ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 30/01/2010

ACCADE PERCHE'...

Post n°3018 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quando un povero muore di fame,
non è perché Dio si sia dimenticato di lui.
Accade perche né io ne voi,
ci siamo preoccupati di offrirgli ciò di cui aveva bisogno.
Ci siamo rifiutati di agire
come strumenti di amore nelle mani di Dio,
per offrire al povero, uomo o donna che sia, un pezzo di pane,
per procurargli una veste con cui ripararsi da freddo.
Questo accade perchè non abbiamo riconosciuto Cristo
quando, ancora una volta, si è mostrato
sotto le sembianze del dolore
nel corpo di un fratello intirizzito dal freddo,
morente di fame,
quando si è rivolto a noi come un essere solo,
come un bambino perduto
alla ricerca di un luogo in cui ripararsi

(Madre Teresa di Calcutta)

 
 
 

"E SE CI LASCIASTE VIVERE?"

Post n°3017 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
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E se ci lasciaste vivere?” hanno urlato all'unisono una mamma e il suo bambino in pancia. Questo è stato lo slogan della VI Marcia europea per la vita di Parigi per l'anno 2010. La risposta è stata quella di 25 mila persone, in gran parte giovani, che hanno marciato per la vita nella capitale francese domenica 17 gennaio. Nascono nuove associazioni, si rinforzano quelle esistenti, aumentano le delegazioni europee, arrivano quelle oltreoceano. Sempre più Vescovi d'Oltralpe si espongono per difendere la vita umana. E’ come una “ola” si moltiplicano marce pro vita in tutta Europa: Dublino, Berlino, Amsterdam, Bruxelles, Londra, Strasburgo, Bordeaux e chissà forse anche a Roma. Tutto questo il 17 gennaio 2010 quando a Parigi da Place de La Republique a Place de l'Opera si è mossa la VI Marcia per la vita organizzata dal Collettivo “En marche pour la Vie” (in Marcia per la vita), già Collettivo “30 anni, basta!”, che raggruppa le maggiori associazioni pro ‘vie’ francesi. È un’iniziativa per i nostri tempi: una marcia dove i vari pro-life d’Europa si sono trovati e si sono esposti per difendere la vita umana fin dal concepimento. E’ stato entusiasmante camminare per le strade di Parigi con striscioni di tutti i tipi, in tutte le lingue, sfidando gli insulti di quelli che non erano d’accordo. È l’Europa che ritrova la sua unione, la sua anima, il suo perché.  Una manifestazione che segna la fine del tempo del silenzio, della sudditanza alla cultura di morte. Il Collettivo francese, nato nel 2005 per i 30 anni della legge francese sull'aborto, ha proposto già da allora la Marcia, perché si sentisse la voce dei “dissidenti” pro vita e pro donna. La Marcia di Parigi è presto diventata marcia europea. Quella del 2010 è stata la marcia più partecipata dal 2005 ad oggi. La giovane delegazione italiana del Movimento per la Vita (MPV) è alla sua terza partecipazione: quest'anno eravamo in 23, quasi tutti dalla Lombardia, la maggior parte da Bergamo. A guidare la delegazione italiana Leo Pergamo, responsabile giovani MPV nazionale, Diego Negrotti, responsabile giovani FederVita Lombardia, e la sottoscritta, consigliere nazionale MPV e vicepresidente FederVita Lombardia, in qualità di portavoce del MPV italiano. Dall'Italia c’era anche l'associazione “Voglio Vivere” con Julio Loredo, un habitué della Marcia parigina. Quest' anno il tema della Marcia è stato coniugato con “l’ informazione alla donna e la sua sofferenza in seguito all'aborto: consenso informato della donna prima dell'intervento abortivo e sindrome post aborto”. Un dossier di sensibilizzazione su “Donna e aborto”, scaricabile da internet, è stato distribuito, insieme ai vari volantini. Sempre sul sito del Collettivo (http://enmarchepourlavie.info/) c'è una petizione per promuovere il “Diritto all' informazione alle donne incinte”, per tutelare la dignità della donna. Le donne non abortiscono mai liberamente, sono sempre costrette da qualcosa, anche da una legge. Pochi le informano, quasi nessuno le aiuta, generalmente, né prima né dopo questo dramma. E' fondamentale organizzare manifestazioni come quella di Parigi. E' una speranza. Lasciamo vivere la donna, come chiede. Lasciamo vivere il figlio. “La donna incinta - si legge sul sito -, ha un urgente bisogno di una reale solidarietà dell'intero corpo sociale. E' tempo che la società faccia una scelta di speranza, abolendo l'aborto... e fornendo tutti i mezzi necessari per accogliere la vita”. Tre gli appelli dei marcianti: “perché ogni nascituro sia accolto e trovi il suo posto nella famiglia umana”; “per una vera compassione verso le madri sofferenti”; “per una vera libertà fondata sul diritto alla vita”. La marcia, come lo scorso anno, è stata preceduta, per i credenti, da una veglia di preghiera il sabato sera nella chiesa di S. Francesco Saverio: si è pregato per i bambini non nati, per le loro madri, per i medici, per la marcia, per la vita. La preghiera, è continuata anche durante la marcia: in fondo, per ultimi, a chiudere la marcia vi era un gruppo di persone in preghiera. L'ostilità dei media francesi si è mostrata con il silenzio quasi assoluto sull'evento. A rompere il silenzio ci han pensato gli slogan a voce alta dei marcianti. La Marcia è laica, apartitica, aconfessionale, aperta a tutti, non violenta, nel rispetto gli uni degli altri, nel rispetto della donna che ha abortito. I politici potevano parteciparvi - la difesa della vita del resto è il nodo centrale della politica - ma non sono intervenuti sul palco. Si tratta di una giusta precauzione per evitare che la difesa della vita sia “strumentalizzata” da un partito piuttosto che da un altro. La vita non è né di sinistra né di destra e neppure di centro. La vita è vita ed è di tutti e per tutti. “Se fossi Presidente della Repubblica farei leggi per la vita” si è cantato a squarciagola marciando. E forse, qualcuno tra i marcianti (c’erano tanti bambini) diventerà davvero Presidente della Repubblica! - Elisabetta Pittino - Zenit -

 
 
 

GUARIRE IL MATRIMONIO DAI PROBLEMI DI CONTROLLO, DOMINIO E MANCANZA DI RISPETTO

Post n°3016 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Sempre più coppie e famiglie sono interessate in questo periodo da problemi di controllo e fiducia, afferma Richard Fitzgibbons, ma attraverso i sacramenti e la pratica delle virtù questi problemi possono essere superati. E' stato questo il tema di un seminario recente inserito in una serie di incontri promossa dall'Institute for Marital Healing (Istituto per la Cura Coniugale), che offre risorse per le coppie, i consulenti e il clero su aspetti fondamentali della genitorialità, della vita familiare e del matrimonio. Fitzgibbons, direttore dell'Istituto, ha lavorato con migliaia di coppie e ha parlato e scritto molto su questi temi. Nel 2008 è stato anche nominato consulente della Congregazione vaticana per il Clero. In questa intervista rilasciata a ZENIT, parla delle cause moderne delle questioni relative alla fiducia, della distinzione tra essere forte ed essere una persona che tende a esercitare un controllo e delle virtù che forniscono un antidoto a questi problemi.

Lei dice che la sezione più popolare del suo sito web è quella sul controllo del coniuge o del parente. Perché, secondo lei, questo argomento interessa così tanto?
Fitzgibbons: Ci aspettavamo che la parte più consultata fosse quella del coniuge o del parente irritato, e all'inizio siamo rimasti sorpresi dall'accoglienza riservata alla sezione dedicata al controllo coniugale. Visto che pensavo e pregavo su questo aspetto, sono giunto a una comprensione più profonda dei seri fattori personali e culturali che contribuiscono alla tendenza a dominare o a non fidarsi degli altri, da cui deriva la necessità di esercitare una forma di controllo.
Potrebbe descrivere brevemente alcune della caratteristiche di una persona che tende a esercitare il controllo?
Fitzgibbons: La debolezza più grave della persona che tende a esercitare una forma di controllo, e può accadere a tutti noi qualche volta, è il fatto di trattare il coniuge, che è un dono di Dio, con mancanza di rispetto. La persona che controlla si ripiega in se stessa e quindi non riesce a vedere il bene nel coniuge. L'altra grande debolezza è abbandonarsi rapidamente a un'ira eccessiva. II coniugi e i parenti che esercitano il controllo sono irritabili e spesso tristi perché non si può controllare chiunque, visto che tutti abbiamo la dignità e la forza dei figli di Dio. Le tendenze di controllo, inoltre, danneggiano un matrimonio sano e di donazione e rafforzano l'egoismo, una delle cause principali dei comportamenti di controllo.
Che danni possono derivare dal controllare coniugi o parenti?
Fitzgibbons: I comportamenti basati sul controllo danneggiano l'amicizia coniugale, l'amore romantico e l'amore tra fidanzati, tre settori fondamentali della donazione coniugale che Giovanni Paolo II ha descritto in “Amore e Responsabilità”. La mancanza di rispetto porta il coniuge a sentirsi triste, irato, diffidente e insicuro. Se questo conflitto non viene affrontato in modo corretto, possono svilupparsi seri problemi, tra cui malattie depressive, disordini legati all'ansia, abuso di sostanze, infedeltà, separazione e divorzio.
Nella nostra società in rapida trasformazione, in cui alla gente è richiesto di controllare o gestire tanti aspetti della propria vita – finanze, salute, lavoro, famiglia, ecc. –, una natura che porta al controllo non è più che altro un beneficio, perfino una necessità per sopravvivere? Vede un aspetto positivo in questo tipo di personalità?
Fitzgibbons: La fiducia e la forza sono tratti di personalità positivi che ci permettono di rispondere alle tante sfide nel grande sacramento del matrimonio e della vita familiare. La crescita quotidiana nella virtù è tuttavia necessaria perché un coniuge non passi il limite diventando una persona che tende a controllare. Le virtù fondamentali per bilanciare il dono della forza sono la gentilezza, l'umiltà, la mitezza, l'abnegazione e la fede. Un grande successo del matrimonio è essere forti e sicuri, ma non controllare. Esorto molti mariti forti a pregare San Pietro perché li protegga, aiutandoli a non diventare leader che controllano in casa propria.
Secondo lei, alla base di una personalità che tende a controllare ci sono questioni legate alla fiducia. Potrebbe spiegare meglio questa affermazione?
Fitzgibbons: Una delle cause principali della tendenza a controllare o a dominare è il risultato di un danno alla capacità della persona di avere fiducia o di sentirsi sicura nell'infanzia. Di conseguenza, i coniugi possono essere inconsciamente portati dalla paura a controllare, cioè si sentono sicuri solo quando mantengono il controllo, che ovviamente non hanno mai. Conflitti infantili comuni sono l'alcolismo, gli scontri tra i genitori e l'esperienza di un genitore che tendeva a controllare. Cause più recenti di gravi danni alla fiducia infantile sono la cultura del divorzio e l'epidemia di egoismo tra i genitori, dovuta in gran parte a una mentalità contraccettiva. Molti uomini insicuri assumono un comportamento basato sul controllo anche nel tentativo di infondere sicurezza alla propria fiducia maschile. Un importante fattore spirituale che non si dovrebbe tralasciare viene poi descritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Ogni uomo fa l'esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Da sempre la loro unione è stata minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall'infedeltà, dalla gelosia e dai conflitti che possono arrivare fino all'odio e alla rottura” (CCC, n. 1606).
Come si possono affrontare questi problemi, cambiando la natura che tende a controllare? Come si può aiutare qualcuno che viene considerato una persona che controlla?
Fitzgibbons: Il primo passo è scoprire questa seria debolezza coniugale. Se i coniugi avessero più fiducia nella presenza di Dio nel loro matrimonio, non avrebbero paura a sottolineare questa difficoltà e a chiedere un cambiamento. Il cambiamento necessario può avvenire con un impegno a crescere nella fiducia in Dio e nel coniuge, con un processo di perdono nei confronti di chi ha danneggiato la fiducia nell'infanzia, decidendo di fermare i comportamenti tendenti al controllo di un genitore, meditando regolarmente sul fatto che è il Signore che controlla, crescendo in tante virtù come il rispetto, la fede, la gentilezza, l'umiltà, la magnanimità e l'amore. Il ruolo della fede può essere molto efficace nel far fronte a questa seria debolezza caratteriale. Abbiamo visto notevoli miglioramenti nella lotta contro questa caratteristica dannosa attraverso la grazia del sacramento della riconciliazione. Esortiamo i cattolici con una tendenza al controllo a cercare la propria guarigione in questo potente sacramento. Le mogli che tendono a controllare beneficiano dall'approfondimento della loro relazione con la Madonna, rivolgendosi a lei come modello e acquisendo le sue virtù, descritte da San Luigi di Montfort nel “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine”. I mariti che controllano possono beneficiare dalla meditazione su San Giuseppe, chiedendogli di aiutarli ad essere gentili, protettivi, sensibili, guide dedite del proprio matrimonio e della propria famiglia.
Come psichiatra, quando suggerirebbe di cercare aiuto all'esterno, rivolgendosi a un sacerdote o a un consulente per guarire le ferite emotive della persona?
Fitzgibbons: Raccomando di recarsi da un sacerdote prima che da un consulente, perché troppi professionisti della salute mentale sostengono l'attuale cultura dell'egoismo. Brad Wilcox, un giovane sociologo cattolico della University of Virginia, ha scritto sull'influenza della salute mentale sul matrimonio: “La concentrazione della rivoluzione psicologica sulla realizzazione individuale e la crescita personale ha portato a vedere il matrimonio come un mezzo per un'etica auto-orientata del romanticismo, dell'intimità e della realizzazione”. “In questo nuovo approccio psicologico alla vita matrimoniale, il primo dovere non era nei confronti della propria famiglia, ma di se stessi; il successo coniugale veniva quindi definito non dal far fronte positivamente ai doveri verso il coniuge e i figli, ma da un forte senso di felicità soggettiva nel matrimonio – da trovare in genere in e attraverso un'intensa relazione con il proprio coniuge”. Crediamo che un sincero impegno da parte di ogni coniuge a crescere quotidianamente nell'autoconoscenza e nelle virtù possa risolvere il conflitto del coniuge con tendenze al controllo senza bisogno di ricorrere a una terapia matrimoniale. Ad ogni modo, sui siti web dei Terapisti Cattolici e della Psicoterapia Cattolica sono disponibili nuove fonti sul matrimonio fedeli all'insegnamento di Cristo su questo sacramento. L'intercessione della Madonna alle nozze di Cana ha portato al primo miracolo del Signore per dare più gioia a una giovane coppia. Esortiamo le coppie cattoliche che lottano con conflitti di controllo e di egoismo a rivolgersi a Lei per un altro miracolo per il loro matrimonio. - Genevieve Pollock - Zenit -

 
 
 

LA MORTE NON E' LA FINE, MA L'INIZIO DI UNA NUOVA VITA. CHI NEGA QUESTA VERITA' DI FEDE NON E' UN CREDENTE

Post n°3015 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
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"La morte non é la fine di tutto, ma solo l'inizio di una nuova vita": lo afferma il noto teologo,sacerdote e docente, professor Renzo Lavatori. Professore, talvolta anche cattolici o gente che va a messa, sostiene di non credere o dubitare affermando che dopo la morte non esiste più nulla: " mi permetta di dissentire decisamente. Questa non é una visione cristiana e cattolica del mondo e chi pensa così, non penso che possa definirsi credente, con tutto il rispetto che questi merita". Insomma, qual é il non facile rapporto tra morte e vita?: " dunque, la morte non é mai la fine di tutto. La morte non trionfa, altrimenti la nostra fede sarebbe un fallimento, meglio chiudere bottega. La morte fisica rappresenta solo il passaggio ad un altro stadio della nostra esistenza, in sostanza la vita cambia, ma non ci viene tolta". E l'esistenza terrena?: " proprio in terra dobbiamo sforzarci, con quello che si potrebbe definire un periodo di prova, e prepararci degnamente alla vita eterna, all'altra dimensione. Quello che facciamo ora sarà il banco di prova per l'altra vita, quando per le nostre azioni saremo giudicati". Che cosa vuole dire?: " che al termine del nostro viaggio terreno, ed in attesa della parusia, la seconda venuta gloriosa di Cristo, ci aspettano due terminal. Il Paradiso, se giudicati saremo ritenuti degni di essere ammessi a contemplare nella gloria il volto di Dio,o l' inferno se la condotta nostra avrà offeso la bontà di Dio. Poi esiste il Purgatorio, diciamo una tappa intermedia per scontare i peccati veniali". In sostanza non bisogna aver paura della morte: " il timore é lecito, per carità. La morte non é un evento naturale, anzi é contro natura perchè cozza con l'istinto della conservazione. Ma questo timore, giustificato da un punto di vista terreno, viene vinto da Cristo che ha sconfitto la dimensione della morte". In che modo si può considerare colui il quale nega la vita eterna?: " spiacevolmente questa tendenza esiste ed é il frutto di una fede che necessita di crescita e di fortificazione. Non bisogna scoraggiare questi fratelli, ma cercare di convincerli dolcemente che esiste una vita eterna, che é la nostra speranza, che da sempre é esistito, sin da Platone, un anelito alla trascendenza. Chi la pensa all'opposto, si abbandona ad una visione materialista del mondo, in base alla quale con la morte tutto cessa. In fondo, questa é una forma di pensare pessimista. Il primo materialista della storia fu Epicuro". A proposito di morte,esiste un popolo che di questa ha un forte concetto, i messicani che in occasione della commemorazione dei fedeli defunti organizzano i tradizionali altari dei morti e depongono sulle tombe dei cari cibi e bevande: " certo, le tradizioni sono una bella cosa e questo attaccamento é apprezzabile nella  ispirazione. Ma nella forma lo trovo pagano, in quanto banalizza l'evento trascendente ". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

INTERNET VA USATO CON CRITERIO: LA NUOVA EMERGENZA SANITARIA

Post n°3014 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"La nuova emergenza? Guardarsi dai danni alla salute che può causare un uso eccessivo e morboso di internet": lo afferma il coraggioso parroco siciliano don Fortunato Di Noto, serio nemico di ogni malefatta cibernetica. Don Di Noto, nel recente messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali, Papa Benedetto XVI ha sostenuto che per una capillare ed efficace evangelizzazione é conveniente utilizzare le nuove e moderne tecnologie: " il Papa ha detto una cosa assolutamente condivisibile, per altro affermata nel passato anche da Giovanni Paolo II. Intendiamoci, internet di per sé non é satana e va usato con criterio, evitando quei fenomeni negativi che sono l'alienazione e la dipendenza". Dipendenza?: " certamente, internet può causare dipendenza. Seri studi americani di medici hanno dimostrato che un uso morboso di internet é causa di disturbi agli occhi, ma anche al cuore. Pertanto non é per niente azzardato sostenere che oggi esista una emergenza sanitaria causata dalla rete e dalla sua eccessiva utilizzazione". Insomma, internet come una rete di pescatori nella quale ci sono pesci buoni e cattivi: " infatti ci sta di tutto, dalle cose di valore e serie, alle porcherie pornografiche messe in giro da gente senza scrupoli. Sta a noi e specialmente alle famiglie, vigilare con la dovuta attenzione che internet non diventi uno strumento di devianza. In sostanza, in internet noi dobbiamo vedere il volto di Dio e fare in modo che i pesci buoni mangino o scaccino quelli cattivi". Un compito non facile: " senza dubbio, ma é una sfida che ci lancia la modernità. Meglio, la lancia alle famiglie e questa sfida si allaccia con quella educativa che i vescovi italiani stanno affrontando. Anche questa della educazione é una reale emergenza". Che cosa pensa della recente aggressione con assassinio da parte di un ragazzo nei confronti del padre mentre assisteva ad un video gioco?: " in questo caso sono della idea che il video gioco abbia nessun ruolo. Si é trattata della esplosione di collera e problemi repressi, la violenza domestica oggi é un grave problema perché in famiglia ci si conosce poco. Meglio, si apprendono le cose spesso quando ormai é tardi. Dobbiamo investire molto sulla famiglia". Che cosa pensa del reato di stalking?: " la mia idea é che si sia lanciato un messaggio serio e giusto, basta con le minacce, le ingiurie, le persecuzioni che non sono solo contro le donne, ma anche ai danni dell'uomo. Io stesso, prete, sono vittima di stalking, quando me ne dicono tante per telefono e in rete e conosco altri sacerdoti molestati da perditempo". Crollo di Favara: " il Vescovo ha lanciato un grande messaggio da condividere. Quella di Favara e di tante parti della Sicilia é una vergogna che grida vendetta davanti a Dio. Si accertino le responsabilità e si prevengano decisamente queste situazioni. Basta con le malefatte". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

DOMENICA 57a GIORNATA MONDIALE DELLA LEBBRA: SANTA SEDE, NECESSARIE NUOVE STRATEGIE

Post n°3013 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Di fronte al propagarsi della lebbra, è necessario che gli Stati diano vita a strategie più efficaci per contrastare questa malattia, squarciare il velo di silenzio che l'avvolge ed evitare lo stigma sociale di chi ne è colpito. E' questo in sintesi l'appello lanciato dal Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, mons. Zygmunt Zimowski, nel suo messaggio per la 57a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra che si celebrerà domenica, 31 gennaio, sul tema “Salviamo la bellezza dell’uomo dalla lebbra”. Secondo i dati più recenti pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha ricordato mons. Zimowski, nel 2009 sono stati registrati oltre 210mila nuovi casi di lebbra, conosciuta anche come Morbo di Hansen. Al giorno d'oggi circa 10 milioni di persone distribuite in 15 nazioni del mondo hanno la vita segnata da questa malattia. La 57a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra sarà dedicata in particolare all'India, il paese che registra attualmente il più alto numero di nuovi casi di lebbra ogni anno, seguita dal Brasile. “Sempre da un punto di vista statistico – ricorda nel messaggio il Capo del Dicastero vaticano –, i Paesi che risultano più colpiti sono in Asia, nell’America Meridionale e in Africa”; mentre “si registrano anche numerosi casi in Angola, Bangladesh, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Indonesia, Madagascar, Mozambico, Nepal e Tanzania”. Un problema che si osserva al giorno d'oggi, scrive mons. Zimowski, è che “nei Paesi economicamente più avanzati sembra che questa malattia sia stata dimenticata, così come lo sono  le persone che ne sono affette”. “Chi ne soffre o, sebbene guarito, ne porti le mutilazioni inconfondibili, è troppo spesso condannato alla solitudine e alla paura, a rimanere come invisibile agli occhi degli altri, della società, dell’opinione pubblica”. “Sul piano sociale – aggiunge – persistono al contempo le paure che,  di norma generate dall’ignoranza, aggiungono un pesante stigma al già terribile fardello che la lebbra comporta anche a guarigione avvenuta”. Inoltre, nonostante il gande impegno di istituzioni, organismi a matrice ecclesiale e non governativi che lottano contro la lebbra e l'esistenza di efficaci cure per contrastarla, il Morbo di Hansen continua a propagarsi. “Mi appello pertanto alla comunità internazionale e alle autorità di ogni singolo Stato – scrive mons. Zygmunt Zimowski –, invitandole a sviluppare e rafforzare le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole più efficaci e capillari soprattutto dove il numero dei nuovi casi è ancora elevato”. A questo proposito il presule sottolinea la necessità di “campagne di educazione e di sensibilizzazione in grado di aiutare, le persone affette ed i loro familiari, ad uscire dall’esclusione e ad ottenere le cure necessarie”. “Maria Salus Infirmorum sostenga i malati nella difficile lotta contro le sofferenze e i disagi provocati dalla malattia e possa squarciare il velo del silenzio con un sempre crescente  numero di atti di vera solidarietà a favore delle persone colpite dalla lebbra”, conclude infine. La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra è stata istituita nel 1954 da Raoul Follereau (1903-1977) e riconosciuta ufficialmente dall'ONU. Lo scrittore e giornalista francese, che dedicò tutta la sua vita a dare un impulso decisivo alla sconfitta di questa malattia, fu completamente trasformato dall’incontro in Costa d’Avorio con un villaggio di lebbrosi, mentre seguiva per motivi giornalistici le orme del futuro beato Charles de Foucauld. La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra assume quest'anno, inoltre, un valore maggiore alla luce della recente canonizzazione, l'11 ottobre 2009, di padre Damiano De Veuster, il padre belga che dedicò la propria vita ai malati di lebbra dell'isola di Molokai (Hawaii), rimanendo con loro per sedici anni prima di morire contagiato anch'egli dalla malattia. - Zenit -

 
 
 

POLITICA ITALIANA: IL SIGNIFICATO DELLA CANDIDATURA DI EMMA BONINO

Post n°3012 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nella politica, come nella storia, vi sono uomini e donne che riassumono nelle loro persone una concezione della vita e del mondo. Il nome di Emma Bonino è, in Italia, il simbolo del laicismo integrale, come in Spagna lo è divenuto quello di José Luis Zapatero. Occorre fare un passo indietro, risalire agli anni Settanta, quando la marcia di conquista del PCI si svolgeva attraverso due linee direttrici: un fronte politico, rappresentato dallo stesso partito di Berlinguer, che tendeva la mano ai cattolici, in nome di un compromesso “a-ideologico” e un fronte “sociale”, incarnato dal Partito radicale di Marco Pannella, che aggrediva ideologicamente, per estirparle, le radici della morale naturale e cristiana. Il Muro di Berlino è caduto, il PCI si è dissolto, ma il processo di disgregazione morale della società italiana è continuato in maniera implacabile. Nessun leader della sinistra rivendica ufficialmente l’eredità di Gramsci e di Berlinguer, ma Marco Pannella ed Emma Bonino, i due protagonisti storici di tutte le battaglie, proclamano con orgoglio la loro identità radicale. C’è insomma un postcomunismo, ma non c’è un “post- radicalismo”: c’è il laicismo puro e duro di chi avanza verso orizzonti trasgressivi sempre più avanzati. Anche quando ha svolto il ruolo di Commissario europeo, Emma Bonino non ha mai dimenticato la sua identità e certamente così sarà, se mai dovesse guidare la Regione Lazio. Al settimanale “Panorama” del 5 novembre 1998, che Le obiettava: «Lei oggi in Europa è importante. Ma Pannella c’è sempre…», la Bonino rispondeva categorica: «Io sono un gruppo, una storia, la sua». La storia di Marco Pannella e del Partito radicale: la storia della “modernizzazione” del nostro Paese attraverso fasi successive e concatenate: divorzio, aborto, eutanasia, educazione sessuale obbligatoria, liberalizzazione della droga, matrimonio omosessuale, provetta selvaggia: non c’è tappa del processo di secolarizzazione degli ultimi quarant’anni che non sia stata fatta propria da Emma Bonino, nessuna trasgressione che non sia stata rivendicata come “conquista civile”. Giuliano Ferrara ha dunque ragione di scrivere: «Quella candidatura è un modello ideologico, un programma di rilancio della peggiore ipoteca laicista a Roma, un tentativo di rivincita sulla chiesa contestata ma non irrilevante del referendum sulla fecondazione assistita, uno schiaffo ai vescovi e ai laici del dies familiae; è anche la definitiva certificazione, se non combattuta, della marginalizzazione della Chiesa dei movimenti, delle battaglie culturali all’insegna della difesa della fede, alleata della ragione, nello spirito pubblico occidentale» (“Il Foglio”, 23 gennaio 2010). È difficile immaginare un personaggio politico che incarni meglio della Bonino la negazione dei “valori non negoziabili” richiamati da Benedetto XVI. Con la Bonino cade ogni possibilità di compromesso e di mediazione. Se c’è un nemico è lì. Ma la Chiesa ha nemici? Questo è il punctum dolens della situazione, emerso dall’inchiesta de “Il Foglio” tra i cattolici di base. Il ritornello è sempre lo stesso: non ci si deve dividere sui problemi etici, né fare la guerra sulle questioni di principi, perché chi evoca l’esistenza di uno scontro lo alimenta. Non importa che la guerra ideologica sia in corso, sotto i nostri occhi; della guerra non bisogna parlare, perché ammetterne l’esistenza significa doversi schierare ed essere costretti a combattere. Ma ciò che caratterizza l’odierna mentalità ecclesiale è proprio il rifiuto della lotta, l’odio per lo scontro morale e per la polemica ideologica e dottrinale. Nelle polemiche, come in ogni guerra, anche solo verbale, si alzano i toni, si infliggono e si subiscono ferite talvolta difficili a rimarginare, si creano inimicizie spesso profonde, in una parola si soffre. Il cattolico di oggi, qualunque posto occupi nella Chiesa, prova istintiva repulsione verso la sofferenza. La sua filosofia di vita è il relativismo, che giustifica ogni forma di edonismo e teorizza il culto dell’io e dell’appagamento dei propri bisogni, all’interno di un ordine delle cose secolare o “mondano” che ha espulso ogni traccia di sacrificio. Il sacrificio implica l’idea di verità e di bene ed è incompatibile con il relativismo religioso e culturale contemporaneo. Esso presuppone una mortificazione dell’intelligenza, che si pieghi alla verità, su una linea esattamente contraria a quella della autoglorificazione del pensiero umano che caratterizza il pensiero moderno e post-moderno. Le radici di questa malattia spirituale affondano, come osserva Francesco Agnoli, nello spirito irenistico e relativistico, penetrato nella Chiesa conciliare, dimenticando che talora è necessario opporsi al mondo, seguendo la via della croce. Il Cristianesimo non concepisce la vita come una festa, ma come lotta e come sacrificio. Una delle ragioni della sconfitta dei cattolici nel secondo Novecento è stata la perdita di questa visione militante cristiana, incentrata sullo scontro tra le “due città” agostiniane. A partire dagli anni Sessanta si è ritenuto che la causa dell’anticlericalismo e del laicismo dell’Ottocento e del Novecento fosse stata l’intransigenza della Chiesa che, condannando il mondo moderno, ne aveva prodotto la reazione. I cattolici hanno mutato il loro atteggiamento verso il mondo moderno, praticando un falso dialogo, ma il processo di scristianizzazione non si è arrestato. L’anticristianesimo è cresciuto al punto che oggi ci troviamo di fronte a una “cristofobia” europeista e a una “teofobia” evoluzionista senza precedenti nella storia. Come stupirsi se le giovani generazioni ritengano che la fede sia una questione puramente personale e che non bisogna dividersi sui problemi etici, respingendo ogni tentazione di “fondamentalismo”? La filosofia soggiacente è quella immanentistica, che postula l’espulsione del sacro da tutti gli aspetti della vita sociale e l’immersione del Cristianesimo nel mondo, con il conseguente assorbimento di tutto ciò che il mondo esprime. Questa filosofia della storia si fonda sul mito, proprio dell’Illuminismo, del mondo diventato “adulto” che deve liberarsi dei valori del passato, appartenenti all’infanzia dell’umanità per accedere ad un livello di vita pienamente razionale. È la cosiddetta “maturità del mondo” di cui parlano Bonhoeffer e Rahner. La liturgia, per il principio lex credendi, lex orandi, dovrebbe esprimere questo processo di irreversibile “mondanizzazione” della realtà e farsi essa stessa, come scrive Rahner, «liturgia del mondo». I cattolici irenisti, che votano la Bonino, sono gli stessi che rifiutano la rinascita liturgica avviata dal Motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI. Nella Messa tradizionale essi intravedono l’antitesi del secolarismo, il richiamo a una concezione trascendente della vita in cui i fedeli di Cristo si propongono di “cristianizzare” il mondo e non di lasciarsi “mondanizzare” da esso. La Messa, il cuore della vita cristiana, non è una gioiosa assemblea, ma il rinnovamento incruento del Sacrificio per eccellenza, quello di Gesù Cristo sul Calvario. E c’è ancora chi crede che solo in quella Croce possa essere la speranza di salvezza del mondo. (R. d. M.)
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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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