ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 08/12/2009

SANTO PADRE. LA CONTAMINAZIONE MEDIATICA INTOSSICA L'ANIMA

Post n°2762 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Benedetto XVI ha constatato l'intossicazione a cui espongono i mezzi di comunicazione, abituando lo spirito "alle cose più orribili", e ha reso omaggio agli uomini e alle donne anonimi che umanizzano le città con l'amore. Lo ha fatto davanti alla statua della Vergine in Piazza di Spagna, dove si è recato seguendo la tradizione questo martedì pomeriggio, solennità dell'Immacolata Concezione. Il Papa ha collocato un grande cesto di rose davanti all'immagine incoronata di Maria e ha affermato che la Vergine ripete agli uomini del nostro tempo "Non abbiate paura, Gesù ha vinto il male". Nella sua meditazione, ha constatato che ogni giorno, "attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". Per questo, ha aggiunto, "la città ha bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili". "Nella città vivono - o sopravvivono - persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all'ultimo, finché la notizia e l'immagine attirano l'attenzione. E' un meccanismo perverso, al quale purtroppo si stenta a resistere. La città prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà, o con una falsa pietà", ha lamentato. In ogni uomo, invece, c'è "il desiderio di essere accolto come persona e considerato una realtà sacra, perché ogni storia umana è una storia sacra, e richiede il più grande rispetto". Il Papa ha quindi avvertito che i mass media tendono "a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere".

L'inquinamento dello spirito

Nel momento in cui si svolge a Copenhagen la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, il Pontefice ha spiegato che "spesso ci lamentiamo dell'inquinamento dell'aria, che in certi luoghi della città è irrespirabile". "E' vero - ha ammesso -: ci vuole l'impegno di tutti per rendere più pulita la città. E tuttavia c'è un altro inquinamento, meno percepibile ai sensi, ma altrettanto pericoloso. E' l'inquinamento dello spirito; è quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia". "La città è fatta di volti, ma purtroppo le dinamiche collettive possono farci smarrire la percezione della loro profondità. Vediamo tutto in superficie. Le persone diventano dei corpi, e questi corpi perdono l'anima, diventano cose, oggetti senza volto, scambiabili e consumabili". Per questo motivo, ha osservato che "Maria Immacolata ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone, perché in lei vi è perfetta trasparenza dell'anima nel corpo. E' la purezza in persona, nel senso che spirito, anima e corpo sono in lei pienamente coerenti tra di loro e con la volontà di Dio". Benedetto XVI ha quindi concluso rendendo "omaggio pubblicamente a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano di praticare questa legge evangelica dell'amore, che manda avanti il mondo. Sono tanti, anche qui a Roma, e raramente fanno notizia". "Uomini e donne di ogni età, che hanno capito che non serve condannare, lamentarsi, recriminare, ma vale di più rispondere al male con il bene - ha sottolineato -. Questo cambia le cose; o meglio, cambia le persone e, di conseguenza, migliora la società". - Zenit -

 
 
 

IL CURATO D’ARS DEVOTO DELL’IMMACOLATA

Post n°2761 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Stabilito oramai in maniera definitiva alla sua parrocchia di Ars, Don Vianney non poteva che rifugiarsi sempre più di giorno in giorno nel suo fervore mariano. Ben presto, d’altronde, egli stava per veder realizzarsi uno dei suoi più ardenti voti. Da lunga data, la sua devozione alla Vergine aveva messo l’accento sull’Immacolata Concezione. Questo privilegio di Maria “era ben caro al suo cuore, nota Caterina Lassagne; egli era contento ed onorava, faceva onorare per quanto poteva la Santa Vergine sotto il titolo di Immacolata Concezione”. A questo riguardo già nel 1959 il papa Giovanni XXIII nella sua lettera enciclica “Sacerdotii nostri primordia” aveva osservato: “Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine immacolata era apparsa, in un’altra regione della francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l’Immacolata concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854”. Sotto lo zoccolo della statua che si leva al di sopra del portale della sua chiesa, si legge l’iscrizione: Maria sine labe concepta. Quando fece benedire la cappella dell’istituto La Provvidenza da parte di Monsignor Devie, e che questi, nel corso della cerimonia, chiese sotto quale titolo occorreva porla, la sua risposta fu netta: “Sotto quello dell’Immacolata Concezione”. Si era nel 1848. il vescovo manifestò il suo imbarazzo “visto che Roma non aveva ancora parlato”. Il titolo finalmente scelto fu quello della Santa Famiglia “ma, sottolinea l’abate Renard, l’idea originaria del santo sacerdote era “l’Immacolata Concezione”. Si immagini, fin d’allora, la gioia che gli procurò la proclamazione dogmatica formulata da Pio IX. La data dell’ 8 dicembre 1854 segnò uno dei più bei giorni della sua vita.Per celebrare l’avvenimento, Don Vianney aveva comandato ad un negozio di articoli religiosi di Lione un ornamento liturgico specifico che voleva chiamare ”la casula dell’Immacolata Concezione”. In pochi giorni, la sottoscrizione economica aperta ad Ars presso i parrocchiani ed i pellegrini ne assicurava il pagamento. “Don Vianney aveva lui stesso tracciato il progetto di questo ornamento di cui l’architetto Bossan eseguì il disegno. Si vede sullo sfondo di velluto blu, il colore della Vergine, una guarnitura d’oro riccamente orlata. Sul dorso della casula è rappresentata la Vergine Immacolata”. Nel giorno indicato, l’ornamento era pronto, ed è con tutta la solennità possibile che le cerimonie liturgiche dell’umile parrocchia si svolsero. Caterina Lassagne scrive: “Quello stesso giorno che si è celebrata quell’amabile festa, dopo il decreto, era un entusiasmo di felicità ad Ars il signor Curato ha voluto che la chiesa fosse preparata coi suoi più bei ornamenti. Si è fatta un’illuminazione la sera davanti alla chiesa e nelle case. Si sono suonate le campane al punto che le parrocchie vicine sono accorse pensando che vi fosse un incendio. E Don Vianney camminava con piacere col suo ausiliario ed il fratello della Sacra Famiglia alla luce delle torce che circondavano al di fuori la chiesa”. La promulgazione solenne da parte del papa Pio IX del privilegio mariano, al quale era particolarmente legato, doveva essere per i suoi ultimi anni un nuovo motivo di fervore. Molto tempo prima, egli si era legato nei confronti di Maria con due voti. Caterina Lassagne gli aveva “sentito dire che non vi era mai mancato: era di celebrare tutti i sabati la messa in onore della Santa Vergine – o, se non fosse stato possibile, la faceva celebrare – l’altro era di dire un certo numero di volte, ogni giorno: Benedetta sia la santissima e purissima Immacolata Concezione”. Man mano che si avvicinava alla sua fine, le sue disposizioni devozionali ordinarie non potevano che intensificarsi.
La sua messa del sabato, all’altare della Vergine, era sotto gli occhi di tutti. Essa provocava, al dire dell’abate Renard, “un aumento di pietà, perché ognuno si affrettava nell’imitare il santo sacerdote, che era come rapito quando celebrava nella cappella di Maria”. (Si può intravedere qualcosa delle intenzioni che portava il Curato d’Ars nella celebrazione di questa messa settimanale, richiamando quelle ch’egli aveva formulate per le sue fondazioni di messe in onore della Santa Vergine: 1. Si devono celebrare ogni anno 20 messe in onore dell’Immacolata Concezione della Santa Vergine, al fine di ottenere per intercessione di questa buona Madre di Gesù che i bambini non muoiano prima di aver ricevuto il battesimo; 2. Si devono celebrare ogni anno 19 messe in onore del Sacro Cuore di Maria, per implorare la sua potente protezione su tutti i sacerdoti della diocesi; 3. Si devono celebrare ogni anno 30 messe in onore del Sacro Cuore di Maria, per implorare la sua protezione su tutti i sacerdoti delle missioni straniere; 4. Si devono celebrare ogni anno 20 messe in onore dei dodici privilegi di Maria, al fine di ottenere che tutti i parrocchiani portino buone disposizioni al sacramento della penitenza; 5. Si devono celebrare ogni anno 19 messe in onore della Madonna dei 7 Dolori, per implorare la sua protezione in favore dei morenti. Abate Raymond, Vita di Don Vianney, pp. 137-138, Archivi del vescovado di Belley). Il suo ricorso all’Immacolata si trovava sempre più affermato. Diverse volte, durante quest’ultima fase della sua esistenza, è nella sua intercessione che il buon curato si rifugiò. Il pensiero che dovesse passare ben presto dalla sua parrocchia al tribunale di Dio riaccendeva la sua antica angoscia. Malgrado l’amore con cui il suo cuore era rapito, egli avanzava con timore e tremore. Scrivendo al superiore dei missionari di Pont-d’Ain, M. Camelet, egli esprimeva così il suo spavento: “Io che sono così miserabile, come voi sapete… non desidero che di andare a nascondermi in un angolo per piangervi la mia povera vita, per cercare se il buon Dio vorrà ancora perdonare la mia ignoranza, la mia ipocrisia e la mia golosità. Quante opere, quante penitenze e lacrime da versare! Pregate che io non sia dannato!”. Queste frasi potrebbero dar da pensare che il Curato d’Ars sia sull’orlo della disperazione. Ma una formula finale ci rassicura. Il santo in effetti aggiunge: “Sia benedetta Maria che è stata concepita senza peccato!”. Egli può allora firmare: “J.-M.-B. Vianney, povero vecchio curato d’Ars”. Nella sua miseria, la Vergine come madre amorosissima  rimane sempre presso di lui. Egli sgranava la sua corona, ripeteva instancabilmente le sue Ave Maria, insistendo sulle parole più amate di tutte: Prega per noi, poveri peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Le aveva spesso commentate nei suoi catechismi: “Vedete, figli miei, quando voi dite: prega per noi nell’ora della nostra morte, è tutto”. “Oh, figli miei, tutta la vita dell’uomo è un apprendistato per ben morire”. “Oh, figli miei, quando la morte verrà, noi saremo ben contenti di essere ben preparati”. Ma lui stesso era in regola con quella che implorava come la custode della sua ultima ora? Il problema lancinante della apparizioni di La Salette non lasciavano affatto tranquilla la sua coscienza. Contestando gli avvenimenti che i due vescovi successivi di Grenoble avevano riconosciuti, non faceva la figura di oppositore degli interventi misericordiosi della Vergine? Quello che aveva creduto cogliere dalle confidenze di Massimino non poteva cancellare le testimonianze concordanti  e rigorosamente esaminate all’indomani delle apparizioni. Diversi miracoli avevano d’altronde dato al dire dei ragazzi un’autorità che li sorpassava infinitamente e distaccavano il fatto stesso dalle imperfezioni personali che si rimproveravano loro. Il Curato d’Ars ha dichiarato, negli ultimi mesi del 1858, al sacerdote che gli aveva inviato il vescovo di Grenoble: “Io non saprei esprimervi quali angosce, quali tormenti la mia anima ha passato a tal proposito. Ho sofferto al di là di tutto ciò che si possa dire: per darvene un’idea, immaginatevi un uomo in un deserto, in mezzo a spaventosi turbinii di sabbia e di polvere, non sapendo da quale lato voltarsi”. Una spinta dall’alto era senza dubbio all’origine di quella tortura d’animo. Egli ne ebbe, alla lunga, la certezza. “Infine, egli concluse, in mezzo a tante agitazioni e sofferenze, mi sono gridato: Credo, e allo stesso istante ho ritrovato la pace, il riposo che avevo interamente perduti”. Straordinari favori ottenuti dalla preghiera, e nelle quali discernette dei segni del Cielo, lo confermarono nella sua riscoperta fiducia nella Salette. 1859, l’ultimo anno della vita del santo, giunse. Questi aveva il presentimento che l’ora della sua partenza fosse vicina. “Pare- ha notato Caterina Lasagne- che Dio gli avesse dato la vittoria sulle sue pene interiori così terribili che, fin dal primo o dal secondo anno che era ad Ars, non avevano smesso di tormentarlo. Ha lavorato con coraggio e perseveranza fino alla fine”. Il pensiero del Cielo era incessantemente presente al suo spirito. Quello sguardo di speranza sull’aldilà segnava il suo desiderio dell’eterna beatitudine. Egli manifestava l’attesa del suo incontro col Signore, ed anche con la Vergine Maria. “Quanto sarei deluso se non andassi in Cielo per vedere la Santa Vergine, quella bella creatura!”, egli sospirava. In un suo catechismo, egli aveva detto: “L’uomo era creato per il cielo; il demonio ha spezzato la scala che vi conduceva. Cristo, con la sua passione, ce ne ha formato un’altra. Maria è al vertice della scala, ella tiene a due mani e ci dice: Venite! Venite! Oh, il bell’invito! Vediamo il cielo aperto. non vi è che la scala da salire”. E’ nella notte del 4 agosto 1859 che il vecchio Curato d’Ars giunse all’ultimo gradino della scala. La Vergine Maria  l’aspettava sulla soglia della Casa del Padre. - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

BRUCIA LA MORTE DELL'ULTIMA FIGLIA DEGLI ULTIMI

Post n°2760 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La storia di Denisa è corta, da raccontare: la sua vita è durata una settimana soltanto. Dun­que, una notte di fine novembre una giovane ro­mena si presenta all’ospedale di Canicattì, in Si­cilia. Ha le doglie, ma la porta del reparto di o­stetricia è chiusa, e nessuno risponde. Il marito, bracciante agricolo, dirà d’avere suonato per mezz’ora: invano. Intanto, seduta su una sedia, la donna partorisce. Il sangue sulle piastrelle del corridoio, nessuno che dia una mano, nel silen­zio della notte. La bambina è già nata quando ar­riva un’ostetrica a tagliare il cordone ombelica­le. Tutto, però, sembra andato bene. Tutto bene an­che alla visita di controllo. Ma il giorno dopo De­nisa ritorna. L’addome è gonfio, la febbre sale. È grave: tanto da trasferirla ad Agrigento, e poi a Palermo – un’ambulanza che corre attraverso la Sicilia, la sirena che urla chiedendo, per carità, la strada. Una setticemia, dicono i medici a Paler­mo, partita dalla cicatrice del cordone ombeli­cale. E niente più da fare. Denisa lotta per un gior­no, poi muore. E ora l’inchiesta, l’autopsia su quel corpo di bam­bola nel freddo dell’obitorio: per capire come si possa, oggi in Italia, nascere sani, e morire in set­te giorni. Di una infezione di cui si muore nelle favelas, e nei villaggi dimenticati dell’Africa, ma non più, da tempo, in Occidente. Quei due ro­meni, entrambi poco più che ventenni, non si capa­citano che possa essere ac­caduto qui, in Italia, nel Paese sognato e faticosa­mente conquistato, nella parte 'giusta' del mondo. Perché, si chiedono, nes­suno li ha aiutati, perché partorire un figlio in un corridoio, e quanto sterile era la medicazione al cor­done tagliato di fretta da u­na ostetrica affannata? So­spetteranno che sia anda­ta in questo modo perché sono stranieri, poveri cristi, braccianti – come a dire nessuno. Ma forse non è così. Quella porta era chiusa per altre ragioni, altre inefficienze o calcificate carenze cui il Sud è abituato, o maga­ri per semplice sciatteria. Troppo lavoro, poco personale, o il sonno, nella notte fonda, di chi do­veva vegliare? E quei controlli, poi, quanto sono stati accurati, per non vedere ciò che in 24 ore sarebbe stato mortale? Sarà difficile probabilmente stabilire cosa dav­vero è stato, e chi è stato. Perizie, processi, ma­gari un risarcimento, poi il caso di Denise verrà archiviato: carte ingiallite in un armadio di tri­bunale. Ce n’è tanta di malasanità, ogni giorno; è una storia forse questa, in fondo, come molte altre, di vite perse per un banale sbaglio. Eppure brucia di più, la morte, se a morire è una appena nata, forte abbastanza da venire al mon­do senza nessuno accanto, su una sedia in un corridoio deserto. Brucia di più, se la distrazione o la routine hanno distolto lo sguardo dei medi­ci da quella piccolissima figlia di stranieri, di brac­cianti, ultima figlia di ultimi. Due ragazzi che quella notte si son trovati con un bambino in ar­rivo, e nessuno ad accoglierli. Soli: lui inerme, lei barcollante nelle doglie. E viene in mente che si studiava una volta, a scuo­la, in questi giorni di Avvento, una poesia che rac­contava di una coppia di stranieri in una notte fredda, lei già ansante dei primi dolori. E anche in quella poesia nessuno apriva la porta, non l’o­ste, non la locandiera, finché a mezzanotte il bambino nasceva in una stalla. Ecco, addolora di più, di questa 'usuale' storia italiana, quella por­ta chiusa davanti a due poveri, e a quello che sta per vedere la luce. Come una metafora, oggi e in un grande Paese, di una antica, radicale indiffe­renza degli uomini a chi è indifeso, impotente, piccolo. Al più piccolo di tutti, il figlio che nasce. - Marina Corradi -  Avvenire - ilMascellaro -

 
 
 

ORE 12 MARIA IMMACOLATA: ORA DI GRAZIA UNIVERSALE DI "ROSA MISTICA"

Post n°2759 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Così disse la Madonna l´8 dicembre 1947 a Pierina Gilli a Montichiari (BS):
« Desidero che ogni anno, il giorno 8 Dicembre, si pratichi a mezzogiorno l´Ora di Grazia universale; con questa pratica si otterranno numerose grazie spirituali e corporali ... Sia riferito al più presto possibile al Sommo Padre della Chiesa Cattolica Papa Pio XII che desidero che quest´Ora di Grazia sia conosciuta ed estesa a tutto il mondo. Quelli che non potranno recarsi nelle rispettive chiese, otterranno da me le grazie pregando anche nelle loro case ».
 
Preghiera a Maria SS. "Rosa Mistica"

Vergine Immacolata, Madre di Grazia, Rosa Mistica, a onore del Tuo Divin Figlio, ci prostriamo davanti a Te per implorare da Dio misericordia: non per i nostri meriti, ma per la tua bontà del tuo Cuore materno, chiediamo aiuti e grazie, sicuri che ci esaudirà.

- Ave Maria

Madre di Gesù, Regina del S.Rosario, e Madre della Chiesa. Corpo mistico di Cristo, impetriamo per il mondo riarso dalle discordie il dono dell´unità e della pace e tutte quelle grazie che possono convertire i cuori di tanti tuoi figli!

- Ave Maria

Rosa Mistica, Regina degli Apostoli, fa´ fiorire attorno agli Altari Eucaristici numerose vocazioni religiose e sacerdotali che, con la santità della vita e lo zelo ardente per le anime possano estendere il Regno del tuo Gesù in tutto il mondo! Ricolma pure noi dei tuoi favori celesti!

- Salve Regina

Rosa Mistica Madre della Chiesa, prega per noi! - Con approvazione Ecclesiastica -

Solenne Consacrazione all’Immacolata scritta da san Massimiliano Kolbe

O Immacolata,
Regina del cielo e della Terra, rifugio dei peccatori e madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l’intera economia della misericordia, io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità.
 
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di te: ”Ella ti schiaccerà il capo” (Gn 3,15)  come pure: ”Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo intero”, affinché nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più possibile, il benedetto Regno del ss.Cuore di Gesù.
 
Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal cuore dolcissimo di Gesù fino a noi. Concedimi di lodarti o Vergine Santissima. Dammi forza contro i tuoi nemici.
Amen

[Innamorati di Maria]

 
 
 

MIRACOLO D'ACCOGLIENZA/ IL SALUTO E' UN PROGETTO: DIO TI HA SCELTA

Post n°2758 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
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In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si  chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Luca (1,26-38)

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Maria riceve il misterioso messaggero, l’annuncio è promessa di seme divino, concepimento di salvezza. La donna era promessa ad altro, protesa verso altro, Giuseppe la sua attesa, la normalità dei giorni, il ritmo quotidiano. Irrompe Gabriele, la parola provoca risposte imprevedibili, «piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Il saluto è un progetto: Dio ti ha scelta a essere madre. Il timore investe la casa, la donna protende le mani e cerca risposte in sé stessa per poter rispondere al suo Dio: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34). Le mani protese non hanno palmo aperto in avanti, non sono ostacolo al divino, sono aperte a calice come di chi povero di tutto è pronto a ricevere il Tutto. Nulla è impossibile a Dio: il calice, le mani, il ventre di Maria vengono invase dallo Spirito e il suo abbandono è il percorso del sì totale: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La madre accetta la sfida di Dio che chiedendo il suo sì chiede all’umano di farsi terra all’avvento del Figlio, un sì che sposa il sì di Dio e il prodigio dell’amore diviene possibile. Maria è la madre, e certo lo è per il ventre che germinerà il sogno della salvezza, il liberatore dei poveri, ma è la madre per l’abbandono allo sposo divino e per questo tutte le generazioni la chiameranno beata. L’annuncio dell’angelo Gabriele alla fanciulla di Nazaret si colloca perfettamente nel percorso d’Avvento: l’attesa del Messia diventa attesa di Maria del frutto benedetto del suo grembo, segno dell’attesa vigilante dei credenti, che nel ventre della storia vedono possibile il germinare del fiore definitivo della vittoria. L’immacolato concepimento è privilegio dato alla madre che da sempre è stata scelta a essere terra del figlio di Dio. Il peccato di Adamo ed Eva non ha turbato la prediletta di Dio e tale privilegio, mentre racconta la storia di Maria, avvia l’avventura del Figlio. La madre è strada che ci riguarda, investe noi che, contaminati dalla colpa originaria, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio possiamo essere redenti e può essere resa immacolata la nostra storia. Ciò che per privilegio è concesso a Maria, per l’azione liberatrice del Figlio è dato agli uomini amati da Dio: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). L’abbandono di Maria all’annuncio dell’angelo racconta la grandezza della donna, il suo sì, la scelta totale di Dio. Di sicuro ha avuto paura, avrà pensato alle difficoltà, alla lotta che avrebbe dovuto sostenere per chiarire ai suoi l’evento prodigioso. Sarebbe stata creduta? Cosa avrebbe rischiato? Nulla è impossibile a Dio! È questo che si sarà ripetuto e che ci permette di comprendere la singolarità della madre, il coraggio della donna. Il suo sì in questo tempo d’Avvento, nella nostra avventura quotidiana, è strada da praticare: accogliere Cristo nella nostra vita è rendere possibile il miracolo di un uomo nuovo. Ripeteremo con la madre, mentre prepariamo la strada all’ingresso del Figlio: avvenga per noi secondo la parola del Padre. - Sanpaolo - donboscoland
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SPECIALE MEDJUGORJE OGGI 8 DICEMBRE SU RAI DUE ALLE 14 E 45

Post n°2757 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Oggi 8 dicembre ore 14.45 a RaiDue uno Speciale Medugorje da non perdere assolutamente con tanti ospiti e soprattutto Mirjana in diretta!!! Ci saranno anche Chiara Amirante, Nek, Mons D'Ercole, Magnaschi.. Diffondiamo la notizia il più possibile! Saranno due ore speciali... Uniti nello Spirito - medjugorje.altervista -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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