Fu quando rintoccarono le dodici che percepì chiaramente un tonfoe un rantolo soffocato provenire dalla stanza dei miei. Al momento non seppi se ridere o corruscarmi. Quello che suggeriva il mioistinto era preoccupante e grottesco al tempo stesso, quello cheosservavo negli occhi di Danilo era il terrore più puro. Ci levammopressoché contemporaneamente dalle nostre sedie…
Nostro padre continuava nel suo esercizio di estrarre anelli di fumodalla sua bocca minuta mentre l'orologio a pendola rintoccava i secondi nel soggiorno, piombato in un silenzio di tomba. Danilo misorrise con un'espressione solitaria e speranzosa al tempo stesso.Io non lo ricambiai ma percepivo, dentro di me, la vita di un'altra persona che mi scorreva…
Gettai uno sguardo nervoso dentro la stanza e nel letto, ma, con mia sorpresa non trovai nessuno. La stanza era in perfetto ordinee solo quel nitore penetrante, quel lindore agghiacciante stava lìa testimoniare che, fino a poco prima, qualcuno aveva abitato illuogo. Non mi girai nemmeno a guardare se il fratellastro era allespalle o si…
Lo portai dall'altra parte e raggiungemmo casa mentre cominciava a piovere. Ci pigiammo nello stretto ascensore mentre non riuscivo a fissarlo senza provare malessere. Comunque non gli mollavo il braccioanche se pensavo quante volte era stato bucato, quel braccio... Ilsegnale acustico ci disse che eravamo arrivati al nostro piano e Io loaccompagnai fuori, delicatamente, lasciando…
Lui rimase in silenzio. Io incalzai; mi sentivo esaltato ed euforico:"Sei uscito da una comunità, vero? E ti avrebbero pure dato unabella casetta dove vivere, senza studenti, rompicoglioni, pubrumorosi, vicini casinisti, ma tu hai rifiutato...Non è così? E hairifiutato perché il paparino ha avuto la bella idea di portarti a casasua. Lo spazio c'è. E…
"Potrebbe essere così se non do una svolta decisa." E mi sorrise per la prima volta. Un sorriso bizzarramente buono e distaccato, limpidoe oscuro. "Perché non ti curi? Magari non è così difficile. Buona partedelle difficoltà in quelle cose deriva dalla volontà; una volta il tuo guaiolo chiamavano accidia." Lui non smise di sorridere e…
Uscì dalla porta di casa non prima di avere dato una rapida occhiataa mia madre, che era lunga distesa nel suo letto. Teneva gli occhi aperti e fissava il soffitto, vacuamente. Mi preoccupai, ma ormai eroavviato verso le scale e nessuna forza al mondo avrebbe più potutofarmi tornare sui miei passi. Chiusi la porta e…
Sogghignò ancora un attimo, poi proruppe: "Io vivo in questa casa e ne sono ancora formalmente il proprietario. Nessuno mi può sbatterefuori senza avere guai giudiziari seri, lasciando stare la pubblicità chene farei in giro. E Io da proprietario di questo appartamento accolgo a braccia aperte mio figlio Danilo a fornire sollievo agli ultimi giorni…
"Elisa morì due settimane dopo e Io rimasi solo con Danilo malgradol'aiuto di Helga. Fu difficile ma decise di occuparsene lei, come una ziacaritatevole. Io decisi di vederlo quando potevo. Seppellimmo la mia compagna che era ottobre. La ricordo benissimo: una bruttissima giornata con tanto di nevischio e vento gelido. Dio, quanto devono averci impiegato…
Ricordo che sputai per terra, ostentatamente. Le parole melliflue dimio padre mi rivoltavano lo stomaco, così come il suo solito modo di fare: untuoso e ipocrita. Lui s'arrestò nella narrazione e prese a fissare in maniera ostinata la finestra. Restammo così, finché mi feci violenza e sussurrai: "Ebbene?" Lui mi diede l'impressione di riaversi o…