ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 06/01/2010

CHIARA LUCE: PRESTO BEATA UNA GIOVANE DI 18 ANNI SCOMPARSA NEL 1990

Post n°2890 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chiara Luce Badano, italiana, bella e sportiva, appartenente al Movimento dei Focolari

La Chiesa proclamerà presto beata una giovane scomparsa nel 1990 all'età di 18 anni: si tratta di Chiara Luce Badano. Benedetto XVI ha infatti approvato il 19 dicembre scorso la pubblicazione del decreto che riconosce un miracolo attribuito all'intercessione di questa ragazza italiana. È la prima appartenente al Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, a raggiungere questo traguardo. Nel commentare la notizia Maria Voce, Presidente dei Focolari, ha detto che questo decreto “ci incoraggia a credere nella logica del Vangelo, del chicco di grano caduto in terra che muore e che produce molto frutto”. “Il suo esempio luminoso ci aiuterà a far conoscere la luce del carisma e ad annunciare al mondo che Dio è Amore”, ha aggiunto il successore di Chiara Lubich. Attesa per 11 anni dai suoi genitori, Chiara nasce a Sassello il 29 ottobre 1971 e cresce in una famiglia semplice che la educata alla fede. A nove anni incontra il Movimento dei Focolari nel partecipare con papà e mamma a Roma al Family Fest - una manifestazione mondiale del Movimento dei Focolari: è l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita. Aderisce come Gen (Generazione Nuova), dove scopre Dio come Amore e ideale della vita, e si impegna a compiere in ogni istante, per amore, la sua volontà. Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla accusato durante una partita a tennis insospettisce i medici. Cominciano esami clinici di tutti i tipi per definire l’origine del male. Ben presto si rivela l’origine del grave male che l’ha colpita: tumore osseo. Si susseguono controlli medici ed esami e a fine febbraio ’89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono poche. Nell’ospedale si alternano le ragazze che condividono lo stesso ideale e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia con l’unità e gli aiuti concreti. I ricoveri nell’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e con essi le cure molto dolorose che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova, dolorosa “sorpresa” la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”. Presto arriva un’altra grande prova: Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile. E’ per lei una sofferenza immensa: si ritrova come in un tunnel oscuro. “Se dovessi scegliere fra camminare e andare in Paradiso – confida a qualcuno – sceglierei senza esitare: andare in Paradiso. Ormai mi interessa solo quello”. Il suo rapporto con Chiara Lubich è strettissimo. Lei la chiamava “Chiara Luce”. All’inizio dell’estate del '90 i medici decidono di interrompere le terapie: il male è ormai inarrestabile. Il 19 luglio la giovane informa Chiara Lubich della sua situazione: “La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento soffocata dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te 'Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io'… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!”. Chiara Lubich a giro di posta le risponde: “Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Egli te ne darà la forza, siine certa! Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. 'Chiara Luce' è il nome che ho pensato per te; ti piace? È la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto…”. Chiara Luce muore il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa…Le sue ultime parole rivolte alla mamma: “Sii felice, io lo sono!”. Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara Lubich per i genitori: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”. La causa della sua beatificazione è stata aperta nel 1999 da monsignor Livio Maritano, vescovo di Acqui. Il miracolo di guarigione riconosciuto è avvenuto a Trieste. In questo momento, il suo profilo su Facebook (Chiara Luce Badano) conta su 2.676 fan. - Zenit -

 
 
 

ECCO COSA TENERE PRESENTE PRIMA DI RIMETTERE IL PRESEPE NELLO SCATOLONE

Post n°2889 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non c’è ancora molto tempo per meditare sul Natale. A breve le statuine torneranno negli involucri di carta e la loro voce si affievolirà ancora di più. Fermiamoci ancora un attimo davanti al presepe, prima di cominciare l’anno nuovo, col suo trambusto, i suoi impegni, le sue frenesie spesso inutili. Sostiamo e osserviamo quella grotta, quei pastori in silenzio, ammutoliti dinanzi ad un bimbo; quegli importanti signori che vengono da lontano, con doni impegnativi e tante attese. Solleviamo quel bambino piccolino, tra le braccia, come fosse un figlio. Quel Figlio è Dio, che ha voluto farci a Sua immagine e somiglianza; che ha voluto nascere a nostra immagine e somiglianza. E’ nato come nasciamo tutti: dopo nove mesi di attesa; dopo secoli di attesa di un popolo, di tutti i popoli, affidandosi completamente a noi. Dio ha voluto fidarsi di una donna e di un uomo, affidarsi, totalmente, alle loro cure, alla loro libertà. A tal punto tiene al nostro libero amore, alla nostra capacità, libera, di corrispondergli. Si è fatto piccolissimo, per non forzarci in nulla, per non far pesare la sua divinità, la sua grandezza; perché l’Infinito fosse per noi a portata di sguardo. Anche a Maria Egli ha chiesto un sì. Anche noi possiamo accoglierlo, o respingerlo. Lui ci offre di starci sul palmo della mano, tra le braccia, sul nostro cuore. Si è fatto, il Signore dei Cieli e della Terra, in tutto dipendente da noi: Lui che è l’Amore, si è fatto mendicante del nostro, misero, amore. Lo desidera, lo aspetta, lo cerca. Come un bambino. Puer natus est nobis, puer datus est nobis, canta una bella canzone abolita dall’iconoclastia post conciliare: un fanciullo è nato per noi, ci è stato dato, donato. Neppure gli angeli hanno avuto un simile privilegio. Donato anche per insegnarci che ogni vita che nasce è preziosa, un Mistero da contemplare: come si fa appunto dinanzi ai bambini, che non parlano, ma attirano ugualmente i nostri sguardi, li attraggono più di ogni altra cosa, e ci mettono in bocca, a noi che li guardiamo, parole di stupore, di gioia pura e infantile. Qualcuno, di fronte a quel Mistero, a quelle manine perfette che strappano un grido, a quei vagiti flebili, a quella debolezza, si inginocchia, balbetta, sente un sussulto nel cuore. Vorrebbe stringerlo forte, forse per catturare un po’ di quella tenerezza, di quella dolcezza. Vorrebbe lavarsi in quella innocenza. Sono i pastori, i puri di cuore, gli umili, coloro che percepiscono la necessità di essere salvati e perdonati. Qualcuno, invece, come Erode, come quel re malvagio che ha già ucciso i suoi figli, si sente minacciato, teme di perdere un po’ di potere, o qualche notte di sonno, o i “suoi spazi”, le sue comodità, le sue “libertà”: sono i cuori rattrappiti, raggomitolati su se stessi, desertificati dall’egoismo, che impaurisce e impedisce di vedere anche ciò che è nuovo, che è appena nato, e che ci chiede di rinnovare anche noi stessi, di ricominciare una “vita nuova”. Cristo, che come Figlio ha avuto fiducia in noi, ci chiede di averla in Lui: di avere la fede che ha un bambino nei confronti dei suoi genitori. Fede totale, ma ragionevole, perché sicura di un amore che non può mancare. Il cristiano conosce l’Amore da cui è nato: per questo dovrebbe, come Teresa del Bambin Gesù, abbandonarsi completamente a Esso. “Sia fatta la tua volontà”, perché la nostra è troppo spesso debole, sviata, incerta, fasulla; sia fatta, affinché il nostro cuore si apra a tutte le circostanze, le evenienze, gli incontri che Dio vuole donarci. Cristo, che come Figlio ha obbedito al Padre, ci chiede di seguire il suo esempio. Guardiamo ancora quel bambino, solleviamolo. Non ha nulla della grandezza del mondo, nulla della sua superbia, della sua sicurezza, della sua spavalderia; nulla di ciò che il mondo ritiene importante. Neppure un letto, o una casa. La libertà del suo cuore deve essere modello per il nostro. “Se non ritornate come bambini non entrerete mai”: così dirà Cristo, adulto, ai suoi discepoli. Penso che si riferisse alla consapevolezza che ogni bambino ha della sua dipendenza, e all’entusiasmo, allo stupore, alla freschezza che è propria dell’uomo che viene al mondo, che come un nuovo Adamo osserva, per la prima volta, la bellezza del creato. Prendendo allora quella statuina tra le braccia, prima di rimetterla nel suo involucro, gli chiederò proprio questo. Di poter guardare a tutto come fa un bambino; di stare dinanzi a tutto, come si sta davanti a un bambino: cioè dinanzi ad un dono, appena ricevuto. Quando lo si scarta, lo si apre il cuore si gonfia di gratitudine. Poi, dopo poco, quel dono perde d’importanza, ci sembra scontato, ci abituiamo: siamo diventati “adulti”. Ridiventare ogni giorno bambini significa riguardarlo sempre, come fosse la prima volta, quel dono. Il bambino è felice, perché per la prima volta conosce qualcosa che immediatamente gli corrisponde. Noi dobbiamo imparare a riconoscere ciò che già abbiamo conosciuto, ma spesso anche dimenticato: ri-conoscere l’affetto dei miei genitori; quello di mia moglie, anche quando non è propriamente simpatica come la volta in cui la ho conosciuta; riconoscere il dono immenso dei figli, anche quando rompono e non dormono di notte; quello dei miei alunni, anche dei più difficili e dei più scontrosi… Riconoscere in loro, in tutti, il dono di Dio alla mia vita. Guardarli come si guarda quel bambino: stupefatto che sia nato proprio per me.  - Francesco Agnoli - I Segni dei Tempi -

 
 
 

IL CARDINALE PRIMATE D'AUSTRIA: "LA MADONNA HA PARLATO AI VEGGENTI, IO CI CREDO"

Post n°2888 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Intervista al cardinale Schönborn, prima eminenza a celebrare messa a Medjugorje: il Papa potrebbe venire qui”

“I veggenti sono come i pastori di Betlemme. Non possiamo non credere che abbiano parlato con la Madonna e che intercedano con noi. Non tutti possiamo vedere la Madonna, che appare sempre agli umili perché è la donna più umile che ci sia. Come i pastori dissero a Giuseppe e Maria che c’erano gli angeli sopra la loro grotta, e loro non li avevano visti, così non possiamo pensare che a Medjugorje i messaggi che ci lascia la Vergine Maria non siano veri “.
Il cardinale Cristoph Schönborn, vescovo di Vienna e primate d’Austria, ma soprattutto allievo prediletto di Joseph Ratzinger a Ratisbona (con il futuro Benedetto XVI si è laureato e ha seguito il dottorato), è la prima eminenza vaticana che in modo ufficiale celebra messa al santuario mariano bosniaco e che, con le sue parole, sembra finalmente dare a Medjugorje quel riconoscimento che ancora non esiste.
“Sono venuto a vedere in che modo sta l’albero, perché dei suoi frutti avevo già notizia: tanti fedeli della mia diocesi sono venuti qui a pregare e hanno poi scelto la vocazione sacerdotale o hanno ricostituito una famiglia che era in sfacelo. Penso davvero che qui si ascoltino cose molto importanti e soprattutto si colga nel senso migliore il bisogno di pregare che la società ci sollecita sempre di più”.

Che cosa dirà al Santo Padre della sua esperienza a Medjugorje?

“Il Papa non ha bisogno dei miei consigli. Sa benissimo quale importanza rivesta la Vergine Maria per la Chiesa cattolica e lui ne è un fervente devoto. Ha visitato diversi santuari mariani e penso che un giorno possa venire anche qui”.

Che cosa pensa dei messaggi che la Madonna rilascia ai veggenti di Medjugorje?

“Sono messaggi evangelici senza essere dichiarazioni straordinarie, ma dimostrano che la Vergine pensa alla sua gente con grande amore. Bisogna che il buon senso prevalga in tutti noi e i veggenti ce lo ricordano con le parole della Madonna. E d’altra parte ricordo sempre quello che ha detto Santa Bernadette di Lourdes: ‘A me non è stato chiesto di convincervi delle parole che ho sentito, ma solo di dirverle’. Saranno poi i fedeli a capire ognuno per il suo sentimento”.

Lei ha parlato nell’omelia della notte di Capodanno di nuova evangelizzazione. A che cosa si riferiva in modo preciso?

“Alla necessità di affidare la parola di Dio alle persone giuste, che possano raggiungere anche chi non prega e che invece può capire quale sia il messaggio cristiano, di pace innanzitutto. Attraverso la preghiera noi possiamo raggiungere anche chi ora è senza Dio”.

Ma come mai la Chiesa finora ha visto in modo non sempre favorevole il caso di Medjugorje?

“Direi che non è sempre stato così, c’è molto interesse per Medjugorje, ma bisogna anche andare con serenità a un giudizio finale. Direi che la Chiesa cattolica qui ha sopportato la guerra, il comunismo, di nuovo un conflitto e non si è mai arresa, anzi, dal 1981 qui i pellegrini sono molto aumentati di numero a dimostrazione che in questo luogo c’è qualcosa di speciale”.

Lei in questi giorni questi pellegrini li ha incontrati. Che cosa ha sentito dalle loro parole, e, soprattutto, quali sono state le sue sensazioni nei luoghi dove questa fede si esplica?

“Ho sentito da loro il grande bisogno di pregare e di rivolgersi alla Madonna con semplicità come fa lei con noi. Io ho sentito questa devozione e ho capito che davvero questo luogo ha un suo importante connotato che la chiesa deve capire”.

Un giudizio finale?

“Direi che la gente adora questo luogo e che può diventare qualcosa di molto importante e profondo”. -Riccardo Jannello- © Copyright Il Resto del Carlino, 2 gennaio 2010 -

ECCO IL TESTO DELL'OMELIA DEL CARDINALE NELLA SANTA MESSA CELEBRATA IL 31 DICEMBRE 2009

Cari fratelli e sorelle, qui in chiesa o nei luoghi davanti alla chiesa o nel salone giallo, siamo tutti consapevoli che è un grande privilegio non dover festeggiare il nuovo anno con lo Champagne - forse più tardi - [applausi e risa] ma con Maria, Giuseppe, il Bambino nella greppia, con gli angeli. Tutti noi siamo venuti a Medjugorje per essere in questo giorno in special modo vicini alla Madre del Signore. O più esattamente dobbiamo dire che siamo venuti qui perché sappiamo che la Madre del Signore vuol essere vicina a noi. Con lei vogliamo iniziare il nuovo anno, e la prima cosa che mi commuove, se penso al presepio e ai pastori, è che non c'era nessun angelo. Qui [indica il presepio alla base dell'altare] ci sono due angeli sopra la grotta, ma nel vangelo non ci sono; erano nel campo dei pastori, una grande schiera di angeli, ma Maria e Giuseppe ne hanno solo sentito parlare, i pastori glielo hanno raccontato!
Neanche voi avete visto la Gospa, ma qui ci sono delle persone che ce lo hanno raccontato. E noi confidiamo che la Madonna ci è veramente vicina. La fede viene dall'ascolto e mi impressiona per prima cosa che nel vangelo di oggi si parla di ascolto. Prima di tutto dobbiamo ascoltare il lieto annuncio. Abbiamo due orecchie, due occhi e una bocca: questo significa che dobbiamo ascoltare molto, guardare molto e poi parlare. E cosa dobbiamo dire? Dobbiamo raccontare ciò che abbiamo visto e udito. Il mondo necessita di una nuova evangelizzazione, questa avviene solo se è impossibile che tacciano coloro che hanno visto e udito. Tutti noi abbiamo ricevuto la fede e nel battesimo abbiamo ricevuto il compito di comunicarla ad altri. I pastori hanno raccontato ciò che era stato loro detto e da questo tutto è continuato. Il vangelo, la buona novella, è stata raccontata, e quelli che l'hanno riferita erano credibili. Quelli che hanno udito, hanno anche visto che le parole erano in accordo con la vita, che ciò che i testimoni dicevano trovava corrispondenza anche nella loro vita.
Come possiamo diventare testimoni del vangelo? Prima di tutto in quanto guardiamo a Maria. Maria conservava e meditava nel suo cuore tutto quello che era accaduto. Fratelli e sorelle, ciò di cui urgentemente abbiamo bisogno nel nostro tempo è la preghiera. Lo dico con un po' di tristezza, so che prego troppo poco. So che la preghiera è la vita. Senza un vivo rapporto con Dio la nostra vita diventa arida e vuota. Perché la Madonna ci dice continuamente di pregare? Prendetevi il tempo per la preghiera. Un buon proposito per il nuovo anno, per noi sacerdoti, diaconi e per tutti. Tempo per la preghiera. C'è così tanta forza, così tanta gioia, troppo chiaro. Preghiamo Maria che ci aiuti a pregare di più. Se preghiamo le nostre parole sono piene di vita e poi la nostra testimonianza è credibile.
Vorrei spendere due parole su ciò che l'apostolo Paolo ci ha detto. L'anno paolino è già finito e ora siamo nell'anno sacerdotale, ma le parole dell'apostolo Paolo erano così forti perché erano piene di vita. Nella lettura di oggi ci dice che Dio ha mandato suo Figlio per farci diventare figli. Le figlie non sono escluse, si intende, figli e figlie insieme, ma Paolo dice che siamo chiamati a diventare figli, e non schiavi. Così come Gesù è figlio di Dio, così possiamo anche noi chiamarlo Padre. All'inizio di quest'anno l'apostolo Paolo ci dice: voi siete figli e non schiavi. Io penso che Medjugorje è un posto dove si confessa molto e la confessione è la liberazione dalla schiavitù del peccato. Dio ci vuole avere come figli. Libertà dei figli di Dio, e per questo ci ha donato il sacramento della confessione. Dobbiamo avere un nuovo atteggiamento verso Dio, poterlo chiamare Abbà. Gesù ci ha chiamato ad avere fiducia in lui, ad avere fiducia in Dio. C'è troppa paura di Dio in noi, Jezu ufam tobie, Gesù confido in te - so anche il polacco - [alcune risate, quelli che capiscono la battuta], Jezu ufam tobie, Gesù confido in te [applausi]. Il Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato questo messaggio: abbiate fiducia nella misericordia di Dio, abbiate fiducia nella misericordia di Gesù. A volte, avere fiducia può essere eroico, quando la vita si fa difficile, quando un matrimonio diventa un peso, quando una malattia ci opprime, quando non sappiamo come andrà col nostro lavoro. Allora, dire Jezu ufam tobie, può essere eroico. Avere fiducia è veramente un atto di fede, e ancora guardiamo a Maria: chi ha donato un atto di fiducia, di fede, più grande di Maria? Jezu ufam tobie: questo sia il nostro programma per l'anno che viene. E' quasi mezzanotte e si sentono i botti, ma noi non tiriamo petardi, noi cantiamo [applauso]. E un'ultima parola: i pastori tornarono glorificando e lodando Dio per quello che avevano visto e udito. Anche noi torneremo a casa e per poter essere testimoni della buona novella, dobbiamo prima di tutto glorificare Dio. I pastori glorificarono e lodarono Dio per quello che avevano visto e udito, spero che anche tutti noi torneremo a casa, faremo il viaggio di ritorno, dopo questi giorni passati qui, e glorificheremo Dio per ciò che abbiamo visto e udito. Allora crederanno anche a noi quando racconteremo, la nostra parola sarà degna di fede. Adesso è quasi mezzanotte ed è il momento giusto per proclamare il nostro Credo. Con questa fede entriamo nel nuovo anno. Dio benedica il nuovo anno. [lungo applauso] -  da Medjugorje Bolzano -
- I Segni dei Tempi -

 
 
 

LA STELLA DEI MAGI E LE POLEMICHE SULL’ASTROLOGIA

Post n°2887 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

All’Inizio di ogni nuovo anno ci sono le previsioni dei vari astrologi e le relative e consuete e ormai scontate crociate contro l’antenata dell’astronomia come ad esempio da parte del Cicap o di scienziati e pseudoscienziati e di alcuni cattolici. E’interessante sottolineare che riguardo all’astrologia nell’ambito della Chiesa si sono sempre avute posizioni notevolmente diversificate e che comunque non sono mancati e non mancano nell’ambito del Cattolicesimo personaggi che hanno dialogato e dialogano con l’astrologia. In Occidente l’astrologia è stata una disciplina di fondamentale importanza dall’Antichità fino al Rinascimento compreso. Al tempo di Dante Alighieri era materia di insegnamento universitario e senza di essa difficilmente si comprende la Divina Commedia.  Come tutti i grandi fenomeni culturali essa ha avuto sia sostenitori che denigratori. Tra i suoi avversari vi furono gli Aristotelici, gli Epicurei, i Cinici, gli Scettici come Carneade, Cicerone, Tacito, Plinio il Vecchio, Gregorio di Nissa, Sant’Agostino, Savonarola, Pico della Mirandola, il gesuita Paolo Segneri, Lutero e Calvino tra i Protestanti. Tra i sostenitori, ricordiamo tra gli altri, Platone, Seneca, Averroè, Dante, Galilei, Melantone. Grandi ingegni dell’umanità si occupavano dell’astrologia come ad esempio Marsilio Ficino (che era anche prete), il Regiomontano, Paracelso, Cardano, Nostradamus, il domenicano Campanella e i famosi astronomi Brahe e Keplero, e ai nostri giorni lo psicologo Jung viene spesso portato ad esempio tra i sostenitori dell’astrologia. Il cristianesimo, fin dal suo sorgere, non poté fare a meno di prendere posizione nei riguardi dell’astrologia. Il pericolo incombente era l’idolatria astrale, cioè il culto del Sole, della Luna e degli altri pianeti per cui nel Cristianesimo primitivo coloro che praticavano il mestiere di astrologo se volevano ricevere il Battesimo dovevano abiurare la professione così come a quell’epoca veniva svolta. Un grande oppositore cristiano fu Sant’Agostino e inoltre ci furono delle condanne da parte di Sinodi e Concili; ricordiamo, in modo particolare, quello di Toledo nel 447, di Braga nel 561. Contro l’astrologia, il papa Sisto V il 5 gennaio 1586 emanò la Bolla “Coeli et Terrae”  e poi il papa Urbano VIII il 31 marzo 1631 emanò la Bolla “Inscrutabilis”, con cui minacciava la pena di morte per gli astrologi.
Ai nostri giorni, il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, emanato nel 1993, nella II parte riguardante i Dieci Comandamenti, al cap. I ai nr. 2115-2117 afferma: “tutte le forme di divinazione” sono da respingere: ricorso a satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che svelino l’avvenire, la consultazione degli oroscopi, dell’astrologia (…), interpretazione dei presagi e delle sorti, di fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia e sugli uomini, ed infine un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste, sono in contraddizione con l’onore ed il rispetto congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo”. Questo brano del Catechismo cattolico è stato utilizzato dai detrattori per lanciare sassi “cattolici” contro gli astrologi contemporanei. Diciamo subito che per quanto riguarda “gli oroscopi”, se si intende quelli dei giornaletti o di alcune riviste mensili, o quello delle radio libere o della tv penso che senza dubbio tutti i seri cultori di astrologia siano d’accordo con la denuncia del Catechismo: ogni disciplina conosce servitori buoni e meno buoni e ben venga la messa in guardia contro i ciarlatani che sfruttano la stupidità del popolino e delle donnette. Contro la vacuità degli oroscopi dei quotidiani c’è la famosa storiella di un giornale americano a vasta tiratura che fu costretto a pubblicare una locandina precedente degli oroscopi giornalieri che già aveva pubblicata perché il nuovo materiale non era giunto in tempo per la stampa, ma poiché nessuno dei lettori del giornale si lamentò di una qualsiasi imprecisione, l’editore concluse che poteva ben risparmiare il costo dei nuovi oroscopi, riutilizzando sistematicamente quelli vecchi! L’oroscopo del giorno, trasmesso ogni mattina o ogni sera dalle varie televisioni crea un danno alla vera sapienza astrologica. Il problema si risolverebbe solo con corsi di studi astrologici a livello universitario che durino anni e con esami rigorosi per divenire consulenti astrologi così come oggi si fa per diventare psicoanalisti, o medici psichiatri. Inoltre, dovrebbe essere applicato rigorosamente un codice deontologico professionale con gravi sanzioni pecuniarie e disciplinari per coloro che si prestano a fare “l’oroscopone” quotidiano sui giornali ed alla tv. Per quanto riguarda poi la condanna generale dell’Astrologia  da parte del “Catechismo Cattolico” del 1993, bisogna dire che il Catechismo è un genere letterario particolare, a tale riguardo molti teologi cattolici autorevoli, ed anche dei vescovi si sono espressi contro la stesura di simili opere perché a proprio a causa del “suo genere letterario” spesso si offrono definizioni dogmatiche e morali lapidarie che non approfondiscono i problemi e quindi si può essere facilmente accusati di superficialità nel trattare problemi teologici ed etici. Una cosa è certa il Catechismo condanna l’astrologia intesa come forma di divinazione, cioè come curiosità sui fatti che accadranno nel futuro più o meno immediato. Nell’antichità bisogna riconoscere che l’astrologia fu spesso considerata come una scienza essenzialmente divinatoria che consentiva di conoscere o di predire il futuro. La credenza popolare diffusa accorda generalmente fiducia all’idea che esista un destino inesorabile, un fatum, come dicevano gli antichi. Di fronte a questo destino il libero arbitrio sarebbe limitato e qualche volta inesistente. Malgrado il suo impegno personale egli sarebbe costretto a seguire un cammino che è già stato stabilito. Marco Manilio che scrisse sotto Augusto e Tiberio il poema didascalico in esametri “Astronomica”, in cui è trattato l’influsso degli astri sul destino degli uomini, affermò: “Il destino governa il mondo, l’universo è retto da una legge inflessibile”. Ora è evidente che a causa di questo determinismo astrale la Chiesa si oppose con forza a tutti coloro che pretesero di spiegare i comportamenti umani invocando un rigoroso determinismo planetario. Questo modo di intendere l’astrologia evidentemente era in rotta di collisione con la dottrina cristiana che privilegiava l’aspetto della grazia e della libertà.   Nel suo articolo intitolato “Astrologia, scienza e catechismo”, pubblicato sulla rivista “Linguaggio astrale”, Grazia Mirti afferma acutamente: “L’astrologia è una disciplina che studia la connessione tra Macrocosmo e Microcosmo, intendendo il primo come sistema solare inserito all’interno della fascia zodiacale, al momento in cui l’individuo vede la luce. Egli viene posto al centro del cosmo, ciò che consente di chiarire la concezione geocentrica dell’Astrologia che può essere definita una psicologia antica di millenni. La concezione moderna dell’astrologia ha completamente abbandonato il determinismo delle origini, per trasformarsi in disciplina umanistica. Essa non ha nulla  a che vedere con mantiche divinatorie di qualsiasi genere che possiedono una loro dignità ma non spartiscono contenuti comuni”. Come spiegare allora questa condanna globale dell’astrologia da parte dei sette vescovi che hanno esteso il Catechismo? Sempre Grazia Mirti, nel citato articolo scrive: “La maggior parte delle persone (compresi, duole dirlo, autorevoli rappresentanti della teologia ufficiale), non ha la più pallida idea di che cosa sia in realtà l’astrologia. Al più alcuni possiedono reminiscenze remote sulla “Fede negli astri” o su imperatori romani definiti “cosmocrator”. Da quando il ministro Colbert nel 1666 estromise un’astrologia decaduta e determinista dall’università”.   Anzitutto tra coloro che invece dialogarono con l’astrologia ricordiamo che  assai conciliante con essa si mostrò il massimo teologo del Medio Evo, San Tommaso d’Aquino che dedicò centinaia di pagine al rapporto tra astrologia e teologia. Quello che San Tommaso, parecchi secoli fa affermò, può essere considerato ancora valido perché sotto certi aspetti l’astrologia, se rettamente intesa, potrebbe essere considerata una scienza sacra, cioè una sorella della teologia perché, in ultima analisi, essa tende a dimostrare razionalmente e misticamente quello che si propone anche la teologia, cioè l’esistenza di Dio ed il suo influsso sulla storia delle vicende umane. Nella storia bimillenaria della Chiesa cattolica ci sono stati molti alti prelati che hanno espresso interesse ed apprezzamento verso l’astrologia: il cardinale Pierre D’Ailly interpretò secondo modelli astrologici il libro dell’Apocalisse; il papa Giulio II diede incarico ai suoi astrologi di scegliere il giorno per la sua incoronazione; Leone X fondò una cattedra di astrologia alla Sapienza di Roma e numerosi membri del clero e degli Ordini religiosi (specialmente francescani, benedettini e carmelitani) furono valenti docenti di astrologia; il papa Adriano VI, ricordato come un teologo ed uno storico di gran valore, maestro di Erasmo di Rotterdam e dell’imperatore Carlo V fu anche un patito dell’astrologia; il papa Paolo III che fu il promotore del Concilio di Trento diede incarico agli astrologi di stabilire le ore più favorevoli per la celebrazione dei Concistori. In tempi più recenti i moralisti cattolici Nordin e Schmitt hanno affermato che è lecito per dei cristiani l’indagine scientifica sull’esistenza di rapporti tra il movimenti dei pianeti e i corpi umani, con l’avvertenza che sia evitato il pericolo di fatalismo e di superstizione tra il popolo. E’ da citare anche il teologo Garezzo che considera l’astrologia “scienza di cause e non di fatalità”, è interessante sapere che il famoso musicologo il Benedettino padre Pellegrino Ernetti che era anche un rinomatissimo esorcista a Venezia era un cultore di astrologia, inoltre colei che è unanimemente considerata la più grande astrologa dei tempi moderni l’americana Jeanne Dixon era una cattolica praticante che ogni mattina nella cattedrale della capitale degli Stati Uniti partecipava alla messa e poi vi rimaneva per molto tempo in preghiera, infine  il notissimo scrittore e apologeta cattolico Vittorio Messori, sulle pagine della rivista cattolica Jesus scrisse, pochi anni fa, riguardo all’atteggiamento ufficiale della Chiesa sull’astrologia: “L’attuale prevalente atteggiamento cristiano – e cattolico in particolare – ci sembra qui troppo sbrigativo e sembra avere ereditato lo sprezzo e il rifiuto proprio di coloro che furono gli avversari della fede: i vecchi illuministi, razionalisti, positivisti. Quindi tutto nell’astrologia, sarebbe imbroglio, menzogna o, nei casi migliori, illusione. Tanto che non varrebbe neppure la pena di discuterne, lasciando simili cose ai superstiziosi e ingenui. Sul piano pastorale – continua Messori – questa chiusura senza spiragli non sembra affatto positiva. L’attrazione che su molti cristiani esercitano certe religioni orientali, certe sette, certe proposte alla “New Age” è determinata anche dal rigido rifiuto “cattolico” attuale di tutto ciò che non rientri nel quadro di una “razionalità” che sembra talvolta sconfinare nel razionalismo, nato come anticristiano, di cui parlavamo sopra. Magistero e prassi ecclesiali sembrano talvolta non rendersi conto che l’incapacità della proposta cattolica di raggiungere oggi le masse deriva anche dal fatto che ci si sbaglia sui destinatari di quell’annuncio. Si crede, cioè, di rivolgersi ancora all’uomo “moderno” quello formato (o deformato) dall’Illuminismo, mentre in realtà è ormai l’uomo entrato nella “postmodernità” dove la Ragione, quella con la maiuscola, non è più la divinità davanti alla quale inchinarsi silenziosi e riverenti. (…) Anche nella dimensione culturale e spirituale vige “una legge del mercato” nel senso che domanda e offerta devono incontrarsi: se oggi in tutto l’Occidente ritornano in forze e trovano fortuna proposte giudicate per due secoli “irrazionali” come quelle astrologiche è inutile scandalizzarsi e lanciare anatemi, come si fa anche in un certo mondo cattolico. Proprio quel dovere, per il credente, di “scrutare i segni dei tempi” sottolineato dal Vaticano II deve portare alla riflessione: non ci sarebbe offerta se non ci fosse domanda, da parte di un così grande numero di nostri contemporanei. Va ricordato ai cristiani in generale – continua Messori – che proprio all’inizio del Vangelo stanno quei “Magi” che simboleggiano l’omaggio dell’umanità intera e che erano astrologi provenienti dalla Caldea (…). La ricerca ha mostrato che, secondo quella sapienza orientale, Giove era il pianeta divino, Saturno quello di Israele e i Pesci il luogo celeste dell’Era messianica. Da qui il viaggio di quegli astrologi, dai quali Giuseppe e Maria accettano i doni invece di cacciarli come “superstiziosi”. Infine, conclude Messori: il rifiuto previo di questa realtà (in quanto, si intende, ha di migliore) taglia il Cristianesimo dell’Occidente moderno da una prospettiva condivisa in modo universale. Oltre a renderlo vassallo della superficialità razionalista secondo la quale tutto è già spiegato; o prima o poi, lo sarà dagli “esperti accademici” (…). Ciò che si vorrebbe è che la gente di fede non escluda a priori una qualche verità in una sapienza antica ed estesa quanto l’umanità e di fronte alla quale hanno riflettuto, pensosi, anche molti dei più sapienti tra i discepoli di quel Cristo la cui nascita fu annunziata anche dallo Zodiaco”.  Il ruolo dell’Astrologia nella nascita di personaggi importanti ritaglia lo studio delle Grandi Congiunzioni e quelle del messianesimo. In effetti, le “dimostrazioni” che, nel Medio Evo, si stabilivano astrologicamente, sono alla ricerca di eventi maggiori che sono spesso la venuta di una figura di primo piano, Mosé, Gesù, Maometto, in particolare. L’esempio più celebre riguarda la nascita di Gesù. In effetti numerosi astrologi si sono sforzati di erigere l’oroscopo di Cristo. I tentativi più celebri sono quelli di Albumasar, di Pietro d’Ailly, di Cecco d’Ascoli – che fu condannato in parte per questa ragione – e di  Girolamo Cardano. D’altra parte, come Keplero, si tratta non già di stendere il tema natale quanto di cogliere la congiunzione censita corrispondere con la Stella dei Magi, nel quadro di un maggiore accostamento ciclico. Il numero di opere di storici dell’Astrologia intorno ad un certo numero di soggetti seducenti, suscettibili di essere accettati da un punto di vista letterario od accademico. Vi sono così dei “luoghi comuni” indefinitamente ammassati. Dello stesso genere, sono gli studi sull’Astrologia dell’epoca di Chaucer o dell’epoca di Elisabetta I od ancora sull’universo astrologico di Dante od infine su Keplero astrologo. Si lasciano così zone d’ombra molto apprezzabili  e causa di danno per una visione globale della Storia dell’Astrologia. Pare che sia Keplero che, per primo, abbia ricercato la realtà astronomica e cronologica dell’episodio. Friedreich Münter ci precisa che nel suo “De stella nova in pede serpentarii” (Praga 1606) Keplero introduce la congiunzione dei tre pianeti superiori, Marte, Giove e Saturno, “negli ultimi gradi dei Pesci od all’inizio dell’Ariete” per il momento della nascita di Gesù. Ma, ben prima di Keplero, la Stella dei Magi si è trovata al centro della polemica antiastrologica in mezzo ai teologi cristiani. Quelli che si sforzano di legittimare il ricorso all’Astrologia prendono appoggio su questa Stella dei Magi ma insistendo sulla sua filiazione col personaggio biblico di Balaam. Nelle “Questiones ex Novo Testamento” – opera apocrifa attribuita a Sant’Agostino – (Quaestio 63), Balaam è detto di aver consigliato ai magi di seguire la stella e che è così che a forza di aspettare, essi sarebbero stati pronti nel momento in cui essa appare.
Tommaso d’Aquino riproduce questa spiegazione di Agostino (cfr “Somma Teologia” III pars, Quaetstio 36, art 5 – ad quartum “De manifestatio Christi nati”). Se Balaam è spesso citato a proposito della Stella dei Magi, è in ragione di Numeri 24, 17: “Io vedo ma non è ancora l’ora, lo distinguo ma non è vicino; un astro (kokhab) si slancia da Giacobbe ed una cometa sorge nel seno d’Israele, che schiaccerà le sommità di Moab (il Rabbinato traduce shévet con “cometa” e non già con scettro). Siccome Balaam non è ebreo, egli incarna, in qualche modo, nell’Antico Testamento, il non ebreo, di fronte all’Astrologia. I Padri della Chiesa, Ignazio (“Epist. Ad Ephes.” 19) e Tertulliano (“De Idolatria” cap. 9) non contestavano affatto l’incoraggiamento all’Astrologia che poteva rappresentare l’episodio dei Magi ma, secondo loro, “le arti divinatorie erano state autorizzate da Dio, fino alla venuta di Cristo ed è allora che un termine era stato posto all’autorità dei demoni sul mondo. Nella persona dei Magi, in effetti, l’Astrologia era venuta ad abdicare presso la culla del Redentore. Il ritorno dei Magi per un’altra via indicava, di conseguenza, che il suo impiego era stato oramai proibito”. Si ritrova una variante del “Ein Mazal”, che fa coincidere l’apparizione d’una nuova religione con quella d’una liberazione del regno degli astri. Questa attesa di un figlio della Stella nell’epoca di Cristo è confermata dall’epopea dello pseudo messia Bar Kokhba, dell’epoca di Adriano, ossia il figlio della Stella (il suo vero nome era Bar Kosiba e si approfittò della rassomiglianza). Si sa che Akiba aveva preso fatto e causa per quel “Salvatore” che rilanciò tragicamente la resistenza all’impero romano. Jeremias nel suo “Babylonisches im Neuen Testament” segnala dei commenti ebraici dell’episodio di Balaam che vanno in questo senso. “Nel Targum Onkelos dei Numeri 24/17 (1° secolo della nostra era), si parla, come segno annunciatore della nascita del Messia di “una stella ad Est”. Nella “Pesikta” post talmudica Sutasta 58a, si trova la stessa indicazione. Similmente, nel “Testamento apocrifo di Levi” c. 18 e 24. Quanto agli avversari dell’Astrologia, essi segnalarono che a causa del loro poco scrupolo, i Magi avevano allarmato Erode. Quest’ultimo, per misura di sicurezza decise di mettere a morte tutti i bambini al di sotto dei 2 anni. Un testo del Vangelo ha suscitato una polemica sul legame tra Gesù e l’Astrologia. Delancre nota, nel suo “Trattato della Divinazione o Quadro dell’Incostanza” (1630): “Pater venit hora, clarifica filium tuum” voleva dire che Gesù Cristo aveva avuto la sua ora così come gli uomini comuni. Sulla qual cosa la verità è, dicono i Teologi, che noi siamo in qualche modo soggetti alla nostra ora ma Gesù Cristo era assolutamente padrone della sua poiché è sovrano padrone del tempo, dei giorni e delle ore. E come dice Sant’Agostino, parlando della stella che guidò i Magi, Gesù Cristo era piuttosto il destino di quella stella anziché la stella essere il destino di Gesù. Così bisogna credere che sia piuttosto il destino di quell’ora anziché che quell’ora fosse il suo destino” - don Marcello Stanzione - Pontifex
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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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