Creato da I_mie_racconti il 17/04/2013

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« Insegnami a essere figli...Insegnami a essere figli... »

Insegnami a essere figlia: Gli anni passano.

Post n°11 pubblicato il 29 Aprile 2013 da I_mie_racconti

 

Insegnami a essere figlia:Gli anni passano.

Post n°561 pubblicato il 14 Marzo 2013 da lascrivana

 

Quel bacio inaspettato aveva cambiato molte cose della mia vita, compresa l'idea che mi ero fatta riguardo ai maschietti, che oramai non vedevo più solo come mocciosi da svezzare. 

L'aver cresciuto Michelino e cucinato per mio padre quando mia madre si attardava al lavoro, mi aveva fatto vedere gli uomini solo come un intralcio alla mia adolescenza. Troppe responsabilità legate a un'età che avrebbe dovuto essere di sola di spensieratezza, come lo era per la mia amica Marisa. D'altronde lei sembrava essere cresciuta ancora più in fretta di me: portava già i tacchi alti all'età di tredici anni!Mentre io, malgrado leggessi fotoromanzi e disegnassi dappertutto le classiche vignette "dell'amore è...", dentro ero ancora una bambina che giocava con le bambole. Ricordo che una volta disegnai una delle mie solite vignette sul giornale dello sport di mio padre, non immaginando l'esagerata reazione scaturita da quei quattro scarabocchi sul suo giornale preferito: - Ma Danila è ammattita! Rosanna guarda che porcherie disegna tua figlia! Questa qui non deve più andare a scuola, perché invece di studiare impara a come fare la donna di strada. L'ho sempre detto e ripetuto le donne devono stare in casa a fare la maglia e imparare a fare le casalinghe! E poi, a dire il vero, nemmeno mi fido di tutti quei ragazzini che girano nei dintorni. Non vorrei che Danila avesse tirato la testa fuori dal sacco! Sai che ci vuole a rituffargliela dentro e chiudere i lembi-;

-Arturo ma cosa dici? Danila non è per niente il tipo, avrà visto quelle figurine su un giornale e le avrà copiate; non farne un dramma è ancora una bambina! Non vedi che gioca ancora con le bambole-,

-Per questa volta vada... ma la prossima, non la passa liscia. E digli di disegnarle pure i vestiti a queste figurine zozze-. 

Pensa un po' se papà avesse saputo che avevo guardato quei giornaletti sporchi, mi avrebbe sicuramente messo a pane e acqua e non mi avrebbe fatto vedere più il carosello fino a che non avessi raggiunto la maggiore età.

Dopo tutte queste disavventure prestai maggiore attenzione alle mie uscite; iniziai persino a raccontare qualche bugia pur di mantenere la mia poca libertà.

Non sentì più nemmeno la necessità di confessarmi; anche perché mi sarei dovuta recare da don Lorenzo tutti i giorni; poiché ormai non riuscivo più a frenare quegli strani impulsi che mi facevano desiderare di essere baciata ancora da Davide. Anche se, quando si avvicinava, irrazionalmente scappavo; rammaricandomene subito dopo per l'occasione perduta. 

Gli anni scolastici passarono velocemente: anche perché mio padre mi consentì di conseguire solo la licenza media.

Con invidia guardavo le mie coetanee recarsi tutte le mattine alle scuole superiori, compreso Davide che crescendo si era fatto proprio un bel ragazzo.

 Devo dire che anch'io mi trasformai in una bella ragazza molto corteggiata; anche se non avevo occhi che solo per Davide: pur sapendo che difficilmente i ragazzi che studiavano, si fidanzavano seriamente con le ragazze da sposare. Ed io ero catalogata nelle ambite donne da maritare. 

I miei genitori iniziarono a guardare e a selezionare i fortunati pretendenti che avrebbero avuto in onore la mia mano. 

A volte li sentivo che si dicevano tra loro: -Quello è uno squattrinato, invece il figlio di Luisa è un viziato, basta vedere come corre quando è in moto o con la macchina-. 

Nessuno andava bene per mio padre che non riusciva proprio ad aver fiducia nei ragazzi: perché troppo sfacciati e con le mani lisce e bianche come le signorine.

-Un vero uomo ha le mani rozze e con i calli!-

Esclamava soddisfatto mostrandoci le sue grandi mani rudi e forti e aggiungeva con orgoglio - Solo queste mani sono in grado di mantenere una famiglia e di proteggere una donna-.

                                                                    L@ur@  

 
 
 
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