Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
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Messaggi di Gennaio 2009
EMOZIONARSI PER DELLE PIETRE calpestate, vissute, intagliate, lavorate, toccate e PER DEI COCCI manipolati, usati, PER DEI LUOGHI che hanno accolto le risa, i pianti, i tormenti, gli amori, la morte, la nascita, il respiro, i lavori, le guerre, le paci, la felicità, l’infelicità, LA VITA di donne, uomini, bambini, soldati e mercanti, ricchi e poveri, contadini e padroni dove ora è il deserto da centinaia e centinaia di anni … ecco, ascoltate bene, non sono solo io che sento l’energia fremente in quello che oggi è inanimato, non sono una visionaria … ascoltate bene, ogni essere umano non scompare del tutto, la sua essenza rimane nell’aria, nella terra, negli alberi, nelle pietre, in un coccio rotto, nell’acciottolato di una strada antica, chiunque chiudendo gli occhi può percepire il LATO UMANO DELLA STORIA. Roselle: anfiteatro romano
Roselle: impluvium villa etrusca con rifacimenti romani Roselle: mura etrusche
FOTO: marito |
SON PASSATI VENT’ANNI DA QUANDO IL NOSTRO POETA AGRESTE MORBELLO VERGARI HA RAGGIUNTO I PADRI ETRUSCHI, LA MAREMMA LO RICORDA IN QUESTI GIORNI E VOGLIO FARLO ANCH’IO
Morbello Vergari sui maremmani: “È un popolo buggiarone (burlone). È un popolo che raramente ha conosciuto la tranquillità. Quasi mai ci sono stati tempi di bonaccia per i maremmani. Dopo la civiltà etrusca c’è stato un buio di millenni. La dominazione romana è stata perniciosa e la natura è stata matrigna fino a non molto tempo fa…” Su di lui un giornalista scrisse: Vergari lavora agli scavi, porta alla luce ciò che la Maremma nasconde nelle pieghe della memoria. Agli etruschi, lui che è autodidatta, dà del tu. Si muove con disinvoltura fra le testimonianze delle antiche civiltà, come se fosse a casa sua. Magari fa l’ironia sull’uomo che vola sulla luna, ma si leva il cappello davanti a un coccio del sesto secolo avanti Cristo. Si interessa di teatro e folklore. Scrive poesie e novelle”. Massime in tono minore Sono vissuto senza quattrini ma ricchissimo Bisogna vivere come se non si dovesse morire mai A camminare scalzo sentire la terra nuda sotto ai piedi L’amicizia per essere vera deve essere gratuita come il sole Sono stato incolpato da poeta ma mi proclamo innocente La vita è una commedia fatta di risate e di pianti veri Il pane non è fatto di solo pane Bisogna vivere allegri come cicale e saggi come formiche All’ospedale: con quanti mali c’è non ce n’è uno di buono. La tomba del guerriero etrusco Sotto le mura di Roselle antica, nella Maremma ardente e pien di sole, mentre, tra i rami della quercia annosa, il cuculo nascosto tra le fronde, malinconico canta; dietro l'aratro tratto dai giovenchi, dalle corna superbe e il manto bruno, lavoro questa cara, amata terra, de' nostri antichi padri. L'aratro lento affonda nel terreno, strappando con sommesso scricchiolio la gramigna tenace. I forti buoi dal collo muscoloso, avanzan lentamente, a capo chino, quando ad un tratto il vomere tagliente, urta contro qualcosa e viene al sole, di terra cotta un' urna cineraria, e mescolati insieme all'alma terra, si confondono i resti di un guerriero che, un dì lontano, su le patrie mura, con braccio forte e cuore generoso, morì lottando contro l'oppressore. Fermi, giovenchi miei, fermate il passo; voglio osservà, pietoso e riverente, gli avanzi di chi un giorno, come noi, visse, gioì, soffrì, fu amato e pianto. Dell'asta vedo qui la ferrea punta, che un di' brandiva il braccio tuo gagliardo, e i tuoi compagni, nell'estremo addio, posero teco in segno di tua gloria. Per notizie biografiche e pubblicazioni varie cliccate http://www.corodeglietruschi.it/a_morbello_vergari.htm
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...Questa ferocia stonava di fronte a quella malinconia tormentata che Massimo si portava con sé tutti i giorni; i sentimenti che l’etrusco suscitava in quel momento nel suo interlocutore erano molto simili a quelli che si hanno quando si guarda un mare calmissimo reso nero da incombenti e minacciose nubi temporalesche, e sai che da un momento all’altro quella quiete apparente si trasformerà in una terribile tempesta ...
Mareggiata del 25/1/2009 Marina di Alberese Foto: marito |
Post n°169 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da zoeal
LADIES AND GENTLEMEN IN ANTEPRIMA MONDIALE RASNA PRESENTA ... "LA FORTEZZA DEL LUME SPENTO" bilocale con veranda, rimessa e pollaio (esterni) pozzo (ancora mantiene l'impermeabilità che gli consente di conservare l'acqua) sacello (piccola zona rituale) monolocale con soppalco interno della terza cinta muraria, la fortezza foto: mie, fresche fresche di ieri apprezzatene la rarità perchè ancora immagini in giro non se ne vedono. NOTE E OSSERVAZIONI: la fortezza etrusca sorse su un precedente villaggio le cui origini risalgono al VI secolo avanti Cristo, la collina disboscata completamente, fu dotata di una triplice cinta muraria; la più imponente, larga circa 4 metri è quella che circonda il "maschio" alla sommità; delle altre, probabilmente palizzate di legno rimangono solo i terrapieni. E' stato presidio militare fino al 294 a.C, data in cui fu spazzato via dalle armate di Roma, presumibilimente comandate da Lucio Postumio Megello che nello stesso periodo dette il colpo di grazia anche alla vicina Roselle. Non ci sono segni di bruciature sui muri, la fortezza fu distrutta ma non incendiata, forse non opposero strenua resistenza, forse la piccola guarnigione (viste le dimensioni della fortezza non credo potesse ospitare più di un centinaio di guerrieri) si arrese o fu facilmente abbattuta. Non so voi, ma personalmente, se io dalla torre di guardia avessi visto arrivare 20.000 soldati romani dalla piana sottostante, dopo aver gridato "cazzarola!" me la sarei data a gambe ma è anche vero che sono una timida pulzella e che erano altri tempi ... nota di stamani 27/1/09: FACCIO L'INDIANA JONES ANDANDO PER BOSCHI DI INVERNO CON IL FREDDO E IL GELO E POI PRENDO IL MAL DI GOLA ... FEBBRICIATTOLA ... RAFFREDDORE ... CHE FISICO CHE HO! |
LE COLLINE METALLIFERE E’ una zona collinare che si estende nella zona nord della provincia di Grosseto ed in parte in quella di Siena, caratterizzata dalla presenza di importanti giacimenti di allume , ferro, pirite, lignite, rame e alcune vene argentifere, il cui sfruttamento è stato ininterrotto dal tempo degli Etruschi fino agli anni ‘50, quando fu chiusa l’ultima miniera. Nella zona è presente anche attività geotermica. In questi luoghi è stato istituito il parco archeologico - minerario delle colline Metallifere( clicca http://www.parcocollinemetallifere.it/itinerari.php) un esempio di vera e propria archeologia industriale all’interno del quale è possibile visitare, accompagnati da guide speleologiche, alcuni suggestivi pozzi di epoca etrusca e medioevale ma anche le strutture delle ex miniere più moderne che testimoniano la durezza e la pericolosità di un mestiere, che in quei luoghi ha impegnato per secoli generazioni di gente, rappresentandone il principale sbocco lavorativo. In epoche che ancora si ricordano, molte sono state le tragedie che si sono verificate nei pozzi a causa dello scoppio improvviso dei gas del sottosuolo; le malattie professionali come la “silicosi” sono state la forma principale di invalidità. Personalmente ho avuto un bisnonno ed un nonno che hanno lavorato in una di queste miniere.
LE ROSTE (comune di Montieri): colline artificiali che si sono formate dall'accumulo di secoli di scorie estrattive e che a causa dell'erosione hanno formato questi curiosi calanchi di rame.
Ma mentre il sottuosolo è un inferno dantesco, in superficie il paradiso di verdi castagneti al Poggio di Montieri
FOTO: marito mio tranne il soffione di Monterotondo Marittimo |
Post n°167 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da zoeal
COME APPARIVA LA TERRA ETRUSCA AGLI OCCHI DEI DOMINATORI? alcune testimonianze Plinius Gaius, Cecilius Secundus, Epistulae, V, 6, 7-13) (36) Il paesaggio è molto bello. Immagina un anfiteatro immenso, quale solamente la natura può fare; una piana vasta e spaziosa è cinta da montagne che hanno sulla sommità boschi antichi di alto fusto: la selvaggina vi è abbondante a varia; dall’alto i boschi cedui scendono in declivio. Là in mezzo, pingui colline coperte di terra buona (poiché in nessuna parte è facile trovare la roccia, anche se la si ricerca) non sono inferiori per fertilità ai campi situati nella pianura vera e propria: ricche messi vi maturano più tardi, è vero, ma non meno bene. Al loro piede, da ogni lato, si estendono i vigneti, allacciati fra loro in modo da coprire uniformemente uno spazio lungo e largo; e al limite inferiore, quasi a formarne il bordo, sorgono boschetti, poi prati e terreni di grano, che non si possono arare se non con l’aiuto di buoi possenti e aratri robustissimi. Le praterie cosparse di fiori producono trifoglio e altre erbe sempre giovani e tenere come se appena nate, essendo tutti questi terreni alimentati da sorgenti inesauribili:… Proverai un piacere garandissimo a contemplare l’insieme del paesaggio oltre la montagna, perché ciò che vedrai non ti sembrerà una campagna, ma un quadro di paesaggio di grande bellezza. Questa varietà, questa disposizione felice, dovunque tu posi lo sguardo, lo rallegra.) (22)
(Livius Titus, Ab Urbe condita, IX, 36):All’alba del giorno dopo, già occupava la sommità dei monti Cimini; da lì (il comandante romano) diede uno sguardo ammirato alle fertili campagne dell’Etruria e mandò giù i soldati a saccheggiarle) (25) (Livius Titus, Ab Urbe condita, XXII, 3) La regione era tra le più fertili d’Italia: le campagne etrusche, che si estendono da Fiesole ad Arezzo, sono ricche di frumento, bestiame, di ogni altro prodotto.) (25)
LE FOTO SONO MIE, SCATTATE DALLE MIE PARTI ... PARE CHE IN ALCUNI LUOGHI IL TEMPO SI SIA FERMATO... |
Atar fu sbattuto su un carro prigione, ammassato insieme ad un'altra decina di uomini, tra i quali non c’era nessun volto familiare. - Mio signore! Anche tu qui? – gli disse uno di questi – che ne sarà di noi? Ma Atar non rispose, con la testa appoggiata alla grata di ferro, guardava quella che fu una volta la sua città, vedeva accendersi mano a mano le pire dei cadaveri, sfumare gli ultimi fuochi degli incendi e non sentiva quelle parole, l’unica cosa che poteva udire era solo il suo smisurato dolore, l’unica cosa che lo teneva in vita era solo il suo immenso odio. E il sole scomparve dietro le colline, in un tramonto rosso sangue.
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Post n°165 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da zoeal
MA GLI ETRUSCHI APPRODARONO SUBITO SULLE COSTE DELL'ATTUALE TOSCANA? Le rotte marittime utilizzate dai Tirreni erano da questi già conosciute? Dove avvenne il loro approdo sulle coste italiane? Cito sempre Erotodo: “…oltrepassati molti popoli giunsero al paese degli Umbri, ove costruirono città e abitano tuttora”. In Italia gli Umbri si erano diffusi in un’area che comprendeva anche l’odierna Toscana, quindi sarebbe plausibile identificare, come da tradizione, il luogo dello sbarco proprio sulle coste di questa regione. Ma vi è un’altra ipotesi suffragata da corposi indizi….” G.F.:”Non credo proprio che i Tirreni arrivati in Italia verso il XIII-XII secolo a.C. abbiano improvvisato il viaggio da Smirne all’Italia. Erano un popolo di esperti navigatori, famosi già nell’età del bronzo per le loro capacità marinare, conoscevano la “rotta dei metalli” ed erano in contatto con altri popoli del mare con i quali si alleavano e promuovevano scambi. Probabilmente, prima di insediarsi nella penisola, già avevano avviato alleanze con i nativi, fondando empori e approdi sicuri . Ultimamente è andata crescendo negli studiosi l’opinione che la prima tappa dove i Tirreni sostarono, prima di occupare il centro Italia, sia stata la Sardegna. Sono molti gli indizi a sostegno di tale tesi. Non solo, ma già in età antica era diffusa la notizia che sia i Sardi che gli Etruschi erano ambedue di ceppo “tirrenico”. Il nome TIRRENI è in relazione alla dea TURAN (la Grande Madre etrusca) e alle parole ‘Torre’ e ‘Tiranno’ (‘il signore della Torre’). Ciò è in rapporto alle acropoli etrusche costruite su alture (anatolico ‘THURA’); Tirreni furono anche i Sardi, costruttori delle ‘torri’ nuragiche. Esiodo (VIII a.C.) ha scritto che i Tirreni regnavano sulla Sardegna prima dell’età micenea. Strabone (V,2,7) conferma la presenza di Tirreni nell’isola. Un fatto certo è che in Sardegna la civiltà si sviluppò molto prima che sulle coste peninsulari. Servio (X, 172) racconta che un popolo proveniente dalla Corsica venne in Italia e fondò Populonia. Silio Italico (Punica, VIII, 472) chiama Populonia “gloria degli antichi Meoni” e sappiamo che la regione anatolica della Meonia fu poi la Lidia di età storica. Bronzi sardi sono stati rinvenuti numerosi nelle tombe di Populonia, Vetulonia, Vulci, Tarquinia, Cerveteri. “Navicelle” votive sarde del IX sec. a.C. furono ritrovate in Etruria e nel Lazio. Un fatto ancora poco è il ritrovamento di importanti necropoli etrusche lungo il fiume Tirso, che attraversa il centro-nord della Sardegna e sfocia nel golfo di Oristano, vicino all’importante porto di Tharros. Tirso ha la medesima etimologia di Tirreni, nome dato dai Greci agli Etruschi. I Tirreno-Etruschi sarebbero in un primo tempo sbarcati in Sardegna e, in un secondo tempo, avrebbero occupato l’isola mineraria dell’Elba, per poi sbarcare sulle coste della futura Populonia. Essendo i Tirreni esperti metallurgi è plausibile che si siano diretti ai ricchi giacimenti sardi, corsi, elbani, fino ad insediarsi nella ricca area metallifera di Populonia. Una singolare “coincidenza”: l’isola d’Elba fu anticamente Aithalia, la “fumosa”, esattamente lo stesso nome dato all’isola di Lemno, anch’essa ricca di metalli e ricordata per il fumo delle fonderie.
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Post n°164 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da zoeal
STEFANO ZARFATI "CORRERE DI NOTTE" Correre di notte per la strada
CANZONE BELLISSIMA E LA GIOIA CHE QUELLO DESCRITTO PER FORTUNA NON MI RIGUARDA. |
Le piccole ville etrusche di Roselle. Ne sono state riportate alla luce tre. Non mi soffermo sull’edificio più grande, in gran parte snaturato da tre secoli di edificazioni sovrapposte e varie riconversioni effettuate a partire dagli stessi Etruschi. Mi soffermo su una sola delle due piccole ville riportate alla luce vicino all’anfiteatro, perchè l'altra in epoca romana era stata utilizzata come edificio di servizio di quest'ultimo. Vi parlo con l’occhio dell’osservatrice appassionata ma plebea. L’edificio al nord dell’anfiteatro: le case signorili etrusche del IV-III secolo A.C. non erano particolarmente grandi, diciamo che al confronto della dimora che fu dei Bassi in epoca augustea, possiamo considerarle alquanto modeste. L’ingresso conduce ad un portico la cui tettoia è retta da alcune colonne che dovevano essere di legno, visto che è rimasto solo il foro di impalatura. Alla destra del portico, all’interno di un cortiletto c’è l’impluvium dal quale però si accedeva dall’interno della casa, in particolare dalla sua zona “giorno”, dal quale parte una piccola canalizzazione che finisce in un pozzo. Al pozzo conducono anche delle canalizzazioni secondarie che, passando intorno al perimetro della villa debitamente lastricate in superficie, convogliavano le acque piovane provenienti dalla zona a monte. Probabilmente questo permetteva di evitare allagamenti nella stagione delle piogge, visto che il terreno è in leggero declivio e di conservare l’acqua per quelle di magra. Entrati nel portico, si accede all’interno dell’abitazione attraverso una piccola rampa di pietra (non scalini) alla sinistra della quale si diparte un piccolo corridoio recante su una parete un incavo rettangolare che ospitava un grosso focolare e poco più in là le stanze che rappresentavano la zona notte e di servizio. Parallela a questo corridoio una stanza rettangolare allungata definita come “dispensa”. Delle camere da letto colpisce la loro piccolezza, diciamo che ci si può a mala pena sdraiare. Alla destra della rampa, c’è invece quella che è stata definita la zona giorno composta da due locali, stavolta più grandi ed accoglienti comunicanti tra loro attraverso una porta e che si affacciano sul cortiletto dell’impluvium. Secondo gli archeologi, queste erano rispettivamente la sala da pranzo (quella per tutti i giorni) e la sala triclinare (per i banchetti importanti). Analizziamo la sala più grande, ad occhio e croce non è più ampia di sette-otto metri quadri, adattissima come comune sala da pranzo di una casa moderna per una famiglia di 4 persone…alcune considerazioni mi sorgono spontanee: 1 – i servi degli Etruschi ricchi non vivevano entro la casa altrimenti non si capisce dove dormissero e lì la mia immaginazione spazia in scene in cui il padrone di casa, alzatosi la notte inciampa sui corpi addormetati degli schiavi distesi su quel corridoio largo un metro e lungo due. 2 – i servi, se c’erano e mettiamo dormissero nell’impluvium o sotto il portico all’aperto, erano al massimo due, altrimenti si sarebbero dati noia a vicenda in quell’ambiente ristretto. 3 – i padroni dormivano in una stanza che era quasi “una nicchia” salvo avere un ambientino di servizio accanto al letto, delle dimensioni di un armadietto a due ante, giusto per appoggiare due paia di sandali e ripiegarci un mantello. Va beh che erano bassini, ma mica pigmei? 4 – nella cosiddetta “sala triclinare” potevano entrare comodamente 4 persone sedute su sedie intorno ad un tavolo ma se vi fossero stati dei triclini, mi immagino la scena di musici appesi al soffitto e di servi che servono le pietanze calandosi dal tetto o che inciampano cadendo rovinosamente in terra o forse i letti triclinari erano “dei letti a castello?” chissà? Che vi fosse stato un altro piano a nessuno è venuto in mente? O che manchi un pezzo di casa? O che abbiano preso dei grossi granchi?
(una scena di Giasone e Medea rappresentata nell'anfiteatro romano di Roselle) |
Noi studiamo la storia italica antica così come ci è stata proposta più o meno da Tito Livio. A volte però la verità appare all'improvviso come un raggio di luce...proveniente dal buio della terra in questo caso dagli affreschi illustrati della tomba di François a Vulci in cui sono riportate le gesta d Caile Vipinas ( Celio Vibenna in latino ma poi appare anche il fratello Aule), alcuni giovani guerrieri nobili di Vulci e il loro gran generale Macstarna (meglio conosciuto con il soprannome un pò dispregiativo latino Servio Tullio...il "servo liberato" sesto re di Roma). Semplificando al massimo: Tito Livio ed altre fonti romane: Tarquinio Prisco non aveva figli maschi, ma entro al sua corte nacque da una schiava (forse una ex principessa romana) un bambino che fu oggetto di un prodigio. Mentre dormiva infatti la sua testa emanava bagliori di fuoco ma senza bruciare. La moglie di Tarquinio, Tanaquilla, interpretò questo come il segno che quel bambino avrebbe avuto un futuro regale, così questi fu adottato dai reggenti divenendo a sua volta re con il nome di Servio Tullio. La storia etrusca: CelioVibenna insieme al fratello Aulo di Vulci organizza un esercito, accompagnato dal suo seguito di nobili vulcenti e da un loro fedelissimo comandante di rango non nobile Mastarna, per motivi imprecisati (politici, ideologici o semplice brama di conquista) diretti alla conquista di Roma. Si scontrano con una coalizione di città etrusche nemiche che hanno dato appoggio ai Tarquini di Roma e Celio, (ma non Aulo) e altri del suo seguito vengono fatti prigionieri. Il fedele generale Mastarna, li libera con un’imboscata, la guerra prosegue, entrano a Roma da vincitori ma Celio, il fratello maggiore dei Vibenna muore nella battaglia. Aulo, che però ha avuto un ruolo molto marginale nella guerra, apparendo solo alla fine, per linea dinastica diventa il re della Roma conquistata ma forse sorgono delle rivendicazioni da parte di Mastarna che era stato fedele a Celio sin dall’inizio ed aveva contribuito in prima persona alla vittoria finale. Aulo muore quasi subito, si dice ucciso da un servo ma molto probabilmente da un sicario o dallo stesso Mastarna (servo= Servio) che si proclama quel re, conosciuto da tutti i latini come Servio Tullio. si ritiene che il termine MASTARNA non sia un nome proprio ma una carica MAXTARNA o MACSTARNA che dovrebbe significare "comandante". per le fonti storiche, maggiori informazioni e spiegazioni sulla storia cliccate: http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Etruschi/mastarna.html ed anche: |
Post n°160 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da zoeal
La “doppia” Ombra dell'Ombra della sera
Lo so che penserete! La copia della famosa statuetta “l’ombra della sera” non è un tipico regalo da matrimonio, però noi al nostro l’abbiamo ricevuta e devo dire che l’ho anche apprezzata tantissimo perché significa, che chi ce l’ha regalata ha compreso “l’essenza spirituale” soprattutto della sposa (è etrusco anche mio marito ma non ne è ancora del tutto cosciente), che quindi ringrazia commossa. E' stata così posizionata in bella vista in salotto, in alto sull’ultimo scaffale del mobile/libreria, proprio in mezzo, in modo che possa sorvegliare tutto l’ambiente circostante e che sia visibile da ogni lato della stanza. L’altro giorno mi sono accorta di una cosa che non avevo mai notato in quasi due anni, la mia ombra della sera, fa a sua volta una doppia ombra! Per uno strano gioco di rifrazione della luce, ad ogni ora del giorno, ma anche con le luci artificali la sera, le “mie ombre” diventano tre, l’originale e i suoi due seguaci, la statua, suo fratello leggermente più basso e l’ultimo, il terzo, più alto. Ringrazio quindi gli avi etruschi che sono accorsi in massa a protezione della mia casa. Amen. GUARDATECI DAL LADRO E DAL VELENO E DALLA VICINA...DEL CUI CASINO POSSIAMO FARNE A MENO... (incenerirle lo stereo la domenica mattina? ...era solo un suggerimento...) |
Mi è sempre capitato, fin da piccola, anche se non molto frequentemente, di fare dei sogni parecchio articolati. Normalmente il mondo onirico è una rappresentazione interpretabile del subcosciente, per cui sovente è strana ed i sogni, o non si ricordano oppure gli si dà il giusto peso e dopo poche ore si dimenticano. Certe volte, (non so se capita anche a qualcun altro oppure sono un caso raro), io però sogno delle storie così realistiche, tali che al risveglio sento quel gusto e quell’emozione che si prova, quando si è appena usciti dal cinema dopo aver visto un bellissimo film, di quelli che ti lasciano il segno. Spesso, nelle notti successive al sogno principe, mi “visitano” nel sonno altri tasselli della storia. Ho sempre pensato di dover mettere il tutto per iscritto dando a queste trame un filo logico, colmando le lacune con la mia fantasia, ma non ho mai avuto abbastanza tempo o abbastanza fiducia in me stessa e nelle mie capacità “letterarie” per farlo. Ma da circa due mesi, grazie all’incoraggiamento del mio amore L., la sera dopo cena e negli sprazzi liberi del fine settimana, sto elaborando su carta (anzi su computer) una di queste rappresentazioni oniriche. Ho scoperto quanto è bello “creare”, “ascoltare” i personaggi, chiedere loro cosa vogliono per il prosieguo della storia cercando di accontentarli secondo le loro diverse personalità. Mi sento la mano di un grande sogno, nato dalla mia fantasia oppure importato da entità ignote, ma non ha importanza…io sto “creando” è questo l’essenziale! ...splendido delirio personal-letterario...che spero di riuscire a portare a termine.
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Per le feste di solito si vanno a trovare i parenti; io, che non ne ho poi molti, ho finito presto il giro, per cui sono andata a trovare gli avi che un tempo scorrazzavano per i dintorni. Così, sfidando il freddo, sono ripassata dalla città del Ghiaccio Forte prima e dalle vestigia di Roselle, appena l’altro giorno. Ho potuto scoprire che la cinta muraria del Ghiaccio Forte, fu rinforzata in fretta e furia, utilizzando allo scopo i massi resi disponibili dallo smantellamento di un tempio dedicato ad una divinità della fecondità: conoscendo la religiosità degli Etruschi questo fu un sacrilegio dettato dalla forza della disperazione. Della cinta muraria originaria, sono rimaste solo rovine, ben visibili invece le tre porte, a sud, a ovest e a nord. All’interno, la base della villa padronale e migliaia di pezzi di laterizi, scempio del passaggio del vomere che si è susseguito nel luogo per anni ma anche e soprattutto, come spiegano gli esperti, dalla polverizzazione povocata dal violento incendio e dai crolli conseguenti. E’ passeggiando intorno al perimetro però che il tempo ha mantenuto visibili i segni della vecchia tragedia: anche un occhio poco esperto, può capire che i conquistatori entrarono da nord, le pietre di base della porta sono ancora annerite dal fuoco. Roselle invece, molto più grande, di porte ne aveva ben sette, di cui due scee sul modello delle porte che facevano di Troia, secondo Omero, un avamposto inespugnabile (una porta scea è un'apertura sghemba che presenta il suo lato destro più avanzato e a quota superiore rispetto a quello sinistro; in tal modo, in primo luogo, non si poteva arrivare al suo fornice secondo una direzione perpendicolare, quindi con la massima forza d'urto, ma obliqua e, in più, si sarebbe mostrato il lato del corpo non protetto dallo scudo,che, se si brandisce la spada con la mano destra, si porta con il braccio sinistro proteso in avanti, proprio verso l'avancorpo difensivo; questo permetteva un migliore controllo degli attacchi esterni e, in definitiva, una tattica difensiva più efficace). Un intervento recente, ha restaurato circa un chilometro dei tre e mezzo della cinta muraria originale ed è possibile passeggiare sotto i massi ciclopici, perfettamente incastrati tra loro, che in alcuni punti raggiungono l’altezza di quattro metri. Facendo questo, ci si accorge che, nonostante i recuperi effettuati in epoca imperiale augustea, i distruttori del 294 a. C. riscirono ad entrare da nord-est, perché qui ci sono i maggiori segni di incendio ed è qui che le mura sono più danneggiate. D’altronde a ovest e a sud, la collina scende in un improvviso strapiombo, che funge da difesa naturale. Allora, appoggiando la mano sui massi anneriti, passano in mente, bagliori di fuoco, rumore di armi, grida concitate, testimonianze che, se ascolti bene, riecheggiano ancora tra i boschi silenziosi…non è il rumore del vento tra le rocce e i rami delle querce quello che senti. Circa duemila soldati etruschi morti ci furono quel giorno, altrettanti i prigionieri, le condizioni di resa gravissime, raccontano le cronache di Tito Livio, dopo che quattro anni prima avevano preso già una sonora batosta, ma non ancora definitiva, dei civili non è dato sapere ma se si considera che gli abitanti dovevano essere tra 4-5000, si fa presto a far due conti. La politica di resistenza di Rusel si trasformò in un inferno, fu l’ultima città etrusca e fu abbattuta.
quel che rimane oggi della Roselle dei Bassi, che la abitarono in epoca augustea: una gita intorno alle mura: |
Post n°155 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da zoeal
Roma, domenica 4 gennaio 2009...Palazzo delle Esposizioni...mostra "Gli Etruschi e le antiche metropoli del Lazio" CI SI PUO' EMOZIONARE DI FRONTE AL TRITTICO DELL'APOLLO DI VEIO? A ME E' SUCCESSO E NON RIUSCIVO PIU' AD ANDARE VIA, BELLEZZA IPNOTICA E RICORDO ATAVICO DI ANTICHE NOSTALGIE? la mostra è stata prorogata fino all'8 marzo 2009 A PROPOSITO...RINGRAZIO TUTTI E AUGURO ANCORA UN FELICE 2009! |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: zoeal
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Sesso: F Età: 53 Prov: GR |
LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
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