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L'OTTAVA MERAVIGLIA DEL MONDO ETRUSCO

Post n°284 pubblicato il 18 Novembre 2009 da zoeal
 

LA TOMBA ILDEBRANDA DI SOVANA

La città dei morti di Sovana doveva essere ben più bella della città dei vivi. Inerpicata tra le valli dei torrenti Folonia, Calesine e Picciolana, si insinuava nel bosco, che sottoposto ad una rigido controllo vegetativo, doveva sembrare agli occhi chi vi giungeva, come un giardino sul quale si affacciavano straordinari monumenti funerari, così belli da essere stati meta di pellegrinaggio da parte degli stessi Etruschi (è risaputo che essi possono essere considerati i “primi” turisti della storia proprio per aver inventato i viaggi di culto e di piacere, come la celeberrima riunione di tutte le genti etrusche al Fanum Voltumnae, come fosse la Mecca per i mussulmani). Scolpite nel tufo, intonacate per rendere le superfici lisce (perché il tufo di Sovana non si leviga, essendo più duro di quello Blerano, varietà del viterbese), le tombe avevano colori vivaci e riportavano nei loro bassorilievi figure mitologiche di Scilla, di Sirene, del gigante Tifone, di Sileno. La più bella di tutte doveva essere la “Tomba Ildebranda” costruita all’imbocco di una delle più grandi vie cave della zona, il nome gli fu conferito dallo scopritore Gino Rosi, in occasione della campagna di scavo dell’anno 1925, per commemorare Ildebrando da Sovana, vissuto nell’XI secolo e salito al soglio pontificio con il nome di Gregorio VII. 
. Realizzata in un gigantesco monolite tufaceo, si ergeva su un podio sempre di tufo ed aveva la forma architettonica di un tempio etrusco/italico. In basso, al centro del podio sagomato, era il dromos di accesso alla tomba vera e propria, ai lati invece si inerpicavano due scalinate di nove gradini ciascuna che permettevano di raggiungere il piano sul quale si ergevano dodici colonne con base in stile attico e capitelli scolpiti con figure di teste maschili e femminili adornate con carnose foglie di acanto: sei nella parte frontale, tre in ogni lato tali da permetterne una visione prospettica di quattro. Il peristilio era lungo venticinque metri. L’architrave e la cornice erano finemente adornati con grifi e motivi fitomorfi (rosette, margherite, virgulti), dipinti in giallo oro,verde e giallo chiaro, su base bianca. Altri colori usati per dipingere la facciata della tomba erano  il giallo chiaro, il verde scuro, il rosso, il bianco giallognolo, il giallo.

Il sepolcro realizzato tra il III ed il II secolo a.C., secondo una leggenda, si fece ammirare solo per pochi anni perché i proprietari per sottrarlo alla distruzione e alla profanazione da parte dei conquistatori romani, reclutarono tutti gli uomini validi di Sovana affinchè lo interrassero. Questa è solo una leggenda, oggi la Tomba Ildebranda è notevolmente danneggiata dal trascorrere del tempo, dalle alluvioni, dalle infiltrazioni di acqua e anche purtroppo dall’opera dell’uomo.

(liberamente tratto da "Etruschi in Maremma di Alfio Cavoli)

 

ricostruzione grafica della tomba Ildebranda QUI

 

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"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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