ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 24/01/2010

SANTO PADRE: ANCHE I SACERDOTI SI AVVALGANO DEL WEB PER EVANGELIZZARE

Post n°2982 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Con la sua variegata presenza su Internet, la Chiesa deve "promuovere una cultura di rispetto per la dignita' e il valore della persona umana". Lo chiede Benedetto XVI nel suo Messaggio per la ‘Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali’ che quest'anno ha per tema: "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola". Internet, spiega il Papa nel testo, "e' una delle strade nelle quali la Chiesa e' chiamata ad esercitare una 'diaconia della cultura' nell'odierno continente digitale". "A voi, carissimi sacerdoti - scrive Ratzinger -, rinnovo l'invito a cogliere con saggezza le singolari opportunita' offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova 'agorà' posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione”. "Con tali voti", il Pontefice invoca sui sacerdoti "la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d'Ars". "Una pastorale nel mondo digitale e' chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verita' non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura", afferma inoltre il successore di Pietro, per il quale "e' forse possibile ipotizzare che il Web possa fare spazio - come il 'Cortile dei gentili' del Tempio di Gerusalemme, da lui evocato nel discorso del 22 dicembre alla Curia Romana - anche a coloro per i quali Dio e' ancora uno sconosciuto". "Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano - sostiene il Santo Padre - una grande risorsa per l'umanita' nel suo insieme e per l'uomo nella singolarita' del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo". "Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire - raccomanda quindi il Papa - che e' tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell'evangelizzazione". "Pure nel mondo digitale - auspica Benedetto XVI - deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non e' una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realta' del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanita' smarrita di oggi, che Dio e' vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda". "Chi meglio di un uomo di Dio - si chiede Ratzinger in riferimento al tema di quest'anno della ‘Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali’ - puo' sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell'ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realta' di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro?". "Compito di chi, da consacrato, opera nei media e' quello - ricorda il Pontefice - di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualita' del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo 'digitale' i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l'opportunita' di educarsi all'attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale". Per il Papa teologo, l'annuncio del Vangelo "potra' cosi' prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinche', attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle citta' e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verro' da lui, cenero' con lui ed egli con me". Internet, dunque, rappresenta "una grande opportunita' per i credenti", in particolare "per far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini a scoprire il volto di Cristo". "Nessuna strada - rimarca il Santo Padre - puo' e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre piu' prossimo all'uomo". "I nuovi media - osserva Benedetto XVI - offrono innanzitutto ai sacerdoti prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesu', il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci". Questo, senza dimenticare, pero', che "la fecondita' del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione". "Compito primario del sacerdote e' quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti", evidenzia ancora il Pontefice. Un tema, rileva, che "si inserisce felicemente nel cammino dell'Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilita' di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola". "I moderni mezzi di comunicazione - infatti - sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunita' ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a piu' vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre piu' importante ed utile l'uso nel ministero sacerdotale". E di fatto, "per dare risposte adeguate a queste domande all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile". Per il Papa, inoltre, "il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacita' di espressione pressoche' illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all'esortazione paolina: Guai a me se non annuncio il Vangelo!". "Con la loro diffusione - prosegue il Messaggio -, la responsabilita' dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa piu' impellente e reclama un impegno piu' motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all'inizio di una 'storia nuova', perche' quanto piu' le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre piu' intense e il mondo digitale ampliera' i suoi confini, tanto piu' egli sara' chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola". Internet è una "grande opportunità" per la Chiesa e la sua missione evangelizzatrice, "tuttavia, la diffusa multimedialita' e la variegata 'tastiera di funzioni' della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un'utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il Web solo come uno spazio da occupare". Ecco, allora, rammenta Benedetto XVI, "ai sacerdoti e' richiesta la capacita' di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedelta' al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunita' che si esprimono ormai, sempre piu' spesso, attraverso le tante 'voci' scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, Siti Web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi". "Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il sacerdote - e’ l’analisi del Santo Padre - potra' far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini a scoprire il volto di Cristo, coniugando l'uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualita' sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore". Ad ogni buon conto, conclude il Papa, "piu' che la mano dell'operatore dei media, il presbitero, nell'impatto con il mondo digitale, deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della Rete". Petrus

 
 
 

SAN FRANCESCO DI SALES PATRONO DEI GIORNALISTI

Post n°2981 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Francesco nasce nel 1567, al castello di Thorens, in Savoia, a qualche lega di distanza sia da Annecy, a sud, e sia da Ginevra, a nord. I primi anni di scuola li trascorre nei collegi di La Roche e di Annecy, gli studi umanistici e l’anno di filosofia a Parigi, al collegio Clermont (che presto verrà chiamato Louis-le-Grand), infine studia diritto a Padova. La famiglia lo ha infatti destinato alla magistratura. I viaggi gli aprono lo spirito: a Padova, frequenta alcun i protestanti, e persino degli atei, dimostrando sempre la propria benevolenza nei confronti degli uni e degli altri. Scopre che l’uomo è un essere mutevole, diverso, e che di conseguenza è importante non imporre nulla, bensì convincere, o meglio dire sempre ciò che si pensa e aspettare che l’altro tragga da solo le conclusioni. Probabilmente Francesco ha qualcosa di Michel de Montagne, maggiore di lui di un quarto di secolo, eccetto, però, lo scetticismo. Francesco, per parte sua, è un cattolico sicuro della sua fede, a tal punto che non diventerà magistrato, ma prete, prevosto del capitolo di Annecy e, a tale titolo, riceverà l’incarico di diffondere la fede cattolica in tutta la contrada limitata a nord dal lago Lemano, passata più o meno di forza al protestantesimo calvinista. Quasi alla fine della sua vita, scrivendo al Papa annoterà: “ quando giungemmo in questa regione si potevano contare un centinaio di cattolici appena. Oggi, rimangono appena un centinaio di eretici”. Quando predica, di fronte alle sue pecorelle, Francesco di Sales non entra mai in dotte disquisizioni dottrinali, che lascia ai dottori della Sorbona o a teologi illuminati. Egli cerca di chiarire i percorsi della preghiera, di far comprendere ai suoi fedeli come anche la vita di tutti i giorni possa trasformarsi in preghiera. La sua santità personale, la sua autorità morale, la sua dolcezza attirano numerosi laici, tra i quali alcune dame della nobiltà che si consultano con lui per avere consigli. Una sua giovane parente, Mme de Charmoisy, affascinata dalla sua predicazione, lo persuade a iniziarla alla preghiera verbale. All’inizio, egli le scrive delle lettere, poi dei brevi trattati di argomenti vari, che si fanno sempre più abbondanti con i progressi dell’allieva, la quale ama condividerne la lettura. Presto, verrà chiesto al giovane prelato di raccoglierli in volume, giacché Francesco è diventato vescovo di Ginevra, feudo del protestantesimo che obbliga i vescovi all’esilio di Annecy. Francesco ha già pubblicato Le Controversie, nel 1595, e La difesa dello stendardo della santa Croce, nel 1600, ma ha anche dei doveri nei confronti dei fedeli e verso l’amministrazione dell’intera diocesi. Deve dare al popolo sviato di Ginevra l’esempio dell’ortodossia cattolica, riformare le abitudini del clero, istruire nuovi sacerdoti, cercare di placare, a Parigi come a Lovanio, interminabili dispute a proposito della grazia, continuare ad accordare il suo appoggio all’ordine della visitazione, che la sua penitente  Jeanne de Chantal ha da poco fondato, organizzare ovunque opere di carità. Come trovare delle ore da dedicare alla scrittura? I suoi amici insistono; Francesco di Sales riprende dunque la penna e decide, per non perdere troppo tempo, di riunire le pagine già scritte per Mme de Charmoisy. Egli le cuce con abilità, sviluppando qualche punto toccato in precedenza che gli sembra essenziale, e conservandone il semplice tono epistolare, chiamando la destinataria Filotea (colei che ama Dio). “Voi aspirate alla devozione, carissima Filotea, perché, essendo cristiana, sapete che è una virtù immensamente gradita alla divina Maestà…”. Comincia con queste parole l’opera che l’autore intitolerà Introduzione alla vita devota e che terminerà l’8 agosto 1609. Me de Charmoisy non è un’erudita ed il vescovo si rivolge a lei in maniera semplice, diretta. Appartiene al mondo, possiede la cultura delle persone del mondo; per questo Francesco illustra i suoi insegnamenti con immagini tratte dalla vita quotidiana, talvolta di una freschezza gradevolissima, sempre di buon senso. Mme de Charmoisy è arguta, un po’ troppo scrupolosa, preoccupata di non capire perfettamente ciò che Dio si aspetta da lei, di una grande onestà intellettuale: il direttore spirituale ha fiducia in lei, si appella alla sua logica, la rassicura spiegandole le Sacre Scritture o raccontandole le vite dei santi. Ancora oggi, leggere l’Introduzione significa  scoprire non tanto un autore, quanto piuttosto un uomo che non opprime mai il lettore con la sua scienza o la sua autorità. La grande novità del libro, che  è opera di un vescovo, un dottore in teologia, consiste nel proporre la vita devota, ossia la vita cristiana in tutta la sua pienezza, ai laici di qualsiasi estrazione. Perché ognuno di noi è chiamato alla santità, ovunque si trovi e qualunque cosa faccia. Francesco di Sales insegna a tutti un metodo semplicissimo, naturalmente graduale, comodo, per lottare contro il peccato e l’abitudine al peccato, per praticare le virtù, grandi e piccole, così da lasciare che la preghiera riempia progressivamente la vita. Ogni occasione è buona per rivolgersi a Dio, ed egli fornisce i dettagli della santificazione della vita nel mondo, senza trascurare di dare conforto a coloro che arrancano o cadono. Francesco di Sales, in quest’opera, tiene infatti in gran conto il cuore degli uomini, che egli conosce bene: sia il proprio, sia quello di coloro che dirige. Molte sue osservazioni, per esempio nelle pagine sull’inquietudine e la tristezza, sono talmente esatte, talmente dettagliate anche, che tutto il Seicento ne trarrà ispirazione. E infatti, una folla entusiasta di credenti si getterà sul libro e vi imparerà a pregare: a pregare come si deve, interiormente, dunque a vivere come si deve, con umiltà. La salvezza è offerta a tutti; Dio, il quale è grazia e perdono, è sempre presente, la volontà dell’uomo resta fondamentalmente libera di raggiungerlo. In tutta l’opera, l’autore si rivolge al lettore con compassione. L’Introduzione alla vita devota è decisamente uno di quei libri che illuminano meglio il sorriso di Dio. “O Dio, esclamate, perché non vi miro io come Voi sempre mirate me? Perché, mio Signore, pensate a me tanto spesso, e perché io così di rado penso a Voi? Dove siamo, o anima mia? La nostra vera dimora è Dio, ma dove ci troviamo noi?”. Fin dal 1650, l’Introduzione alla vita devota venne tradotta in diciassette lingue. Morì a Lione il 28 dicembre 1622. La Chiesa beatificò Francesco di Sales nel 1662, poi lo canonizzò nel 1665 ed in tal modo, essa consacrava l’Introduzione alla vita devota: il santo libro diventava il libro di un santo, e la sua diffusione rimase prodigiosa. La sua festa liturgica si celebra il 24 gennaio perché in questo giorno i suoi resti mortali furono trasferiti ad Annecy, dove trovarono sepoltura definitiva. All’indomani della guerra del 1870, nel corso del concilio Vaticano I, l’episcopato tutto volle, ancora una volta, attingere alla fonte del santo vescovo di Ginevra. Pio IX, nel 1877, proclamò Francesco di Sales dottore della Chiesa e Pio XI lo designò Patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI

Post n°2980 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

SETTIMO GIORNO

“Testimoniare nella speranza e nella fiducia”

“Perché avete tanti dubbi dentro di voi?” (Lc 24, 38)

Giobbe 19, 23-27
   

Lo vedrò accanto a me

Salmo 63(62), 1-12
   

Sono assetato di te

Atti 3, 1-10
   

Quello che ho te lo do volentieri

Luca 24, 36-40
   

Sconvolti e pieni di paura

Commento:

Nel loro cammino di vita e di fede, tutti i cristiani sperimentano momenti di dubbio. Quando i cristiani non riescono a riconoscere la presenza del Cristo risorto, l’essere insieme talvolta aggrava questi dubbi, invece di alleggerirli.

La sfida che i cristiani devono affrontare è di continuare a credere che, anche quando non vedono o non percepiscono Dio, Egli rimane con loro. Le virtù di fede, speranza e fiducia permettono loro di testimoniare che la fede va oltre le loro stesse possibilità.

Il personaggio di Giobbe ci offre l’esempio di un uomo che ha affrontato prove difficili e tribolazioni, ed ha persino dibattuto con Dio. Nella fede e nella speranza, tuttavia, egli ha creduto che Dio sarebbe rimasto accanto a lui. La medesima convinzione e la stessa fiducia caratterizzano l’azione di Pietro e Giovanni, nella guarigione dello storpio narrata negli Atti. La loro fede nel nome di Gesù permette loro di testimoniare con potenza a tutti i presenti. La preghiera del salmo di oggi riflette il nostro profondo desiderio dell’amore misericordioso di Dio.

Il nostro incontro durante questa Settimana di preghiera permette alle nostre comunità di crescere nella condivisione della fede, della speranza e dell’amore. Noi rendiamo testimonianza all’amore misericordioso di Dio verso l’unica Chiesa che siamo chiamati ad essere. Maggiore sarà la nostra testimonianza insieme, più vitale sarà il nostro messaggio.

Preghiera:

O Dio della speranza,
mostraci il tuo disegno di unità nella Chiesa,
e facci superare i nostri dubbi.
Accresci la nostra fede nella tua presenza
affinché tutti coloro che professano la fede in te
possano adorarti insieme in spirito e verità.
Preghiamo in modo particolare per quanti sono nel dubbio ora,
per coloro che vivono nell’ombra del pericolo e della paura,
rimani con loro, o Dio, e dona loro la tua presenza consolatrice. Amen.

Domande per la riflessione personale

1. Come affronti le tue paure e i tuoi dubbi?

2. In quale modo tu stesso, con il tuo comportamento, potresti essere causa di paura o di ansietà per gli altri?

3.Quando sei riuscito ad affrontare le tue stesse paure e dubbi, superandoli e dando così testimonianza della tua fede in Cristo?

4. In quale modo le comunità cristiane possono incoraggiarsi reciprocamente nella fede e nella speranza?

[Innamorati di Maria]

 
 
 

MEGLIO I DIRETTORI SPIRITUALI DEGLI PSICOLOGI

Post n°2979 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Sa che cosa le dico"?. No, Eccellenza: " meglio i cari, vecchi direttori spirituali di una volta degli psicologi. Curvano le anime e non chievano soldi". Lo afferma il Vescovo Emerito di Foligno, Monsignor Arduino Bertoldo. Il Vescovo precisa: " riconosco che psicologia e psichiatria, se ben utilizzate, con attenzione e attaccamento deontologico, sono cose importanti e da prendere in considerazione. Ma in molti casi così non avviene, anzi". Che cosa accade?: " che persone sicuramente laureate, ma del tutto incapaci, si improvvisano maestri di coscienze, interpreti di sentimenti, assecondano ogni capriccio con la giustificazione che non bisogna reprimere e negano ogni verità elementare con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti". E allora?: " negli ultimi tempi, grazie anche ad influenze americane, si é ricorso con eccessiva indulgenza alla psicologo come fosse la panacea di ogni male. Intanto queste cure sono costose e dalla durata incerta, poi spesso risultano esose ogni oltre limite e tollerabilità. Oggi fortunatamente ci si va un poco meno". Il vecchio e talvolta dimenticato direttore spirituale fungeva da psicologo: " vero, curava le anime e in parte  sapeva leggere nelle teste delle persona dando consigli sensati. Poi era una terapia gratuita, bastava solo una buona dose di umiltà. Lo ripeto, io non contesto, sarei retrivo, la validità delle due scienze, ma ve ne é stato uso e abuso. Poi, la psicologia specialmente, é zeppa di relativismo e non da punti fermi. Ciascuno interpreta come vuole, spesso con visioni stravaganti". Che cosa non le va negli psicologi?: " quella loro saccenteria che sconfina nella onnipotenza della scienza sulla complessità umana. E poi tendono a sminuire il senso del peccato nel nome di una libertà fittizia e senza remore". Che cosa ha prodotto il ricorso tanto massivo sul lettino dello psicologo?: " la mancanza di valori e la incertezza dovuta anche a debolezza della fede, se la fede fosse maggiormente radicata, non ci si abbandonerebbe ad una scienza tanto misteriosa quanto aleatoria come la psicologia. Non ne parliamo poi di oroscopi a maghi". Passiamo ad un tema storico. Ultimamente é tornata alla ribalta la figura di Pio XII, che ne pensa?: " fu un grande Papa. Un uomo santo che io ho apprezzato per linearità di fede e dottrina quando ero studente. Mi ha sempre colpito la sua semplicità unita alla ieraticità, oggi spesso latitante". Eppure parte degli ebrei lo contesta?: " cose inesatte. Lui aiutò gli ebrei con saggezza e prudenza. Certe critiche davvero non contano e quando la storia avraà definitivamente illuminato il campo si vedrà chi mente e chi no. Le contestazioni non sono una tragedia, basta saperle sopportare con santa rassegnazione. I ministri della cattiveria sono sempre attivi". In una trasmissione televisva l' ebreo Lerner ha raffigurato il crocefisso con ai lati Craxi e Berlusconi, condivide?: " assolutamente no. Lo trovo sconveniente e poco serio. Se lo avessero fatto a Maometto lo avrebbero per lo meno assalito". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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