Creato da zoeal il 05/02/2008

RASNA

semplice passione

Messaggi di Giugno 2008

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 26 Giugno 2008 da zoeal

GLI ETRUSCHI ALL'ARGENTARIO: IL FRONTONE DI TALAMONACCIO

L'odierna Talamone, che oggi dipende amministrativamente dal comune di Orbetello, è posta su un promontorio a picco sul mare all'estremità meridionale dei boscosi monti dell'Uccellina. La località fu fin dall'antichità sede di insediamenti prima Etruschi (tracce della città etrusca di Tlamu sono state scoperte nel 1888 su una collina, detta Talamonaccio, a breve distanza dall'attuale borgo) e poi Romani. L'importanza di Talamone le deriva dalla scoperta, avvenuta negli ultimi anni del XIX secolo, dei resti di uno splendido frontone di un tempio etrusco di età ellenistica in cui è rappresentato il mito dei Sette contro Tebe. I resti del tempio dal quale il frontone si è distaccato si trovano nella vicina collina dell'Osa.

Panoramix! ma attenzione, alcune guide turistiche e anche qui su internet, indicano che i resti del tempio si trovano a Talamone e identificano il colle di Talamonaccio proprio con il promontorio sul quale è costruito il paese, bene, se seguite queste indicazioni non lo troverete mai! In realtà la collina che lo ospita è in località Osa, che si trova a circa un chilometro, una volta superato lo svincolo per Talamone (Aurelia, direzione Grosseto-Roma) verso il paese di Albinia.

Però, se proprio volete andare a fare un tuffo a Talamone (cioè il vero e proprio paese) potete godere di queste delizie:

 
 
 

PREMIO SORRISO!

Post n°86 pubblicato il 26 Giugno 2008 da zoeal

Per la BEA, che mi ha premiato con un brillante, che mi ha fatto ingrassare con le sue ricette, che è un'amica su cui contare..............UN MEGA SORRISO SOLARE!

e per la MATER.A che mi ha ripremiato con un brillante (e sono due ihihihi...quasi come il tesoro della regina d'Inghilterra) e pure con la coppa (quanta grazia!), ed io la ripremio con un sorriso perchè ha un blog che dà serenità e perchè un sorriso fa sempre bene!

inoltre vorrei premiare "Napoli Romantica" perchè è stato un blog piacevolissimo e spero tanto che lo sarà di nuovo e presto.

e la  BRUJA che è una persona franca e solare come la sua isola!

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 23 Giugno 2008 da zoeal
 

GLI ETRUSCHI ALL'ARGENTARIO: ORBETELLO

NON ERANO IN VACANZA.............

Vari ritrovamenti di utensili, nonché la presenza delle mura di cinta testimoniano che la città fu abitata dagli Etruschi almeno fin dal VII sec. a.C. La città, corrispondente all'abitato attuale, conserva la cinta muraria del IV secolo a.C. Il Museo Civico di Orbetello (CLICCATE PER MAGGIORI INFORMAZIONI) e periodicamente la ex Caserma Umberto I di fronte al Duomo espongono i reperti archeologici del territorio comunale. La particolarissima conformazione geografica della penisola di Orbetello ha contribuito a farne un territorio ambito, rappresentando un valido approdo navale ed un fiorente punto commerciale. 

Al controllo dei territori di Orbetello si avvicendarono, nei secoli, molti popoli, dai Romani ai Bizantini ai Longobardi. Gli scavi incontrollati dell'800 e l'espansione del centro urbano fuori delle mura hanno portato alla perdita totale delle necropoli di cui non resta alcuna traccia, anche per la fragilità delle strutture tombali antiche. Scavi nel centro storico hanno invece scoperto edifici databili a partire dall'inizio del VI secolo a.C. che si affacciavano sulla laguna. Si tratta forse di magazzini legati all'attività portuale di Orbetello, a cui probabilmente il centro doveva la sua ricchezza. Con i primi decenni del V secolo si arresta ogni documentazione dalle necropoli e anche gli edifici scavati nel centro sembrano abbandonati. Anche Orbetello segue quindi la sorte di quasi tutti i centri minori del vulcente (da Marsiliana a Poggio Buco e da Talamone a Saturnia). Tutto il territorio subisce una profonda ristrutturazione che si suppone guidata dalla metropoli Vulci, con l'apparente finalità di eliminare ogni centro di potere concorrente e di ottenere quindi un controllo assoluto fra l'Arrone e la valle dell'Albegna. A metà del IV secolo a.C. circa Orbetello, come Talamone e Saturnia, venne rifondata e fortificata con la cinta muraria ancora visibile in opera poligonale di grandi blocchi di arenaria. Questo circuito ha conservato fino a tempi relativamente recenti la funzione di fortificazione. Non sono mai state trovate mura poligonali lungo il lato verso terra, dove furono poi costruite le mura bastionate senesi e poi spagnole. Le necropoli orbetellane di questo periodo, dislocate sempre lungo l'istmo, restituiscono corredi funerari con ricchi ori ellenistici, tipici dell'aristocrazia del tempo e analoghi a ritrovamenti nelle necropoli vulcenti e di Talamone. La storia di Orbetello successiva alla conquista romana (280 a.C.) appare sfuggente. Il centro, certamente sotto lo stretto controllo della colonia di Cosa, fu lasciato probabilmente agli indigeni vinti, gli Etruschi, privati delle terre migliori a favore dei coloni romani. Nei secoli successivi andarono gradualmente in disuso la lingua e la scrittura etrusca, fino alla completa fusione fra Etruschi e conquistatori, fenomeno comune a tutta l'Italia e sancito poi (I secolo a.C.) dall'ampliamento della cittadinanza romana a tutti gli abitanti della penisola. Le posizioni contrapposte di Orbetello etrusca e Cosa romana hanno fatto riconsiderare la vecchia ipotesi ottocentesca che il nome etrusco di Orbetello fosse CUSI o CUSA. Il nome non è testimoniato direttamente, ma può essere ricostruito in base ad alcune parole derivate che compaiono su iscrizioni etrusche. I Romani, come nel caso di Volsinii Veteres-Orvieto e Volsinii Novi-Bolsena, avrebbero dato alla nuova colonia il nome della vicina più antica città. All'età repubblicana (II secolo a.C.) si riferiscono alcuni ritrovamenti sporadici riferibili ad un'area sacra e ad una stipe di oggetti votivi localizzabili nell'area del vecchio ospedale.

 

 
 
 

LA BATTAGLIA DI CUMA

Post n°84 pubblicato il 20 Giugno 2008 da zoeal
 

L'INIZIO DELLA DECADENZA ETRUSCA: QUANDO LE COSE COMINCIARONO A GIRARE MALE..................

 I rapporti tra Cumani ed Etruschi furono intensi sul piano commerciale e, attraverso il commercio, anche su quello culturale. Ma politicamente lo stato cumano (il cui territorio andava dalla Penisola Sorrentina al Garigliano) e le città etrusche della dodecapoli campana, che aveva la sua capitale a Capua, crearono un modus vivendi che assicurava all'uno e alle altre una reciproca indipendenza. Si potrebbe dire che, finchè fu possibile, tentarono di ignorarsi reciprocamente sul piano politico. Forse, proprio per non compromettere i rapporti commerciali, che costituivano la base della prosperità di entrambi. Questo equilibrio politico entrò in crisi nella seconda metà del VI secolo a.C., quando la potenza etrusca, divenuta una delle forze egemoni del Mediterraneo centrale dopo la vittoria sui Greci della colonia focea di Alalia, in Corsica, allargò le sue mire espansionistiche al Tirreno meridionale. Verso di questo la spingevano sia la strapotenza delle sue flotte riunite - delle quali il nucleo più importante era costituito certamente da Caere - sia il desiderio di impadronirsi delle fiorenti città greche della costa campana (Cuma, Dicearchia, Partènope) le quali erano prospere non per il solo commercio, ma anche per le terre ubertose che costituivano lo stato cumano.  Cuma, al contrario di Pithecusa, fu, infatti, prospera per la sua ricchezza agricola non meno che per i proventi del commercio con le città etrusche e con gli empori greci situati più a nord (Alalia, Massalia), in Corsica e in Provenza. Sembra che buona parte della piana a sud dell'antico fiume Clanis (oggi, rettificato dai Borboni, è stato trasformato nei Regi Lagni) fosse cumana, a giudicare da un passo di Diodoro Siculo sulla battaglia del 524 fra Cumani da una parte ed Etruschi, con i loro alleati italici Osci, Umbri, Dauni e Sabelli, dall'altra. La conferma più evidente della ricchezza agricola dello stato cumano è data dai passi di Livio, Diongi di Alicarnasso e altri storici greci e latini, che parlano delle forniture di frumento ottenute (o, almeno, richieste) dai Romani a Cuma, in periodi di carestia o di guerra. Livio scrive che, avvicinandosi a Roma l'esercito di Porsenna, Re di Chiusi, allora una delle più potenti lucomonie etrusche, con lo scopo di rimettere sul trono Tarquinio, il Senato romano fu preso da un terrore mai provato prima, tanto grande era la fama della potenza di Porsenna. Uno dei motivi maggiori di preoccupazione era la possibiltà che la plebe, per paura, accettasse la servitù, lasciando entrare Porsenna e Tarquinio. Si cercò, quindi, in tutti i modi, di tenerla tranquilla, anche garantendole le forniture di frumento e, allo scopo, si inviarono ambasciatori presso le città volsce e a Cuma, per ottenere le quantità necessarie di frumento. Dionigi di Alicarnasso racconta che gli schiavi romani, in quel drammatico frangente, disertavano numerosi, passando al campo etrusco. I consoli decisero allora di chiedere aiuto ai Latini, in nome della consanguineità, e di inviare ambasciatori a Cuma, in Campania, e alle città della pianura pontina per ottenere quantitativi di grano adeguati alla particolare necessità. Conclusa vittoriosamente la guerra contro Roma e rimesso Tarquinio sul trono, Poresenna risolse di attaccare la città latina di Ariccia. Mandò, quindi, una parte del suo esercito ad assediare quella città, al comando del figlio, il principe Arunte. Ciò avveniva nel 504 a.C., quattro anni dopo la vittoria di Porsenna dinanzi alle mura di Roma. Come racconta Livio, gli Aricini chiesero aiuto alle città vicine e ai Cumani. Evidentemente, Cuma era una città tanto potente da poter intervenire a considerevole distanza dai propri confini, in una guerra che, apparentemente, non la riguardava. Cuma, in realtà. aveva tutto l'interesse a che gli Etruschi, che dopo la battaglia di Alalia erano diventati minacciosi per essa stessa, non rafforzassero il loro predominio sul Lazio, ma, al contrario, vi perdessero terreno, in modo che venisse meno quella contiguità tra Etruria e Campania che costituiva il pericolo maggiore per i Greci. Un altro motivo per l'intervento di Cuma nella guerra pare sia stato la speranza di alcuni cumani appartenenti al partito aristocratico che il corpo di spedizione guidato da Aristodemo, leader dei democratici, venisse battuto dagli Etruschi e che lo stesso generale morisse in battaglia o venisse fatto prigioniero. Aristodemo, comunque, si imbarcò da Cuma con dieci navi, che i suoi avversari scelsero tra le peggiori della flotta cumana, e un corpo di spedizione poco numeroso, ma nel quale aveva avuto cura di inserire un nucleo di soldati scelti e bene addestrati, di cui poteva fidarsi in pieno. Questo accorgimento fu decisivo per l'esito dell'impresa. Attaccata, quindi, la battaglia sotto le mura di Ariccia, al primo scontro, racconta ancora Livio, gli Etruschi misero in fuga gli Aricini.  I Cumani, a loro volta, pure fecero la mossa di volgere in fuga. Quando, però, gli Etruschi si posero al loro inseguimento e, così facendo, si dispersero per la campagna, i Cumani con una conversione improvvisa, quanto strategicamente studiata, li assalirono alle spalle, facendone strage proprio quando gli Etruschi credevano di essere ormai vincitori. Ne risulta chiaro il migliore addestramento dei Greci e si spiega così la supremazia di cui godevano di fronte ai barbari. Tarquinio, dice Dionigi di Alicarnasso, ormai novantenne, abbandonato da tutti e non trovando più ospitalità nè fra gli Etruschi, nè fra i Latini, nè fra i Sabini, si rifugiò a Cuma, dove regnava Aristodemo, che da nemico gli divenne così amico. Non molto tempo dopo, egli morì e lasciò erede universale il suo ospite. Nel 492 a.C. una grave carestia afflisse la città di Roma e furono, ancora una volta, inviati ambasciatori a Cuma, con l'incarico di acquistare frumento e di portarlo rapidamente a Roma via mare. Dopo che l'acquisto era stato perfezionato, Aristodemo confiscò le navi romane cariche di frumento per realizzare una compensazione con i beni di Tarquinio del quale egli era erede, beni che il Senato romano si era rifiutato di concedergli.  Il braccio di ferro tra Cumani ed Etruschi era cominciato alcuni decenni prima, nel 524 a.C., e già una volta Aristodemo aveva portato i Greci alla vittoria: lo sterminato esercito etrusco-italico, attaccato su due fronti dalle scarse ma ben addestrate milizie greche, fu sbaragliato e inseguito fino al fiume Garigliano. Secondo la leggenda, prima della battaglia, le acque del Clanio e del Volturno, i due fiumi fra cui gli Etruschi e gli alleati avevano fissato i propri accampamenti, avrebbero invertito il flusso della corrente, scorrendo dal mare in direzione delle sorgenti. Un miracolo che avrebbe sconvolto le truppe degli assalitori, creando le premesse della travolgente vittoria greco-cumana. Il conflitto sarebbe continuato anche dopo la morte del leggendario condottiero: Aristodemo, che, tornato vittorioso a Cuma, fu salutato dal popolo con l'appellativo di Malakòs, cioè "il buono". L'ultimo atto, nello scontro fra Greci ed Etrusci, si ebbe sul mare, nello specchio d'acqua che separa Cuma e dall'isola d'Ischia. Correva l'anno 474 a.C. e per gli Etruschi fu il momento della rotta definitiva. Le flotte riunite di Cuma, Siracusa, Dicearchia e Neapolis riuscirono ad avere la meglio sulla sterminata armata di mare messa insieme dalle città costiere etrusche e da un potentissimo alleato: i Cartaginesi.  Etruschi e Cartaginesi tentarono di regolare, con la battaglia di Cuma, i conti di uno scontro di più vaste dimensioni: quello in atto in Sicilia, in Sardegna e in Corsica e che aveva come posta in gioco l'egemonia sul Mediterraneo centrale. In pericolo, pertanto, c'era l'esistenza stessa di quella entità storica, culturale economica e politica che fu indicata con il nome di Megale Hellàs, termine che i romani avrebbero, poi, tradotto con l'espressione Magna Graecia. La battaglia di Cuma, uno dei primi grandi scontri militari sul mare della storia, fu paragonata, pertanto, per importanza, alla battaglia di Salamina. Così come a Salamina i Greci coalizzati riuscirono a respingere l'assalto dei Persiani, salvando la civiltà ellenica nella Grecia continentale e insulare, fra le spiagge cumane e l'isola che allora si chiamava Pithekusai, i Greci delle colonie campane e siciliane, respingendo l'attacco di Etruschi e Cartaginesi, riuscirono a salvare la civiltà ellenica nella Megale Hellàs. A salutare quella memorabile vittoria e a cantare quelle epiche gesta, con un'Ode, fu un "cronista" d'eccezione: il poeta greco Pindaro, che assistette allo scontro stando a bordo di una delle navi siracusane. Di quella battaglia, conservato al Museo Britannico, oltre l'ode pindarica, resta un unico ricordo: un elmo d'oro. Si tratta dell'elmo che Gerone, principe di Siracusa, offrì a Zeus per ringraziarlo del trionfo concesso alle flotte siciliana e cumana scese a fianco della Magna Grecia.

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 18 Giugno 2008 da zoeal

DEDICATO A UNA PICCOLA GEMMA

Piccola gemma

guarda nel cielo

Se tutto è buio

è perché

solo così

Puoi vedere le stelle

Tutte luminose

E belle

Piccola stella

Cogli i tuoi fiori,

anche quelli più belli

nascono tra rocce

appuntite

piccolo fiore

hai una schiera

di piccoli angeli

che non ti lasciano

mai sola

e che raccolgono

le lacrime

che i grandi

non sono capaci

di asciugare

che Dio ti protegga

piccola gemma

 

 spero che questa ninna nanna renda il tuo sonno di questa notte e delle notti a venire più sereno, fino al momento in cui le nubi si dissolveranno e tu possa godere dell'abbraccio caldo del sole e stavolta per sempre........

 

 

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 17 Giugno 2008 da zoeal

UN'IMMAGINE RENDE PIU' DI MILLE PAROLE.........

 
 
 

UNA GITA A.............

Post n°80 pubblicato il 12 Giugno 2008 da zoeal
 

I LUOGHI MINERARI DI ORIGINE ETRUSCA: LA ROCCA DI SAN SILVESTRO

e dato che devo centellinare in questo periodo i minuti a mia disposizione.....per avere maggiori informazioni cliccate

QUA

e anche

QUI

 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 10 Giugno 2008 da zoeal

GRAZIE AD ALIEN_74 CHE ODIANDOLO, MI HA PERMESSO DI DIVENTARE COSI': 

Il consiglio è ODIATELO, ODIATELO, ODIATELO ^________^!!!!!!!
 
 
 

Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 09 Giugno 2008 da zoeal
 

MA CHE CANI AVEVANO GLI ETRUSCHI?

Probabilmente i grossi cani da combattimento e da tortura, impiegati nel rito del “phersu” discendevano dalla grande razza di cani ormai estinta del “molosso babilonese”,rappresentato nel bassorilevo a fianco, cani massicci, la cui altezza poteva arrivare alla cintola di un uomo, allevati per la caccia e per offesa.

Da questi grandi cani derivano tutte le razze di mastini di grande taglia esistenti, primo fra tutti il Molosso Corso, che a dispetto del nome è una razza italica molto utilizzata per esempio dai Romani, di cui vi propongo una bella foto:

Ma deriva dai molossi babilonesi anche il gigantesco mastino inglese o Mastiff

e il nostro mastino napoletano

 E I GATTI?

probabilmente le razze di allora potevano assomigliare a quelle  venerate in Egitto, come queste (in ordine Egiptian Mau e Abissino)

o il classico Europeo, già presente abbondantemente nell'epoca romana

Mentre i gatti a pelo lungo sono di importazione rinascimentale e quindi molto più recenti.

 
 
 

CERVETERI-CAERE-KAISRA

Post n°77 pubblicato il 04 Giugno 2008 da zoeal
 

La necropoli  della Banditaccia a Cerveteri è quella più maestosa e pittoresca, non è un segreto che, grazie al culto dell'oltretomba,gli Etruschi (per lo meno quelli ricchi) dedicassero tanto tempo e denaro alla costruzione delle loro tombe di famiglia, destinate a diventare le loro dimore per l'eternità. Tra le varie tipologie di tombe a tumolo, a dado, affrescate e non, a pozzo, grandi e piccole, ne spicca una molto particolare. E' quella della famiglia Matunas, edificata nel IV secolo a.C. Perchè è particolare? perchè è l'unico esempio che ci presenta, praticamente intatti, tutti gli oggetti di uso comune nella vita familiare e lavorativa degli Etruschi, quella femminile e quella maschile. Oggetti, pure quelli deperibili, che si sono mantenuti intatti nel corso dei secoli. Ma come è stato possibile tutto ciò? Semplice, i Matunas, invece di far mettere un corredo funebre reale nella tomba, composto da suppellettili, tendaggi, cuscini, vasi, armi, cibo eccetera.......hanno fatto scolpire fedelmente tutto ciò nel tufo, l'hanno fatto colorare con i colori reali ed ora ci appare tutto là, con un colpo d'occhio formidabile, come se tutto ancora fosse al suo posto come 2400 anni fa. Se l'abbiano fatto per non privarsi di oggetti necessari, magari a causa di una crisi finanziaria oppure per semplice tirchieria, questo non è dato a sapersi. Si tratta della Tomba dei Rilievi.

da notare, sornione mentre si struscia alla colonna di sinistra, l'amato gatto (ebbene si, i gatti erano molto amati dagli Etruschi, perchè erano cacciatori di topi forse, oppure per i residui della moda egizia...fatto sta che i cani erano purtroppo, spesso oggetto di sacrifici o utilizzati come strumento di tortura).

 
 
 

GIOCO LETTERARIO

Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

INCIPIT

 clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto

ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

DEUXIPPO (terza parte)

DEUXIPPO (ultima parte)

L'INFAME (prima parte)

L'INFAME (ultima parte)


 

E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!

 

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ENIGMATICO APOLLO DI VEIO:IL SORRISO CHE AMMALIA

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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE

"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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