ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 23/02/2010

IL DIAVOLO ESISTE E DIO LO HA DETTO CHIARAMENTE

Post n°3160 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’intelligenza umana non riuscirà mai a provare se tutto ciò che la Sacra Scrittura ci dice circa il diavolo sia realtà, mera immaginazione profetica o errata interpretazione di metafore. Tutti coloro che dichiarano la sua inesistenza semplicemente perché la scienza non riesce a raccoglie documentazione in merito, oltre a dimostrarsi estremamente superficiali, indirettamente giacciono sotto l’influenza e la guida spirituale del demonio; sono eretici. La scienza, come ben sappiamo, approva tutto ciò che può essere sperimentabile, ma per quanto concerne le possessioni demoniache, le vessazioni, le infestazioni, ecc… essa non riuscirà mai a dare delle giustificazioni concrete, quindi, ritiene opportuno ridurre il tutto alla psiche, ai suoi ignoti meccanismi od a fenomeni magnetici, ecc… . Noi crediamo che il diavolo esista ancora oggi, perché lo stesso Gesù ce lo ha rivelato e ci ha messo in guardia fino alla fine dei tempi. Nell’Antico Testamento non si trovano molti testi che parlano del diavolo. Lo stesso Mosé, sembra nascondere intenzionalmente al popolo ebraico l’esistenza di questo essere potentissimo, perché egli aveva la convinzione che ne avrebbero sicuramente fatto un altro idolo. Non bisogna, difatti dimenticare, che i giudei, come tutte le popolazioni dell’epoca, erano molto superstiziosi ed avrebbero sicuramente finito con l’adorare anche Lucifero ed i suoi "compari". Nel libro di Giobbe è evidenziato il racconto in cui l’astuto avversario si cimenta nel vano tentativo di allontanare definitivamente l’uomo da Dio. "Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa". Il Signore disse a Satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male". Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!". Il Signore disse a Satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore" (Giobbe 1, 6-12). Una pericope molto rilevante la ritroviamo nel Libro di Zaccaria quando, mediante una visione, si riesce a smascherare la figura del diavolo e della sua interminabile azione di eterno accusatore. "Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e Satana era alla sua destra per accusarlo. L'angelo del Signore disse a Satana: "Ti rimprovera il Signore, o Satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme!" (Zaccaria 3, 1-2). Cari amici, non pensate che quanto sta scritto nella Sacra Scrittura sia frutto di fantasie e di superstizioni, ricordate che la parola di Dio è sempre attuale. Leggiamo insieme le seguenti citazioni bibliche: "Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono" (Sapienza 2, 23-24); "Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli" (Tobia 3, 7-8); "Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: "Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?". Gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna" (Tobia 6, 7-8); "Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide" (Tobia 6, 14-15); "Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti. Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero" (Cronache 21, 1-2); "Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!" (Isaia 14, 12-15); Nel Nuovo Testamento possiamo rilevare circa trecento citazioni in cui viene menzionato il demonio e le sue opere, nondimeno, però, negli stessi passi, è ovvia la vittoria di Cristo e la volontà della Salvezza. Gesù stesso ha parlato del diavolo in molte occasioni, e ci esorta a non abbassare mai la guardia. "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno" (Matteo 5, 37); "Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Maligno" (Matteo 6, 11-13); "Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada" (Matteo 13, 18-19); "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre" (Luca 22, 53); "E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato" (Giovanni 16, 8-11). Gesù dimorò in mezzo a noi con il preciso intento di dimostrare all’uomo che il regno di Satana è corruttibile, si può annientare; Egli lo ha fatto. "Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo" (1 Giovanni 3, 8). Egli è venuto sulla terra per stabilire il suo Regno e per debellare il potere del Maligno. "In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" (Matteo 3, 1-2); "Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Giovanni 3, 5); "Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini" (Romani 14, 17-18). La definitiva vittoria di Cristo su Satana è stata sigillata principalmente e definitivamente con la sua morte in croce per noi. "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" (Ebrei 2, 14-15). "Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi" (1 Pietro 5, 8-9). La Sacra Scrittura è molto chiara a riguardo. L’esistenza del diavolo è una realtà. [Diavoli e Esorcismi – Padre Elias Vella]. Tratto dal testo "il Burattinaio" di Carlo Maria di Pietro - Pontifex -

 
 
 

HO FATTO NASCERE UNDICIMILA BIMBI

Post n°3159 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Insegnavo. Quando nacque la mia prima figlia scoprii di avere una malattia che mi ha reso cieca, l’anno dopo nacque il secondo». Erano gli anni 70, gli anni della legge 194 sull’aborto. Paola Bonzi avrebbe avuto più di una ragione per prendersi cura solo di se stessa, non spingendosi oltre il valico dell’urna e – lei, convinta pro life – limitarsi a votare "sì" al referendum del 1981. Bonzi, invece, «senza aiuti istituzionali, anzi, pur essendo osteggiata dall’ospedale e dai radicali», fondò nel 1984 un Centro d’aiuto alla vita (Cav) nella clinica Mangiagalli di Milano, la "Mangiabimbi", come si diceva allora. In circa venticinque anni ha strappato ai ferri chirurgici 11 mila vite, da triplicare se si contano anche le rinascite dei genitori. Amici, come li chiama lei, cui ha offerto una speranza e una «famiglia su cui poter contare sempre». Un lavoro, quattro mura, un affetto incondizionato. «Questa, se vuoi, è casa tua», ha ripetuto chissà quante volte, immobile sulla poltrona del suo ufficio, con piglio che penetra più di tanti occhi sani. «Casa mia?» verrebbe da chiedersi, ché ti sembra esagerato vista la preziosità dei dettagli con cui è allestito il suo piccolo studio appartato in un angolo dell’ospedale. «Sì» risponde a tutti, scettici o angosciati che siano: «Quello che è nostro è tuo». Con queste semplici parole si sono aperti migliaia di spiragli per gente «che vede solo buio». «Uso parole semplici, ma non "facili" per i nostri tempi – aggiunge Bonzi –. Agli inizi, nonostante la 194 tutelasse la presenza dei Cav, ci fu da battersi per farci accettare dall’ospedale e contro l’ideologia virulenta della liberazione della donna proclamata dai media». Per le femministe legalizzare l’aborto equivaleva a liberare la donna dall’uomo padrone. E oggi? «Oggi è peggio. Ormai siamo quasi assuefatti. E la madre è più sola, quindi più bisognosa». In trent’anni non si è fatto nessun progresso? «Si sarebbero fatti se ci fossero stati più mezzi, perché, se risolvi l’ostacolo economico e offri compagnia, le mamme ora sono più propense a proseguire la gravidanza». Ma i soldi offerti alle attività preventive previste dalla 194 sono da sempre centellinati, «con il paradosso che si è speso di più per curare traumi post abortivi che per prevenirne le cause». Bonzi non nasconde, con tono mortificato ma non remissivo, di aver dovuto dire a qualcuno che i fondi erano finiti. Aggiungendo, però, che «se non ti posso sostenere come vorrei, non mancheranno corredi, abitini, giochi, la "Borsa-spesa" settimanale e, soprattutto, la nostra amicizia». Guardaroba, balocchi, alimenti, sono i frutti del suo «scervellarsi» per queste madri sole. Un’esplosione di idee che «sei costretta a farti venire. Ma io, su questo, ho un bell’allenamento». Un’infanzia felice ma solitaria con mamma e papà sempre al lavoro, le ha insegnato che i bambini devono stare con le mamme: «Per questo nel 1987 ho fondato una cooperativa-lavoro a domicilio». Le normali problematiche educative con i figli l’hanno spinta a creare «una "Scuola di genitori", un Centro educativo e altri servizi per l’infanzia». Il faticoso affronto dell’adolescenza l’ha convinta ad allargare nel 1999 «i servizi del Cav a un Consultorio familiare "Gente Oggi"». Questa è la santa ostinazione di una donna che non si vuole arrendere al mito dell’autodeterminazione moderna: «Belle teorie. Nessuno uomo è un isola, ognuno di noi è sempre alla ricerca di una relazione con l’altro». Pensieri da integralista cattolica? «è troppo facile liquidarmi così. Io non ho mai fatto prediche che non servono. Io ho dato perché ho ricevuto». Innanzitutto da sua madre, una donna che, dopo aver vissuto per anni in uno stanzino in affitto, appena messo piede nella casa popolare attesa a lungo, «si rivolse a mio padre dicendogli: "Tuo fratello ha tanti figli. Qui c’è spazio anche per loro"». E d’altronde anche suo padre era un uomo cui l’accoglienza scorreva nel sangue: «Faceva il barbiere, e ogni volta che si presentava un poveretto in bottega, lui gli faceva barba e capelli gratis. Poi mi diceva: "Bambina mia, non si è mai felici da soli".
Da Giorgio Pardi a Giuliano Ferrara
Paola Bonzi non è nemmeno una pro life coi paraocchi. Una delle persone di cui parla con maggior stima è il medico abortista Giorgio Pardi, ex primario della Mangiagalli deceduto tre anni orsono: «Per amare la vita non è necessario avere la fede». Pardi era un avversario che «iniziò a gioire con me ad ogni bambino scampato all’aborto, pur rimanendo della sua idea». E quando le è venuto a mancare il sostegno del ginecologo, è apparso «Giuliano Ferrara, che ci ha sostenuto quando non era facile metterci la faccia. è anche grazie a lui che è sorta una casa famiglia a Masserano, nel Biellese». Con la Ru486 le donne saranno ancora più sole. Bonzi scuote la testa: «Sarà ancora più difficile aiutarle. Ci sarà ancora meno tempo di riflettere. Bisognerà inventarsi un modo per raggiungerle e informarle». Speriamo non la senta Emma Bonino, la candidata radicale nel Lazio che piace anche a tanti cattolici. «Cattolici? Ai sedicenti credenti dico che questa loro posizione è un boomerang. è facile difendere i diritti umani in astratto, altra cosa è vedere cosa significa difenderli nel concreto. E nel concreto, sappiamo bene come la pensa la leader radicale». Bonzi ritiene che «i valori non reggono in astratto, a suon di parole». è per questo che ha recentemente pubblicato Oggi è nata una mamma (191 pagine, 13 euro, San Paolo) in cui racconta «la mia fatica e i miei insuccessi, ma anche il metodo che ho usato per rispondere ai bisogni». Un metodo che porta frutti insperati: «Come con quella donna che voleva abortire, poi ci ha ripensato, poi ha fondato un nuovo Cav». Un metodo che ha come esergo una semplice considerazione: «è una scusa lamentarsi perché quel che accade non ci piace. Non abbiamo altro modo di cambiare il mondo: un passo alla volta, un bambino alla volta». - di Benedetta Frigerio - Tempi -

 
 
 

LA TENDENZA ANTICATTOLICA DELLA BBC

Post n°3158 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La BBC (British Broadcasting Corporation) è nota per non essere una delle più strenue sostenitrici della Chiesa cattolica. Sebbene l’alta qualità dei suoi programmi sia nota in tutto il mondo, questa grande emittente, che gode di sostanziosi finanziamenti pubblici, è spesso stata accusata di trattare la Chiesa e la fede cattolica, nella migliore delle ipotesi in modo ingiusto, se non addirittura malizioso. Molti esempi sostengono questa accusa, a partire dai numerosi programmi degli ultimi 10 anni, che possono essere considerati blasfemi e altamente offensivi per i cattolici. Nel 2003, la BBC ha mandato in onda – per l’ampio pubblico internazionale – un documentario intitolato "Sex and the Holy City", in cui si dava intenzionalmente una falsa rappresentazione della Chiesa e dei suoi insegnamenti sull’uso del preservativo contro l’AIDS. Due anni dopo ha trasmesso "Jerry Springer the Opera", un programma blasfemo e molto offensivo, che metteva in ridicolo Gesù e la fede in generale. Precedentemente, la BBC aveva speso 2 milioni di sterline (quasi 3 milioni di euro) su un programma dal titolo "Popetown" – un cartone animato ambientato in Vaticano, che derideva la Chiesa e la cui trama riguardava anche elementi di bestialità. Grazie alle proteste, il programma è stato vietato in Gran Bretagna, ma trasmesso all’estero, nonché venduto nel Regno Unito su DVD. La BBC è stata anche accusata in relazione ad altre questioni che riguardano il Cattolicesimo: la persecuzione dei cattolici in Medio Oriente o in Asia è raramente oggetto di un’attenzione adeguata; l’immenso bene svolto dai preti cattolici, dai religiosi e dai laici in tutto il mondo è generalmente trascurato; e l’incalcolabile contributo della Chiesa alla cultura occidentale tende ad essere screditato, a favore di una grande attenzione sui peccati commessi in passato da esponenti della Chiesa. La BBC è stata anche considerata responsabile di più subdole azioni anticattoliche. I vari talk show, le notizie sportive e gli articoli sul Web tendono ad incentrarsi sull'aspetto sensazionalistico. Spesso si veicolano anche i contributi del mondo secolare o del dissenso al Cattolicesimo, ma raramente si dà spazio ai cattolici ortodossi perché possano adeguatamente trasmettere l’insegnamento della Chiesa. Il trattamento che i religiosi ricevono dall’emittente non di rado assume la forma di interrogatori da parte di presentatori irriverenti e sprezzanti che sembrano averli già condannati come colpevoli. Stephen Glover, editorialista inglese della carta stampata, non cattolico, ha scritto di come un intervistatore televisivo della BBC metteva sotto torchio l’arcivescovo inglese Vincent Nichols nel 2007, "trattandolo come un appartenente a qualche setta estremista, interrompendolo continuamente in modo beffardo, come fosse una specie di idiota".

Pregiudizi

Gran parte di questi pregiudizi sono assimilabili ad una mentalità predominante, tra le file dell’emittente, di carattere laico, che abbraccia o simpatizza con una cultura della morte, sia che riguardi l’aborto, il femminismo radicale, l’agenda omosessuale, l’eutanasia, o espressioni di una scienza non etica come la ricerca sulle cellule staminali. "La BBC", ha scritto una volta Glover, "rappresenta il consenso materialista e meccanicistico che ha rifiutato Dio e che ha l’illusione di una scienza capace di fornire una completa spiegazione dell’esistenza". Persino uno dei giornalisti della BBC più affermati, Andrew Marr, ha ammesso le difficoltà dell’emittente nell’offrire una visione priva di pregiudizi. "La BBC non è imparziale o neutra", ha detto durante un incontro privato tra i vertici della BBC nel 2006. "È un’organizzazione finanziata dallo Stato, di cultura urbana, con un numero abnorme di giovani, appartenenti a minoranze etniche e persone gay. Ha una tendenza liberale che non è tanto di natura partitica, quanto piuttosto culturale". Allo stesso incontro, un anziano dirigente della BBC, secondo la stampa britannica, avrebbe detto che esisteva una "diffusa consapevolezza che ci siamo spinti troppo oltre nella direzione del politically correct", e che questo tipo di mentalità è "così fortemente radicata nella l’impostazione culturale della BBC, che è molto difficile cambiarla". Sempre secondo la stampa, "quasi tutti" i presenti all’incontro erano d’accordo che, in un telefilm, la Bibbia poteva essere gettata nel cestino, ma non il Corano, per timore di offendere i musulmani.

Negare

I dirigenti della BBC sono chiaramente molto solerti nel respingere tutte le accuse di una loro tendenza anticattolica. Il 2 febbraio scorso, Mark Thompson, il direttore generale dell’emittente – sostanzialmente il capo redattore – è intervenuto alla Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, sul tema "Broadcasting and Civil Society". Purtroppo, e forse significativamente, nel suo discorso non ha fatto alcun riferimento esplicito alla religione, ma si è concentrato su quanto la BBC stia lavorando bene come emittente pubblica indipendente, e su come la prossima revisione prometta di produrre programmi di qualità ancora migliore. Tuttavia durante la successiva tavola rotonda, ha ammesso la possibilità che vi sia una certa tendenza anticattolica in relazione alle notizie, anche se per quanto riguarda i servizi sulla religione, la BBC cerca, e generalmente ci riesce, di dare "un quadro equilibrato". Thompson ha poi fatto esempi di documentari della BBC e di servizi in diretta sulla Chiesa, dal funerale del cardinale Basil Hume, l’ex Arcivescovo di Westminster, all’esposizione in Inghilterra delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux. Alla domanda se, dal suo punto di vista, la BBC non tenda a favorire un’ideologia che contrasta con l’insegnamento della Chiesa, ha replicato: "No, veramente no", e ha fatto l’esempio di un altro programma, questa volta sulla Passione, andato in onda durante la Pasqua del 2008.

Consigli della mamma

Questa non è stata la prima volta in cui si è confrontato con le critiche. Parlando sul tema della copertura televisiva della religione, durante una conferenza a Londra nel 2008, Thompson, che è cattolico, ha ricordato di come la mamma scosse la testa quando apprese che suo figlio era stato nominato direttore generale. "La BBC è anticattolica e contro Dio", gli disse senza mezzi termini. Ma tali etichette di anti-Dio, ha spiegato al pubblico della conferenza di Londra, "non sono così definitive; non sono neanche genericamente vere". Naturalmente nella BBC ci sono molte persone "che hanno una visione fortemente scettica della religione", ha detto, ma si trovano anche "migliaia di persone per le quali la religione svolge un ruolo centrale nella loro vita". Ha poi ammesso il fatto che la presentazione della religione come una "esperienza di fede e di vita", anziché come storia o controversia, è una cosa piuttosto "insolita", ma ha anche osservato che oggi vi è maggiore interesse per i programmi religiosi "di alto profilo", rispetto a 25 anni fa. Eppure, secondo i suoi dati, i servizi televisivi della BBC su questioni di religione, sono diminuiti passando dalle 177 ore del 1987/88 alle 155 ore del 2007-08. Nei giorni scorsi, l’organo di governo della Chiesa d’Inghilterra, il Sinodo generale, ha analizzato se il Cristianesimo venga veramente emarginato dalla BBC e trattato tipo "show dei record" o come una "specie rara" da studiare in un programma naturalistico.

Emarginazione

Durante la conferenza del 2 febbraio, Thompson ha detto di non voler trattare la religione in maniera specifica, per non collocarla all'interno di una particolare categoria, preferendo piuttosto parlare di religione nell’ambito di commenti sulla storia, sulla conoscenza e sulla cultura. Tuttavia una simile visione rischia di emarginarla ulteriormente ed è forse questo uno dei motivi per cui la BBC raramente manda in onda programmi incentrati su una fede specifica, mettendole insieme in una sorta di pasticcio relativistico. Come ha domandato anche un sacerdote al termine dell’intervento di Thompson, ma allora perché non avere dei programmi dedicati a ciascuna religione? Per esempio uno in cui vi sia un gruppo di teologi cattolici che discutono del ruolo delle opere nella giustificazione, o un’altro in cui vi siano studiosi musulmani che parlano dell’interpretazione del Corano. Parlando successivamente con Thompson, è sembrato aperto ad avere un dialogo franco con la Chiesa e ad ascoltare nuove idee su come migliorare i servizi. Lo scopo principale della visita è stato quello di incontrare il Santo Padre ed esponenti del Vaticano per discutere della prossima visita del Papa nel Regno Unito nel 2010. Un segnale promettente, anche se quanto effettivamente la dirigenza della BBC prenda in modo autenticamente serio la Chiesa rimane ancora una questione aperta. - di Edward Pentin - Zenit -

 
 
 

DON GIUSSANI: IL CARISMA DEL MAESTRO

Post n°3157 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chi sia stato don Giussani non è semplice dirlo. Poche parole non bastano a descriverne la ricchezza della personalità poiché egli è stato un uomo poliedrico. Ci avvicineremo percorrendo alcune strade concentriche che hanno segnato la sua esistenza. Egli è stato un lettore intelligente e precoce di poesia e letteratura. Durante le ore di lezione, citava a memoria intere poesie di Pascoli, di Leopardi, di Ada Negri e di altri autori a lui cari. Interessato al dramma inevitabile dell’esistenza umana, era un innamorato degli uomini: sempre desideroso di imparare, di trovare la strada per entrare dentro le loro vite, la loro mente e il loro cuore. Le parole degli scrittori erano, tra le altre, alcune vie di questo incontro. Era sicuro di una cosa: ogni uomo, nel fondo del suo essere, vive per le stesse esigenze di verità, di giustizia, di bene, di felicità che animano le ore dei suoi fratelli sulla terra. All’uomo che grida, che cerca, che non può negare a se stesso quel «più in là» di cui parla Montale, era diretta la sua attenzione profonda. Lo sviluppo compiuto di questa intuizione è contenuto nella sua opera che egli chiamerà «Il senso religioso». Colpiva in don Giussani la sua passione per la musica. Da piccolo, il padre lo portava con sé ad assistere a concerti d’organo o di polifonia, una passione che coltiverà poi in seminario attraverso la scuola di monsignor Nava. Egli ha così penetrato i segreti delle grandi opere: portava in classe grandi grammofoni per farci ascoltare la Quinta o la Settima di Beethoven, alcuni concerti di Mozart, ci introduceva a Brahms, Schubert e Chopin. Nella musica vedeva il segno profondo della vita dell’uomo. Nei grandi artisti, nella loro opera leggeva la solitudine umana e, allo stesso tempo, la tensione verso l’incontro con altri uomini. Don Giussani è stato sì un uomo curioso, che amava conoscere, ma soprattutto l’amico che avresti voluto trovare sul sedile accanto a te, durante il viaggio della vita. Egli è stato un grande studioso di teologia in seminario, l’ha penetrata con tale passione che i suoi insegnanti pensavano potesse diventare un grande teologo, uno dei più importanti del nostro Paese. Trascorse 8 anni nel seminario di Venegono, dove vi erano degli educatori che potevano, per la loro profondità e paternità, formare non solamente dei preti, ma educare degli uomini. Un episodio lo segnò profondamente. Quando da monsignor Gaetano Corti sentì commentare il versetto del Prologo del Vangelo di Giovanni, «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1, 14), cioè la Bellezza, la Giustizia, l’Amore, la Verità si è fatta carne, si ricordò in quel momento di una poesia di Leopardi. Era un inno non a una delle sue amanti, ma alla scoperta che ciò che cercava nella donna amata era qualcosa oltre essa. Quella di Leopardi fu, 1800 anni dopo san Giovanni, la mendicanza di quell’avvenimento che era già accaduto. L’allora rettore del seminario, Giovanni Colombo, futuro arcivescovo di Milano, che nutriva sentimenti di vera stima per Giussani, tentò per ben due volte di realizzare il progetto di tenerlo in seminario. Nel 1954 e poi nel 1965. Giussani sentiva di essere chiamato ad altro. È lui stesso a raccontarlo: dopo aver incontrato alcuni giovani studenti sul treno, trovandoli totalmente estranei alle cose più elementari del cristianesimo: «Mi venne… il desiderio di far conoscere loro quello che io avevo conosciuto… Abbandonai perciò l’insegnamento in seminario… e scelsi di insegnare religione nelle scuole medie superiori dello Stato». Don Giussani è stato soprattutto un grande educatore. La sua preoccupazione era trasmettere ai ragazzi in modo chiaro, affascinante e coinvolgente, quello che gli sembrava la Chiesa non riuscisse più a comunicare. Il patrimonio vitale che costituisce l’anima di ogni civiltà deve essere riscoperto e riguadagnato da ogni generazione. Tutta la vita del sacerdote lombardo è stata un’esistenza dedicata a documentare il metodo della trasmissione del cristianesimo. Una sintonia impressionante con quello che sarà il tentativo del Vaticano II, un concilio pastorale che non volle semplicemente riproporre delle verità, ma soprattutto indicare una strada per viverle. Egli non si stancò mai di ripetere che seguire Cristo non è negare la ragione, negare l’uomo, ma all’opposto è esaltarlo. Il cristianesimo non è una tradizione del passato, è una Persona presente che entra nella vita, in forza della ragione stessa del suo annuncio. Giussani era fermamente convinto che solo dall’interno del cristianesimo vissuto l’uomo scopre se stesso e le sue attese più radicali. Nessuno conosce l’uomo come Cristo, dirà la costituzione del Concilio «Gaudium et spes» (n. 22). Il suo tentativo è stato quello di portare la tradizione vivente della Chiesa negli ambienti della vita dell’uomo: nella scuola, nell’università, nella famiglia e nel lavoro. Tuttavia Giussani non ebbe vita facile. Egli era malvisto dai tradizionalisti, che lo consideravano un innovatore perché metteva insieme ragazzi e ragazze e favoriva la creazione di comunità nelle scuole, viste come una possibile causa dell’allontanamento dei giovani dalle parrocchie. Al tempo stesso era additato dagli innovatori come tradizionalista. In realtà don Giussani aveva orrore per ogni tradizionalismo come sguardo all’indietro. Desiderava lanciare i giovani verso il futuro, voleva portare un cambiamento, non una rivoluzione, una rottura con la storia precedente, quanto piuttosto una novità nella continuità. Tema centrale di questo passaggio verso una tradizione rinnovata è stato l’esperienza dell’autorità. Egli ne fu un estremo sostenitore, soprattutto dopo il Sessantotto, quando essa fu duramente contestata. Era fermamente convinto che senza autorità non c’è educazione, perché educare è trasmettere qualcosa che si è ricevuto. La vita perderebbe il suo asse fondamentale: la scoperta di essere creatura, di essere fatti da Dio, generati da qualcuno che ci precede, che ci attende e che ci vuole bene. Combatté tuttavia anche ogni forma di autoritarismo e di clericalismo, mettendo in luce il valore affettivo dell’ autorità. Don Giussani è stato un alto cantore di Cristo. Già negli anni del seminario iniziò con alcuni suoi compagni un piccolo gruppo, lo «Studium Christi»: una passione irrefrenabile per Gesù come avvenimento presente. La fede è riconoscere Cristo vivo qui ed ora, centro del cosmo e della storia, una persona che vale la pena seguire, che è luce che illumina la vita e calore che riempie interamente il cuore. Le parole della Scrittura erano spessissimo sulle labbra di Giussani: egli la leggeva, la meditava, ci si immedesimava. E immedesimava chi lo ascoltava. Amava tantissimo san Giovanni e san Paolo, forse perché li sentiva più vicini a sé. In Giovanni scopriva la forza della contemplazione dell’evento dell’incarnazione; in Paolo il grande slancio missionario. Don Giussani era un uomo profondamente lombardo e un prete profondamente ambrosiano. Tutta la sua vita è stata permeata dalla figura e dall’insegnamento di sant’Ambrogio che attraverso la liturgia e la grande tradizione della Chiesa ambrosiana giunse fino a lui. L’ambrosianità di don Giussani si esprimeva nel senso concreto dell’uomo peccatore e salvato. Era vivo in lui lo stupore per la misericordia di Dio più grande del nostro peccato. Amava tutto ciò che è bello, tutto ciò che è parola, che è canto, come era per Ambrogio, creatore degli inni. In lui ho rivisto un tratto tipico dei grandi preti ambrosiani: una «fedeltà in piedi» non servile, ma reale e sacrificata all’autorità della Chiesa. Così è stato il suo rapporto con i due arcivescovi di Milano, Montini e Colombo, che videro la fioritura del movimento proprio negli anni del loro servizio pastorale, e con i papi che ha incontrato. Don Giussani è stato un grande uomo di cultura, un estimatore della ragione umana. Durante le ore di lezione colpiva la forza logica del suo parlare, la stringenza del suo ragionamento. Egli non si stancò di sostenere contro ogni riduzionismo che la ragione è apertura alla realtà in tutti i suoi fattori. Benedetto XVI in questi ultimi anni ha invitato ad «allargare la ragione». Mi ha fatto molto pensare a don Giussani. La ragione non è qualcosa che ci chiude in noi stessi ma è una finestra spalancata su una realtà nella quale non si finisce mai di entrare. Dall’incontro con Cristo nasce una cultura nuova, chiamata ad incidere nell’ambiente in cui vivono i cristiani. Essa divenne una delle tre dimensioni che, insieme alla carità e alla missione, costituì l’anima della nuova Gioventù Studentesca nata intorno a Giussani. Egli ci ha sempre educati alla carità. Fin da piccoli andavamo nella Bassa milanese per stare con i bambini semplicemente, per educarci al fatto che Dio si è fatto uomo per stare con noi. Tutto nasce dalla carità, dal nostro cuore che accetta di condividere la sua vita con quella degli altri, come Dio ha condiviso la nostra. Le opere di carità nate da don Giussani sono tantissime: scuole, opere di accoglienza, associazioni di famiglie, iniziative missionarie. Già dalla fine degli anni Sessanta don Giussani aveva pensato a una missione in Brasile. Fu sicuramente un’apertura importante perché egli era convinto della necessità della missione come vero ecumenismo: condividere con altri fratelli che vivono in orizzonti lontani e diversi quello che viviamo noi. Ed infine, l’ultima parola che ha dominato la vita di don Giussani è stata la misericordia. Negli ultimi anni tutto si era tramutato in questa certezza: «Dio per l’uomo è misericordia». È stata l’insistenza maggiore in un numero impressionante di interventi, come un fiume in piena, in un uomo segnato dall’immobilità, dalla quasi totale impossibilità ad articolare la sua voce. Colpisce la comunanza con la vita di Giovanni Paolo II, morto proprio nei primi vespri della festa della Divina Misericordia. E 5 anni prima di morire Giussani scriveva: «Di fronte a tutti i peccati della terra, sarebbe ovvio dire: Dio distrugga un uomo così. Invece, Dio muore per un uomo così, diventa uomo e muore per un uomo così, tanto che questa sua misericordia rappresenta il senso ultimo del mistero». - Massimo Camisasca - miradouro -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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