ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 19/01/2010

SANTA GEMMA GALGANI: L'AMICA DELL'ANGELO CUSTODE

Post n°2958 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tutte le vite dei santi sono sante. E tutte hanno per motivo fondamentale quello dell’amore di Gesù e di Maria. Ma ogni santo ha poi una particolare grazia per sé e un particolare insegnamento per gli altri. Leggendo la vita di Gemma Galgani, ho incontrato, fra i vari capitoli, alcune pagine che mi hanno fatto sempre un certo effetto, fra la meraviglia e l’incredulità. D’altra parte ho sempre capito che proprio quelle pagine formavano il grumolo più fragrante della santità di Gemma Galgani. La fanciulla lucchese, si sa, era un giglio di purezza, uno specchio di obbedienza, un esempio di umiltà. Soffrì la passione di Gesù e ricevette le stigmate di Cristo. Ma quanti altri santi non furono come lei puri, obbedienti, umili e piagati? Leggendo dei suoi atti di virtù, dei suoi sudori sanguigni, della sua candida innocenza, della sua umile carità, sono preso d’ammirazione e da venerazione per la fanciulla lucchese ma soltanto quando giungo su quelle tali pagine a cui ho accennato, l’anima mi fa un balzo di meraviglia. E queste pagine, che più delle altre mi colpiscono, narrano le relazioni della giovane santa col suo Angelo custode. L’Angelo custode! In quasi tutti noi, non è che una reminiscenza del catechismo, quell’angelo custode che forse abbiamo sentito vicino nel giorno della prima comunione, e che poi è stato rapidamente dimenticato. Ricordiamo spesso i cari amici d’infanzia, i luoghi della gioventù, i giochi dell’adolescenza. Ci piace tornare alla ricerca del tempo perduto e alla commemorazione di quel paradiso confinato nel tempo che prende i colori del mito via via che si allontana da noi nel tempo. Ma chi ricorda mai l’Angelo custode dei nostri primi anni, il compagno dei primi fervori religiosi? E se qualcuno ci dicesse che quell’Angelo non è un ricordo nostalgico, ma è ancora al nostro fianco, non invecchiato e non stanco, come accoglieremmo la notizia? Forse quelle parole ci muoverebbero più all’ironia che alla meraviglia, più alla diffidenza che allo stupore. Perché il sintomo più allarmante della nostra tragedia spirituale consiste proprio nell’aver dimenticato l’Angelo custode. L’uomo senza più celestiale compagnia, cammina solo le vie del mondo; combatte solo con la sua nuda volontà, si dibatte nell’errore, solo cade, muore solo. Nel tumulto della vita, l’uomo è disperatamente solo, non sentendo vicino a sé nessuna presenza soprannaturale. Egli è costantemente accompagnato dall’ombra del suo corpo, ma non è mai, Né preceduto né seguito dalla luce del suo Angelo custode. L’Angelo custode è il grande scomparso della nostra vita. Morremo, e del nostro compagno di viaggio non sapremo nulla, fuorché la notizia tutta intellettuale del suo essere. La sua rivelazione ci stupirà, e ci parrà impossibile che egli sia stato così vicino a noi, e noi si sia stati tanto lontani da lui. Il suo volto ci sarà sconosciuto, la sua voce, misteriosa. Nessun estraneo ci sembrerà più estraneo del nostro Angelo custode. Invece Gemma Galgani vedeva e udiva il suo custode. Parlava con lui, scherzava e gioiva alla sua presenza. Si confidava con lui, si mortificava dei suoi rimproveri. Poteva fissare il volto del suo Angelo, e in quella visione perdeva i sensi. Poteva parlare con lui, come si parla a un amico. Gli diceva: "Se qualche volta sono cattiva, caro Angelo, non ti adirare, voglio esserti grata". Lo scorgeva sensibilmente, ora sospeso in aria, con le ali spiegate, ora in ginocchio per terra. Al fianco ella aveva la presenza continua di questo puro spirito. Quando egli non era contento di lei, la obbligava a guardarlo fisso in viso. "Mi comandò di guardarlo in faccia, - raccontava la Santa al suo direttore spirituale – Lo guardai, ma abbassai quasi subito il mio sguardo. Ma lui insisteva… Mi lanciava certi sguardi severi…". Il confessore, al quale certa confidenza non piaceva, vietò alla giovane di tenere i suoi rapporti con l’Angelo custode alla maniera delle comuni amicizie. Allora Gemma Galgani si rivolse al compagno angelico, dicendo: "Ci vuole pazienza, caro Angelo, il padre non vuole, e ci conviene cambiare registro". Tanto candore e tanta genuina cordialità mi hanno sempre meravigliato moltissimo. Ma anche più stupefacente mi è parsa la disinvoltura con la quale la fanciulla umilissima, per condizioni sociali e per volontà religiosa usava dell’Angelo come di un servitorello. Gli affidava ambasciate e gli consegnava lettere da recapitare. L’Angelo obbediva, riferiva, portava le risposte. La cosa avrebbe davvero qualcosa di burlesco e di sconveniente, se un uomo della serietà di padre Germano non l’attestasse con coscienza: "Quante prove – egli scrive – non furono da me tentate per accertarmi che fatto così singolare accadesse veramente per virtù soprannaturale! Eppure niuna fallì mai, e sempre dovetti rimanere convinto che, come in questa, così in altre cose straordinarie non poco il cielo voleva per dir così scherzare con questa bambina sì semplice e a lui tanto cara". Se non che, gli scherzi, per dir così, del cielo sono sempre significativi ammaestramenti. Nella confidenza di Gemma Galgani per il suo Angelo custode, non ci è forse una grande lezione per tutti gli uomini? Noi abbiamo dimenticato il nostro Angelo; non ne avvertiamo più la sua presenza, non ne vediamo più il volto, non ne sentiamo più la voce. Siamo come soli, abbandonati, scoraggiati. Per tornare alla fiducia e alla speranza, bisogna ristabilire le relazioni col nostro Angelo custode. Questa è la lezione che ci dà Gemma Galgani. Il principio di quasi tutti i mali che travagliano l’umanità e la società, è nella solitudine dell’uomo, il quale non vive più nella luce di una presenza angelica. Perciò, oscuramente l’uomo combatte dentro di sé, e brutalmente combatte fuori di sé, nemico della sua anima e del suo prossimo, perché dimentico del suo Angelo custode. - Pietro Barghellini - miliziadisanmichelearcangelo -

 
 
 

PRECISAZIONI SULLA VISITA DEL CARDINALE DI VIENNA A MEDJUGORJE PER TRANQUILLIZZARE GLI ANTIMEDJUGORJANI

Post n°2957 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In questi giorni si susseguono notizie più disparate sulla visita del Cardinale di Vienna Christoph Schönborn . Il Vescovo di Mostar è rimasto molto contrariato e ha pubblicato, sul sito internet della Diocesi di Mostar, una dichiarazione ufficiale in cui critica non poco l'atteggiamento del Cardinale e ribadisce che la visita non significa che la Chiesa abbia approvato le apparizioni . Alla luce di tutto ciò, riportiamo le considerazioni fatte da Padre Livio che è stato anche lui a Medjugorie in queste feste ed ha visto e parlato con il Cardinale.

"...di questo evento ne hanno parlato le agenzie internazionali e i giornali croati, tutti i blog e i siti su Medjugorie sono strapieni di notizie sulla visita del Cardinale Schönborn in questo tempo. Una visita che è durata parecchi giorni, visita che doveva essere privata, cioè non ufficiale, ma che ha assunto contorni pubblici. La prima agenzia a dare la notizia è stata Vatican.news, collegata al vaticano, e poi ripresa da altre agenzie tra cui l'ANSA. Dunque, vediamo la personalità di Schönborn. Schönborn non è una personalità qualsiasi, a parte il fatto che è Cardinale Arcivescovo di Vienna, ma è una personalità notevole perchè è uno dei più importanti teologi della Chiesa Cattolica. Con Ratzinger e altri pochissimi ha stilato il Catechismo della Chiesa Cattilica, che è il frutto più importante del Concilio Ecumenico Vaticano II.
E' una personalità importante perchè è membro di vari dicasteri vaticani, ma soprattutto è membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, Congregazione che è deputata a dare giudizi sull'apparizioni di Medjugorie..Schönborn è venuto a Medjugorie quando sono arrivato io, il giorno dopo è arrivato lui, quindi è stato li parecchio, anche più di me. Comunque siamo stati insieme parecchi giorni. Io conoscevo Schönborn da tempo; è stato qui a Radio Maria a visitarci anni fa, siamo andati insieme a mangiare, è quindi una personalità che noi conosciamo molto bene, ed è venuto qui a Radio Maria perchè voleva che noi andassimo in Austria per fondare Radio Maria lì, e lo abbiamo fatto. Infatti, Schönborn, a Medjugorie è venuto con tantissimi fedeli austiaci e anche una troupe di Radio Maria Austria. E' una personalità, quindi, amica di Medjugorie ma anche di Radio Maria. E' venuto a Medjugorie guidando un grande pellegrinaggio, non ufficiale, ma comunque c'erano tantissimi austriaci, tanti quasi quanto gli italiani. Ha incontrato i veggenti, ha mangiato anche a casa di alcuni di loro, è salito sulla montagna delle prime apparizioni insieme alla veggente Marija, ha predicato in chiesa, ha fatto una catechesi sulla Divina Misericordia, ha presenziato l'Adorazione e celebrato la messa dell'ultimo dell'anno, ha fatto una bellissima omelia (la cui traduzione italiana la trovate nel sito internet di Radio Maria). Praticamente si è immerso nella realtà di Medjugorie per 5/6 giorni. Cosa c'è da dire.....c'è da dire che un Cardinale, in quanto collaboratore stretto del Santo Padre, può, a norma di Diritto Canonico, predicare, confessare e celebrare l'Eucarestia in qualsiasi parte della Chiesa Cattolica in tutto il mondo, senza dover chiedere il permesso a nessun Vescovo. quindi lui non era tenuto a chiedere il permesso al Vescovo locale per venire. E' venuto esercitando il diritto che hanno i Cardinali.
Dove ha dimorato? Ha dimorato nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira, e questo anche per un gesto di riconoscenza in quanto la comunità di Suor Elvira ha fondato una comunità di recupero per i tossico-dipendenti vicino Vienna, quindi, in questi giorni, ha dormito e ha mangiato insieme ai drogati. [...]
Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che la Chiesa Cattolica non è quella Ortodossa, cioè nella Chiesa Cattolica è il Papa che nomina i Vescovi, e i Vescovi governano la loro diocesi col Papa e sotto il Papa, mai senza il Papa. La visita del Cardinale ha sicuramente un significato altissimo dal punto di vista spirituale e morale, perchè la parrocchia locale e tutta la gente di Medjugorie e tutti i pellegrini si sono sentiti altamente incoraggiati da questa visita, dato che questo Cardinale è una colonna della Chiesa, uno dei più grandi teologi e una personalità di grandissimo rilievo internazionale. A riguardo, allora, dobbiamo dire che, naturalmente, la posizione ufficiale della Chiesa NON cambia. La posizione della Chiesa per quanto riguarda le apparizioni rimane IMMUTATA, però certamete la visita del Cardinale ha messo in chiaro quali sono le posizioni della Chiesa, e cioè: la Chiesa lascia liberi di credere o non credere alle apparizioni di Medjugorie; la Chiesa non si è pronunciata ufficialmente sull'origine soprannaturale delle apparizioni, ma lascia che i fedeli, i preti, i Vescovi, i Cardinali siano liberi di credere A TITOLO PERSONALE, perfino il Papa è libero di credere o non credere a titolo personale. D'altra parte sappiamo che Giovanni Paolo II credeva alle apparizioni di Medjugorie, ma lo credeva privatamente. Quindi la posizione della Chiesa non è cambiata, NON HA APPROVATO NULLA, però, evidentemente, il fatto che Schönborn sia andato a Medjugorie ci dice che comunque la Chiesa ha ATTENZIONE per questo evento di grazia, che coinvolge milioni di persone nel mondo (anche nel 2009 i pellegrini sono aumentati rispetto all'anno precedente, hanno superato la soglia dei 2.000.000) oltre che decine di migliaia di sacerdoti. Si evince quindi che la Chiesa prende atto dei frutti di conversione che si concretizzano soprattutto con le file ai confessionali che ci sono non soltanto a Natale, ma in tutto l'anno. La venuta di Schönborn mette in evidenza che la Chiesa permette i pellegrinaggi a Medjugorie, non quelli ufficiali ma quelli personali, privati. La Chiesa permette ai sacerdoti di accompagnare i pellegrini e quindi questa presenza di Schönborn non ha fatto altro che ribadire quella posizione ufficiale della Chiesa che è stata sintetizzata dal Cardinale T. Bertone, Segretario di Stato, nel suo libro 'L'ultima veggente di Fatima' . Bertone all'epoca disse: Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono un’opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa. Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei vescovi della ex Jugoslavia del 10 aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve, perciò, andare avanti. Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli. Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali. La visita di Schönborn, praticamente, non ha fatto altro che ribadire ciò, si è mossa all'interno di quella che è la posizione ufficiale drlla Chiesa su Medjugorie. Non c'è approvazione della apparizione ne riconoscimento , che comunque non potrebbe esserci perchè le apparizioni sono ancora in atto, ma c'è comunque una libertà molto ampia anche per i sacerdoti ( che possono accompagnare i pellegrini). Queste sono le direttive della chiesa e i Vescovi locali non possono andare contro queste direttive. [...]" - Padre Livio - www.radiomaria.it

 

 
 
 

E GIOVANNI PAOLO II DELEGO' PAPA PIO XII A FARE IL MIRACOLO

Post n°2956 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è un presunto miracolo attribuito all’intercessione di Pio XII che potrebbe portare in tempi relativamente brevi alla sua beatificazione. Un miracolo che vedrebbe in qualche modo misteriosamente coinvolto anche Giovanni Paolo II, il cui decreto sull’eroicità delle virtù è stato promulgato da Benedetto XVI lo stesso giorno di quello su Papa Pacelli: la guarigione di una giovane mamma da un linfoma maligno. Il condizionale è d’obbligo, in queste circostanze, ma il caso viene attentamente vagliato dalla postulazione della causa e dalla diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, dov’è avvenuto. La notizia è stata resa nota dal giornale online «Petrus», senza alcun particolare, ma con l’importante conferma del vicario della stessa diocesi. Il Giornale ha potuto ora ricostruire l’intera vicenda, che sarà studiata nei prossimi mesi.
Siamo nel 2005, poco tempo dopo la morte di Papa Wojtyla. Una giovane coppia che ha già avuto due bimbi, ne aspetta un terzo. Per la madre trentunenne, che fa l’insegnante, la gravidanza si presenta in salita: ha forti dolori e i medici non riescono inizialmente a comprendere l'origine dei suoi disturbi. Alla fine, dopo molte analisi e una biopsia, le viene diagnosticato un linfoma di Burkitt, tumore maligno del tessuto linfatico piuttosto aggressivo, che insorge di frequente nelle ossa mascellari per diffondersi poi ai visceri dell’addome e del bacino e al sistema nervoso centrale. L’attesa della nuova vita che la donna porta in grembo si trasforma in un dramma. Il marito della donna inizia a pregare Papa Wojtyla, da poco scomparso, per chiedergli di intercedere per la sua famiglia. Una notte, l’uomo vede in sogno Giovanni Paolo II. «Aveva il volto serio. Mi disse: "Io non posso fare niente, dovete pregare quest’altro sacerdote...". Mi mostrò l’immagine di un prete smilzo, alto, magro. Io non lo riconobbi, non sapevo chi fosse». L’uomo rimane turbato dal sogno, ma non può identificare il prete che Wojtyla gli ha indicato. Pochi giorni dopo, aprendo casualmente una rivista, ecco una foto del giovane Eugenio Pacelli che attira la sua attenzione. È lui quello che aveva visto ritratto in sogno. Si mette in moto una catena di preghiera che chiede l’intercessione di Pio XII. E la donna guarisce dopo le primissime cure. Il risultato è considerato così importante che i medici ipotizzano un possibile errore diagnostico iniziale. Ma gli esami e le cartelle cliniche confermano l’accuratezza dei risultati delle prime analisi. Il tumore è sparito, la donna sta bene, ha avuto il suo terzo figlio, è tornata al suo lavoro a scuola. Lasciato passare un po’ di tempo, è lei a rivolgersi al Vaticano per segnalare il suo caso. Una conferma il vicario generale della diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, don Carmine Giudici: «È tutto vero - ha dichiarato a "Petrus" - la Santa Sede ci ha comunicato di essere stata contattata da un fedele della nostra diocesi che sostiene di aver ricevuto un miracolo per intercessione di Pio XII. L’arcivescovo Felice Cece ha quindi deciso di istituire a giorni l’apposito Tribunale diocesano». Sarà questo tribunale a vagliare il caso per formulare un primo responso. Se sarà positivo, le carte passeranno a Roma, alla Congregazione delle cause dei santi: qui dovranno essere studiate prima dalla Consulta medica, chiamata a pronunciarsi sull’inspiegabilità della guarigione. Se anche i medici che collaborano con la Santa Sede diranno di sì, il caso della mamma guarita sarà discusso prima dai teologi della Congregazione, quindi dai cardinali e vescovi. Soltanto dopo aver superato questi tre gradi di giudizio, il dossier sul presunto miracolo arriverà sul tavolo di Benedetto XVI, che deciderà sul riconoscimento finale. Allora e solo allora, Papa Pacelli potrà essere beatificato. L’istituzione di un Tribunale diocesano e l’eventuale arrivo della documentazione al dicastero che studia i processi di beatificazione e canonizzazione non significano alcun riconoscimento, ma soltanto che il caso in questione è giudicato interessante e degno di attenzione. È dunque del tutto prematuro ipotizzare sviluppi, ancora di più immaginare date. Quello che colpisce, nella storia della famiglia di Castellammare di Stabia, è il ruolo avuto nella vicenda da Papa Wojtyla, che in sogno avrebbe suggerito al marito della donna la preghiera a quel «prete smilzo» rivelatosi poi essere Pacelli. Quasi che Giovanni Paolo II avesse voluto in qualche modo aiutare la causa del suo predecessore. La notizia del presunto miracolo è arrivata in Vaticano pochi giorni prima che Benedetto XVI promulgasse il decreto sulle virtù eroiche di Wojtyla e a sorpresa sbloccasse anche quello di Pio XII, rimasto in attesa per due anni a motivo di ulteriori verifiche negli archivi vaticani. La presenza di "sogni" o "visioni" nei miracoli attribuiti all’intercessione dei Papi non sono una novità, basti pensare a suor Caterina Capitani, guarita nel 1965 per l’intercessione del beato Giovanni XXIII, che lei vide accanto al suo letto. Uno dei dati più interessanti del presunto miracolo (va definito così fintanto che non ci sarà il riconoscimento del Tribunale diocesano, poi della Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi, poi del congresso dei teologi, poi di quello dei cardinali e vescovi, infine del Papa) è questo ruolo di Wojtyla, che avrebbe suggerito di pregare Pio XII. Un particolare che lega in qualche modo le due cause di beatificazione, dopo che lo stesso giorno Papa Ratzinger ha promulgato i decreti sulle virtù eroiche di entrambi i predecessori. - di Andrea Tornielli - Isegnideitempi -

 
 
 

PROVA D'AMORE PER SALVARE IL MATRIMONIO

Post n°2955 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Un film ed un libro per evitare separazioni e divorzi

Il fenomeno della dissoluzione matrimoniale si va sempre più diffondendo. In Italia ogni anno si contano, tra separazioni e divorzi, oltre 130 mila nuovi casi (356 ogni giorno). Secondo i dati Istat del 2007, ci sono state 81.359 separazioni (+1,2% rispetto al 2006) e 50.669 divorzi (+2,3%). I figli coinvolti sono 100.252 nelle separazioni e 49.087 nei divorzi. Insieme alle sofferenze, a disagi, alle spese, quello che fa più impressione è il disfacimento del tessuto sociale. Per far fronte a questa emorragia, la Chiesa Cattolica ha da anni attivato una pastorale per i divorziati e sta lavorando sodo nella preparazione al matrimonio. Intervistato da ZENIT don Marcello di Fulvio, responsabile dell'ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Palestrina, ha spiegato che nel lavoro di educazione e formazione è stato molto utile la proiezione del film "Fireproof. Non abbandonare mai il tuo partner" e la lettura del libro "La sfida dell'amore" (Editrice Uomini Nuovi). Il film, uscito nelle sale in Italia lo scorso luglio, e ora disponibile anche in formato Home Video, racconta la storia di Caleb Holt, un vigile del fuoco, il quale vive tenendo sempre in mente una massima del padre: "Mai lasciare indietro il tuo compagno". Mentre si prodiga per salvare vite umane, Caleb non è abbastanza sensibile e gentile per salvare il suo matrimonio, che dopo sette anni rischia di naufragare. In maniera assolutamente veritiera il film mostra i litigi tra Caleb e sua moglie Catherine. I due sembrano non comprendersi più, ed anche quando Caleb su consiglio del padre si comporta più gentilmente, Catherine, tentata da un medico, non riesce a capirlo. A questo punto la "Prova del fuoco" diventa una sfida ad amare di più. Consigliato e sfidato dal padre, Caleb non accetta l'idea della separazione e del successivo divorzio, si mette in gioco e comincia a seguire un programma di 40 giorni, come dettato dal libro "La sfida dell'amore". Una sorta di educazione all'amore gratuito e incondizionato, con la pratica di esercizi quotidiani per contrastare il proprio egoismo e sviluppare una più vasta capacità di amare. Nonostante gli sforzi di Caleb, a causa di equivoci e tentazioni, Catherine respinge continuamente le attenzioni di suo marito e arriva a chiedergli il divorzio. Ma proprio nel momento più duro Caleb trova la fede, si rinnova, gode del sostegno dei suoi genitori che lo spingono a non mollare e a migliorarsi, fino ad arrivare al lieto fine, con i due che scoprono di amarsi più di quando si erano sposati. Quando è uscito negli Stati Uniti, Fireproof ha fatto segnare un incredibile esordio, con oltre due milioni di dollari incassati al suo primo giorno di programmazione, avendo a disposizione meno di 900 sale. Il film è scritto e diretto da Alex Kendrick, un pastore battista, regista di Affrontando i Giganti", un altro film che nel 2006, pur essendo costato appena 100,000 dollari, riuscì ad incassare negli Usa ben 10 milioni di dollari. Don Marcello di Fulvio ha detto a ZENIT di essere rimasto colpito da come il film e il libro guidino "verso un percorso di fede matrimoniale, sottolinendo l'importanza della indissolubilità del matrimonio". Secondo il responsabile della comunicazione della Diocesi di Palestrina, il film oltre ad essere fatto cinematograficamente molto bene è adatto anche ai giovani che si accingono a sposarsi. "Offre molti spunti di riflessione catechistici senza mai annoiare o cadere in una forma di bigottismo che lo renderebbero poco credibile", ha commentato il sacerdote. "In un panorama cinematografico italiano che si vanta di distribuire volgari cinepanettoni - ha concluso don Marcello - questo è un film che parla della famiglia con ben altri concetti, per questo credo che sia da diffondere e da valorizzare". - Antonio Gaspari - Zenit -

 
 
 

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI

Post n°2954 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 SECONDO GIORNO (19.1.)
“Testimoniare condividendo le nostre storie”
“Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate?” (
Lc 24, 17)

Geremia 1, 4-8 Va’ dove ti manderò

Salmo 98(97), 1-9 Cantate al Signore un canto nuovo!

Luca 24, 13-17 Dappertutto infondevano coraggio ai discepoli



Commento: Condividere le nostre storie è un modo vigoroso di testimoniare la nostra fede in Dio. Ascoltarci l’un l’altro con rispetto e considerazione ci permette di incontrare Dio in ciascuna persona con cui condividiamo la nostra esperienza. Geremia testimonia la potenza della chiamata del profeta da parte di Dio. Egli deve condividere ciò che ha ricevuto, così da permettere alla parola di Dio di essere ascoltata e vissuta. Questa chiamata a proclamare la parola di Dio è anche sperimentata dai discepoli della chiesa primitiva, come testimonia la lettura degli Atti. Il salmo ci fa cantare a Dio con uno spirito di lode e ringraziamento. Il brano del vangelo di oggi rivela un Gesù che illumina la nostra cecità e dissipa le nostre disillusioni. Egli ci aiuta a comprendere le nostre storie all’interno dello svolgersi del piano di Dio. Durante questa Settimana di preghiera ascoltiamo con attenzione le storie di fede di altri cristiani per incontrare Dio nella varietà dei modi in cui Egli si rivela. Siamo anche consapevoli di poter condividere la nostra esperienza con altre persone, attraverso la realtà virtuale della tecnologia. I moderni mezzi di comunicazione ci possono aiutare a condividere e creare così una comunità più ampia e più estesa di quella puramente fisica. Nell’ascolto partecipe dell’altro, cresciamo nella fede e nell’amore. Nonostante la diversità della nostra testimonianza personale e collettiva, ci troviamo strettamente congiunti nell’unica storia dell’amore di Dio per noi, rivelato in Gesù Cristo.

Preghiera:

O Dio della storia,
ti ringraziamo per tutti coloro che hanno condiviso la loro storia di fede con noi,
dando così testimonianza della tua presenza nella loro vita.
Ti lodiamo per la varietà della nostre storie, sia come individui che come chiese.
In queste storie vediamo il dispiegarsi dell’unica storia di Gesù Cristo.
Ti preghiamo: donaci il coraggio e la convinzione
di condividere la nostra fede con quanti incontriamo,
così da permettere alla tua parola di diffondersi a tutti. Amen.

Domande per la riflessione personale

1. Diffondi il vangelo a parole, o solo “a chiacchere”?
2. Sei realmente disponibile ad avvicinarti alle storie degli altri? E le chiese, lo sono?
3. Quanto sei pronto a condividere con altri la tua storia di fede, per rendere così testimonianza alla presenza di Dio nella tua esperienza personale della vita e della morte?
4. Sei consapevole dell’enorme potenziale che i mezzi di comunicazione offrono alla chiesa oggi?

[Innamorati di Maria]

 

 
 
 

LA MENZOGNA NON HA PIU' VELI: IL RACCONTO DELL'AGONIA DI ELUANA ENGLARO

Post n°2952 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da diglilaverita
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Nelle carte il gelo di un’agonia procurata e nude verità Eluana non era «devastata» ma è stata straziata di Lucia

Cari amici e sostenitori di Due minuti per la vita, ci addolora riprendere l'invio degli aggiornamenti nel nuovo anno con questa notizia così drammatica, ma ciò, riteniamo, esige l'amore per la verità, alla quale sempre vogliamo rendere testimonianza.
«In data 9 febbraio il cadavere della signorina Eluana Englaro veniva trasferito all'obitorio della 'Quiete' su barella in acciaio. Trattasi di cadavere femminile, della lunghezza di circa 171 centimetri, del peso di 53.5 chili, cute liscia ed elastica, capelli neri... Entrambi i lobi presentano un foro per orecchini. Indossa una camicia da notte in cotone rosa». Il resto ve lo risparmiamo. Dura 133 pagine la 'Relazione di consulenza tecnica medico-legale', letta la quale il gip di Udine l'altro giorno ha definitivamente stabilito che il tutto è avvenuto 'regolarmente'. Un testo che si regge a fatica e che toglie il sonno, e non tanto nelle pagine dell'autopsia, quando ormai Eluana è morta, ma in quelle tragiche, disumane dell'agonia, quando era viva e nelle stanze udinesi della 'Quiete' la si faceva morire. Ora lo sappiamo: nei giorni e nelle notti in cui alla giovane donna venivano sottratti l'acqua e il nutrimento (il sostegno vitale, lo chiama il documento), l'équipe del dottor De Monte sedeva accanto a lei e la osservava, prendeva appunti, diligentemente compilava di ora in ora la 'Scheda di rilevazione degli elementi indicativi di sofferenza'. Una crocetta alla voce 'respiro affaticato e affannoso' ne indica frequenza e durata, un'altra rileva 'l'emissione di suoni spontanei', un'altra ancora i singoli lamenti sfuggiti a Eluana 'durante il nursing', ovvero mentre le mani di medici e infermieri nulla 'potevano' per salvarle la vita e dissetarla (il Protocollo parlava chiaro, e loro erano lì per applicarlo, volontari), ma sul suo corpo continuavano a operare quelle piccole attenzioni richieste dallo stesso Protocollo: 'Si procederà all'igiene giornaliera di routine al fine di garantire il decoro...'. Il decoro. Sono pagine meticolose, capillari. Gelide. Il 3 febbraio, primo giorno di ricovero alla 'Quiete' di Udine (nel cuore della notte la giovane era stata prelevata da un'ambulanza e strappata alla clinica di Lecco dove viveva da quindici anni), la voce di Eluana si è sentita sette volte, e l'équipe solerte le ha annotate tutte. I suoni si moltiplicano il 4, e poi il 5, finché il 6 (all'alba di quel giorno si è smesso definitivamente di nutrire e dissetare la giovane) la mano di un'infermiera scrive per la prima volta: 'Sembrano sospiri'. E forse lo sono, se il giorno 7 cessano anche quelli. Eluana morirà improvvisamente già il 9 febbraio alle 19 e 35, senza più la forza di gemere: 'nessun suono', ma ore e ore di 'respiro affaticato e affannoso'. Nei palmi delle mani, strette, i segni delle sue stesse unghie. Ancora più esplicite le pagine del diario clinico di quei sette giorni udinesi, racconto di un'agonia che inizia sull'ambulanza, quando il dottor De Monte annota la terribile tosse che scosse Eluana, e prosegue con asettico cinismo: Eluana si lamenta, Eluana non ha quasi più saliva, non suda nemmeno più, le mucose si asciugano, 'iniziata umidificazione', 'idratata la bocca', 'frizionata su tutto il corpo con salviette rinfrescanti'. Il decoro. L'igiene. C'è anche lo spasmo con cui la prima notte arrivò a espellere il sondino: allora lo scrivemmo e ci diedero dei bugiardi... 'Non eseguito cambio pannolone perché non urina più': è il giorno della morte. Tutto regolare, dicono i magistrati, tutto perfettamente annotato. A parte quella mezzoretta tra il decesso e la registrazione dell'elettrocardiogramma, un 'ritardo dovuto alla difficoltà di reperimento dello strumento', scrive il capo dell'équipe... A parte, ancora, quelle tre ore che l'8 febbraio, il giorno prima della morte, in piena agonia, una giornalista di Rai 3 Friuli e un fotografo trascorrono nella stanza di Eluana riprendendone gli affanni. Ci avevano detto che Eluana non avrebbe sofferto, e veniamo a sapere che morì tra gli spasmi, con 42 di febbre. Che da molti anni pesava 65 chili. Che risultava «obiettivamente in buone condizioni generali e di nutrizione, con respiro spontaneo e valido, vigile durante buona parte della giornata». Che da due anni aveva di nuovo «il mestruo». Che l'alimentazione col sondino «non aveva mai dato complicanze » e i «parametri vitali si erano sempre mantenuti stabili, la paziente non ha presentato mai patologie ad eccezione di sporadiche bronchiti-influenzali, prontamente risolte con antipiretici ». Ce l'avevano descritta come un corpo 'inguardabile', una vista 'devastante, piagata dal decubito, magra come uscita da un campo di concentramento'. È pure calva, aggiunse Roberto Saviano... 'Ha capelli neri, cute liscia ed elastica, corpo normale, nessun decubito', recita ora l'autopsia. Ma lo attesta il perito: «Le disposizioni sono state minuziosamente seguite». . © Avvenire - 14 gennaio 2010 - pagina 2 - di

Lucia Bellispiga - dueminutiperlavita -

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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