ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 14/01/2010

MARIA DONNA DEL VINO NUOVO

Post n°2936 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domenica 17 Gennaio 2010, il vangelo della speranza.

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». [...] E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». [...] Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. - Giovanni (1,1-12)


Chi sa quante volte ci siamo commossi pure noi dinanzi alla sensibilità della madre di Gesù che, con finezza tutta femminile, ha intuito il disappunto degli sposi, a corto di vino, e ha forzato la mano del figlio, troncando sul nascere l'evidente imbarazzo che ormai serpeggiava dietro le quinte. Nel Vangelo c'è un episodio, quello delle nozze di Cana, che gli ultimi approfondimenti biblici ci obbligano decisamente a rivedere, soprattutto per ciò che riguarda il ruolo di Maria. Chi sa quante volte ci siamo commossi pure noi dinanzi alla sensibilità della madre di Gesù che, con finezza tutta femminile, ha intuito il disappunto degli sposi, a corto di vino, e ha forzato la mano del figlio, troncando sul nascere l'evidente imbarazzo che ormai serpeggiava dietro le quinte. Pare certo, però, che l'intenzione dell' evangelista non fosse tanto quella di mettere in evidenza la sollecitudine di Maria a favore degli uomini, o la potenza della sua intercessione presso il figlio. Quanto quella di presentarla come colei che percepisce a volo il dissolversi del piccolo mondo antico e, anticipando l'ora di Gesù, introduce sul banchetto della storia non solo i boccali della festa, ma anche i primi fermenti della novità. Festa e novità, quindi, irrompono nella sala su espresso richiamo di lei. A darcene conferma, c'è nella pagina di Giovanni un particolare tutt'altro che accidentale, che anzi, a ben considerarlo, esplode con la prepotenza di un invadente protagonismo. È costituito dalle sei giare di pietra, per la purificazione dei Giudei. Oscene nella loro immobilità. Ingombranti nella loro ampiezza prevaricatrice. Gelide come cadaveri, perché di pietra. Inutili, perché vuote, agli effetti di una purificazione che sono ormai incapaci di dare. Sei, e non sette che è il numero perfetto. Simbolo malinconico, quindi, di ciò che non giungerà mai a completezza, che non toccherà più i confini della maturazione, che resterà sempre al di sotto di ogni legittima attesa e di ogni bisogno del cuore. Ebbene, di fronte a questo scenario di paresi irreversibile rappresentato dalle giare (di pietra, come le tavole di Mosè) , Maria non solo avverte che la vecchia alleanza è ormai logora e che l'antica economia di salvezza fondata sulle prescrizioni della legge ha chiuso da tempo la sua contabilità, ma sollecita coraggiosamente la transizione. Vede raggiunti i livelli di guardia da un mondo che boccheggia nella tristezza, e invoca da suo figlio non tanto uno strappo alla legge della natura, quanto uno strappo alla natura della legge. Questa non contiene ormai nulla, non è in grado di purificare nessuno e non rallegra più il cuore dell'uomo. Interviene, perciò, d'anticipo, e chiede a Gesù un acconto sul vino della nuova alleanza che, lei presente, sgorgherà inesauribile nell'ora della Croce. «Non hanno più vino». Non è il tratto di una provvidenziale gentilezza che sopraggiunge a evitare la mortificazione di due sposi. È un grido d'allarme che sopraggiunge per evitare la morte del mondo. Santa Maria, donna del vino nuovo, quante volte sperimentiamo pure noi che il banchetto della vita languisce e la felicità si spegne sul volto dei commensali! È il vino della festa che vien meno. Sulla tavola non ci manca nulla: ma, senza il succo della vite, abbiamo perso il gusto del pane che sa di grano. Mastichiamo annoiati i prodotti dell'opulenza: ma con l'ingordigia degli epuloni e con la rabbia di chi non ha fame. Le pietanze della cucina nostrana hanno smarrito gli antichi sapori: ma anche i frutti esotici hanno ormai poco da dirci. Tu lo sai bene da che cosa deriva questa inflazione di tedio. Le scorte di senso si sono esaurite. Non abbiamo più vino. Gli odori asprigni del mosto non ci deliziano l'anima da tempo. Le vecchie cantine non fermentano più. E le botti vuote danno solo spurghi d'aceto. Muoviti, allora, a compassione di noi, e ridonaci il gusto delle cose. Solo così le giare della nostra esistenza si riempiranno fino all' orlo di significati ultimi. E l'ebbrezza di vivere e di far vivere ci farà finalmente provare le vertigini. Santa Maria, donna del vino nuovo, fautrice così impaziente del cambio, che a Cana di Galilea provocasti anzitempo il più grandioso esodo della storia, obbligando Gesù alle prove generali della Pasqua definitiva, tu resti per noi il simbolo imperituro della giovinezza. Perché è proprio dei giovani percepire l'usura dei moduli che non reggono più, e invocare rinascite che si ottengono solo con radicali rovesciamenti di fronte, e non con impercettibili restauri di laboratorio. Liberaci, ti preghiamo, dagli appagamenti facili. Dalle piccole conversioni sotto costo. Dai rattoppi di comodo. Preservaci dalle false sicurezze del recinto, dalla noia della ripetitività rituale, dalla fiducia incondizionata negli schemi, dall'uso idolatrico della tradizione. Quando ci coglie il sospetto che il vino nuovo rompa gli otri vecchi, donaci l'avvedutezza di sostituire i contenitori. Quando prevale in noi il fascino dello status qua, rendici tanto risoluti da abbandonare gli accampamenti. Se accusiamo cadute di tensione, accendi nel nostro cuore il coraggio dei passi. E facci comprendere che la chiusura alla novità dello Spirito e l'adattamento agli orizzonti dai bassi profili ci offrono solo la malinconia della senescenza precoce. Santa Maria, donna del vino nuovo, noi ti ringraziamo, infine, perché con le parole «fate tutto quello che egli vi dirà», tu ci sveli il misterioso segreto della giovinezza. E ci affidi il potere di svegliare l'aurora anche nel cuore della notte. - Don Tonino Bello -

 
 
 

VISITA DEL PAPA NEGATIVA SECONDO IL PRESIDENTE ASSOCIAZIONE RABBINI D'ITALIA

Post n°2935 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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«La visita del Papa alla sinagoga di Roma è un fatto negativo». È una posizione dura quella espressa dal presidente dell'Assemblea rabbinica italiana Giuseppe Laras, che domenica non parteciperà alla storica cerimonia nel Tempio maggiore di Lungotevere De' Cenci. Secondo il presidente dei rabbini italiani, che ha rilasciato un'intervista al Juedische Allgemeine Zeitung, giornale della comunità ebraica tedesca, nulla di positivo può derivare dalla visita di Benedetto XVI, «né per il dialogo ebraico-cattolico, né per il mondo ebraico in genere. L'unica che potrà trarne vantaggio sarà la Chiesa, in particolare nelle sue correnti più retrive. Qualora si verificasse un nuovo motivo di attrito con il mondo ebraico, potrà servirsi di questo evento per ribadire ed esibire la sua sincera amicizia nei nostri confronti». Aggiungendo: «Durante l'attuale pontificato, il 'rapporto fraterno' è diventato sempre più debole». E l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechai Lewy, ha rincarato la dose: «L’antigiudaismo cattolico esiste ancora». Per la cronaca: il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, che accoglierà il Papa insieme al rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, ha dichiarato recentemente di avere da anni la tessera del partito radicale… È proprio una bella compagnia. AUGURI, SANTO PADRE!!!! - www.fattisentire -

Un Rabbino americano difende il Santo Padre ed osserva: sproporzionate le reazioni contro il Papa!

Riportiamo le osservazioni del Rabbino Irwin Kula (nella foto), riportate nel sito on line del Washington Post e da noi tradotte (nonostante lo slang ed il linguaggio a tratti colloquiale: di qui una traduzione che, cercando di rispettare la lettera, violenta qua e là la nostra lingua).
La risposta ebraica ufficiale alla recente decisione del Papa Benedetto XVI di occuparsi della Fraternità S. Pio X e revocare le scomuniche di quattro vescovi (pur non determinandone ancora lo status), dice molto circa lo stato psico-sociale della leadership dell’Ebraismo americano o almeno della leadership che pretende di parlare per gli Ebrei americani. Le certamente snervanti, se non offensive, vedute negazioniste che di uno di quei vescovi, il britannico Richard Williamson, un vecchio uomo oscuro, irrilevante, irritabile, ha esibito alla televisione svedese, ha provocato l’ira di niente meno che la Lega Antidiffamazione, l’American Jewish Committee, il B'nai B'rith International, l’International Jewish Commission on Interreligious Consultations e l’U.S. Holocaust Memorial Museum.
"Questa decisione mina la forte relazione tra Cattolici e Ebrei", hanno protestato. "Siamo stupefatti che il Vaticano abbia ignorato le nostre preoccupazioni", hanno proclamato. Questo avrà "serie implicazioni per le relazioni giudeo-cattoliche" e ci sarà "un costo politico per il Vaticano", hanno minacciato. E da Israele, il Rabbinato Capo in Israele, uno degli establishment religiosi più corrotti nelle democrazie occidentali [sic], è entrato nella mischia mettendo in dubbio l’imminente visita del Papa in Israele. Tutto questo baccano e assalto ansioso, solo per una materia interna alla Chiesa, concernente quella sorta di bilioso, irritabile, volgare, indefinibile tipo – lo zio sudicio che ti imbarazza ogni volta che è in pubblico – che tutti sappiamo esistere [anche] nelle nostre comunità.
Come erede di otto generazioni di rabbini e avendo perso molti parenti nell’Olocausto, sarà una mia impressione, ma questa reazione ebraica mi sembra oltraggiosamente eccessiva. Forse milioni di Ebrei americani si preoccupano che il Papa abbia revocato la scomunica di questo vescovo mai sentito, così che le maggiori organizzazione ebraiche debbano spendere così tanta energia e attenzione a ciò e trasformarla in una causa celebre, degna della prima pagina? Ed è questo il modo di parlare, dopo decenni di fruttuoso lavoro tra religioni per migliorare le relazioni?
Come è che l’opinione di qualche vescovo bilioso senza potere evochi denunce di una crisi nelle relazioni giudeo-cattoliche, nonostante i cambiamenti rivoluzionari negli insegnamenti della Chiesa sugli Ebrei dopo il Vaticano II? Dov’è la "proporzionalità", dove il beneficio del dubbio – un imperativo religioso e spirituale centrale – in risposta a qualcosa che è sicuramente sconvolgente ma che nello schema delle cose è men che insignificante, specie data la storica visita di questo Papa ad Auschwitz, in cui senza ambiguità ha riconosciuto il male perpetrato contro gli Ebrei durante l’Olocausto e in questo modo "si è pentito" per qualsiasi contributo che insegnamenti della Chiesa distorti avessero fornito per preparare il terreno da cui questo male è eruttato? [..] Probabilmente occorreva un po’ di comprensione per ciò che deve significare governare una comunità spirituale (con la quale io dissento su molti punti) di un miliardo e ducentomilioni di persone, cercando di creare un qualche senso di unità da destra a sinistra, dall’estremo liberalismo all’estremo tradizionalismo [..]
Che ne direste di dare a questo Papa, che noi sappiamo essere, col suo predecessore, probabilmente tra i papi più sensibili sui temi dell’antisemitismo, dell’Olocausto, e delle relazioni coll’Ebraismo e con gli Ebrei, un po’ di tregua, dato come sta cercando di medicare la sua propria comunità? E è possibile che il desiderio/speranza/necessità del Papa di ricucire la Chiesa (ha anche cercato il teologo liberale Hans Kueng) possa essere di maggiore importanza, sia per la Chiesa sia invero per la religione su questo pianeta, che il fatto che gli Ebrei siano sconvolti per la revoca della scomunica a un vescovo irrilevante.
Piacerebbe a noi Ebrei essere giudicati per le cose più irose, stravaganti, offensive e stupide che un qualunque rabbino nel mondo ha detto sui Cattolici o i Cristiani? Noi Ebrei non siamo più organizzati per scomunicare, e un rabbino non può essere destituito come fa invece la Chiesa col suo clero, ma sicuramente ci sono singoli rabbini che dicono cose così esecrabili sugli "altri", che pur se ancora chiamiamo quella persona "rabbi", non vorremmo essere giudicati per quello. E non è possibile che riportare Richard Williamson in seno alla Chiesa possa davvero influenzarlo per vedere quanto si sbaglia su questo argomento, visto come la Chiesa è chiara circa l’Olocausto e il suo impegno sulle relazioni giudeo-cattoliche? Dopo tutto il Papa stesso ha detto "Spero che il mio gesto sia seguito dall'impegno da parte loro di fare gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, così testimoniando vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del papa e del Concilio Vaticano II". Non c’è altro modo di interpretare ciò, che concludere che per essere pienamente reintegrati nella Chiesa cattolica, tutti quelli che hanno passato il primo test devono ora passare il grosso ostacolo: o accettare quel che la Chiesa insegna, o restare ai margini. E ciò che la Chiesa insegna, tra le altre cose, è la necessità di rispettare gli Ebrei. Inoltre, non dovrebbe la leadership delle organizzazioni di difesa ebraiche, che a suo credito è probabilmente la più efficiente di qualsiasi altro gruppo etnico o religioso in questo paese, cercare di capire le categorie interne dell’altro, specie dopo decadi di lavoro interconfessionale e intercomunitario? In questo caso, che c’è una differenza tra l’eresia – un’accusa da cui il Papa sta cercando di guarire parte della sua comunità – e la stupidità. E qual è il costo di non vedere la differenza tra eresia e stupidità?
Infine, quando il Papa, nonché funzionari vaticani, hanno detto pochi giorni dopo che le opinioni di Williamson sono "assolutamente indifendibili", e che, nelle parole esatte del Papa, la Chiesa prova "piena e indispensabile solidarietà con gli Ebrei contro ogni negazione dell’Olocausto", dove è stata un po’ di umiltà nella risposta? Non sarebbe stato interessante, nonché eticamente obbligato, per quelli che inizialmente avevano attaccato riconoscere che forse avevano reagito eccessivamente e che sapevano che la Chiesa e specie questo Papa sono molto sensibili a questi argomenti? E spiegare al Papa e alla Chiesa di capire per favore che noi, del tutto a ragione o meno, siamo ancora molto, molto sensibili e molto vulnerabili circa l’Olocausto e che ci dispiace quindi se abbiamo ecceduto nelle reazioni, e che siamo profondamente grati per la non ambigua ripetizione da parte del Papa di ciò che sappiamo essere la sua opinione e l’insegnamento cattolico contemporaneo. -blog.messainlatino -

 
 
 

ECCO LA PROVA VIVENTE DELLA RETE CLANDESTINA DI AIUTI AGLI EBREI DI PIO XII

Post n°2934 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Alcuni settori dell'opinione pubblica hanno chiesto nelle ultime settimane prove concrete degli aiuti offerti da Pio XII agli ebrei durante la persecuzione nazista. Il sacerdote italiano Giancarlo Centioni, di 97 anni, è la prova vivente, perché è l'ultimo membro in vita della rete clandestina creata da Papa Pacelli. Dal 1940 al 1945 è stato Cappellano militare a Roma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e ha vissuto in una casa di sacerdoti tedeschi della Società dell'Apostolato Cattolico - Padri Pallottini -, che l'hanno coinvolto nella rete di salvataggio. "Siccome ero Cappellano fascista, era più facile aiutare gli ebrei", ha dichiarato spiegando i motivi per i quali venne scelto per partecipare a questa rischiosa operazione. "I miei colleghi sacerdoti pallottini, venuti da Amburgo, avevano fondato una società che si chiamava 'Raphael's Verein' (società di San Raffaele), che era stata istituita per l'aiuto agli ebrei", ha rivelato. Uno degli obiettivi della rete consisteva nel permettere la fuga dalla Germania, attraverso l'Italia, verso la Svizzera o Lisbona (Portogallo), motivo per il quale la rete contava su alcuni uomini in ciascuno di questi quattro Paesi. Con il tempo, ne fecero parte anche alcuni ebrei. In Germania, ricorda don Centioni, la società era guidata da padre Josef Kentenich, conosciuto in tutto il mondo come il fondatore del Movimento apostolico di Schönstatt. Questo sacerdote pallottino venne poi fatto prigionero e rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau fino alla fine della guerra. "A Roma, in Via Pettinari 57, il capo di tutta questa attività era padre (Anton) Weber, il quale aveva un contatto diretto con Pio XII e la Segreteria", ha spiegato il sacerdote. Una delle principali attività della rete consisteva nel consegnare passaporti e soldi alle famiglie ebree perché potessero fuggire. "Il denaro e i passaporti venivano dati da padre Anton Weber e venivano consegnati alle persone. Però lui li otteneva direttamente [nel video dell'intervista si può constatare come il sacerdote sottolinei la parola 'direttamente'] dalla Segretaria di Stato di Sua Santità, per nome e conto di Pio XII". "Con me hanno aiutato almeno 12 sacerdoti tedeschi a Roma", prosegue il sacerdote, spiegando che la rete ricevette un aiuto decisivo anche da parte della Polizia italiana, in particolare dal vicequestore di Mussolini, Romeo Ferrara, che lo informava sul luogo in cui si trovavano le famiglie ebree alle quali doveva portare i passaporti, "anche di notte". Tra coloro che padre Centioni aiutò a Roma c'è ad esempio la famiglia Bettoja, ebrea, proprietaria di alcuni alberghi della città. Il poliziotto lo mandò di notte a casa loro vestito da Cappellano militare italiano, perché i soldati tedeschi non lo arrestassero. Il sacedote ricorda nitidamente la paura e la difficoltà dell'operazione, data anche la diffidenza della famiglia che doveva aiutare. "Ho bussato, ma non volevano aprire. Alla fine dico: 'Guardi, io sono un sacerdote, un Cappellano, vengo per aiutarvi, per portarvi un lasciapassare'". "'Lo giuri', ha risposto una voce dall'altra parte della porta. 'Lo giuro, eccomi qua, mi potete vedere attraverso l'occhiolino'". Il sacerdote venne ricevuto dalla signora Bettoja con i bambini. "Ho detto: 'Prima delle 7 andate via di casa con la vostra macchina, perché alla 7 dalla frontiera del Lazio potete andare a Genova'. Fuggirono e si salvarono. E' una delle tante famiglie". Gli interventi della rete iniziarono già prima dell'invasione tedesca in Italia, ha ricordato padre Centioni, e durarono, "almeno per quanto ne so io, anche dopo il '45, perché i rapporti di padre Weber con il Vaticano e gli ebrei erano molto vivi". "Tanta brava gente", dice, pensando soprattutto alle famiglie ebree. "Tra quelli che ci hanno poi aiutato ci sono stati due ebrei che abbiamo nascosto: un letterato, (Melchiorre) Gioia, e un grande musicista compositore di Vienna del tempo, che scriveva le canzoni e faceva le operette, Erwin Frimm". Il sacerdote li nascose in alcune case di Roma, soprattutto nella sua residenza religiosa di Via Pettinari 57. "E loro ci hanno aiutato molto dando indicazioni precise", ha riconosciuto. A volte questo lavoro comportava il rischio della propria vita, come il sacerdote ha potuto ben presto verificare. "Ho aiutato Ivan Basilius, una spia russa, che io non sapevo fosse russo o spia; era ebreo. Purtroppo le SS lo arrestarono e nel taccuino c'era il mio nome. Allora, apriti cielo! Mi chiamò la Santa Sede, Sua Eccellenza Hudal [alto e influente prelato tedesco a Roma], e mi disse: 'Venga qua, perché vengono le SS ad arrestarla'. 'E che ho fatto?', chiesi. 'Lei ha aiutato una spia russa'. 'Io? Che ne so? Chi è?'. Allora sono fuggito". Don Centioni, come Cappellano, conobbe l'ufficiale tedesco Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma e autore dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono assassinati 335 italiani, tra cui molti civili ed ebrei. "Durante il periodo tedesco, dopo che a marzo fecero la carneficina [alle Fosse Ardeatine], dissi a Kappler, che vedevo spesso: 'Perché non ha chiamato i Cappellani militari alle Fosse Ardeatine?'. 'Perché li avrei eliminati e avrei eliminato anche lei'", rispose l'ufficiale nazista. Don Centioni assicura che le centinaia di persone che ha potuto aiutare erano a conoscenza di chi c'era dietro tutto questo, per questo motivo insiste: "Li aiutava Pio XII, attraverso noi sacerdoti, attraverso la 'Raphael's Verein'". L'intervista è stata concessa a ZENIT e all'agenzia multimediale www.h2onews.org , che l'ha pubblicata questo giovedì. Il caso di don Centioni è stato scoperto e analizzato, comparando altre testimonianze, dalla Pave the Way Foundation ( http://www.ptwf.org), creata dall'ebreo di New York Gary Krupp. Di questa intervista ha potuto dare fede l'avvocato italiano Daniele Costi, presidente della Fondazione in Italia. Il racconto trova riscontro documentale nella decorazione concessa dal Governo polacco in esilio a don Centioni (croce d'oro con due spade, "per la nostra e la vostra libertà"). Il sacerdote cita inoltre le manifestazioni di gratitudine che ha ricevuto da parte di alcuni degli ebrei aitutati: i signori Zoe e Andrea Maroni, il professor Melchiorre Gioia, il professor Aroldo Di Tivoli, le famiglie Tagliacozzo e Ghiron, i cui figli poterono salvarsi, raggiungendo gli USA, con passaporti di fortuna procurati loro tramite il Vaticano. - di Jesús Colina - Zenit -

 
 
 

CARI FIGLI, SE NON VIVETE L'EUCARESTIA NON POSSO AIUTARVI

Post n°2933 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Ricordiamo come Cristo è entrato nella vita dei Suoi discepoli mentre essi si stavano dirigendo verso Emmaus (Lc 24,13 35). Camminavano pieni di tristezza, carichi di sofferenza mentre ritornavano a casa. Gesù li ha raggiunti e si è fatto loro compagno di viaggio. Essi Gli hanno parlato con parole piene di sconforto. Lui ha incominciato ad insegnare loro e, iniziando da Mosè e dai Profeti, ha spiegato loro cosa dicevano le Scritture su di Lui. I due Lo ascoltavano con il cuore aperto e sentivano qualcosa che non potevano spiegare: una Presenza, un ardore, una emozione... Il loro cuore ardeva mentre camminavano in compagnia di Gesù. E hanno ricevuto la grazia per credere! Quando sono arrivati a casa, hanno invitato Gesù ad entrare, a cenare, a dormire: "Resta con noi perché si fa sera"... Gesù ha accettato. Si è seduto a tavola, ha benedetto il pane, lo ha spezzato e lo ha spartito. In quell'istante, si sono aperti i loro occhi e Lo hanno riconosciuto: "E' Lui! E' Lui!". Il loro cuore è diventato pieno di luce, di gioia... I loro occhi si sono aperti! Sì, Lo avevano riconosciuto! Non a caso, il loro cuore ardeva mentre gli spiegava i passi della Scrittura, lungo il cammino. Nella Chiesa vi sono due riferimenti sicuri per incontrare il Signore: la Parola e l'Eucaristia. Sono due fonti inesauribili. La Madonna ha parlato spesso dell'Eucaristia, facendo riferimento alla nostra generazione. Non posso dimenticare le lacrime della Madonna quando ci ha parlato per la prima volta dell'Eucaristia: "Cari figli, come è possibile che non sapete vivere l'Eucaristia?... Se non vivete l'Eucaristia, non posso aiutarvi". Carissimi fratelli, che la vostra vita sia l'Eucaristia e che l'Eucaristia sia la vostra vita! Tutte le Chiese che si definiscono cristiane e che hanno negato la Madonna, hanno negato anche la Presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Si, dove la Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, è stata rifiutata, sono stati rifiutati anche l'Eucaristia ed il sacerdozio! Un ragazzo di Washington ebbe un gravissimo incidente con la macchina e divenne infermo. Suo padre, vescovo anglicano della Chiesa Battista e guida spirituale del Presidente Clinton, è un uomo molto devoto. Decise di venire a Medjugorje con sua moglie e pregare per la guarigione del figlio. E fece un voto alla Madonna: "Tutti mi hanno detto che appari in questo luogo. Io sono venuto qui per chiederTi aiuto, per affidarTi la guarigione di mio figlio". Ricevettero la grazia desiderata ed il figlio fii guarito completamente. Quando andai in America, egli mi mostrò la sua grande cappella dove possono stare cinquemila persone. E mi disse: "Io so cosa stai cercando nella mia chiesa... disgraziatamente, non ce l'abbiamo! ... Noi non abbiamo l'Eucaristia, però dal giorno del mio pellegrinaggio a Medjugorje sento che molto presto tornerò alla Chiesa dove c'è l'Eucaristia. L'anno scorso, otto sacerdoti anglicani che hanno peregrinato a Medjugorje, sono passati al cattolicesimo. Avevano un unico desiderio, dopo aver incontrato la Madre del Signore: avevano bisogno di incontrare l'Eucaristia. L'Eucaristia è il cuore, il fondamento della nostra Chiesa cattolica, la sorgente da dove nasce la vita per i membri del Corpo mistico di Cristo. Tutti possono lodare il Signore, tutti possono elevare inni, ma non tutti hanno ricevuto l'educazione nella fede come noi per conoscere che Cristo si è sacrificato come "l'Emmanuele". Non tutti hanno ricevuto la tradizione per celebrare il Mistero della Fede. Non tutti hanno ricevuto la fede. nel Santissimo Sacramento. Il peccato ha separato l'uomo da Dio, l'uomo dall'uomo e, conseguentemente l'uomo si è diviso e disperso. L'Eucaristia è il sacramento dell'unità attraverso cui si riceve la grazia di rimanere uniti. I Padri della Chiesa lo hanno insegnato fin dall'inizio. In quel bell'inno contenuto nella Didachè si cantava: "Come i granelli di frumento, sparsi per la collina, sono riusciti a formare un unico pane, così i fedeli della Chiesa, sparsi in tutto il mondo, formeranno un solo corpo". Nell'Eucaristia, siamo uniti nel Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. La stessa cosa detta per il pane può essere detta per il vino dell'offerta. Non è stato ottenuto con un solo chicco di uva, ma sono tanti e tanti i chicchi di uva pigiati insieme. Così, ricevendo l'Eucaristia non solo ci uniamo a Cristo dimensione verticale, ma restiamo uniti anche agli altri fedeli dimensione orizzontale, formando un solo vino, un solo pane, una sola Chiesa, un solo ed unico Corpo. - P. Jozo - apostolo21@virgilio.it -

 
 
 

EDVIGE CARBONI E LE ANIME DEL PURGATORIO

Post n°2932 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Edvige Carboni, una mistica sarda nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio del 1880 ed in seguito trasferitasi a Roma e là deceduta nel 1952 all’età di settantadue anni fin da giovanissima rinunziò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari provati dalla malattia. Fu arricchita di doni soprannaturali fino ad essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso. Le numerose grazie, seguite alla sua morte, indussero i Passionisti, nel 1968, ad iniziare i processi informativi sulla fama di santità per avviare la serva di Dio alla gloria degli altari. Nella sua biografia è scritto che nel 1950 le apparve una donna che le disse: " Io giaccio morta a tal punto. Sono nel Purgatorio, ma dovrò starci del tempo, perché Gesù non vuole che le donne facciano ciò che fanno gli uomini; desidera che esse restino a casa come ai tempi passati a compiere i loro doveri di mamme e di spose". La donna era precipitata in un burrone durante una scalata a una vetta alpina in compagnia della guida. Edvige Carboni poi scrive nel suo diario: " Mentre pregavo davanti al crocifisso, d’un tratto mi si presentò una persona tutta in fiamme. Sentivo l’orrore di quelle fiamme accese con violenza alle vesti della persona che mi era apparsa. Piansi tanto. Da quelle fiamme sentii una voce, appenata, ma distinta: " Io sono N.N.; il Signore mi ha permesso di venire a te affinché trovi un poco di sollievo per le pene che soffro in Purgatorio. Ti domando per carità di applicare in mio suffragio tutte le tue orazioni, patimenti, umiliazioni e abbandoni, e questo farai per due anni, se chi guida la tua coscienza te ne darà il permesso. La misericordia di Dio è infinita, ma altrettanto infinita è la sua giustizia; e nella gloria del Paradiso non si può entrare, se non si ha pagato fino all’ultimo spicciolo il debito contratto con la giustizia divina. Il Purgatorio per me è pesante perché ho atteso l’ultimo istante per raccogliere la voce di Dio che mi ha chiamato a penitenza". Dal diario della Carboni ancora leggiamo: " Ottobre 1943. mi si è presentata una persona. Non la conobbi; era vestita da ufficiale. "Sono morto in guerra –mi disse -, vorrei delle sante messe: Me le farete celebrare da monsignor Vitali; tu e Paola ( la sorella di Edvige) mi farete delle sante Comunioni". Dopo fatte le Comunioni e fatte celebrare le Messe mi si presentò tutto risplendente e mi disse: " Vado in Paradiso ove pregherò per voi, specialmente per mons. Vitali. Sono russo e mi chiamo Paolo Vischin. Mia madre mi aveva educato nella santa religione, poi crescendo mi sono lasciato trascinare nella condotta non buona. In punto di morte mi pentii e ricordai le belle parole che, bambino, mi diceva la mamma. Gesù buono mi ha perdonato". Mentre Edvige era ancora a Pozzomaggiore in Sardegna, una amica le chiese dei soldi in prestito. Passò del tempo e un giorno Edvige e tale donna erano in chiesa. Edvige si avvicinò e chiese: " potresti restituirmi la somma?", l’altra la guardò storto e gli augurò: " ti colga un fulmine!". Questa maledizione pronunciata nel tempio impressionò Edvige che silenziosamente si allontanò. Nessuno seppe il fatto e anni dopo quando Edvige già viveva a Roma il suo pensiero tornò a quella donna e ne chiese notizie al Signore. La risposta fu: " E’ in Purgatorio e ne avrà ancora per otto anni". Edvige ne fu sinceramente addolorata. Insieme a sua sorella Paolina offrirono per lei suffragi e le applicarono pure le indulgenze del Giubileo del 1950. il Signore le diede una bella notizia. " Domani N. N. sarà in cielo". Erano le prime ore del mattino seguente quando l’antica debitrice le comparve e disse: " Grazie delle vostre preghiere, per le vostre offerte al Signore io salgo alla gloria del cielo. Grazie". Come rileva il professore Ernesto Madau, il suo maggiore biografo, le anime del Purgatorio furono sempre in cima ai pensieri di Edvige e per esse offriva le sue sofferenze ed i suoi rosari, il suo lavoro domestico, le numerose messe che faceva celebrare offrendo la santa Comunione per esse. Qualche mese dopo l’inizio del secondo conflitto mondiale, morì in Sardegna la matrigna della sua carissima amica Vitalia Scodina. Edvige che ne ebbe notizia dalla sua amica, la vide in atto di chiederle la celebrazione di due sante Messe per essere liberata dal Purgatorio; otto giorni dopo, l’apparizione si ripetè e quell’anima rivelò di essere passata in Paradiso; per potersi sdebitare si presentò ancora e sbrigò alcune faccende domestiche. Sempre dal diario di Edvige leggiamo: " Ieri mattina dopo la santa Comunione, mi sentii toccare la spalla ed una voce triste all’orecchio mi disse: " io sono un’anima morta poche ore fa sotto le macerie e sono poche ore che soffro nel Purgatorio; mi sembra un secolo; Dio è severo, Dio è giusto, Dio punisce; prega per me e fa pregare mons. Massimi, come pure Paola e anche Vitalia; pregate, pregate, liberatami da tante tremende pene". La sorella Paolina portò questa testimonianza al processo di beatificazione di Edvige: " Un’altra volta mentre Edvige si trovava sola in casa ricevette la visione del fratello Giorgino; era consumato dalle sofferenze e le disse di non spaventarsi per le sue sofferenze, perché era stato condannato, dal tribunale celeste, a scontare otto lunghi anni di Purgatorio; a motivo di questo la invitava a pregare fervidamente per la sua salvezza. Lasciandola le strinse la mano scottandogliela". La teste Flora Argenti riguardo alla devozione di Edvige per la Chiesa sofferente così depose: " Ella pregava assiduamente per le anime del Purgatorio. Continuamente queste anime purganti, per concessione divina, comparivano a lei perché raddoppiasse le preghiere per la loro liberazione e le lasciavano impronte e scottature del loro fuoco. E spesso io la vidi soffrire per queste piaghe. Allora si moltiplicava per pregare e faceva celebrare sante Messe… dopo la liberazione queste anime si presentavano tutte raggianti di beatitudine eterna a lei per ringraziarla. Ella, nelle estasi, vedeva anime che, appena morte cadevano nell’inferno, ed erano molte, e anime del fuoco del Purgatorio e anime che volavano in Cielo. Nel giorno dei morti vedeva stuoli e stuoli di anime che la ringraziavano e le dicevano di ringraziare le persone che avevano pregato per loro per volare in Paradiso". - don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

CORRADO AUGIAS SI VERGOGNI E CHIEDA SCUSA

Post n°2931 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Asinus asinum fricat: chissà perché Augias ha fatto quelle affermazioni volgari e offensive sulle monache di Lecco, a proposito di Eluana Englaro? Forse proprio perché quello è il suo stile. Dategli qualche 100 euro e dirà e farà quello che il padrone comanda. Caro Augias, parla per te e non accusare gli altri di cose che forse appartengono a te e alla tua cultura, non certo a quella di quelle suore Misericordine, che io personalmente conosco e stimo. E poi, quali saranno le abitudini di quel medico che ti ha passato questa considerazione? I medici che io conosco sono di un'altra stoffa morale.

PER CHI NON LO SAPESSE, ECCO LA NOTIZIA A CUI MI RIFERISCO:

«Sarò molto brutale», ha scandito Corrado Augias durante la trasmissione che conduce all’ora di pranzo su Rai3 e che, ieri, aveva l’ambizione di spiegare «che cos’è la legge». E subito dopo s’è lanciato in questa tirata: «Un medico mi ha detto che se il signor Englaro invece di fare tutto questo putiferio, avesse mollato 100 euro alla monaca, la cosa si risolveva in pochi minuti...». La «cosa» è la vita di Eluana Englaro. I «100 euro» il prezzo della morte procurata della giovane donna. La «monaca» una delle religiose Misericordine che – come madri e sorelle – hanno accudito la giovane disabile negli anni del suo stato vegetativo. Non è solo stato «molto brutale», Augias. È stato sprezzante e volgare. E per amor di polemica ha osato insultare – dalla tv di Stato – la dedizione delle suore di Lecco e di qualunque altra religiosa che si china sugli ammalati negli ospedali del nostro Paese. È intollerabile. Se non era questa la sua intenzione, lo dica chiaro. E, comunque, a ogni «monaca» chieda scusa. - Mangiarotti Don Gabriele - culturacattolica -

 
 
 

HAITI: LA CROCE ROSSA PARLA DI TRE MILIONI DI PERSONE TRA MORTI FERITI E SENZATETTO

Post n°2930 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da diglilaverita
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La Croce rossa parla di 3 milioni di persone fra morti, feriti e senzatetto. I sopravvissuti scavano a mani nude fra le macerie alla ricerca di parenti e amici. Mancano medici e medicine, la gente intona canti tradizionali e preghiere. Fonti di AsiaNews: situazione drammatica, impossibile sapere il numero delle vittime. Port-au-Prince (AsiaNews) – Sono decine di migliaia, forse 100mila le vittime del devastante terremoto di magnitudo 7 che ha colpito Haiti lo scorso 12 gennaio, alle 16.53 ora locale (le 22.53 in Italia). Decine le scosse di assestamento, anche di forte intensità, che sono seguite. La macchina degli aiuti si è messa in moto per portare i primi soccorsi, ma la situazione appare drammatica. Fonti di AsiaNews a Port-au-Prince confermano che mancano "medici e medicine" e il numero esatto delle vittime "non si saprà mai". I morti, secondo alcune voci, potrebbero addirittura superare la tragedia dello tsunami, che nel dicembre 2004 ha causato più di 230mila vittime in tutta l’Asia. Jean Max Bellerive, premier di Haiti, dubita che i morti "siano inferiori a 100mila". In precedenza il presidente René Préval, il cui palazzo ha subito seri danni, aveva parlato di "migliaia" di decessi. "Il parlamento è crollato – conferma il presidente haitiano – alcuni ospedali sono crollati. Molte scuole sono piene di cadaveri". La Croce rossa parla di 3 milioni di persone morte, ferite o senza casa. Non vi sono segnali di operazione coordinate di soccorso, per le persone intrappolate sotto le macerie degli edifici sbriciolati dal sisma. I sopravvissuti sono sconvolti e non vogliono tornare nelle proprie abitazioni, per il timore di nuove scosse, e restano all’aperto in ripari di emergenza. La gente per strada intona canti tradizionali e prega per le vittime. "Cantano perché chiedono a Dio di fare qualcosa. Vogliono che Dio li aiuti. Tutti noi lo vogliamo" afferma Dermene Duma, dipendente dell’hotel Villa Creole, che ha perso quattro familiari. Il presidente Usa Barack Obama ha parlato con il segretario generale Onu Ban Ki-moon e i presidente di Brasile, Canada, Messico e Cile per avviare una azione di aiuti ad Haiti. Stati Uniti, Cina, Taiwan e Unione europea hanno allestito squadre di soccorso; organizzazioni non governative hanno offerto tende, acqua potabile e altri generi di prima necessità. Fonti cattoliche di AsiaNews nella capitale riferiscono di persone "che scavano a mani nude fra le macerie alla ricerca di familiari". Dalle case e dagli edifici pubblici crollati "giungono ancora lamenti e richieste di aiuto". Ad aggravare il bilancio della tragedia vi è l’abusivismo edilizio e il mancato rispetto degli standard minimi di sicurezza. "Haiti è un Paese poverissimo – spiegano – e il 90% delle abitazioni è costruita malissimo". Al momento l’unico ospedale operativo è quello dei soldati Onu argentini, ma "non ha più posti disponibili. Mancano medici e medicine, la realtà è drammatica". Il quartier generale delle Nazioni Unite, un edificio di cinque piani, è stato raso al suolo dal sisma, il più potente nella repubblica caraibica in oltre un secolo. "È impossibile una stima esatta dei morti" conclude la fonte. In una baraccopoli della capitale, ufficialmente, vi sarebbero "circa 70mila abitanti. Da un censimento che abbiamo condotto in passato, il numero delle persone superava le 120mila e avevamo controllato solo la metà delle famiglie. Il numero dei morti non si saprà mai". -AsiaNews 

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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