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MISTERI ARCHEOLOGICI

Post n°162 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da zoeal
 
Tag: ROSELLE

Le piccole ville etrusche di Roselle.

Ne sono state riportate alla luce tre. Non mi soffermo sull’edificio più grande, in gran parte snaturato da tre secoli di edificazioni sovrapposte e varie riconversioni effettuate a partire dagli stessi Etruschi.  Mi soffermo su una sola delle due piccole ville riportate alla luce vicino all’anfiteatro, perchè l'altra in epoca romana era stata utilizzata come edificio di servizio di quest'ultimo. Vi parlo con l’occhio dell’osservatrice appassionata ma plebea.

L’edificio al nord dell’anfiteatro: le case signorili etrusche del IV-III secolo A.C. non erano particolarmente grandi, diciamo che al confronto della dimora che fu dei Bassi in epoca augustea, possiamo considerarle alquanto modeste. L’ingresso conduce ad un portico la cui tettoia è retta da alcune colonne che dovevano essere di legno, visto che è rimasto solo il foro di impalatura. Alla destra del portico, all’interno di un cortiletto c’è l’impluvium dal quale però si accedeva dall’interno della casa, in particolare dalla sua zona “giorno”, dal quale parte una piccola canalizzazione che finisce in un pozzo. Al pozzo conducono anche delle canalizzazioni secondarie che, passando intorno al perimetro della villa debitamente lastricate in superficie, convogliavano le acque piovane provenienti dalla zona a monte. Probabilmente questo permetteva di evitare allagamenti nella stagione delle piogge, visto che il terreno è in leggero declivio e di conservare l’acqua per quelle di magra. Entrati nel portico, si accede all’interno dell’abitazione attraverso una piccola rampa di pietra (non scalini) alla sinistra della quale si diparte un piccolo corridoio recante su una parete  un incavo rettangolare che ospitava un grosso focolare e poco più in là le stanze che rappresentavano la zona notte e di servizio. Parallela a questo corridoio una stanza rettangolare allungata definita come “dispensa”. Delle camere da letto colpisce la loro piccolezza, diciamo che ci si può a mala pena sdraiare. Alla destra della rampa, c’è invece quella che è stata definita la zona giorno composta da due locali, stavolta più grandi ed accoglienti comunicanti tra loro attraverso una porta e che si affacciano sul cortiletto dell’impluvium. Secondo gli archeologi, queste erano rispettivamente la sala da pranzo (quella per tutti i giorni) e la sala triclinare (per i banchetti importanti). Analizziamo la sala più grande, ad occhio e croce non è più ampia di sette-otto metri quadri, adattissima come comune sala da pranzo di una casa moderna per una famiglia di 4 persone…alcune considerazioni mi sorgono spontanee:

1 – i servi degli Etruschi ricchi non vivevano entro la casa altrimenti non si capisce dove dormissero e lì la mia immaginazione spazia in scene in cui il padrone di casa, alzatosi la notte inciampa sui corpi addormetati degli schiavi distesi su quel corridoio largo un metro e lungo due.

2 – i servi, se c’erano e mettiamo dormissero nell’impluvium o sotto il portico all’aperto, erano al massimo due, altrimenti si sarebbero dati noia a vicenda in quell’ambiente ristretto.

3 – i padroni dormivano in una stanza che era quasi “una nicchia” salvo avere un ambientino di servizio accanto al letto, delle dimensioni di un armadietto a due ante, giusto per appoggiare due paia di sandali e ripiegarci un mantello. Va beh che erano bassini, ma mica pigmei?

4 – nella cosiddetta “sala triclinare” potevano entrare comodamente 4 persone sedute su sedie intorno ad un tavolo ma se vi fossero stati dei triclini, mi immagino la scena di musici appesi al soffitto e di servi che servono le pietanze calandosi dal tetto o che inciampano cadendo rovinosamente in terra o forse i letti triclinari erano “dei letti a castello?” chissà?

 Che vi fosse stato un altro piano a nessuno è venuto in mente? O che manchi un pezzo di casa? O che abbiano preso dei grossi granchi?

 

 (una scena di Giasone e Medea rappresentata nell'anfiteatro romano di Roselle)

 
 
 
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"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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