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Messaggi del 21/06/2019

Spossessamenti ed esodi biblici

Post n°899 pubblicato il 21 Giugno 2019 da fedechiara
 


20 giugno 2015 · Ieri accadeva 

 

E, da Wroclaw, capitale della Cultura europea 2016, ci giunge un messaggio-riflessione forte sugli esodi e gli abbandoni dei territori patrii e le case e le famiglie divise, partendo dei territori contesi dalla Polonia e strappati alla Germania distrutta dalla guerra – con milioni di 'profughi' spostati di qua e di là dei nuovi confini e la perdita delle case e la voragine dell'inappartenenza che si apriva dentro i pensieri e le anime dei cacciati e raminghi.

Che è tema sociologico e politico di indubbia rilevanza e magone ancora attivo negli animi dei nipoti a distanza di tanto tempo (vedi i nostri 'istriani' e 'dalmati' misconosciuti e lasciati a macerare per decenni tra le braccia della destra fascista), ma avremmo preferito che il collettivo di artisti di varia nazionalità che ce lo rappresenta a palazzo Donà-Brusa (campo san Polo 2177) non avesse messo nel calderone e fatto un minestrone immangiabile colle odierne migrazioni e gli 'spossessamenti' degli africani e degli altri profughi 'che ci provano' a violare i nostri confini senza avere i titoli e i necessari riconoscimenti di necessità e urgenza.

E il risultato di questa commistione indigesta di eventi storici specifici con gli avvenimenti drammatici, di ben altra natura, che ci vengono dalle cronache dei furbi migranti che si mescolano ai pochi veri rifugiati e intendono scardinare i confini europei con la forza del fatto compiuto - e con l'aiuto prodigioso e decisivo di un verbo buonista che tutto assolve del disordine sociale che quei tali recano seco - trasforma questa esposizione 'artistica' in un manifesto a tratti rabbioso e violentemente accusatorio nei confronti dell'Europa-fortezza, al punto da pensarci ospiti di un 'centro-sociale' di gente cieca e sorda e stupidamente rabbiosa e ostile alle opinioni avverse piuttosto che di un 'evento collaterale' della Biennale.

E leggiamo volantini che riportano farneticazioni di 'no borders' e 'liberi tutti' di andare e venire di qua e di là dei paesi-Schengen, come se la costruzione del benessere europeo e le sue libertà conquistate a caro prezzo non siano state figlie di un processo politico e sociale lungo e faticoso e fitto di insidie e tuttora fragile nei suoi precarissimi equilibri – vedi gli odierni respingimenti della 'Securitè' alla frontiera di Ventimiglia e quelli ai confini coll'Austria e il 'muro' che si costruirà in Ungheria per arginare un flusso continuo di 'migranti'. 
E l'Italia, prima della classe, col secchione-Renzi in testa, invece, li va a raccogliere a dieci miglia nautiche dalle coste libiche e pretende di smistarli in Europa senza neanche averli, prima, riconosciuti, schedati, e detti 'profughi' oppure 'clandestini' - e, inevitabilmente (ed effettivamente, ci rimprovera l'Europa), rimpatriati nei paesi di origine a vivere la loro storia patria e a contribuire allo sviluppo del loro paese nei modi e nei tempi storici che sono stati dati loro in sorte.

C'è bisogno di equilibrio e di una forte misura d'ordine e di severa programmazione dei flussi, in questo genere di eventi che taluno si ostina a definire 'epocali' e 'inevitabili', se vogliamo garantire lo sviluppo economico raggiunto e quella fragile cifra percentuale di una 'ripresa' tuttora emaciata e fragile e l'auspicata, definitiva uscita dalla crisi economica che ci ha atterrito per quasi due lustri di lavoro-zero e le fabbriche e le imprese dislocate o chiuse.

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Diversa narrazione.

di Mario Sechi 
'La dura verità sulla frontiera americana.'

I bambini che piangono. Le famiglie separate. L'amministrazione Trump dipinta come fuorilegge. Le cose non stanno così e il pregiudizio morale dei media non solo dimentica di dire la verità, ma distorce i fatti. Rimettiamo a posto tutte le tessere del mosaico. Partiamo da un fatto che pare sia diventato un dettaglio: in America come in qualsiasi altro stato del mondo non si può entrare senza un regolare permesso, è immigrazione clandestina, è un reato. Ci provino, quelli dal cuore grande e dalla mente piccola, a entrare in America senza i documenti in regola. Vale anche per gli stranieri che arrivano in Europa. Bisogna ricordarlo. Esistono i confini, le leggi degli Stati. Non esiste il diritto universale di emigrare in terra straniera a qualsiasi condizione. Quella si chiama utopia e la storia insegna che questo si realizza pericolosamente quando uno stato fallisce e le sue frontiere si aprono all'ingresso di tutto. E in questo tutto di solito c'è anche una parte consistente di peggio.
Come ricorda Richard Lowry, direttore della National Review in un pezzo di cui riprendiamo i punti fondamentali, l'immigrazione clandestina alla frontiera con il Messico fino a dieci anni fa era un fatto che riguardava soprattutto gli uomini adulti, poi è diventata un fenomeno che ha coinvolto donne e bambini, intere famiglie. La legge americana è scritta pensando soprattutto ai primi casi, non ai secondi e questo con il mutare del fenomeno ha creato una serie di provvedimenti per riempire i vuoti legislativi in maniera, come vedremo, non più efficace. Bisogna cambiare la legge e questo in America, come in qualsiasi democrazia e perfino nei sistemi autoritari, lo fa il Parlamento.
L'amministrazione Trump non ha cambiato le regole del gioco, sull'immigrazione sta applicando la legge degli Stati Uniti. La separazione degli adulti dai bambini ha una ragione giuridica (e politica) precisa. La separazione avviene spesso perché l'adulto accompagnatore non è il reale genitore del bambino, ha dichiarato il falso, ha precedenti penali o costituisce un pericolo per il minore.
Domanda: perché l'adulto viaggia con un minore che non è suo figlio? Perché in passato l'ingresso con i bambini sul suolo americano era più facile. L'amministrazione Trump invece di fronte all'ondata migratoria ha deciso di applicare la legge nella sua interezza a tutti gli adulti. E lo fa proprio per scoraggiare l'immigrazione clandestina e la pratica terribile di usare i bambini per questo scopo. La separazione dai genitori non è solo quella di Trump, avviene in molti casi già in Messico ad opera di famiglie e trafficanti che si servono di innocenti creature.
Nei casi normali (ammesso che sia normale tutto questo), i figli di chi tenta di entrare illegalmente negli Stati Uniti vengono presi in custodia dalla polizia di frontiera e affidati al servizio del Dipartimento della Salute (HHS). Il tempo del processo a carico degli adulti è brevissimo, spesso si svolge tutto in 24 ore. I condannati vengono poi affidati allo United States Immigration and Customs Enforcement (ICE) che provvede all'espulsione del clandestino dal territorio americano. La separazione finisce qui, il minore si riunisce alla famiglia e tutti tornano nel paese di origine. Non è certo una storia che finisce con la formula del "tutti vissero felici e contenti", ma non si entra in terra straniera senza rispettare la legge.
Le cose si complicano e i tempi si allungano se l'adulto che aveva con sé il minore chiede l'asilo. Allora la pratica ha un percorso diverso, va preso in esame il caso, ma qui la legge americana - quella in vigore ieri con Obama e oggi con Trump - fissa un termine che diventa un "buco" legislativo. La legge consente agli Stati Uniti di tenere un minore non accompagnato in custodia solo per 20 giorni.
Questo termine deriva da una decisione della Corte Suprema del 1997, nota tra i giuristi americani come Flores Decree (potete leggerla qui) che fissa un termine alla detenzione degli immigrati clandestini minori e non accompagnati. Tutto nasce dalla storia della quindicenne Jenny Lisette Flores, da El Salvador, fermata al confine con il Messico dalla polizia di frontiera, correva l'anno 1985. La disputa giudiziaria nel 1997 trova un punto di equilibrio nel consent decree: i bambini non accompagnati possono essere detenuti solo per 20 giorni. Una sentenza del tribunale ha poi esteso questo principio anche ai minori che fanno parte di un nucleo familiare. La faccenda dunque diventa enorme in presenza del moltiplicarsi di arrivi di adulti con minori.
Ribadiamo il fatto: gli Stati Uniti - per legge - non possono tenere in custodia i minori più in là di questo periodo, 20 giorni. Nel frattempo, l'adulto che ha chiesto asilo, ha un procedimento più lungo. Che si fa con i minori?
Due sono le strade: si rilasciano l'adulto e il minore in attesa della decisione sull'asilo, oppure si trattiene l'adulto e si rilascia il minore. In quest'ultimo caso il Dipartimento della Salute si occupa di assicurare una sistemazione al bambino.
Ma i posti disponibili alla frontiera sono limitati (circa tremila) e il flusso di stranieri è enorme. Tutte le procedure dunque devono essere accelerate. E per questo l'amministrazione Trump trattiene e non rilascia gli adulti che chiedono asilo. Liberi di circolare negli Stati Uniti, sarebbe un'impresa poi rintracciarli. Rilasciarli significherebbe produrre altri clandestini sul suolo americano.
Per questo la legge americana sui non richiedenti asilo ha un processo e un'espulsione rapida degli immigrati. Il nucleo familiare viene ricongiunto immediatamente e rispedito oltre la frontiera. La stragrande maggioranza di coloro che cercano di superare il confine con il Messico sono migranti economici, non perseguitati politici. E se gli Stati Uniti mostrano debolezza alla frontiera, l'ondata dal Messico è assicurata. Chiedere asilo, tra l'altro, non implica attraversare illegalmente il confine. Si può chiedere in Messico o in un altro paese sicuro.
Riunire i minori con gli adulti e lasciarli liberi nel territorio degli Stati Uniti significa violare la legge americana e incentivare l'uso dei bambini come lasciapassare, una cosa che francamente non appare come il trionfo della civiltà. I casi di utilizzo dei bambini come biglietto di passaggio per l'America sono innumerevoli, documentati dalle autorità e dai media. "È comune che i genitori affidino i loro figli a un contrabbandiere come favore o profitto", si legge un articolo su Azcentral, molto critico tra l'altro sulla separazione.
Se pensiamo come Melania Trump che si debba governare anche "con il cuore", non ci sono dubbi: le famiglie vanno tenute insieme e ai bimbi - qualunque sia lo status dell'adulto - va evitato uno shock dopo un viaggio che spesso è pericolosissimo. Sono loro gli innocenti in questa storia. I colpevoli sono i criminali, chi tenta di entrare illegalmente in uno stato straniero, i contrabbandieri, i trafficanti di documenti e di esseri umani. Ma ci sono le leggi e queste si fanno rispettare e si modificano usando la ragione.
Come si cambia questo stato di cose? Trump in teoria potrebbe agire anche da solo, esercitando i suoi poteri, ma stavolta il Presidente chiama i Democratici - e i Repubblicani - ad assumersi le loro responsabilità. In America, come ha spiegato perfettamente David French (sempre sulla National Review e in un articolo contrario alla separazione) il Congresso ha ceduto al potere esecutivo anche compiti che dovrebbero essere del legislatore e questo stato di cose si è via via espanso per innato istinto di Trump a agire in proprio in assenza di collaborazione e poi perché ai partiti fa comodo giocare al tiro al bersaglio con Trump. Illusione, perché il Presidente in questo scenario in realtà si trova nella sua posizione ideale di outsider contro la palude di Washington.
Il Congresso deve scrivere una legge che non applichi più quanto stabilito dal consent decree nel caso Flores, cioè riunire le famiglie che ne hanno diritto e aumentare le risorse per l'accoglienza alla frontiera, velocizzando le procedure per l'esame delle richieste di asilo. È la stessa amministrazione Trump a chiedere la riforma, non i Democratici che durante i due mandati dell'era Obama hanno lasciato le norme in vigore e di fatto incentivato gli ingressi di clandestini lasciando che questi buchi della legge diventassero la via più facile per l'immigrazione illegale. Non hanno interesse a chiudere questa fase e infatti Chuck Schumer, leader dei Democratici, sostiene che deve essere il Presidente a farlo con i suoi poteri. Tutto è strumentale, all'orizzonte ci sono le elezioni di mid term di novembre. Gli stessi Repubblicani mostrano tutti i loro noti limiti, hanno un piano alla Camera e uno al Senato, sono d'accordo nell'assicurare il ricongiungimento delle famiglie mentre la giustizia americana decide sullo status degli immigrati, ma il come è sospeso in aria. Come andrà a finire? Di fronte ai due progetti di legge, Trump ha dichiarato di essere "al 1000 per cento" con i repubblicani. Non ha detto quale piano appoggia, non ha mostrato preferenze, chiede che sia il Congresso - e prima di tutto il suo partito - a decidere su un tema che per la Presidenza è fondamentale.
Una sola cosa è chiara: né i Repubblicani né i Democratici si azzardano a sostenere che i confini non devono essere protetti.
***
L'epilogo è una pessima figura del Congresso. Repubblicani e Democratici hanno pensato esclusivamente alla loro convenienza politica, confermando quello che pensano gli elettori di entrambe le parti, Washington è una palude. Alla fine Trump ha dovuto colmare il vuoto del legislatore di ieri e di oggi.
- copyright Mario Sechi

 
 
 
 
 

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