separazioni, divorzi, tradimenti e coltellate alla schiena, con divisioni dei beni, affidamenti congiunti, alimenti e tutta la trafila di avvocati che gli sta dietro.

E se ci pensate, va bene il progresso e la libertà, va bene l’emancipazione femminile e il fatto che la donna “non è più una schiava sottomessa al maschio dominatore”, va bene tutto quello che vi pare, ma alla fine è comunque un peccato. Perchè le società in nome collettivo funzionavano, e funzionavano bene. E funzionavano pure a lungo. Come le coppie di una volta. Quindi alla faccia del progresso, per me la coppia è una società in nome collettivo. È fatta da due metà, e l’altra metà non si tocca.

È roba mia.

 

 
Rispondi al commento:
milleSfoglie27
milleSfoglie27 il 15/03/14 alle 20:34 via WEB
No no, io la penso come te, chiamami scema maschilista ma la penso come te! Per colpa di 4 oche che volevano fare le oche in piazza il mondo sta andando a rotoli! Io avrei vissuto strabenissimo negli anni 50, quando l'uomo era UOMO e la donna stava a casa a far la DONNA, ad ognuno il suo ruolo...e tutto andava bene, poi 4 oche....il disastro!!!
 
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... e, aggiungo, da perfetto cattolico quale sei, dovresti sapere che uno dei 7 peccati capitali è la SUPERBIA.

Inviato da vargoli il 01/09/08 @ 16:31 via WEB
Beh, sai, forse hai trovato solo stronze egoiste perché, come si dice, "similes cum similibus congregantur".
 
 

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