ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/01/2010

FOLLA PER LA VEGGENTE IVANKA IVANKOVIC

Post n°2905 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’era Roberto, ex carcerato, Giulio devoto alla Madonna da sempre e Filippo, 5 anni, bloccato dall’atrofia spinale sin dalla nascita: tutti insieme per ascoltare il messaggio di Ivanka Ivankovic, la 41enne veggente di Medjugorje arrivata ieri a Sarzana per la prima di due conferenze. «Porto in giro per il mondo il messaggio di pace della Madonna» le sue prime parole all’arrivo a Sarzana. L’attesa era enorme, le aspettative rispettate: esauriti in pochissimo tempo i posti numerati all’auditorium del «Parentucelli», i fedeli hanno riempito l’attigua palestra e la chiesa di San Francesco dove erano stati allestiti due maxischermi. Oltre 1500 persone arrivate dalle province di Spezia e Massa per ascoltare la storia di Ivanka e il suo messaggio di fede.  Prima di iniziare la conferenza, la veggente croata ha incontrato Filippo, un bimbo di 5 anni di Ceparana affetto da atrofia spinale (una malattia che inibisce tutti i movimenti) portato a Sarzana dai genitori Valeria e Carlo. Dentro, nell’auditorium, tanti disabili, anziani, «grandi peccatori» come si autodefinisce Roberto, 63enne spezzino «con un passato di droga e carcere». «Un gruppo di amici mi ha portato a Lourdes — racconta — e lì sono rinato». Vicino a lui Giulio, reduce da un viaggio a Medjugorje dove ha incontrato un’altra veggente, Viska. In religioso silenzio, dopo il rosario recitato tutti insieme, hanno ascoltato Ivanka che aiutata inizialmente da un’interprete, ha raccontato la sua vita dalla prima apparizione della Madonna sui monti di Medjugorje insieme all’amica Miriana, ai problemi nati subito dopo aver raccontato cosa le era successo. «Gli adulti — ha raccontato — mi hanno tirato le mele addosso, non credevano alla mostra storia così come medici, psicologic e poliziotti. La notte della prima apparizione non la scorderò mai: non capivo se quanto accaduto era realtà o se ero impazzita». Tutto vero invece, come le apparizioni giornaliere fino al 1985 quando «la Madonna mi ha detto che mi sarebbe apparsa ogni anno il 25 giugno: per anni mi sono chiesto perchè abbia scelto me». Particolarmente toccante la parte finale del racconto, fatto da Ivanka in italiano.  «E’ un’emozione vedere qui tanta gente, vuol dire che la gente ha fede nella Madonna e vuole ascoltare il suo messaggio di pace». Ivanka è arrivata a Sarzana pochi giorni dopo l’arrivo a Medjugorje del Cardinale Christoph Schonborn, prima eminenza a celebrare messa nella cittadina croata e ad esprimersi chiaramente a favore dei veggenti. «Persone stupende — ha aggiunto nella sua testimonianza Paolo Brosio — che io difendo a spada tratta». Il giornalista pisano ha raccontato come si è avvicinato alla fede «dopo tre grandi dolori, la morte di mio padre, guai con un’attività imprenditoriale e la fine del mio matrimonio. La mia vita era solo lavoro, donne e soldi: un giorno ho sentito dentro la voglia di pregare la Madonna. E’ stato l’inizio della redenzione» raccontata anche nel suo libro «A un passo dal baratro». - Claudio Masseglia - lanazione-ilsole24ore -

 
 
 

LA TRATTA DELLE SPOSE-BAMBINE: ALLARME NEL SUD DEL MESSICO

Post n°2904 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Guadalupe aveva 17 anni quando suo padre, dieci an­ni fa, le ordinò di sposarsi con Manuel. La ragazza non l’aveva mai visto ma non poteva rifiutarsi: l’uomo – di quindici anni più vec­chio – aveva offerto per lei settemi­la pesos (poco meno di 550 dollar i). A Santa Maria de Asuncion – un mi­nuscolo Paese sperduto nella regio­ne di Oaxaca, nel Sud del Messico –, dove Guadalupe è nata, la “com­pravendita” delle donne è un’usan­za diffusa. Qui – come nei vicini Sta- ti di Chiapas, Guerrero, Veracruz, Ta­basco, Campeche – dove l’80 per cento della popolazione è india, la gran parte dei matrimoni è combi­nata da parenti e capi-villaggio. U­na tradizione antica: secondo le leg­gi indigene, sono i familiari della ra­gazza a scegliere il marito adatto a lei. Quest’ultimo deve “guadagnar­si” il consenso con un’offerta. Che, per secoli, è stata simbolica: sacchi di grano, sementi, un capo di be­stiame. Negli ultimi anni, però, la “dote” si è trasformata in un vero e proprio prezzo, fissato in dollari. A pagarlo, sempre più spesso come hanno dimostrato recenti indagini della Procura generale, non sono a­spiranti fidanzati ma i “mercanti di donne”. Trafficanti senza scrupoli che si recano nelle zone più povere del Messico – il Chiapas è al secon­do posto nella classifica nazionale delle regioni più emarginate – alla caccia di ragazze da “acquistare” e rivendere nel mercato della prosti­tuzione, della pornografia o del la­voro clandestino. In altri parti del Messico o all’estero, soprattutto ne­gli Stati Uniti. I malviventi pagano circa 2. 300 dollari. Ma il costo varia in relazione all’età della giovane. Per una bambina di 12 anni – rivelano le inchieste –, sono disposti a sbor­sarne anche 6mila. Per le famiglie, questo denaro è l’unica speranza di sopravvivere, come ha sottolineato il Centro per i diritti umani Tlachi­nollan. Nel 2009, l’Istituto naziona­le delle donne (Inmujeres) ha de­nunciato che varie bambine di Oaxaca, Guerrero e Chiapas sono state «acquistate da famiglie bene­stanti della capitale» come “came­riere”. «È una forma di schiavitù – ha di­chiarato la direttrice dell’organizza­zione Rocio Gaytan –. È una vergo­gna che si ritorni a pratiche di que­sto tipo». Altre, invece, vengono por­tate dai presunti mariti nei postri­boli di Tijuana e Juarez o, attraverso il deserto di Sonora, in quelli degli Stati Uniti. Non esistono cifre uffi­ciali del fenomeno. Secondo un re­cente rapporto dell’Ong “Coalizio­ne contro il traffico di donne” ben cinque milioni di ragazze dell’Ame­rica Latina sarebbero vittime di trat­ta. Un decimo sarebbero messica­ne. Un affare miliardario – da 7 a 12mila milioni di dollari in base ai dati dell’ufficio Onu per la preven­zione della delinquenza, Unadoc – per le bande criminali. Il governo messicano sta cercando di intensi­ficare i controlli nelle aree “a rischio” per fermare la compravendita di donne. Un compito non facile perché il fe­nomeno è radicato nella cultura lo­cale. Lo Stato, però, non rinuncia a combatterla. A Oaxaca, per esem­pio, l’Istituto per la donna ha co­minciato una campagna per rende­re le ragazze consapevoli del loro di­ritto a scegliersi il marito. E per con­vincere le famiglie a non vendere le figlie agli sconosciuti. La strada da fare è ancora lunga. - Lucia Capuzzi - Avvenire -

 
 
 

CARISSIMA SARA, AUGURI PER IL TUO BATTESIMO E QUELLO DEL BAMBINO CHE PORTI IN PANCIA

Post n°2903 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Carissima Sara, questa lettera vale doppio perché deve avere come risultato due battesimi: il tuo e quello del bambino che porti in pancia. Se fallisco, fallisco due volte, e sento che il rischio è forte perché tu sei una lettrice di riviste femminili, monumenti cartacei che vengono innalzati ogni settimana e ogni mese per celebrare lo stato di natura, patinate volgarizzazioni del pensiero di uno degli uomini più imbecilli e pericolosi mai venuti al mondo, Jean-Jacques Rousseau. Ti sfugge il nesso? Quando i pubblicitari chiesero alla neo-direttora Maria Laura Rodotà a quale tipo di donne fosse rivolto Amica, la sventurata rispose: “Alle stronze”. È tale colei che crede di essere cultura ma è natura quasi pura perché è inchiodata alla sua biologia, alla sua anagrafe (infatti il parametro più importante per i pubblicitari è l’età). A lei non gliene frega nulla del battesimo […]. La sua idea base è l’autosufficienza. Sbaglia anche in questo. René Girard ha scritto: “La maggioranza delle produzioni hollywoodiane e televisive si basa sulla falsa nozione romantica dell’autonomia dell’individuo e dell’autenticità del suo desiderio”. La formulazione sarebbe perfetta se al massimo filosofo vivente (ovviamente cattolico) non fosse sfuggito il romanticismo degradato a commercio di creme che è tipico delle riviste femminili. Ma il punto è colpito con precisione: l’idea corrente che le moderne testoline siano dedite a liberi fantasticari, mentre invece è il mondo a decidere che cosa devono sognare, ingozzandole di immagini con la stessa malagrazia dell’allevatore che infila l’imbuto nella gola delle oche all’ingrasso, per imbottirle di mangime e gonfiare i fegati. Michela Gattermayer quando ha dovuto lanciare Velvet, l’allegato moda di Repubblica, ha parlato della necessità di “rompere le barriere”. Affinché il desiderio possa dispiegarsi senza più limiti, suppongo. Nessuno ha fatto notare che più il desiderio si espande e più diminuiscono le possibilità di soddisfarlo: allargare l’aria della frustrazione, ecco lo slogan segreto di questa stampa diabolica.
Il battesimo va in direzione opposta, non ti carica di desideri capaci di schiacciarti, deformarti, indebitarti, intristirti, bensì te ne libera. Con il primo sacramento istituito direttamente da Cristo diventi parte di un tutto e non sei più da sola a fronteggiare il mondo. Questo rito bimillenario (l’acqua versata sulla testa per tre volte mentre viene invocato il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) “ci toglie dalla balìa del potere che occupa e dirige le coscienze illudendole della loro autonomia”, per usare le parole di don Giussani, un prete brianzolo che mi accorgo di saccheggiare spesso. Seguire Cristo oppure ubbidire agli uomini, la vita si può sintetizzare così. Adesso è venuto il momento delle definizioni fondamentali e mi viene la tentazione di copiare tal quali le parole del Catechismo sull’argomento. Però evito. Non dico che non siano importanti ma nella loro faticosa verità fanno barcollare anche me, abituato a sbadigliare sui libri di teologia, figurati l’effetto che possono fare su di te che sei assuefatta al linguaggio ruffiano delle 6 riviste a cui, non so come, non so perché, ti ritrovi abbonata: Amica, Flair, Vanity Fair, Vogue (“Bellissimi gli speciali di Vogue pelle, tremendamente belli”), Cucina moderna (“Gravissimo errore, il più errore di tutti” e questo tuo giudizio mi conforta, vuol dire che conosci il pentimento), Domus (“All’ennesimo numero su Rem Koolhaas mi è venuta la nausea, però graficamente è curata benissimo e la carta è così spessa, direi possente”). Tralasciando la carta possente: Domus? Anche Domus? Possibile? Ma sì, come no, dovevo arrivarci da solo: oggi le donne si dedicano all’architettura come un tempo a ricamo e cucito. Dal Catechismo estraggo solo poche righe essenziali: “Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione” [...]. Sono molto preoccupato: dev’essere successo qualcosa di tremendo in Italia nell’ultimo quarto di secolo se una ragazza nata negli anni Ottanta, per giunta cresciuta fra cupole e campanili ad Albano Laziale, a due o tre chilometri da Castel Gandolfo, non è stata battezzata e non sa nemmeno come si faccia il segno della croce. Non sei mica figlia di anarchici carrarini o di satanisti torinesi eppure te l’ho dovuto insegnare come lo si insegna ai bambini, quella volta che siamo entrati in Santa Maria degli Angeli. E’ passato del tempo, ti ricordi ancora come si fa? Ti è capitato di segnarti in altre occasioni? Negli anni Ottanta erano ancora vivi i nostri nonni, i miei, i tuoi, i nonni di tutti. Potevamo approfittarne, riscaldarci con gli ultimi fuochi di un catechismo domestico che stava spegnendosi con loro. Me la ricordo come fosse oggi, mia nonna che si segna al passaggio di un’ambulanza. Potevamo raccogliere il testimone, tenere acceso il fuoco, ma non lo abbiamo fatto perché pensavamo che il compito fosse di qualcun altro. Qualcun altro chi, se i nostri genitori erano i primi a fregarsene? “Una cultura può estinguersi come la fiamma di una candela” diceva Konrad Lorenz che ho appena riletto e mi sembra attuale come non mai. Basta che una generazione salti, basta che per vent’anni tutti pensino solo ad abbronzarsi a Sharm-el-Sheikh o a Varadero o sull’atollo, ed ecco che nel 2010 il tuo bambino rischia di non avere nessuno che gli insegni le preghiere. Non si può vivere senza e tu lo sai meglio di me. Quando stavi male e temevi di abortire, me l’hai raccontato, ti sei stesa sul letto e hai cominciato a pregare con parole tue che grazie a Dio sono risultate efficaci. E’ andata bene perché non sapevi le parole delle preghiere ma sapevi che le preghiere esistono. E se non avessi saputo nemmeno questo? In che cosa avresti trasformato la tua angoscia? Un uomo impossibilitato a pregare mi fa venire in mente i cani a cui vengono tolte le corde vocali prima di sottoporli a vivisezione, per non farli abbaiare.
Vogliono farci scendere nel gorgo muti, come in quella poesia di Pavese, ma non ci riusciranno. Tanto per cominciare tu entrerai nella Chiesa orante, l’insieme di coloro che pregano il Padre, il Figlio, la Madonna e i Santi, ed è per mostrarti la porta che sto scrivendo questa Lettera alla Romana (la Lettera ai Romani non è alla mia portata, non sono san Paolo). “Noi non possiamo rimanere quieti fino a che ogni uomo non venga illuminato e non entri in comunione consapevole col suo Salvatore. Noi siamo chiamati a portare Dio a tutti: agli ebrei, ai musulmani, ai nuovi pagani”. Sono parole del cardinale Biffi, il maestro che tenne accesa la luce in anni difficili, quando in Emilia avanzava la notte della ragione e sembrava non si potesse più vivere senza avere in tasca le tessere della Coop e dell’Arcigay. Biffi parla di conversione universale ma io devo fare i conti con le mie forze perciò mi basterebbe cristianizzare te e due o tre altre amiche semipagane. Per la salvezza del resto dell’umanità confido nella venuta di un grande santo, meglio se coadiuvato da qualche santo minore, siccome il lavoro non manca. “Ti piace fare il domatore di conigli” mi hai detto. A me piace dormire, sognare, leggere, bere, non sono uomo da caccia grossa io. E comunque, se proprio proprio, mi avvicinerei alle tigri solo imbracciando un fucile Beretta Silver Sable a canne sovrapposte. San Corbiniano era capace di ammansire gli orsi, san Girolamo gli orsi e san Francesco i lupi. “Vieni qui, fratello lupo, io ti comando in nome di Cristo di non fare alcun male né a me né ad altri”. Sto guardando su Internet un quadro con fratello lupo che in segno di amicizia dà la zampa al Santo e mi vengono le lacrime agli occhi. Io sono fatto così, Sara, mi commuovo facilmente e qualche lupo poco fraterno potrebbe approfittarne, quindi sì, meglio che mi dedichi ai conigli, graziosi animaletti dal morbido pelo. Vengo subito ai tuoi coniglieschi dubbi: “Le mie incertezze nascono dal conflitto che continuamente vivo tra l’attrazione per il sacro e una miscredenza nei suoi confronti. Non riesco a fidarmi delle formule, dei simboli, del segno della croce, delle preghiere a memoria. Non ci credo che l’acqua è santa”. Vedi, nelle cose umane essere diffidenti è saggio ma queste sono cose divine. Dio non gioca a dadi, l’universo non è un immenso gioco delle tre carte. Gli uomini possono raggirarti, le sette (una setta è una religione che pretendendosi tutta mistica prima diventa tutta umana e infine tutta bestiale) possono toglierti libertà e soldi. Cristo invece non ti toglie nulla. Se è davvero risorto, quindi se è davvero figlio di Dio, col battesimo ti donerà la Grazia. Se non è risorto, se era soltanto il figlio del falegname, il battesimo ti incoraggerà a seguire il suo insegnamento da cui, anche su questa terra, si ricavano solo vantaggi: tutti vogliono essere amici di chi cerca di rispettare i dieci comandamenti più uno (il comandamento dell’amore). Comunque Gesù è risorto davvero, così come scritto nei Vangeli, come confermato dalla presenza di centinaia di testimoni oculari alle sue apparizioni, come ribadito dalla persistenza della Chiesa da lui fondata sotto promessa di eternità: l’istituzione di gran lunga più antica fra tutte le istituzioni del mondo, l’unica capace di resistere al logorio di venti secoli. E’ proprio Gesù risorto che dice: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Quindi non puoi non credere nella formula, ce l’ha data lui in persona, non l’ha inventata il parroco: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Non puoi non credere ai simboli, in questo caso all’acqua. Proprio lui, che essendo senza peccato poteva farne a meno, per dare l’esempio si fece battezzare da Giovanni Battista nel fiume Giordano. Le parole contengono le cose, in greco battezzare significa “tuffare”, “immergere”, ovviamente nell’acqua perché “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” e non sul latte d’asina o sul gin tonic. Non credi alle preghiere recitate a memoria? Questo, mi dispiace dirtelo, è proprio Rousseau, e del più rancido. Fa il paio con l’idea anni Settanta che le poesie non vadano mandate a mente, come se versi sublimi potessero spontaneamente venire alle labbra di chiunque in qualunque momento. Il risultato non poteva che essere il presente Alzheimer giovanile di massa: perdita di memoria e naturalezza afasica. E lo sai che l’autore del “Padre nostro” è Gesù Cristo in persona? Pensi di poter fare meglio? Quella che tu chiami miscredenza mi sembra un alibi, ho trovato nel Catechismo un passaggio che fa al caso tuo: “I sacramenti non solo suppongono la fede, ma con le parole e con gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono”. La solitudine è madre dell’angoscia e del dubbio, la fede si rafforza pregando e praticando, in chiesa insieme agli altri. Come l’amore che si impara amando. Pietro Metastasio ha scritto migliaia di versi a suo tempo (nel Settecento) di gran moda e oggi dimenticati. Due meritano di essere ripresi: “Quanto è breve il sentiero, / che dal finto in amor conduce al vero”. In un viaggio non contano molto i motivi, conta la direzione. Il battesimo non è una laurea in teologia, non implica il sapere tutto, non è la fine di un percorso, è l’inizio. Per questo si battezzano anche i bambini. E’ un punto di fronte al quale i presuntuosi di ogni tempo, da Pelagio a Piergiorgio Odifreddi, hanno sempre recalcitrato. Senza lasciarsi intimorire la Chiesa ha sempre proclamato la verità: i bambini nascono col peccato originale e devono essere liberati dal Maligno. Loro non c’erano, nel paradiso terrestre, ad allungare la manina verso l’albero della conoscenza, eppure come tutti ne pagano le conseguenze. Non so se è giusto, anch’io ho qualche dubbio in proposito, ma so che è così, che la natura umana è imperfetta. Forse a una futura mamma non bisogna dirlo ma i bambini sono cattivissimi, qualsiasi maestra te lo può raccontare. Sono gelosi, possessivi, invidiosi. Lasciati senza controllo si accaniscono contro i deboli e i diversi. Sono natura, appunto, biologia allo stato brado. “La storia umana sarà sempre più una gara tra l’educazione e la catastrofe” scrisse profeticamente (nel 1920) uno dei padri della fantascienza, Herbert George Wells. C’era già stata la Prima guerra mondiale ma non ancora le camere a gas, l’atomica, le bombe umane islamiche, la strumentazione dell’orrore manovrata da ex-bambini cattivi non educati o male educati ovvero non educati cristianamente. Coloro che rimandano il battesimo dei propri figli al momento in cui questi saranno grandi e consapevoli, muniti di libero incondizionato arbitrio, stanno parlando dell’anno del mai. Siamo sempre condizionati da qualcosa, meglio essere condizionati dall’amore disinteressato dei genitori che da un ambiente imbevuto di rivalità e competizione. Una delle più belle poesie di Michel Houellebecq recita così: “Mi sarebbe piaciuta una patria, / qualcosa di forte e di grande.” Lo scrittore francese è troppo francese per saperlo ma quella patria esiste ed è la Chiesa. Non negare a tuo figlio la fede dei padri, la compagnia dei fratelli, una casa grande come una cattedrale, l’insegnamento del bene, un amico immortale a cui rivolgersi. Che Dio vi benedica, tu e il bambino (o la bambina). - Camillo - donboscoland -

 
 
 

2010: UN MONDO COMUNISTA......"PROFEZIE" DI UN QUOTIDIANO RUSSO DI 50 ANNI FA

Post n°2902 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mosca. Come si vive nel 2010? Semplice: in tutto il mondo è ormai co­struito il comunismo e dovunque si vive in un’atmosfera di illimi­tata felicità. Non vi sono più go­verni, né soldi, né economia di mercato: al suo posto vi è un’ « economia popolare » e lo scambio in natura. La guerra fredda è da gran tempo dimenti­cata. La vita non è turbata da problemi economici e sociali. La criminalità è estirpata. Tutto il la­voro manuale viene compiuto dalle macchine. La gente si occu­pa solo del progresso tecnico­scientifico e della conquista del cosmo. Tutte le preoccupazioni materiali sono da gran tempo dimenticate. Tutto questo veniva annunciato in un numero speciale, « avveni­ristico » , del giornale sovietico Komsomolskaja Pravda pubbli­cato come supplemento all’edi­zione ordinaria il 31 dicembre 1959. Si immaginava che il nu­mero speciale fosse quello che sarebbe apparso il 1 gennaio 2010, cioè 50 anni dopo, ed era concepito come una serie di re­portage sul capodanno nella so­cietà comunista. Ora quel sup­plemento è stato riproposto in appendice dalla Komsomolskaja Pravda di oggi, che non è più, come quella di mezzo secolo fa, l’organo della gioventù comuni­sta sovietica. A rileggerli adesso, quegli articoli fanno un effetto strano: non si capisce bene se siano una presa in giro ( cosa non raccomandabile nell’Urss del 1959), oppure un macroscopico modello di quella propaganda ingenuamente puerile che era così caratteristica dell’Unione Sovietica. Ma sarebbe poi stato così felice il « paradiso » comunista? Dagli arti­coli ' avveniristici' della Komso­molskaja 1959 si deduce che la società nel 2010 è ormai una sor­ta di falansterio universale dove non c’è nessuna forma di pensie­ro, tranne quello tecnico- scienti­fico. L’unica discussione « ideolo­gica » che viene ricordata è quella sull’abolizione dei « pronomi e­goistici » : « io » , « tu » , « mio » , « miei » , « tuo » ecc. che indicano la « sopravvivenza di relitti della mentalità privatistica » . Niente « io » , ma soltanto « noi » , nessun « mio » , ma solo « nostro » . Inter­viene un « professore » che fa no­tare come non si possa dire « la nostra fidanzata » , ma, ovviamen­te, solo « la mia » . « La discussione – scrive il giornale avveniristico – continua appassionatamente » : contenti loro… Nell’articolo di fondo, « Mosca a Capodanno » , sono ricordate le principali ca­ratteristiche di questa società: tutta la proprietà è « pubblica » , cioè di Stato, esistono le automo­bili, ma neppure esse saranno proprietà privata. Non hanno chiavi, cioè non si possono chiu­dere: chiunque può sedersi sulla prima macchina che trova per strada e andarsene per i fatti suoi, lasciandola poi dove più gli aggrada. In compenso si possono noleggiare gratis elicotteri. A proposito di chiavi, neanche le case e gli appartamenti ne hanno più, tutte le porte sono comple­tamente aperte perché « regna la più grande fiducia tra gli uomi­ni » . Chiavi e lucchetti si possono ammirare solo al museo storico, dove sono conservati « come vec­chi simboli di proibizione » . Nel 2010, secondo la Komsomol­skaja di 50 anni fa, si fa la spesa gratis e vi è « una grande quantità di prodotti di consumo » , cosa che, ahimé, non si può dire del 1959- 1960. Quasi a compensare la penuria di quegli anni, con ne­gozi sforniti e generalmente sciatti, così si immagina un ne­gozio moscovita del 2010: « Un e­norme edificio monumentale, circondato in basso da una fascia di vetro di due piani, per tutta la lunghezza del quale corre la scritta ' Prodotti alimentari' » . Ancora meglio, nelle case non vi è solo l’acqua corrente, ma an­che il « latte corrente » . Infatti nei grandi « allevamenti kolkhoziani » vengono munte le vacche ed il latte convogliato immediata­mente in « molokoprovody » ( lat­todotti) che raggiungono tutte le case e il latte si ottiene aprendo il rubinetto… Dobbiamo però dare atto alla Komsomolskaja stile 1959 di aver indovinato almeno una cosa: nel 2010 vi sono i telefonini con i quali si può telefonare « da Mo­sca fino al canale Dnepr- Don » , anche senza comunismo. - Giovanni Benzi - I segnideitempi -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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