ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 13/01/2010

SONO CINQUE MILIARDI I PERSEGUITATI NEL MONDO PER LA FEDE

Post n°2929 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Pew Forum on Religion & Public Life di Washington ha effettuato un’indagine dettagliata che prende in esame le restrizioni alla libertà religiosa nazione per nazione e ne è scaturito un rapporto di settantadue pagine, dal titolo Global Restrictions on Religion. December 2009. Il dato che emerge sconcertante è che più di cinque dei sei e rotti miliardi di abitanti del pianeta non sono liberi di praticare la loro religione. Ma le restrizioni non si trovano solo in Cina, India, Arabia Saudita o nei paesi di maggioranza musulmana e buddista: anche nella laicissima Francia, in Gran Bretagna, patria del politically correct, nella Grecia ortodossa, o nello stato di Israele, non sono tutte rose e fiori, anzi…

I temi religiosi sono tornati in auge da quando i terroristi islamici ci hanno fatto capire, a suon di bombe e sgozzamenti, che c’è al mondo un sacco di gente per cui la religione è una cosa importante. Così, ci siamo dovuti interessare al fatto - e, dunque, accorgere - che al mondo c’è anche un sacco di gente per niente libera di praticare la religione che preferisce. Ma non sapevamo che quest’ultima categoria di persone costituisce la maggioranza schiacciante del genere umano. Addirittura, più di cinque dei sei e rotti miliardi di abitanti del pianeta. Ora per la prima volta è stata effettuata una indagine dettagliata, nazione per nazione, e ne è scaturito un rapporto di settantadue pagine, dal titolo Global Restrictions on Religion. December 2009. Stilato dal Pew Forum on Religion & Public Life di Washington, ha una precisione scientifica che ha risvegliato l’attenzione del vaticanista Sandro Magister, il quale gli ha dedicato una puntata del suo visitatissimo blog. L’indagine del Pew Forum analizza ben 198 nazioni e copre due anni, dal 2006 al 2008. Manca la Corea del Nord per ovvie ragioni: l’ossessione per la segretezza tipica dei regimi comunisti non fa trapelare alcun dato all’esterno. Detta indagine tiene conto sia delle restrizioni alla libertà religiosa imposte dai governi sia quelle provocate dalla pressione sociale (che può essere maggioritaria o di gruppi particolarmente violenti). In alcuni posti i due tipi di pressione si sommano, in altri prevale l’uno o l’altro. Uno dei diagrammi che visualizzano numericamente i risultati prende in considerazione i cinquanta Paesi più popolati. Su questi spiccano India e Cina, la cui popolazione rispettiva supera il miliardo di individui. Per motivi diversi (pressione sociale in India, restrizioni governative in Cina), ecco già più di due miliardi di persone con problemi riguardo alla libertà religiosa. Se aggiungiamo non pochi Paesi islamici, et voilà: oltre il settanta per cento dell’umanità vive in posti dove adorare in pace chi si vuole va dal molto difficile all’impossibile. In India il governo centrale predica la libertà religiosa ma ha approvato leggi anti-conversione. Nel Paese, comunque, sono certi gruppi fondamentalisti a fomentare l’odio religioso. Indù e musulmani fanno la loro parte, talvolta difendendosi, talaltra attaccando. In certe zone a farne le spese sono i cristiani, com’è noto. In Cina (ma anche in Vietnam) la popolazione non ha alcun problema con le diverse fedi; sono i governi a praticare la persecuzione. Nigeria e Bangladesh offrono dati differenti: le autorità sono neutrali (per ora) mentre le varie fazioni ogni tanto esplodono in pogrom ai danni del credo altrui. L’unico Paese in cui le coordinate cartesiane si sommano (ostilità sociale e divieti governativi) e registrano i picchi massimi è l’Arabia Saudita, che per la religione musulmana (di cui custodisce due dei tre «luoghi santi» ai sunniti) è interamente «terra sacra». Qui, ormai è universalmente noto, anche l’atto di culto privato diverso da quello ufficiale è reato penale. Tra gli altri Paesi interamente (e ufficialmente) musulmani, i più popolosi sono il Pakistan e l’Indonesia. I loro dati si discostano, sì, da quelli sauditi, ma mica tanto. In più, la situazione è sempre precaria, il che vuol dire che in qualsiasi momento potrebbero balzare ai vertici della classifica. Anche l’Egitto non scherza con il suo dieci per cento di cristiani copti. Pure qui ogni giorno è buono per un aggiornamento del posto in classifica. Si tenga conto che l’Egitto detiene l’università islamica più autorevole dell’intera «sunna» (la comunità dei fedeli musulmani) e da essa scaturiscono le interpretazioni coraniche più seguite. E poi c’è l'Iran, repubblica «islamica» fin dal nome, di credo sciita: le restrizioni in questo Paese appartengono ai due campi presi in considerazione dall’indagine del Pew Forum. Ma non si pensi che la palma dell’intolleranza spetti al solo islam.
Anche i Paesi ufficialmente buddisti fanno la loro parte: Sri Lanka, Myanmar e Cambogia reprimono in vario modo tutte le religioni diverse da quella di Stato. A volte le restrizioni colpiscono versioni diverse dello stesso credo. È il caso dell’Indonesia, ufficialmente musulmano, nel quale gli Ahmadi non hanno vita facile. Lo stesso in Turchia per gli Alevi. In Turchia, poi, la Chiesa cattolica non ha riconoscimento ufficiale, cosa che comporta non piccole restrizioni in campo amministrativo. Come nella cristiana Grecia: qui solo gli ortodossi, gli ebrei e i musulmani hanno status giuridico (il che significa libertà di organizzazione e di proprietà), non così i cristiani di altre confessioni. Mettendosi davanti al planisfero squadernato dal rapporto del Pew Forum ci si accorge subito che l’area della libertà religiosa è piuttosto limitata, nel mondo, e si trova principalmente nei Paesi a maggioranza cristiana come le Americhe, l’Europa, parte dell’Africa sub-sahariana e l'Australia. Ma neanche qui sono tutte rose e fiori. La laicissima Francia impone restrizioni a tutti, dal turbante sikh al velo islamico ai crocifissi di grosse dimensioni. In Gran Bretagna, quantunque la Regina sia anche capo della chiesa statale, è il politicamente corretto a dettar legge, tant’è che le maggiori restrizioni le incontrano proprio i cristiani. Un caso a sé (ma non troppo) è Israele, il cui governo accorda privilegi notevolissimi alle minoranze ultraortodosse dell’ebraismo, quantunque queste ultime costituiscano una frazione numericamente irrilevante della popolazione complessiva. Ma da qui in avanti si entra nella cronaca: è recentissima, per esempio, la condanna da parte del rabbinato ortodosso nei confronti di quelli che sputano addosso ai preti cristiani. Come abbiamo anticipato più sopra, per non pochi Paesi la situazione è ballerina. Per esempio, solo grazie al viaggio all’Avana di Giovanni Paolo II il mondo si rese conto che nella Cuba castrista era vietato festeggiare il Natale. Dunque, occhio alla cronaca (vedi quel che accade in Malesia, dove ai cristiani si vuol vietare l'uso della parola «Allah»), in attesa del Rapporto Pew 2010. -di Rino Cammilleri - fattisentire -

 
 
 

L'ORA DI SATANA: L'ATTACCO DEL MALE AL MONDO CONTEMPORANEO

Post n°2928 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Diego Manetti: La falsa profezia assume dunque spesso i contorni dell’inganno operato con falsi prodigi e miracoli oppure della menzogna propagata con alta dottrina e diaboliche ispirazioni. Mi pare che però si possa trovare un altro fronte su cui operano i falsi profeti: non tanto quello dell’annunciare il falso, quanto piuttosto del tacere il vero. E’ un po’ come una “strategia del silenzio” che, messa in atto a volte anche da anime consacrate – poiché sappiamo che il “fumo di Satana” è entrato anche nella Chiesa –, tende a distogliere l’attenzione dalla verità, favorendo il silenzio sul peccato, il silenzio sull’inferno, il silenzio su Satana. In fondo, i falsi profeti che servono Satana, l’ultima cosa che diranno è proprio che Satana esiste davvero…

Padre Livio: A questo punto dobbiamo distinguere due specie di falsi profeti. Da una parte abbiamo quelli che operano al di fuori della Chiesa e che propagandano lo “spirito del mondo” all’insegna dello slogan: “senza Dio si vive meglio”; questa è dunque la “falsa luce” della profezia mondana, dalla quale più volte la Regina della Pace ha messo in guardia soprattutto i giovani. E si tratta di un esercito di servitori di Satana: da intellettuali e filosofi, a ciarlatani e imbroglioni. Tutti però facilmente riconoscibili perché “nel mondo”. Dall’altra parte, abbiamo i falsi profeti che operano invece all’interno della Chiesa: si tratta di una profezia più pericolosa, perché più difficile da individuare, poiché è come se il Diavolo si vestisse da frate, assumendo le spoglie di un esponente della Chiesa stessa, secondo quella fine strategia ingannatrice del Maligno che Bernanos nei suoi romanzi ha saputo ben rappresentare. Ecco, quando il falso profeta si presenta in cotta e stola o come leader di un gruppo di preghiera, allora il discernimento è assai più complesso, e facilmente tanti fedeli ne restano sedotti, confusi, ammaliati. Occorre sempre utilizzare la libertà dei figli di Dio, ovvero lo spirito del discernimento, senza farsi abbagliare dalle insegne esposte dai falsi profeti, poiché capita spesso che, rinunciando a tale capacità critica, si venga ingannati da presunti veggenti che sbandierano false locuzioni e visioni private. Vorrei quindi mettere in guardia da quel sottobosco di gruppi di preghiera che hanno la “propria” veggente che ha le apparizioni, o rivela profezie, laddove tutto questo è un prodotto dell’esaltazione personale o dell’inganno satanico. Ancora più grave è poi il caso dei falsi profeti all’interno della stessa gerarchia ecclesiastica, quando cioè sono sacerdoti o teologi a propagare tra i fedeli le eresie e gli inganni satanici. E’ il caso in cui si deforma la Parola di Dio, o si passano sotto silenzio le verità fondamentali della dottrina cattolica. E’ un argomento assai doloro. Quando Paolo VI parlò di “fumo di Satana nella Chiesa”, specificò di cosa si trattava: all’interno della Chiesa stessa si era formato un pensiero che non era cattolico - e che come tale non poteva essere l’autentico pensiero della Chiesa – e che si esprimeva nella formulazione di verità di fede non conformi alla Dottrina rivelata e insegnata dalla Chiesa. In riposta a questo allarme lanciato da Paolo Vi è giunto quel grandissimo dopo che è il Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento di cui avevamo bisogno per sapere quali erano i confini esatti della Dottrina della Chiesa e che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno pensato di proporre ai fedeli proprio come baluardo della vera fede. Però, devo lamentare il fatto che oggigiorno si sentono davvero poche persone citare il Catechismo, e credo che sia ben poco studiato nei seminari e nelle facoltà teologiche, mentre ritengo che non vi sia arma migliore per difendersi da quelle che Karl Rahner definiva “eresie crittogame”, ovvero quelle eresie che, come le omonime piante, si diffondono di nascosto, silenziosamente, nel bosco della dottrina cattolica, per cui si arriva a sostenere che l’Inferno è vuoto, che Satana si convertirà, che alla fine c’è la Misericordia e la salvezza per tutti, che tutti i peccati si possono giustificare. Giungiamo infine nello specifico al punto che ponevi al centro della tua domanda: i “silenzi”. Sono queste le false profezie più pericolose all’interno della Chiesa, perché se un teologo afferma il falso, e come tale lo scrive, prima o poi la Congregazione per la Dottrina della Fede – l’ex Sant’Uffizio – lo richiama e lo riconduce alla vera dottrina. Ma nel caso dei silenzi, questi sono ben più subdoli e difficili da individuare, poiché appunto meno roboanti, meno eclatanti. Si tratta di un “non annunciare” la verità che di fatto si traduce nel propagare l’errore. Pensiamo ad esempio al fatto che oggi non c’è una precisa catechesi sul peccato: non si spiega che cosa sia, non se ne denuncia la gravità, non si dice più chiaramente che il peccato mortale può condurre alla perdizione eterna. E ci vuole un intervento tanto raro quanto autorevole – magari un articolo della “Civiltà Cattolica” - per ricordare che quando uno muore in peccato mortale, va all’inferno. Queste Verità elementari, fondamentali, non si insegnano più nella Catechesi, o si insegnano poco. Allo stesso modo, non si fa più la distinzione fra “peccato mortale” e “peccato veniale”, tutto è giustificabile, non si tiene conto che comunque la materia è “grave” e quindi la “piena avvertenza” e il “deliberato consenso” vanno messi a fuoco. Questo silenzio, dannosissimo per le anime, è una forma molto subdola di falsa profezia. In merito alle deformazioni della vera dottrina, mi ricordo un episodio di quando ero giovane sacerdote, avevo appena ventisei anni, e prestavo servizio in parrocchia. Un giorno venne una signora da me e chiese un colloquio. Mi disse che si trovava in una situazione di adulterio. Io le dissi: “Guardi che è un peccato grave e, se lei non lascia questa situazione, rischia la perdizione eterna della sua anima!”. Quella stette un po’ ha pensarci e poi replicò: “Ah, tanto poi, alla fine, c’è la divina Misericordia…”. Ecco, questo è un esempio del gravissimo pericolo che si corre nel deformare la dottrina, usando la divina Misericordia per restare nell’impenitenza e continuare a fare il male. D’altra parte, non si può usare la divina Misericordia per dire che l’Inferno è vuoto; non è che esiste l’Inferno perché Dio non ha misericordia, esiste l’Inferno – lo abbiamo già ricordato - perché noi rifiutiamo la divina Misericordia, non ci affidiamo alla divina Misericordia, non ci pentiamo davanti a Lui. A questo riguardo vorrei prendere l’occasione per mettere bene a fuoco quello che io penso di von Balthasar. Ho letto quasi tutte le opere di questo grandissimo teologo, e devo ammettere che il suo ultimo libro, Sperare per tutti, non riesco a capirlo, perché si colloca al di fuori dell’orizzonte di tutto il suo pensiero precedente. E’ un libro in cui von Balthasar chiama “infernisti” quelli che credono nell’Inferno - allora anche Gesù Cristo era un infernista? – e ribadisce la sua profonda speranza che “tutti gli uomini si salvino” e che “l’inferno sia vuoto”. Credo che il problema sia mal posto: non si tratta di limitarsi a “sperare” – lasciando con ciò stesso intendere che sia quasi un diritto la salvezza per tutti – quanto piuttosto di “darsi da fare” affinché tutti si salvino, pregando e sacrificandosi per la salvezza delle anime dei peccatori. È questo che vuole la Madonna. E poi, se anche tutti gli uomini si salvassero, non basta credere all’esistenza di Satana e dei demoni per capire che l’inferno non può essere vuoto, poiché almeno gli angeli decaduti sono precipitati in esso dopo la ribellione originaria contro Dio? Insomma, se anche l’inferno non avesse anime dannate come inquilini, almeno i padroni di casa ci sono! - Tratto dal libro-intervista: Padre Livio (2008) L'ora di Satana. L'attacco del Male al mondo contemporaneo, Piemme - Fonte: Simplicity -

 
 
 

TERREMOTO HAITI/ FIAMMETTA (AVSI):TESTIMONE DELLA PRIMA NOTTE E I 4 BIMBI SOTTO LE MACERIE

Post n°2927 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ciao a tutti, cercherò di essere breve perché tentiamo di fare economia di batterie. Il terremoto è avvenuto alle 17:00, mentre ci accingevamo a chiudere gli uffici di PV. Gli uffici al pian terreno erano invece già tutti chiusi. La prima scossa è stata fortissima ed è durata sicuramente più di un minuto. Appena possibile abbiamo lasciato i locali. Constatato che non c’erano danni rilevanti, siamo andati tutti a casa. Le strade però si sono rivelate una trappola. Io e la seconda macchina, con a bordo Jean Philippe e un collega haitiano, siamo rimasti bloccati per ore. Alla fine abbiamo deciso di far ritorno all’ufficio. Ci siamo riforniti di acqua potabile e ci siamo diretti alla ex casa Zorzi, unica meta raggiungibile. Qui però ci ha sorpresi la seconda scossa, al che abbiamo deciso di dormire fuori. Non potendo raggiungere casa mia, abbiamo chiesto ospitalità presso una struttura dell’ambasciata brasiliana che dispone di un grande cortile e che sapevamo avere internet. Da lì vi abbiamo scritto il primo messaggio. Quando la situazione nelle strade si è un po' normalizzata, verso le 22.00, ci siamo avventurati verso casa mia. Abbiamo praticamente attraversato la città. Il panorama è devastante. I più importanti edifici sono scomparsi. Danni ingenti si registrano ovunque. Solo da quello che abbiamo visto noi, i morti non possono che contarsi a migliaia. Interi edifici di diversi piani sono stati completamente rasi al suolo. Gravissimi danni ha subito un noto supermercato che a quell’ora non poteva che essere pieno di gente. È praticamente ridotto a niente. Verso mezzanotte ho potuto ritrovare mio marito, quindi abbiamo fatto un giro a casa di Jean Philippe, che è gravemente danneggiata e chiaramente non più abitabile. Quindi per ora sta da me. Casa Edoardo-Alberta non sembra apparentemente aver subito gravi danni. Il nostro ufficio PV è integro. Rientrando a casa ho trovato l'accesso a internet e posso confermare che a L.C. la situazione non è grave e che i colleghi stanno bene. Attraversando la chota abbiamo visto scene di devastazione terribili. Abbiamo notizia di almeno due colleghi che hanno trovato la casa rasa al suolo. (d’altronde anche quella di fianco alla mia non esiste più). Per le strade vagano persone in preda a crisi di panico e di isteria, feriti in cerca di aiuto. Gli ospedali sono difficilmente raggiungibili, le strade della capitale impraticabili. Il nostro viaggio verso casa è durato oltre due ore per fare meno di 10 chilometri. E per fortuna avevamo la jeep. Abbiamo cercato di portare aiuto come potevamo per trasportare i feriti, almeno i bambini non accopagnati, ma ci siamo presto resi conto di quanto poco servisse rispetto alla dimensione di questa tragedia. Si sentono dalle macerie le grida di aiuto di chi è rimasto sotto le macerie e i parenti impotenti che si disperano. Mancano luci per illuminare la scena e continuare a scavare, ora che è notte. Non possiamo che attendere domani mattina, ma questa notte è veramente nera per tutti noi. Il commissariato di Delmas 33, con annessa prigione e centro di detenzione di minori (un edificio di tre piani), non esiste più. Sul posto la Minustah ha montato luci a grande potenza per poter continuare l’opera di soccorso. L’hotel Montana, dove oggi ho pranzato con la capa-missione Flasco, è semidistrutto e conta 200 dispersi. Non ho sue notizie, ma a quell’ora avrebbe dovuto essere altrove. Spero per lei. Tutti i mezzi della missione ONU sono mobilitati per portare aiuto, ma le Nazioni Unite stesse hanno subito gravi danni, con il loro quartier generale semi distrutto e diversi impiegati civili dati per dispersi. In tutta la città la gente resta in strada: chi non ha più una casa, ma anche chi teme nuove scosse. Della maggior parte dei colleghi haitiani non abbiamo notizie, come anche di moltissimi amici e colleghi. Abbiamo incontrato in strada il capo-missione di ACF (action contre la faim). Ci ha raccontato che il loro edificio è interamente distrutto e che per ore hanno cercato i colleghi vittime del crollo. Un loro collega haitiano manca e all’appello. Lo stesso capo-missione era leggermente ferito e cercava a piedi di raggiungere la propria abitazione e avere notizie della famiglia. Ciò che abbiamo visto con Jean Philippe nell’attraversare la città è spaventoso. Non so davvero da che parte potremo ricominciare domani mattina. E mancano solo due ore all’alba, per fortuna. È terribile affrontare la notte in quste condizioni. Penso ai quattro bambini che abbiamo soccorso oggi pomeriggio, quattro fratellini che si sono trovati sotto una casa distrutta senza i genitori non ancora rientrati dal lavoro. Uno di loro aveva gravissime ferite alla testa e piangeva disperato. La sorellina piangeva chiedendo: «come fa la mamma a ritrovarci che la casa non c’è più?». Li abbiamo lasciati nelle mani di un motociclista perché con la nostra auto non si andava più né avanti né indietro. Dove saranno ora? Pregate per questo paese sfortunatissimo - Fiammetta - ilsussidiario - (AVSI)

La buona notizia per AVSI è che tutti i 6 espatriati (5 italiani e 1 francese) sono fortunatamente vivi. Mentre stiamo cercando di rintracciare anche tutti i 100 collaboratori nazionali. Difficile anche avere notizie in breve tempo di tutte le famiglie che AVSI sostiene in Haiti attraverso i vari progetti, come il sostegno a distanza. “Chiediamo a tutti gli amici che ci hanno aiutato di continuare a farlo per questa emergenza, di avere tanta pazienza e di pregare.”

    Per chi volesse fare una donazione – indicando nella causale “terremoto Haiti”:

    Credito Artigiano - Sede Milano Stelline, Corso Magenta 59
    IBAN IT 68 Z0351201614000000005000
    Per bonifici dall'estero:
    IBAN IT 68 Z0351201614000000005000
    BIC (Swift code) ARTIITM2

    Conto corrente postale n° 522474, intestato AVSI

 
 
 

LA FORZA DI UNA VITA FRAGILE: STORIA DI UNA BAMBINA CHE NON DOVEVA NASCERE

Post n°2926 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Di fronte all’eventualità di un figlio portatore di handicap, ci sono genitori che non si sentono in grado di sostenere il peso delle difficoltà permanenti che ciò comporta e ce ne sono altri convinti di scegliere il meglio per la loro sfortunata creatura evitandole di nascere. In entrambi i casi abortire appare come l’unica decisione razionale, assolutamente irreprensibile. Molti, anzi, giudicano il sì alla vita in simili condizioni come una scelta irresponsabile ed egoista, biasimano i genitori che accettano di far nascere un figlio se questo significa condannarlo a un’esistenza limitata, priva di prospettive e dipendente dall’assistenza altrui e li rimproverano per gli "inutili" oneri economici che con la loro decisione impongono alla collettività. Sophie Chevillard Lutz ha trovato le parole per spiegare invece le ragioni della vita che hanno indotto lei e suo marito a dare alla luce una bambina, la piccola Philippine, sapendola affetta da un gravissimo polihandicap di origine cerebrale.

 

Su questa vicenda Sophie Chevillard Lutz ha scritto un libro La forza di una vita frafgile. Storia di una bambina che non doveva nascere  (Lindau, Torino, 2008, pp.120). In effetti Philippine non parla, non vede bene, non è in grado di mangiare e di stare in piedi da sola e deve essenzialmente ai sensi del tatto e dell’udito il proprio rapporto con il mondo che la circonda: all’età di sette anni ha la capacità di comunicare di un neonato di pochi mesi e non vi sono speranze che la situazione possa migliorare sensibilmente. Perché allora farla vivere? È semplice. "Non si sono mai visti un uomo e una donna generare una cosa diversa da un essere umano" scrive Sophie Chevillard Lutz e quindi la sua piccola Philippine, pur nella fragilità della sua vita incompleta, ha piena dignità umana e inalienabili diritti inerenti alla propria condizione di persona, incluso quello di esistere e di ricevere tutte le attenzioni e le cure possibili. Né può un genitore decidere la morte di un figlio: "chi può scegliere tra un figlio handicappato e un figlio morto? Non ho scelto di avere una bambina handicappata. Ho deciso di lasciarla vivere fino alla morte naturale. So di aver scelto ciò che penso sia, nel profondo, il rispetto assoluto dovuto alla vita di ogni persona, chiunque essa sia. Non posso decidere quando la mia bambina morirà". È per raccontare la propria dolorosissima e faticosa esperienza e spiegare le proprie ragioni che Sophie ha scritto questo libro e lo ha fatto con tale forza e commovente passione da meritare la vittoria del Premio letterario Donna & Vita, quest’anno alla sua prima edizione, istituito dall’associazione Scienza & Vita Pontremoli-Lunigiana con il patrocinio del Dipartimento delle Pari Opportunità-Presidenza del Consiglio per promuovere opere letterarie e saggi che sottolineino l’alleanza della donna con la vita e la naturale capacità femminile di donare e difendere la vita. "La nostra società migliora nel suo senso di umanità non quando sopprime i deboli ma quando li accoglie. Nel mondo animale è la legge del più forte che prevale: il debole è eliminato o abbandonato. Che cosa impedisce allora all’uomo di adottare questa stessa legge? – si domanda Sophie difendendo il valore della persona di sua figlia e il proprio impegno ad aiutarla a vivere – non è forse proprio dell’uomo di accogliere la debolezza e persino di proteggerla? Non costituisce questo la sua dignità? Non è questo che rende la vita sopportabile?" Le sue sarebbero domande retoriche se potenti movimenti d’opinione non cercassero di dimostrare che invece l’eugenetica è una conquista sociale e civile e addirittura che la vita umana sul pianeta è una disgrazia e che ormai ogni nuovo nato rappresenta un fardello troppo pesante per un mondo esausto, tanto più se sano e quindi capace di vivere intensamente e a lungo. La prospettiva di Sophie, il suo rifiuto di giudicare quali vite meritino di essere vissute e quali no, restituiscono all’uomo un valore e una missione irrinunciabili. - Anna Bono - Zenit -

 

 
 
 

IL ROSARIO MI E' PARTICOLARMENTE CARO

Post n°2925 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo sappiamo dalla storia della Chiesa. È stata Lei a darcelo. Il Rosario è una preghiera molto semplice, profondamente radicata nella Bibbia. Nei quindici misteri possiamo stare con Gesù e Maria nella gioia, nel dolore e nella gloria. Ed è questo che dobbiamo insegnare alle persone pregando il Rosario. Per molti, purtroppo, il Rosario è una ripetizione ed è noioso, ma il Rosario invece è l'incontro profondo con Gesù e Maria. Chiunque preghi il Rosario vede come Gesù e Maria si comportano nella gioia e nel dolore e quando vivono la gloria. Ed è proprio questo di cui ha bisogno ciascuno di noi. Dobbiamo guardarli e cambiare comportamento seguendo il loro esempio, diventando a nostra volta un esempio per gli altri. Eppure, il vero segreto del Rosario è l'amore per Gesù e per Maria. Se non abbiamo l'amore, il Rosario diventa una noiosa ripetizione. Spesso il messaggio di Maria ci spinge ad aprire il cuore, e ora ci dice come farlo.

Attraverso il Rosario voi mi aprite il vostro cuore

... e questa diventa la condizione per la quale...

Io posso aiutarvi

Chi prega i tre Misteri ogni giorno si aprirà sempre più e potrà ricevere un aiuto sempre più grande. Il cuore si apre a Dio perché pregando il Rosario si guarda Maria e Gesù. Loro sanno bene che quando le cose ci vanno bene il nostro cuore tende a chiudersi e sanno anche che lo stesso può accadere quando le cose vanno male. E così si prova diffidenza e collera contro Dio a causa della nostra sofferenza. Ma affinché questo non succeda, affinché ne il bene ne il male ci chiudano il cuore, dovremmo stare assieme a Maria e Gesù. In ogni situazione, i nostri cuori devono rimanere aperti, come quelli di Maria e di Gesù. Dipende da noi se il cuore rimane aperto è può ricevere aiuto. Forse è opportuno ricordare che il 14 agosto 1984 Maria, attraverso Ivan, ci ha invitati a pregare tutto il Rosario. Nella vigilia dell'Assunzione di Maria, Ivan si stava preparando alla Messa quando ricevette inaspettatamente la visita di Maria, che gli disse di pregare tutto il Rosario in questo tempo. In quella stessa occasione, Maria ci disse che dobbiamo digiunare due volte a settimana, il mercoledì e il venerdì, invece che una volta sola. Che cosa dovremmo dire allora ai sacerdoti e ai religiosi? Di pregare il Rosario e di insegnare agli altri a pregarlo. Se ci limitiamo a ripetere che bisogna pregare, probabilmente la gente non comincerà mai a farlo, ma se lo diciamo come Maria e diamo l'esempio per primi, allora la gente pregherà. Se il parroco si propone di condurre il Rosario prima della Messa, i fedeli cominceranno sicuramente a venire. E non è la prima volta che vi dico che molti preti hanno confessato che solo qui a Medjugorje hanno ricominciato a pregare il Rosario personalmente e collettivamente. Questo messaggio dovrebbe allora fornirci un nuovo stimolo a deciderci in questo tempo a considerare Maria come nostra madre e nostra maestra, a stare assieme a Lei sul cammino della santità, a prendere in mano il Rosario. Pur non conoscendo il significato di tutto ciò, dovremmo comportarci come dei figli, lasciandoci condurre dalla madre. E così sia. Preghiamo...

Padre Slavko Barbaric - [Info da Medju] -

 
 
 

EMERGENZA TERREMOTO DI HAITI

Post n°2924 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 Un devastante terremoto ha colpito ieri Port au Prince, la capitale di Haiti, provocando migliaia di vittime e danni enormi. Haiti è il paese più povero dell’America Latina ed è periodicamente provato da calamità naturali e crisi sociali. Dei circa nove milioni di abitanti - su una superficie che è poco più di quella della Sicilia – oltre la metà vive con meno di 1 dollaro al giorno. ed ha prontamente manifestato vicinanza e solidarietà. In collegamento costante con l’intera rete Caritas, lancia un appello per poter contribuire alla realizzazione del piano d’emergenza.

La Caritas di Haiti, nata nel 1975, oltre ai consolidati impegni in settori fondamentali come l'alimentazione, la salute, l'educazione e l'abitazione, lo sviluppo integrale, si è sempre attivata in ogni emergenza e anche in questa occasione ha avviato aiuti d’urgenza, in coerenza con quella che il suo presidente, mons. Pierre André Dumas, vescovo di Anse-À-Veau et Miragoâne, ha definito "una pastorale samaritana, di prossimità, attenta alle piccole comunità, con una rinnovata opzione per i più poveri".

La Caritas Italiana da anni sostiene la Chiesa locale - in particolare per le emergenze e per interventi di promozione della donna e di economia solidale -

Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti".

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma - Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma - Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113

CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio) - caritasitaliana -

 

 
 
 

TRIDUO ALLA MADRE DELLA SPERANZA DAL 14 AL 16 GENNAIO

Post n°2923 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Madre della Speranza e Regina della Pace,
dolcissima Vergine Maria,
attraverso la vostra apparizione a Pontmain
ci avete ricordato l'importanza della preghiera,
avete fortificato i nostri cuori
nella speranza e donato la pace.
Degnatevi di accogliere favorevolmente anche oggi
la preghiera ardente che noi vi indirizziamo
affinché si stabilisca nei nostri cuori,
nelle nostre famiglie,
nella nostra nazione e in tutte le nazioni
la pace,
frutto della giustizia, della verità, della carità.
Aumentate nelle nostre anime il desiderio
di vivere in pienezza la nostra fede,
senza alcun compromesso,
in tutte le circostanze della nostra vita.
Aiutateci a comprendere sempre il nostro prossimo
e ad amarlo profondamente in Dio.
Amen

[Innamorati di Maria]

La sera del 17 gennaio 1871, mentre le truppe prussiane capeggiate dal generale von Schmidt avanzavano verso Laval, la popolazione bretone decide di iniziare delle veglie di preghiera alla Vergine Maria per ottenere la fine della guerra e la liberazione di Parigi. Il luogo prescelto è la celebre basilica di Nostra Signora delle Vittorie, ad Avesnières l’ora dalle otto alle nove di sera, per permettere la partecipazione di tutti. Nessuno lo sa, ma la Madonna ha già risposto in un paesetto poco lontano: Pontmain, un tempo celebre per il suo castello, che è stato distrutto nel XV, ed ora ridotto ad un villaggio di campagna dove 5oo abitanti sono dispersi in 17 frazioni! Qui alle sei di quel fatidico giorno la Vergine Maria apparve ad un gruppo di bambini e ragazzi, tra cui Eugenio e Giuseppe Barbedette. Era vestita con un abito blu cosparso di stelle d’oro, come il cielo di quella notte gelida e serena, portava una Il parroco invita la folla a recitare il rosario e l’apparizione sembra seguire attentamente la preghiera, anche se non parla; alla fine del rosario si apre sotto ai suoi piedi uno striscione dove si stampano a poco a poco le lettere d’oro che compongono un messaggio. I ragazzi più grandi leggono ad alta voce: «Ma pregate, miei fanciulli, Dio vi esaudirà in breve tempo mio Figlio si lascia commuovere» a queste parole la gente acclama Maria quale Madre della speranza, i ragazzi saltano di gioia ripetendo «Oh, com’è bella». All’improvviso appare davanti alla Madonna un crocifisso rosso sangue, con la scritta "Gesù Cristo" ed Ella diventa profondamente triste, mentre una stella si sposta ed accende ad una ad una le candele. Man mano che la loro luce si diffonde il crocifisso scompare e la Vergine riacquista il suo dolce sorriso, stende di nuovo le mani e sulle sue spalle compaiono due piccole croci bianche, vuote. Infine alle 21 circa, mentre si recitava la preghiera della sera, si alza dal cielo un velo bianco in cui la visione scompare a poco a poco. Poco lontano, a Laval, arriva l’ordine di ritirare le truppe, l’indomani a Saint-Melaine, che dista due chilometri da Laval, le truppe francesi riescono ad avere la meglio sul nemico ed undici giorni dopo venne firmata la pace. Il 2 febbraio 1872 il vescovo di Laval, Mgr. Wicard, riconobbe come autentica l’apparizione e da allora la Madonna è qui venerata come Regina della Pace e Madre della Speranza.

dal sito: madonnadimedju.altervista.org

 
 
 

IL CASO/OLIVE, LA PROFESSORESSA LICENZIATA PER "BULLISMO" CRISTIANO

Post n°2922 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Neppure il clima natalizio è riuscito ad arrestare l’ondata discriminatoria che sta colpendo i cristiani nel Regno Unito. Questa volta è toccata a Olive Jones, insegnante di matematica con esperienza ventennale. Da quattro anni la professoressa Jones ha scelto di dedicarsi all’insegnamento a domicilio di ragazzi gravemente ammalati o con particolari disturbi psichici. Per tale incarico ha ricevuto un contratto part-time di 12 ore settimanali dalla Oak Hill Short Stay School e dai Servizi Scolastici del Comune di North Somerset. Durante una delle sue lezioni domiciliari la professoressa Jones, approfittando del fatto che la sua alunna si sentisse male, ha deciso di scambiare due chiacchiere con la madre della ragazza. In qullo che doveva essere un normale colloquio tra donne, la Jones ha commesso l’imprudenza di toccare un argomento oggi pericoloso in Gran Bretagna: la propria fede religiosa. Così, l’incauta insegnante ha raccontato alla madre dell’alunna un episodio accadutole quando da adolescente aiutava i genitori nella fattoria di famiglia vicino a Carmarthen nel Galles. Mentre si trovava alla guida di un trattore e stava affrontando una salita particolarmente ripida, all’improvviso il mezzo agricolo cominciò a ribaltarsi e per un puro caso non fu all’origine di un incidente mortale. Da quel momento la Jones interpretò quel "caso" come un miracolo ed si avvicinò alla fede. Malgrado non avesse fatto trapelare alcun disappunto, la madre della ragazza decise di inoltrare un reclamo contro l’insegnante per quella sua personale esternazione. Neppure le autorità interessate dalla protesta della donna avvisarono la professoressa Jones, la quale, del tutto ignara della denuncia a suo carico, decise di proseguire tranquillamente nel proprio lavoro tornando successivamente a visitare l’alunna per le consuete lezioni. L’insegnante questa volta, però, commette una seconda imprudenza chiedendo alla ragazza se desidera che preghi per le sue particolari condizioni di salute. A quella inaspettata domanda la stessa ragazza volge lo sguardo alla madre che seccamente replica: «Noi veniamo da una famiglia che non crede». Di fronte a tale reazione la Jones desiste immediatamente. Anzi, adducendo a pretesto che la ragazza non si sentisse particolarmente portata per la matematica, chiede alla madre se intenda cancellare le successive lezioni. La madre risponde di no, desiderando che la propria figlia continui a ricevere l’insegnamento domiciliare. Nonostante le due donne si lascino in buoni rapporti, nel giro di poche ore la professoressa Jones viene convocata dalla preside della scuola che le contesta il fatto di aver manifestato, durante il servizio, la propria fede, qualificando quel fatto come un vero e proprio atto di «bullismo». Un gesto di pura ed inqualificabile prepotenza. Da qui, il licenziamento in tronco. La professoressa Jones, ovviamente, non la prende benissimo. Dichiara di sentirsi «devastata» dal provvedimento che considera «completely disproportionate» e un vero «marchio di infamia» inflitto alla sua persona. «Se avessi commesso un atto criminale», confessa, «credo che la reazione sarebbe stata la stessa». La professoressa si scaglia contro l’interpretazione del concetto di libertà di opinione applicata nel suo caso. Sul punto la donna ha le idee molto chiare: «Sono davvero stupita che in un Paese con una forte tradizione cristiana come la Gran Bretagna sia diventato sempre più difficile parlare della propria fede». Ciò che la rende più furiosa non è tanto l’errata interpretazione delle nuove ambigue disposizioni normative in materia di uguaglianza, quanto il «politically-correct system» che impedisce, di fatto, «la possibilità di esternare in pubblico qualunque riferimento alla dimensione religiosa della propria coscienza, pur potendo tale circostanza essere potenzialmente utile anche agli altri». «La sensazione che ho», continua la Jones, «è che se avessi parlato di qualunque altro argomento al mondo, non ci sarebbero stati problemi, ma il semplice fatto di aver toccato il tema del cristianesimo ha rappresentato la violazione di un tabù. Lo stesso cristianesimo viene ormai visto come una "no-go area", un campo minato nel quale è più prudente non addentrarsi in pubblico». La mia amica avvocatessa Andrea Williams, direttrice del Christian Legal Centre, che assiste la professoressa, ha espresso il suo commento: «Storie come quella di Olive Jones stanno, purtroppo, diventando sempre più diffuse in questo Paese e rappresentano il risultato di un’applicazione maldestra delle cosiddette politiche sull’uguaglianza, le quali si traducono, di fatto, in una vera e propria discriminazione a carico dei cristiani nel tentativo di eliminare la dimensione religiosa dalla sfera pubblica». «Olive Jones», continua la direttrice del Christian Legal Centre, «ha avuto compassione per la sua allieva e si è ritrovata senza lavoro per aver espresso la speranza che nasce dalla sua fede. E’ tempo che si recuperi un approccio di "common sense" su queste delicate materie». Nick Yates, portavoce del Comune di North Somerset, si è limitato ad un freddo e laconico comunicato: «Olive Jones ha lavorato come insegnante per i Servizi Scolastici di North Somerset. Una denuncia è stata sporta da un genitore nei suoi confronti. Su tale denuncia è in corso un’attività istruttoria». Nel frattempo la professoressa Jones è stata licenziata senza preavviso. Episodi del genere fanno persino rimpiangere gli eccessi di un certo sindacalismo scolastico di casa nostra. - Ganfranco Amato - ilsussidiario -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Gennaio 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963