ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/01/2010

SETTE FIGLI SU DIECI A CASA FINO A QUARANT'ANNI: BAMBOCCIONI O ALTRO?

Post n°2868 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Aveva fatto scalpore, a suo tempo quella dichiarazione del ministro dell'Economia del governo Prodi Tommaso Padoa-Schioppa, il quale aveva definito i ragazzi italiani come "bamboccioni" che non vogliono "uscire di casa". Eppure secondi i dati dell'Istat il 72, 8 per cento dei ragazzi è rimasto coi genitori. Aveva ragione l'ex ministro o c'è dell'altro? Il Corriere della Sera di martedì 29 dicembre 2009 dedica un'intera pagina alla questione, in un articolo di Giovanna Cavalli. L'Istat ha condotto l'indagine a due riprese, prima nel 2003 e poi, per controllo, nel 2007, su 10 mila figlio tra i 18 e  39 anni. Il 72, 8 per cento è rimasto a casa e solo il 20, è andato a vivere da solo. Tra i cento che al primo scrutinio hanno manifestato la volontà di andarsene, solo la metà (53,4%) si è effettivamente staccato dalla famiglia. Tra gli incerti nemmeno uno su quattro ha fatto il grande passo. I più restii a lasciare la casa paterna sono i maschi, ed è più diffuso al Mezzogiorno. Secondo gli esperti di statistica "la permanenza dei giovani in famiglia è uno dei principali problemi del Paese". Allora gli italiani sono davvero bamboccioni? A favore di questa tesi si schiera Gianpiero Dalla Zuanna, professore di Demografia all'Università di Padova. Secondo il professore vi sono resistenze culturali molto forti. In effetti in Italia la famiglia ha rivestito storicamente un ruolo fondamentale. Storicamente la storia italiana è costellata di grandi famiglie che hanno segnato profondamente la storia d'Italia, che spesso è stata fatta di vere e proprie lotte tra famiglie più che tra individualità (i Medici contro i Pazzi a Firenze, gli Sforza contro i Visconti a Milano, i Doria, i Fieschi e i Fregoso a Genova e poi i Della Rovere, i Colonna, i Farnese a Roma) fino ad arrivare alla famiglia di stampo mafioso, che è lo stereotipo reso nosto dal romannzo di Mario Puzo The Godfather e dal film che Coppola ne trasse. Le origini italiane di Napoleone risultano evidentissime dal suo rapporto coi fratelli (cui diede i regni da lui conquistati) e con sua madre Letizia, che ebbe il titolo di Madame Mère. Spiega Dalla Zuanna che negli Stati Uniti i ragazzi escono di casa attorno ai vent'anni, e tornano in famiglia solo per festeggiare il giorno del Ringraziamento. Però c'è anche un lato positivo della medaglia: gli anziani italiani in casa di riposo sonoun terzo rispetto ai loro coetaei inglesi e olandesi. Il drammatico fenomeno dell'abbandono degli anziani, che si sta cominciando a sentire nelle "capitali morali" italiane come Milano, è ancora abbastanza circoscritto. Un terzo dei bambini viene accudito dai nonni: la funzione di "nonno" è ancora molto importante. Però, oltre al retroterra culturale, sicuramente importante. Vi sono anche altre ragioni. La comodità. Giovanna Cavalli intervista alcuni uomini che tirano fuori il loro motivo principale: la comodità.  Luca Pagano, 31 anni, campione di Texas hold' em, lo ammette candidamente: "Ovvio che mi fa comodo rientrare a Treviso da mamma: lava e stira". Flavio Insinna, 44 anni, invece dice chiaramente che da mamma e papà sta bene: "Non sto parcheggiato controvoglia, è che io con mamma e papà ci sto proprio bene". E poi "Mi stupisco  che vi sembri strano, non è che mi sono accampato nell'ingresso di due estranei. Sicuramente la mia passione per il lavoro ha stritolato certi amori". La dichiarazione di Insinna è indice di u'altra motivazione che sta alla base del fenomeno "bamboccioni": l'immaturità affettiva. Il matrimonio è la motivazione più comune (43,7%) di cambio di residenza. Sembra che molti ragazzi italiani si rifiutino di crescere: non c'è solo la paura di lasciare casa, c'è anche quella di impegnarsi con un'altra persona. Il matrimonio (oggi il discorso può essere allargato alla convivenza) è, per eccellenza, il rito di passaggio all'età adulta. E molti sembrano averne paura.
Sicuramente anche il problema lavoro non è da trascurare. Certo, ci sono ragazzi parcheggiati a casa che prima si sono fatti mantenere l'appartamento durante il periodo universitario. Si può uscire di casa anche con l'aiuto dei genitori: e proprio l'importanza culturale della famiglia nel nostro Paese può essere d'aiuto: i giovani italiani non sarebbero abbandonati come i loro coetanei nordici. Inoltre, sempre Dalla Zuanna rimarca come una "ricerca di Aassve e colleghi mostra che i ragazzi scandinavi, nei primi anni vissuti 'fuori dal nido', subiscono una drammatica caduta di reddito e di tenore di vita. Ma escono lo stesso a 20 anni. In Australia lo Stato è molto generoso con tutti i giovani che vogliono uscire di casa, con apparatamenti a fitto agevolato e borse di studio. Ma i figli degli immigrati italiani e greci che vivono in Australia escono di casa 3-4 anni dopo rispetto ai compagni di scuola di origine tedesca, olandese o inglese". Il problema lavoro spesso è un alibi per bamboccioni che vogliono restare a casa e che non vogliono maturare anche affettivamente (anche se oramai all'affetto si dà poca importanza in questa società dove tutti sono "carrieristi" al limite della vanagloria). Ma anche il sistema Italia ha le sue colpe:è evidentemente un sistema gerontocratico. Il precariato è una piaga oramai talmente endemica da portare persino l'attuale ministro per l'Economia Giulio Tremonti a tessere l'elogio del posto fisso. La generazione "mille euro" non è certo tra le piùagevolate ad uscire di casa, tenendo conto che lo stato sociale italiano non è dei migliori (e quel poco che c'è risale a Mussolini) tanto da spingere anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi a invocare nuovi ammortizzatori. Se Dalla Zuanna sostiene che in Australia gli italiani escono mediamente di casa 3-4 anni dopo tedeschi, inglesi e olandesi, lascia notare come comunque escano. Da noi non escono, anche per problemi sociali. L'attaccamento italiano alla famiglia non è del tutto negativo. Come ho già scritto evita l'abbandono degli anziani. Ma una volta i ragazzi uscivano di casa restando comunque legati alla famiglia d'origine. Bisognerebbe non cadere nei due estremi: il modello iperindividualista anglosassone e la degenerazione del modello familiare italiano. I ragazzi italiani hanno bisogno di maturare, soprattutto dal punto di vista affettiva prima ancora che da quello pratico del "mi preaparo da mangiare e non porto la biancheria da mammà". Sicuramente culturalmente l'Italia non è pronta per un modello come quello anglosassone: le nostre radici, checché se ne dica, le sentiamo molto forti. Ma le condizioni per un giovane italiano che voglia uscire di casa sono comunque pessime. Un Paese come l'Australia aiuta molto di più i suoi figli. Ma anche la Francia è sicuramente un Paese meno gerontocratico dell'Italia. Affrontare questo problema significa affrontare uno dei nodi cruciali del nostro futuro. - Andrea Sartori - donboscoland -

 
 
 

QUANDO I GIUDICI DI DANNO LA PATENDE DI CATTOLICO PER DECRETO

Post n°2867 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ giunta in discussione alla Camera dei Deputati la proposta di legge sulle «disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento». Quello che impropriamente viene definito “testamento biologico”. Ancora una volta il Parlamento si troverà ad affrontare il delicatissimo tema a seguito del dramma di Eluana Englaro e dell’interpretazione creativa di certa magistratura. Ancora una volta a coloro che saranno chiamati a legiferare in materia, suggeriamo vivamente la lettura del decreto 9 luglio 2008 emesso dalla I Sezione civile della Corte di Appello di Milano, in cui è stato disposto l’«accudimento accompagnatorio alla morte» di Eluana Englaro, ed in particolare quella parte del decreto in cui si viviseziona il senso religioso della povera Eluana.
Acquisita, infatti, come prova l’appartenenza della ragazza alla Chiesa cattolica, i magistrati hanno assunto la pretesa di valutarne l’effettivo grado di “cattolicità”. La corte ha ritenuto che le proprie tesi sulla sospensione dell’idratazione ed alimentazione non siano state confutate dalla circostanza che «Eluana, secondo l’opinione espressa dall’Ufficio del Pubblico Ministero nel suo parere conclusivo, avrebbe avuto una “formazione religiosa” e una “impostazione conforme a quella della religione cattolica”».
Per i giudici, infatti, «non è chiaro come la pura e semplice rilevazione del fatto che Eluana avesse un credo religioso potrebbe contraddire un’interpretazione della sua volontà già compiuta e ritenuta corretta alla stregua di tutti gli altri elementi di giudizio». Giacché, però, appare innegabile la sua connotazione religiosa, la Corte argomenta: «Ma poi, anche a voler dare il massimo rilievo possibile a questo particolare aspetto (della “impostazione cattolica”) concernente la sfera religiosa di Eluana, mancano comunque i necessari elementi, sia sul piano generale ed astratto, che particolare e concreto, per considerarlo antinomico rispetto alla personalità indipendente e alle convinzioni ed idee di Eluana sulla vita e sulla dignità individuale». Forse i magistrati – unici in Italia – erano all’oscuro ed ignoravano del tutto le posizioni della Chiesa cattolica sul delicato tema. E quindi continuano: «Così, deve segnalarsi anzitutto come non risulti affatto chiarito, nel citato parere del P.M., sotto quale profilo la formazione religiosa cattolica avrebbe potuto implicare per Eluana una scelta contraria all’interruzione del trattamento di sostegno alimentare artificiale». Per superare il salto logico la corte si avventura in un terreno minato. Ritiene, innanzitutto, che l’essere cattolici «non può certo basarsi in via meramente astratta su quelli che potrebbero essere in via generale sulla problematica in oggetto i canoni e le regole morali della Chiesa cattolica» in quanto «ciascuno, anche se genericamente qualificabile come “credente”, o più specificamente come “credente cattolico”, è ben libero - tanto più in uno Stato laico che tutela la libertà di coscienza come valore preminente - di condividere o meno, di applicare o meno nella concretezza della sua esperienza di vita privata e individuale (è del resto evidente che una professione di appartenenza - più o meno formale o generica - ad una certa confessione religiosa non implica affatto anche la inesorabilità di una piena condivisione ed osservanza pratica, e in concreto, di tutte le relative regole, anche morali)». Qui brilla la logica aristotelica della Corte: essere cattolici non significa necessariamente aderire ai canoni morali della Chiesa cattolica. Posto questo assunto ideologico, gli stessi magistrati si rendono però conto che forse la questione è un po’ meno astratta e deve essere valuta per ogni singolo caso. E allora «alla luce del quadro personologico di Eluana emerso in sede istruttoria» per la Corte è sufficiente la «sua insofferenza verso qualunque imposizione esterna, anche di tipo religioso» a far «sembrare ragionevole escludere» l’influenza su Eluana di «un preciso ed univoco orientamento della Chiesa cattolica sul tema in oggetto». Et voilà, ecco affibbiata alla povera ragazza di Lecco la patente di cattolica di serie B.
L’apoteosi si raggiunge, poi, quando la Corte tenta di ricostruire il rapporto tra Eluana e la Chiesa “de relato”, per interposta persona. Argomentano i giudici: «In concreto, infatti, e con particolare riguardo all’ipotizzata “formazione cattolica” di Eluana, il Sig. Englaro ha posto in evidenza, e alcune dichiarazioni testimoniali hanno confermato, che la scelta di Eluana di iscriversi ad una scuola media superiore gestita da suore cattoliche fu resa inevitabile e “costretta” dalla mancanza di un equivalente istituto scolastico pubblico, e ha soggiunto che anzi proprio l’esperienza presso tale scuola le procurò una reazione di insofferenza per quella che lei riteneva fosse un’oggettiva impossibilità di dialogo e di confronto con il corpo docente». Questa la prova inconfutabile di un rapporto travagliato con la Chiesa!
Ma è il padre di Eluana a togliere ogni dubbio alla Corte: «Il Sig. Englaro ha poi evidenziato che, pur essendo vissuta nel formale rispetto dell’istituzione religiosa, Eluana non è mai stata di fatto una cattolica praticante e che, al di là della sua intima religiosità, è stata sempre critica verso qualunque richiesta istituzionale di adesione a pratiche o ideologie che fosse basata sul puro e semplice principio di autorità». A nessuno consentirei – meno che mai a mio padre – l’arrogante e assurda pretesa di interpretare il mio rapporto personalissimo con Dio. E se un giorno, dopo la mia morte, qualcuno si azzardasse a dire che io ho scelto, per la mia formazione scolastica, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano solo perché un’ottima scuola, mi rivolterei nella tomba. Nel caso di Eluana, però, i magistrati non hanno avuto dubbi perché lo «specifico insieme di elementi informativi» forniti dal sig. Englaro «qualunque sia il grado di efficienza probatoria che gli si voglia riconoscere, è comunque l’unico da cui emerga una qualche traccia un po’ più chiara sulla dimensione religiosa della personalità di Eluana, e si pone semmai esattamente agli antipodi del dubbio che il suo intimo credo religioso potesse non conciliarsi con una scelta orientata verso l’interruzione del trattamento di sostegno artificiale». Però, quale granitico convincimento! Fa venire in mente Friedrich Nietzsche: «Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità». Ma non basta, gli inquisitori dell’anima arrivano a concludere che «non potrebbe esservi poi nulla di più esplicito nel dimostrare il modo del tutto soggettivo e libero di interpretare il sentimento religioso da parte di Eluana, di quella già ricordata ed icastica immagine consegnata all’istruttoria soprattutto dalla sua amica Laura Portaluppi, in cui Eluana accende sì un cero in chiesa, ma per chiedere come grazia non che il suo amico, in coma a causa di un incidente stradale, possa continuare a vivere, ma che invece possa morire». E qui, usando maldestramente gli strumenti teologici cui non sono evidentemente avvezzi, i magistrati commettono il macroscopico errore di confondere la “fides” con la “pietas”. Roba da primo anno di seminario. Evidentemente convinta della propria competenza in materia, la Corte persiste in simili elucubrazioni teologali fino al punto di affermare – attraverso un laicissimo decreto – che nell’episodio della candela «si esprime indubbiamente un profondo sentimento religioso, che nasce e si sublima, nel rapporto con un’altra persona, nella più empatica pietà per la sua tragica condizione, e che non rifugge nemmeno dalla speranza o dalla convinzione dell’esistenza di una divinità trascendente che possa intervenire a risolvere dall’alto le tragedie umane; ma si esprime al tempo stesso anche la convinzione di come sia intollerabile e inconcepibile accettare la riduzione di sé a un corpo privo della possibilità di muoversi, di pensare e di sentire, e in definitiva incapace ormai di vivere una vita nel senso più umano e completo del concetto». Ormai la Corte si è fatta prendere la mano ed esorbita sconfinando nell’enigmatico universo della mente, con riflessioni psicologiche di sapore junghiano, fino a spingersi nel campo della “proiezione del sé”. Elucubrano, infatti, i giudici milanesi: «Perché, a ben vedere, proprio il suddetto sentimento di pietà, che nell’occasione in cui Eluana chiese per il suo amico la grazia della morte la indusse ad interpretare questa come un bene, anziché come un male (ovvero, come dovrebbe o potrebbe dirsi restando nella sfera terminologica della sentenza di cassazione con rinvio, come il "best interest" per il suo amico nella condizione in cui costui si era trovato), altro non pare che il sintomo rivelatore della proiezione del sé di Eluana, del proprio modo di sentire e concepire la vita e la morte, del proprio modo di immaginare quale sarebbe stata, anche e in primo luogo per lei stessa, la soluzione migliore in quella data situazione: poter morire, assecondando un esito “naturale”, e non già consegnarsi al lungo trascorrere di una vita solo organica ed apparente, senza più contatti con il mondo esterno, e senza la possibilità di vivere coscientemente e pienamente la propria esperienza di vita». Dopo essere stati rapiti dall’estasi dell’infervorata “disquisitio theologica” in salsa freudiana, i magistrati hanno un momento di resipiscenza e tornano alla realtà quando scrivono: «Ebbene, il compito di questa Corte è solo quello, per quanto ostico e ingrato, data la gravosa natura delle scelte del tutore soggette in questa sede a controllo e autorizzazione, che è stato segnato dalla pronuncia della Suprema Corte; ossia di controllare - con logico apprezzamento di fatto delle prove acquisite (insindacabile purché congruamente motivato) - la correttezza della determinazione volitiva del legale rappresentante dell’incapace nella sua conformità alla presumibile scelta che, nelle condizioni date, avrebbe fatto anche e proprio la rappresentata, di cui il tutore si fa e deve farsi “portavoce”: nulla di più e nulla di meno». Meno male! Ora, si parla tanto della necessità di una netta distinzione tra Stato e religione e della natura laica delle istituzioni pubbliche. Ma che Paese è quello in cui i giudici arrivano a dare, per decreto, la patente di buon cattolico? I deputati che in parlamento saranno chiamati a pronunciarsi sul tema del cosiddetto “testamento biologico” non potranno non tener conto di questa pericolosa deriva giurisprudenziale. - Gianfranco Amato, Presidente di Scienza e Vita di Grosseto - culturacattolica

 
 
 

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Post n°2866 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

All'inizio del nuovo anno eleviamo al Signore il nostro vivo ringraziamento per questo tempo ‘nuovo’, dono del suo amore misericordioso, che si apre nel nome di Gesù e della sua vergine Madre, Maria. Oggi infatti, ottavo giorno dalla solennità del Natale, si celebra la festa della divina maternità della Madonna e il Vangelo ricorda che al Bambino nato nella grotta di Betlemme "fu messo nome Gesù" (Lc 1,42), che significa "Dio salva". Carissimi Fratelli e Sorelle, affidiamo questa incessante richiesta a Maria, che oggi veneriamo con il bel titolo di Madre di Dio. Prescelta per essere la Madre del Salvatore, sotto la Croce è diventata Madre di ogni essere umano. Sia Lei ad ottenerci un anno sereno e proficuo, durante il quale si moltiplichino "gesti di pace" che abbiano sempre il carattere della profezia, cioè l'umiltà di chi non esibisce se stesso ma proclama il grande ideale della pace 01/01/03 GPII (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 9). O Maria, se tu non ci avessi mostrato il cammino, nessun uomo sarebbe divenuto spirituale, nessuno avrebbe adorato Dio in spirito. L'uomo è divenuto un solo spirito con Dio, quando tu diventasti abitazione dello Spirito Santo. Nessuno è pieno della conoscenza di Dio, se non grazie a te, Madre di Dio; nessuno è libero da pericoli, se non per il tuo mezzo, o Vergine Madre; nessuno è redento, se non per mezzo tuo, o Genitrice di Dio, nessuno ha ricevuto i doni della misericordia divina se non grazie a te, Madre e Tempio di Dio. Chi più di te prende le difese dei peccatori? Chi tanto intercede per i cuori induriti? Ma tu, tu hai presso Dio il potere di madre; tu procuri in sovrabbondanza il perdono a coloro che abbondantemente peccano. Tutti ti benedicono, o Maria. In te possiamo contemplare Dio con un'intuizione che supera quella delle intelligenze angeliche, in te troviamo una fonte di felicità finora a noi sconosciuta. In te la stirpe dei cristiani ha la sua origine, tu sei il rifugio a cui affluiscono i peccatori. Il tuo nome, di ora in ora, si trova sulla nostra bocca. Un credente che sia colpito dalla sventura o anche solo inciampi col piede, subito invoca il tuo nome. I tuoi benefici non conoscono limite, giacché donazione ottima è quella che non ha fine; perciò noi non facciamo che ricominciare sempre, come all'inizio, il nostro ringraziamento. Dalle Omelie di san Germano di Costantinopoli.

PREGHIERA

Maria, Madre della speranza,
cammina con noi!
Insegnaci a proclamare il Dio vivente;
aiutaci a testimoniare Gesù, l'unico Salvatore;
rendici servizievoli verso il prossimo,
accoglienti verso i bisognosi,
operatori di giustizia,
costruttori appassionati
di un mondo più giusto;
intercedi per noi che operiamo nella storia
certi che il disegno del Padre si compirà.

Aurora di un mondo nuovo,
mostrati Madre della speranza e veglia su di noi!
Veglia sulla Chiesa in Europa:
sia essa trasparente al Vangelo;
sia autentico luogo di comunione;
viva la sua missione
di annunciare, celebrare e servire
il Vangelo della speranza
per la pace e la gioia di tutti.

Regina della pace
Proteggi l'umanità del terzo millennio!
Veglia su tutti i cristiani:
proseguano fiduciosi sulla via dell'unità,
quale fermento
per la concordia del Continente.
Veglia sui giovani,
speranza del futuro,
rispondano generosamente
alla chiamata di Gesù.
Veglia sui responsabili delle nazioni:
si impegnino a costruire una casa comune,
nella quale siano rispettati
la dignità e i diritti di ciascuno.

Maria, donaci Gesù!
Fa' che lo seguiamo e lo amiamo!
Lui è la speranza della Chiesa,
dell'Europa e dell'umanità.
Lui vive con noi, in mezzo a noi,
nella sua Chiesa.
Con Te diciamo
« Vieni, Signore Gesù » (Ap 22, 20):
Che la speranza della gloria
infusa da Lui nei nostri cuori
porti frutti di giustizia e di pace!

GIOVANNI PAOLO II

 [Innamorati di Maria]

 
 
 

IDIOZIE E FALSITA’ SUGLI ANGELI

Post n°2865 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dagli anni sessanta negli Stati Uniti (decade che coincide con il finale del consenso fra i teologi cattolici nella dottrina sugli angeli e demoni) e in Europa alcuni anni dopo, arriva un tentativo di credenza nell’angelo e nel demonio che contrasta con la tradizione cristiana. Ritorna l’interesse, la nostalgia per l’angelo forse come risposta in un tempo di crisi ai desideri delle persone di una spiritualità più profonda, ma che contrasta con l’angelo della Rivelazione cristiana. Ritorna l’interesse, la nostalgia del demonio e di Satana che diviene il simbolo della ribellione contro le regole e le norme. Ci riferiamo agli angeli e demoni del New Age che sono uno degli elementi ricorrenti nel pensiero e nella corrente del New Age. Come fenomeno postmoderno, il New Age è una nuova forma di gnosi - la forma più elevata di conoscenza  e che è l’equivalente della salvezza - con radici esoteriche e teosofiche: “Non è necessaria alcuna Rivelazione o Salvezza che provenga dal di fuori delle persone, ma soltanto il compimento dell’esperienza della salvezza che è dentro di noi (auto-salvezza), possibile mediante tecniche psico-fisiche che portano all’illuminazione definitiva” (Pontificio Consiglio della Cultura – Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2003, p. 33). Per raggiungere la fonte della guarigione che è in noi, il New Age utilizza gli angeli, spiriti e diavoli come mediatori. “Queste entità spirituali sono spesso invocate «non religiosamente» per aiutare ad un rilassamento volto a esercitare un migliore controllo della  propria vita e della propria carriera e ad agevolare il processo decisionale. La fusione con alcuni spiriti che insegnano attraverso persone particolari è un’altra esperienza del New Age, sostenuta da chi si definisce «mistico»” (Ibid., pp. 21-22). Questi “angeli” non sono quelli della tradizione cristiana e cattolica. Loro non sono i messaggeri di Dio ma forme di energie con le quale ognuno può mettersi in contatto, portando messaggi, ma non da Dio. Queste entità dotate di potere offrono il loro aiuto mediante le invocazioni, i rituali, le ore e i giorni dell’anno che permettono una comunicazioni diretta con il proprio Angelo. Ad esempio, secondo uno di questi autori esoterici, esistono soltanto 72 angeli custodi  che il Creatore ha posto al servizio degli uomini. Tali entità Tutelari sono ogni anno a nostra disposizione per la durata di cinque giorni per aiutarci a costruire il nostro corpo astrale. Per avere comunicazione diretta con il nostro Angelo custode, l’autore offre consigli preliminari da leggere durante i giorni che precedono il Rituale della sua presenza. Dopo, nel giorno prescelto, seduto, si legge una preghiera introduttiva. Poi la persona si alzerà in piedi e con la mano sinistra posata sul cuore e la mano destra alzata pronuncia una formula iniziatica considerata come formula dell’Unione con l’Angelo custode: “Tu sei qui, presente, Angelo …………… testimone dei miei propositi, per accettare l’alleanza con me, per accettare di percorrere insieme il cammino della mia esistenza su questa terra. Io spero di diventare un ausiliario cosciente, un nobile strumento corporeo, al servizio dell’opera divina nel mondo” (Hazel, Il nostro angelo custode. Quando e come incontrarlo, Milano 1996, p. 98). Un altro autore propone una serie di metodi per comunicare con l’ arcangelo Michele (e pure con Raffaele e Gabriele) chiedendone l’ aiuto e stringendo un legame duraturo grazie a semplici rituali, meditazioni nelle quali è previsto l’uso di cristalli e candele magiche, oltre che attraverso l’interpretazione dei sogni. L’autore ricorda il metodo tradizionale per ottenere una protezione immediata e duratura dell’arcangelo Michele: “… bruciare una mela rossa e alcune foglie di lauro sul fuoco. Dopo aver osservato le fiamme per qualche minuto, leggete ad alta voce il Salmo 85. Riponete le ceneri in un sacchettino rosso e portatelo con voi finché il pericolo immediato non sarà superato. Poi spargete le ceneri all’esterno di casa vostra un martedì notte, con la luna crescente” (R. Webster, Michele. Come entrare in contatto con l’Arcangelo che assicura protezione, Milano 2006). Sempre in questa linea esoterica, un’autrice ha creato un corso di formazione chiamato «La Scuola degli Angeli» per comunicare con gli Angeli mediante argomenti e tecniche che vanno dallo sciamanesimo all’alchimia, alla medianità, ad antiche tecniche orientali, quali il tantra, il feng shui, il tai chi chuan, il qi gong, il nei gong, per aiutare “… a risolvere problemi rimasti insoluti tra i vivi ed i morti quando erano in vita, e a migliorare la nostra e la loro esistenza nelle reciproche dimensioni”. Questi esempi bastano per riconoscere quel dietro a questi «angeli» del New Age si incontra una visione del mondo, dell’uomo e di Dio che è distinta della cristiana: “Così nell’attuale revival sembra che la raffigurazione dell’angelo conservi ben poco della sua connotazione religiosa originaria, quella di annuncio e presentazione del soprannaturale. Si assiste ad una banalizzazione dell’angelo, ridotto da agente del Dio trascendente a rinforzo dell’io vacillante. Più che l’angelo del Bene, si incontra oggi un angelo del benessere, che promette protezione e felicità terrene. Quello celebrato sembra quasi un angelo che funge da talismano, da toccasana contro i malanni del corpo e della psiche, più che figura che orienta alla fede e all’impegno di autorealizzazione etica” (G. Panteghini, Angeli e demoni. Il ritorno dell’invisibile, Padova 1997, p. 23). Secondo questa «etica angelica» del New Age basata in messaggi portati per creare un nuovo pensiero ed una nuova umanità, l’uomo non avrebbe necessità della salvezza offerta da Gesù Cristo ma da queste entità che si offrono per aiutare le persone a diventare un dio in miniatura senza Dio: “Questi angeli con la minuscola, direi angeli «feriali», che proteggono l’uomo dai pericoli di un incidente, che lo salvano dalla morte o magari… suggeriscono i numeri per vincere una lotteria… paiono molto lontani dalla raffigurazione biblica, affascinante e tremenda: l’uomo che incontra l’angelo di Dio riceve un messaggio ed entra in un rapporto che irrompe nella sua vita, che muta e orienta i suoi progetti, che incute timore, perché colloca l’uomo in contatto con il sacro, con il Dio il cui nome è impronunciabile” (M. Aletti, Angelo di Dio – Angelo dell’uomo, in Il ritorno degli angeli, a cura di E. Fizzotti, Roma 1996, p. 74). Questa visione esoterica della realtà non lascia di lato il tema del demonio. Ritorna la curiosità e l’interesse per il demonio e Satana che “diviene il simbolo della ribellione contro le convenzioni e regole, un simbolo che spesso assume forme aggressive, egoistiche e violente” (Pontificio Consiglio della Cultura – Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, o. c., pp. 31-32). Questo fenomeno si trova sullo sfondo della nostra epoca che offre il dominio degli eventi da parte dell’uomo mediante l’occultismo nelle sue diverse forme di magia, stregoneria, spiritismo e superstizione: “Reincarnazione, astrologia, lettura delle carte, parapsicologia, fiducia nei poteri eccezionali di pranoterapeuti e veggenti sono elementi che fanno ormai parte della vita quotidiana. Le cifre parlano chiaro: due italiani su dieci vanno del mago almeno una volta l’anno (…). Il 65% per sapere cosa riserva il futuro, il restante 35% chiede prestazioni più complesse, che vanno dall’eliminazione del malocchio ai filtri d’amore, dalle pozioni contro le malattie ai talismani per trovare lavoro, fino alle fatture di morte” (C. Gatto Trocchi, Viaggio nella magia. La cultura esoterica nell’Italia di oggi, Bari 1993, pp. 191-192). Occultismo, esoterismo e magia conducano ad entrare nel satanismo che esercita grande fascino nel mondo giovanile e che si intende come culto di Satana e odio contro Dio: “Il satanista si aspetta dal Diavolo potere, sesso, ricchezza, capacità di comandare e dominare gli altri. In questa ottica la religione riconosciuta socialmente è portratice di infelicità, mentre il satanismo che consente di gratificare l’ego, la carne e la ricerca di potere, è la via che permette di raggiungere la felicità” (T. Cantelmi – C. Cacace, Il libro nero del Satanismo. Abusi, rituali e crimini, Milano 2007, p. 48). - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

MIGRANTE FILIPPINA IN ARABIA SAUDITA: SFRUTTATA E DERISA PER LA SUA FEDE

Post n°2864 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
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“La mia vita in Arabia Saudita è stata come una prigione e l’angoscia di quei momenti è stata insopportabile”. È quanto racconta Norma Caldera, collaboratrice domestica filippina emigrata per lavoro in Arabia Saudita e fuggita dopo sette mesi  di continui soprusi dovuti alla sua fede cattolica. “Ogni giorno mi alzavo presto per pregare – continua – e ogni volta che i colleghi e i datori di lavoro mi vedevano pregare iniziavano a insultarmi e deridermi per la mia fede cristiana”. Come altri 10milioni di filippini, Norma è stata costretta a lasciare il suo Paese per cercare lavoro all’estero. Per 17 anni ha lavorato ad Hong Kong, ma la crisi l’ha costretta di nuovo a partire per recarsi in Arabia Saudita a lavorare come domestica in una famiglia. Nel Paese Arabo lavorano circa 200mila filippini. Questi oltre a essere sfruttati e mal pagati, subiscono violenze verbali e fisiche a causa della  fede cristiana. L’ultimo caso riguarda una ragazza, Sylviana Hugilon Basera, morta in circostanze misteriose. Finora le autorità saudite hanno rifiutato di fornire spiegazioni sulla sua morte e di restituire alla famiglia la salma che giace da mesi in un obitorio. “Quando ho detto ai miei datori di lavoro che ero cattolica e che volevo morire cattolica, la prima cosa che hanno fatto è stata abbassarmi lo stipendio da 1000 euro a 700”, racconta  Norma. “Durante il Ramadan – continua –  mi hanno costretto a digiunare insieme a loro. Per me era difficile lavorare con gli stessi ritmi senza poter mangiare . Ma purtroppo non avevo scelta”. La donna aggiunge che nei sette mesi di lavoro non le è stato concesso di uscire, nemmeno per andare a messa la domenica. Inoltre lei non aveva una sua stanza o un letto dove dormire. L’unico luogo per riposare era il pavimento della cucina o una tenda piantata nel giardino di casa.  “Ho vissuto questa circostanza pregando e avendo fede in Dio – continua la donna - ero disposta a fare questo sacrificio per poter far studiare le mie due figlie”. Lo scorso 29 dicembre la donna ha fatto ritorno nelle Filippine, cinque mesi prima della scadenza del contratto. Norma dice che ora tenterà di trovare un impiego in patria oppure in un altro Paese non islamico. di Santosh Digal (AsiaNews)

Migranti cattolici filippini, testimoni della fede nei Paesi islamici

 “Mi sto recando a Riyadh in Arabia Saudita per lavorare come infermeria. Sono spaventata perché per due anni non potrò ricevere i sacramenti e assistere alla messa”. È quanto racconta ad AsiaNews Radika Canlas, ragazza cattolica filippina di 23 anni costretta a cercare lavoro nel Paese arabo dove vige l’islam radicale del wahabismo. Ella aggiunge che nonostante l’impossibilità di professare la sua religione cercherà di “testimoniare la fede” attraverso il suo lavoro. “La mia fede cattolica è molto importante, ma non ho avuto scelta a causa delle difficoltà economiche. Ci sono poche possibilità di lavoro nel mio Paese”, afferma Radika che in attesa di partire alla volta di Riyadh si è recata in una chiesa di Manila per confessarsi e prendere la sua ultima messa. Lei dice che durante il lavoro a Riydah “le  preghiere personali, la recita del rosario e la lettura quotidiana della parola di Dio saranno la mia unica forza e il mio unico contatto con Gesù”.  In Arabia Saudita vivono e lavorano circa 8,8 milioni di stranieri, i cattolici sono circa 900mila molti dei quali filippini. Nel Paese non vi è libertà religiosa e vige il divieto di portare  simboli religiosi, di pregare in pubblico e in privato. I non islamici devono anche attenersi alle regole e tradizioni dell’islam come il Ramadan. La situazione si complica per le donne straniere impiegate soprattutto nella pulizia degli ospedali, costrette a vivere in uno stato di semireclusione chiuse durante il tempo libero in dormitori e lavorando sei giorni a settimana, 12 ore al giorno, fino al termine del contratto di lavoro. Nonostante questo rischio, Radika dice di essere desiderosa di comprendere altre culture e tradizioni e di instaurare un buon rapporto con gli altri migranti filippini già residenti in Arabia Saudita. “Essendo nata e cresciuta in un Paese cattolico, è per me una sfida pensare di poter vivere in un Paese di cultura islamica”, afferma la giovane, e aggiunge che “ tutto ciò è per me un modo per apprezzare ancora di più il mio credo e comprendere e rispettare le altre religioni. Devo preparare la mia mente e il mio cuore in modo da poter vivere in un ambiente multi religioso”. Nella Filippine il salario mensile di un’infermeria è di circa 20mila pesos (280 euro) troppo basso per poter vivere. All’estero  esso può giungere sino a 2mila euro. Secondo la Conferenza episcopale filippina  lasciano il Paese circa duemila persone al giorno che si aggiungono agli oltre 10milioni di lavoratori già all’estero. In questa situazione i vescovi  esortano da anni il governo a impegnarsi per offrire maggiori opportunità lavorative all’interno del Paese. La Chiesa è attiva nell’aiuto ai migranti sin dal 1955. Essa opera attraverso la Commissione per la cura dei migranti e dei viaggiatori (Ecmi) che offre un aiuto alle persone emigrate nel Paese dove in cui lavorano. Considerandoli i “missionari dell’era moderna” la Conferenza episcopale esorta inoltre i migranti ad essere testimoni della loro fede cristiana nel luogo in cui lavorano. Il responsabile dei lavoratori migranti residenti in Europa e Medio oriente , mons. Precioso Cantillas, ha affermato che “i filippini emigrati all’estero sono colpiti  dalla crisi globale. Essi stanno lottando per salvare i loro risparmi e tentano di mantenere tra di loro uno spirito nazionale”. Il segretario dell’Ecmi, padre Edwin Corros, ritiene necessario aumentare il sostegno della Chiesa ai migranti nominando più cappellani in Medio oriente ed Europa. Intanto la presenza nelle Filippine di circa 20milioni di disoccupati nel solo 2009, fa crescere il numero dei migranti. (AsiaNews) 

 
 
 

UOMINI DONNE E TRANSESSUALI

Post n°2863 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Sebbene qualcuno tenti di negarlo, è in atto nel nostro Paese una vera e propria operazione culturale per rendere la transessualità un’altra normalissima categoria distintiva degli esseri umani. E’ il tentativo di creare una società aperta e civile in cui dovunque saranno presenti tre toilette per uomini, donne e transessuali.
Alcuni segnali in questo senso sono inequivocabili. Un noto transessuale, Vladimir Luxuria, – già sdoganato nel mondo della politica –, partecipa ad un seguitissimo reality televisivo (“L’isola dei Famosi”) e, guarda caso, vince pure il premio in palio, grazie al televoto del pubblico. Un altro transessuale viene accolto nella casa virtuale del “Grande Fratello”, altra trasmissione nazionalpopolare. Così ai narcotizzati videodipendenti viene trasmesso un preciso messaggio culturale, non proprio subliminale e non limitato al mondo dello spettacolo e dell’entertainment. Persino seriose e paludate trasmissioni del servizio pubblico RAI vengono coinvolte nell’operazione. Tutti ricordiamo le recenti incursioni sullo schermo, per giorni e giorni dalla mattina alla sera, di transessuali di ogni provenienza – ma quasi tutti del medesimo antico mestiere –, persino in programmi di una certa levatura. Non è stata risparmiata neppure la “terza camera del parlamento” di Bruno Vespa, in cui l’ennesimo trans di turno si è ritagliato un ruolo debordante, con tanto di imbarazzanti dettagli circa il proprio costume “professionale”. La questione diventa allarmante quando si passa dal tubo catodico al piano istituzionale. Io che ho l’avventura di vivere nella regione Toscana, sono stato tra quei cittadini italiani che per primi hanno trovato un esplicito riferimento normativo alla transessualità. Mi riferisco alla Legge regionale 15 novembre 2004, n. 63, ed in particolare all’art.2, terzo comma, il quale testualmente recita che «i transessuali e i “trans gender” sono destinatari di specifiche politiche regionali del lavoro, quali soggetti esposti al rischio di esclusione sociale di cui all’articolo 21, comma 2, lettera c), della l.r. 32/2002». Non mi sono quindi meravigliato quando l’anno scorso sul sito ufficiale della Regione ho letto dell’iniziativa di «una card prepagata per transessuali e transgender». L’annuncio recitava testualmente: «Scoprire che il proprio corpo appartiene a un sesso diverso da quello cui si sente di appartenere può creare pesanti difficoltà. Transessuali e transgender rischiano più di altri di perdere il lavoro o non trovare una nuova occupazione, soprattutto nella delicata fase di passaggio da un sesso all’altro. La Regione ha deciso di intervenire con una card che mette a disposizione di ciascuno 2.500 euro, da spendere in due anni: serviranno per attività formative da scegliere liberamente, con l’ausilio di tutor, secondo il proprio personale progetto ». I transessuali come i maiali di Orwell: un po’ più uguali degli altri. La Regione Toscana ha anche finanziato, ovviamente con soldi pubblici (e quindi anche miei), il primo consultorio transgenere che ha, fra i suoi obiettivi, quello della «tutela e affermazione dei diritti di quanti si riconoscono transessuali e transgender». Meno che mai, quindi, mi sono meravigliato quando, il 21 novembre scorso, ho saputo del congresso formativo tenuto all’Ospedale Versilia di Lido di Camaiore dal titolo «Tra anima e corpo. Percorso attraverso l’identità di genere». Scopo del congresso era quello di «approfondire il difficile percorso fisico e psichico che i transessuali devono affrontare per accettarsi ed essere accettati, in quanto la non corrispondenza tra sesso biologico e identità di genere può produrre gravi disagi e sofferenze costringendo i transessuali e i transgender a vivere la propria condizione esistenziale con molta difficoltà». L’iniziativa era, ovviamente, patrocinata dalla Regione Toscana, dall’Ausl12 di Viareggio, dal Comune di Viareggio e dalla Provincia di Lucca. Al termine della kermesse è stato pure consegnato ai partecipanti iscritti un bell’attestato di partecipazione. Per capire dove andremo a finire di questo passo, basta dare un’occhiata, come sempre, a quello che sta accadendo in Gran Bretagna. Il ministero dell’istruzione, infatti, ha appena emanato delle linee guida che, con il pretesto di combattere odiose forme di bullismo, impongono ai bambini, fin dall’età di cinque anni, l’insegnamento sui «transsexual rights». Dietro tutto ciò, ovviamente, sta la potentissima lobby gay Stonewall. Il ministero non è stato in grado di indicare quanti siano i ragazzi transgender (potenziali obiettivi di atti di bullismo da parte dei compagni) che frequentano le scuole, ma ha comunque giustificato l’iniziativa con l’esigenza culturale di prevenire forme di discriminazione nei confronti dei transessuali presenti in famiglia, tra gli amici e nel personale adulto della scuola. In una dettagliata guida di 46 pagine, il ministero spiega come evitare e punire qualunque tipo di linguaggio o comportamento che possa comunque qualificarsi come «sexist, sexual or transphobic». Si arriva persino ad incoraggiare gli istituti scolastici ad utilizzare tutta la vasta gamma di punizioni a loro disposizione contro i ragazzi che non si adeguino alla “guideline” ministeriale. Le sanzioni vanno dalla limitazione dell’orario di ricreazione alla restrizione in classe, dalla stretta sorveglianza fino alla sospensione ed espulsione. Nei confronti dei genitori che si rifiutassero di accettare tali sanzioni, potrà essere emesso un provvedimento giudiziario («civil court order») che li costringa a partecipare ad un corso rieducativo per un periodo superiore a tre mesi. Finché avremo in Italia un ministro dell’Istruzione come Maria Stella Gelmini siamo sicuri che simili assurdità ci verranno risparmiate. Non sappiamo, invece, cosa potrebbe accadere con un governo di sinistra. Magari con un ministro del genere (indefinito) di Vladimir Luxuria. Probabilmente per quest’ultima affermazione, in Gran Bretagna, potrei essere accusato dalla polizia di “hate incident”. Beh, anche per questo sono contento di essere italiano. - Gianfranco Amato, Presidente di Scienza e Vita di Grosseto - culturacattolica -

 
 
 

PRIMO GIORNO DELL'ANNO SOLENNITA' DI MARIA MADRE DI DIO

Post n°2862 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Dal Vangelo secondo Luca -2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Il Commento

Nella pienezza della gioia del Natale festeggiamo la Vergine Maria quale Madre di Dio e scopriamo che Dio ha desideri immensi per ciascuno di noi. Maria infatti è la Madre della Parola. E' lei che ha dato alla luce per i nostri occhi la Parola uscita dalla bocca di Dio. "Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is. 55, 10-11). La Parola discesa dal Cielo nel grembo di Maria si è fatta carne per compiere, qui sulla terra, i desideri di Dio. Gesù ne è il compimento, e Maria è la Madre del desiderio divino. Come non esplodere di gioia sapendo d'essere al centro dei desideri di Dio? Come non fermarsi nello stupore dei pastori alla grotta di Betlemme e contemplare l'amore inaudito di Dio? Gesù è nato per me. La Parola di Dio si è fatta carne per compiere il desiderio di Dio che non è altro che la nostra salvezza, la nostra gioia, la nostra pace. "Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventi dio" dicevani Padri. Il desiderio di Dio è dunque farci come Lui. "La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza". (2 Pt 1,4). San Giovanni di Damasco, afferma che con l'incarnazione del Verbo è comparsa una seconda comunione tra Dio e l'uomo. La prima comunione, quella nel Paradiso, è stata rotta dal momento in cui l'uomo si è separato da Dio. Allora Dio, pieno di compassione, ha provveduto per una seconda comunione, cioè un'unione con gli uomini che non potesse più essere infranta. E l'ha realizzata nella sua stessa Parola fatta carne, nel Suo Figlio vero uomo e vero Dio. In Lui possiamo ritornare a Dio, riacquistare la dignità perduta, divenire figli nel Figlio, immagine e somiglianza di Dio. Per questo la Sacra Scrittura denomina Gesù Cristo via, porta, buon pastore, vita, risurrezione e luce. È il nuovo Adamo che riscatta il peccato del primo Adamo che ci ha separato da Dio. Il nuovo Adamo, Cristo, è la Verità che smaschera la menzogna e ci riconduce a Dio attraverso l' amore e l'obbedienza al Padre, un'obbedienza "fino alla morte in croce". E' evidente che il nuovo Adamo avesse bisgno di una nuova Eva, la Panaghia (Tutta Santa) della Tradizione ortodossa, che nella fede ha cancellato l'infedeltà della prima Eva. Quest'ultima aveva incitato Adamo alla disubbidienza. La nuova Eva si offre per l'incarnazione del nuovo Adamo, il quale condurrà l'umanità ad obbedire a Dio. La Theotokos (Colei che partorisce Dio), offrendo tutta se stessa, ha donato la propria libertà e volontà a Dio, per portarlo a sé e a noi. L'architettura di una chiesa ortodossa riflette quanto andiamo dicendo. Sotto la cupola delle chiese viene rappresentato Cristo Pantocrator. Tale dipinto simboleggia la discesa di Dio dal cielo sulla terra il quale "divenne uomo ed abitò tra noi'', come scrive l'evangelista Giovanni (Gv 1, 14). Dal momento in cui Dio è divenuto uomo attraverso la Theotokos per mostrare agli uomini la sua presenza sulla terra , gli ortodossi dipingono la Theotokos sull'abside dell'altare. Il significato è chiaro: essa è "il ponte che Dio ha usato per discendere", "il ponte che ha portato chi stava sulla terra al cielo" il luogo accordato dal Dio infinito per la nostra salvezza, la Platytera (più vasta) del cielo. Inoltre, nella Chiesa sono dipinti anche gli uomini deificati, coloro che, per la Grazia di Dio, sono divenuti dei perché Dio è divenuto uomo. Così nelle chiese dell'Oriente cristiano intorno e sotto l'Onnipotente, non vi sono solo solo il Dio incarnato, Gesù Cristo e la sua immacolata Madre, la Signora Theotokos, ma anche i santi. Su tutti i muri della chiesa sono per così dire dipinte le conseguenze dell'incarnazione di Dio: gli uomini e le donne santificati e deificati. Perciò, entrando in una chiesa ortodossa e vedendo la sua bella iconografia, si fa immediatamente un'esperienza: comprendiamo l'opera di Dio a vantaggio dell'uomo e lo scopo della nostra vita. Tutto nella Chiesa afferma l'incarnazione di Dio e la deificazione dell'uomo. E' questo il desiderio di Dio per ciascuno di noi, il tesoro racchiuso nel mistero dl Natale che oggi, festeggiando la Madre di Dio, ci si svela con ineffabile gioia. Con Maria diveniamo dunque anche noi figli, desideri stessi di Dio. Gesù dirà infatti che ha ardentemente desiderato mangiare con i suoi discepoli la Pasqua. Il verbo desiderare in greco è molto forte, esprime la concupiscienza. Sì, esiste una santa concupiscienza, l'ardente desiderio di Dio di donarsi per farsi uno con ciascuno di noi, per condurci vittoriosi oltre la barriera del peccato e della morte. E' dunque nel corpo di Cristo offerto e consegnato sulla Croce che si manifesta il desiderio di Dio affichè possiamo accedervi e vederlo compiuto in noi. Maria è Madre di questo corpo donato, attraverso di Lei giunge a noi il perdono, e si spalanca il Cielo. E Maria è anche Madre della Chiesa, e quindi Madre nostra. Siamo infatti membra del corpo di Cristo perchè la Chiesa è il corpo di Cristo. Egli ci accoglie, così come siamo, e c'incarna nel suo corpo. L'apostolo Paolo dice: "Siamo membra del suo corpo" (Ef 5, 30), della sua carne e delle sue ossa. Questo mistero immenso si è dato e si continua a dare grazie a Maria, alla Chiesa. E' l'eucarestia, ed è la comunità che in essa si fonda, il luogo di questa partecipazione alla vita divina preparata per noi. "O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti (Is. 55, 1-2). Oggi possiamo ricevere in dono il pane che non perisce, l'unico capace di saziarci. Non a caso Betlemme in aramaico significa casa del pane. Non a caso Gesù è nato in una mangiatoia. Non a caso l'annuncio dell'angelo ai pastori parlava di un segno come una Parola compiuta. San Giovanni Crisostomo commenta che ora Dio non ha niente di più grande da offrire all'uomo, dal momento in cui ci offre l'Eucarestia. Quando l'uomo riceve Cristo fatto pane non può chiedere nulla di più grande a Dio. Così partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo divenendo dei per Grazia. Uniti con Dio, non siamo più estranei ma intimi a Lui. Nella Chiesa dove ci uniamo con Dio, esperimentiamo la realtà che Cristo ha portato nel mondo: la nuova creazione. Questa è la vita della Chiesa e di Cristo, una vita che diviene nostra come dono dello Spirito Santo. Il desiderio di Dio si fa carne per noi.

- Isegni dei tempi-

 
 
 

BUON ANNO

Post n°2861 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Grazie Signore...
Per la vita che ci hai donato in questo anno.
Per la fede cristiana alla quale ci hai chiamati.
Per averci comunicato la Tua santa grazia.
Perche' siamo cresciuti nel Tuo amore.
Per le conquiste e i successi, ma anche per le sconfitte che ci hanno insegnato qualcosa.
Per le volte che abbiamo amato e siamo stati amati.
Per ogni volta che abbiamo perdonato e che siamo stati perdonati.
Per il cibo che ci doni ogni giorno... per il vestito, la casa, la serenita' e la liberta'...
Per la gioia eterna che ci hai promesso.
Per tutte le persone, che con il loro sacrificio, la loro generosita',
il loro amore hanno regalato un attimo di gioia all'umanita'.
Fà, o Signore che cominciamo il nuovo anno, con tanto entusiasmo nei no stri cuori.
Fa' che riusciamo a contagiare di entusiasmo, i nostri fratelli, i nostri amici, il mondo intero.
Nella certezza che il nuovo anno, tutto bianco, ancora da scrivere, tutto pronto per essere costruito; tutto nuovo,ancora da spacchettare, e' un regalo che Tu ci affidi.
Ce la metteremo tutta, insieme ad ogni persona di buona volonta', perche' sia l'anno piu' bello.
Con Te, Signore ce la faremo!».

BUON ANNO NEL SIGNORE!

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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