Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiarabanderuola0Anthony101990Jonesossimoraalice.100dgl0Wawkinssurfinia60QuartoProvvisorioKevinYaoing.canalegasparesportautomotoaracnoid.999labrunetteflorence0AliNasir.386
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 24/05/2022

Il canto dei tempi bui.

Post n°2097 pubblicato il 24 Maggio 2022 da fedechiara
 


Ammettiamolo. Un po ci siamo stufati: di tutto il bailamme di notizie false o aggiustate che viaggiano nei telegiornali e sulla stampa mainstream e l'annessa pietà pelosa per gli aggrediti, che hanno avuto ben otto anni di tempo – e la cifra di oltre quindicimila morti e gli orrori documentati del 'battaglione Azov' - nella contesa sulle repubbliche del Donbass e Lugansk per avanzare proposte di pace e riconoscimento di larghe autonomie nelle repubbliche secesse.
Ma niente. Guai ai vinti. Perché ritenevano di vincerla quella loro guerra per procura con l'occidente munifico che brigava alle spalle contro lo storico nemico russo.
Guerra di logoramento e istruttori militari Nato per non cedere di un metro, (e poche o nessuna notizia, per ben otto anni, dei massacri e delle uccisioni dei civili sui tiggi occidentali oggi in gramaglie e in vistoso affanno nelle ricostruzioni degli eventi) fino alla finale e presente occupazione russa che punisce la iattanza di quei baldanzosi governanti - proclamati 'eroi di guerra' e osannati in cronaca quali campioni di libertà.
Ma il tempo che tutto risana già prepara un futuro di nuovi equilibri – e, se non sarà guerra termonucleare, ne 'vedremo delle belle' e diverse, pur se, quest'inverno, gireremo per casa con addosso le coperte che pensavamo di buttare o di conferire alle organizzazioni competenti per i poveri senza tetto.
E le 'notizie' fake dei tiggi già le spogliamo agilmente in partenza delle vistose partigianerie e facciamo la tara di tutto ciò che ci raccontano 'gli esperti' convocati in video e voce in attesa che le cose sul teatro di guerra facciano il loro corso e, come in tutte le guerre, si arrivi finalmente alla battaglia delle Ardenne o a quella nostra del Solstizio', risolutiva, e sarà tutto un altro mondo e davvero 'tutta un' altra storia'.
Come diceva quel tal poeta dimenticato: 'Le cose sono / pur se non vorremmo / e, volendole, non sono...', ma 'tempo al tempo' e torneremo a discutere animatamente di migranti e di nuove povertà e di inflazione, questa dimenticata piaga degli ultimi decenni che mostra la sua cresta di drago.
Parleremo d'altro, di tanto altro, e la guerra finirà come d'incanto. Non dico che 'torneremo ancora a cantare', liberatoriamente e a gole spiegate, come scriveva Francesco nella nota canzone (Generale), bensì come affermava Brecht, che di mala tempora se ne intendeva:
'Nei tempi bui si canterà? / Si canterà. Dei tempi bui.'
Potrebbe essere un'immagine in bianco e nero raffigurante albero e natura

 
 
 

La memoria e l'infinita vanità del Tutto.

Post n°2096 pubblicato il 24 Maggio 2022 da fedechiara
 

La memoria e l'infinita vanità del Tutto. (I viaggi della memoria - 1)
L'entropia degli universi fa il suo sporco lavoro non vista anche nei luoghi della memoria – e le lapidi del piccolo cimitero sono ricoperte da una marea di fiori primaverili indenni dalle prime sfalciature - ed è tutto uno sbuffo e nuvole di colori diversi che cancellano infino la memoria della gente che qui ho conosciuto in gioventù e di un amico che fu 'pieno di vita', ricordo, e per lui questo fu il luogo di una sua rinascita personale e del ritorno in salute, fuggito dai guasti della vita cittadina.
E il torrente delle chiare, fre(sch)dde e dolci acque è ridotto a un rivolo che ti stringe il cuore, e la piscina prossima alle case coi luminosi sassi del letto su cui si scivolava - e ne fuggivano gli avannotti sottostanti e strappavano grida alle bambine che vi sguazzavano eccitate e infreddolite - è asciutta.
E, al mio arrivo, le case dalle imposte tutte chiuse sembravano annunciare quella magica sospensione temporale che può durare decenni dei villaggi abbandonati – fino al primo crollare dei tetti e all'emergere glorioso delle chiome degli alberi le cui sementi hanno trovato spazio di terra tra i mattoni interni e le piastrelle delle cucine e dei salotti: la vita vegetale e i funghi che già ci hanno preceduti sulla crosta del pianeta e ci seppelliranno, sia pure sotto un poetico mare di fiori e di foglie.
E le chiazze di verde chiaro dei prati intorno alle malghe in quota sono scomparse sotto l'urto della marea verde e solo il trionfo delle foreste a giro di orizzonte sui bassi monti circostanti ancora resiste alla meticolosa triturazione delle cose figlie del Tempo - e le edere si avvolgono coi loro resistentissimi peduncoli intorno ai cartelli stradali e cancellano i nomi dei borghi.
E mi vengono in mente quei versi che avevo mandato a memoria - che l'amico risanato mi sollecitava a ripeterglieli come il refrain di una canzone mentre percorrevamo i sentieri alla ricerca dei funghi di cui eravamo ghiotti - ma oggi mi suonano come tombali sentenze sulla sua lapide e la avvilente fotografia che lo deforma ed ho faticato a trovare seppellita dal giallo e dal celeste chiaro dei fiordalisi:
per montagna e per valle,
per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
al vento, alla tempesta, e quando avvampa
l’ora, e quando poi gela,
corre via, corre, anela,
varca torrenti e stagni,
cade, risorge, e piú e piú s’affretta,
senza posa o ristoro,
lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
colá dove la via
e dove il tanto affaticar fu vòlto:
abisso orrido, immenso,
ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Tale è la vita mortale, vergine Luna che sovrasti il monte, indifferente agli affanni di noi erranti pastori.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e monumento

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963