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Poi

Post n°2206 pubblicato il 22 Settembre 2014 da gratiasalavida
 
Tag: Poi

Dapprima.

Si erano limitati all'uso di armamenti convenzionali.

Poi.

Cominciarono a distruggersi reciprocamente con armi chimiche.

Poi.

Entrambi i contendenti si servirono dei reciproci alleati per seminare la piaga delle armi batteriologiche.

Infine.

Infine si convinsero che era arrivato il momento di usare le atomiche.

Gli uomini, ovunque fossero, cominciarono a morire.

Alcuni non se ne accorsero, di morire, polverizzati all'istante, mentre tentavano di sopravvivere, un giorno dopo l'altro, alla carenza, ormai cronica, di cibo e acqua.

Altri se ne accorsero, invece, che era giunta l'ora di trapassare a miglior vita.

E il dolore delle piaghe prodotte dalla nube radioattiva prodotta dall'esplodere delle atomiche era a tal punto insopportabile da spingerli a desiderare di morire quanto prima, poiché ogni minuto di sopravvivenza acuiva il malessere, piuttosto che lenirlo.

Altri trovarono la morte solo dopo giorni e giorni di una prolungata agonia trascorsa in stato semicosciente, non tale, tuttavia, da abbassare significativamente la soglia del dolore fisico, acutissimo, provocato dalle emorragie che si erano propagate da un organo all'altro, fino a comprometterne irrimediabilmente la funzionalità.

Poi.

Gli uomini continuarono a morire.

Ovunque.

A milioni.

A milioni.

A miliardi.

Poi.

Poi.

Morirono tutti.

Al posto della varia e composita umanità che brulicava in ogni lembo ospitale del pianeta, al posto delle minute comunità che sopravvivevano da secoli negli angoli più remoti e meno vivibili del pianeta, si diffuse il silenzio.

Un silenzio profondissimo, reso ancora più profondo dalla pressoché totale scomparsa di ogni suono o rumore prodotto da una qualsiasi delle forme di vita che un tempo popolavano il pianeta.

Iniseme agli uomini erano scomparse le altre specie animali, debellate, come quella umana, dalla guerra totale in cui la vita era stata stritolata dall'efficienza ditruttiva di armamenti resi infallibili dall'elevato investimento tecnologico speso dagli uomini prima di cominciare la guerra.

Erano scomparsi, cancellati dalla faccia della terra, cani, gatti, cavalli, pecore, buoi, uccelli, animali predatori, pesci, rettili, insetti.

La superficie terrestre, ancora segnata dalle tracce della permanenza, su di essa, dell'uomo e delle altre specie animali, ancora non aveva provveduto a smaltire le spoglie dei miliardi di cadaveri che si erano accumulati in breve tempo in vaste aree della fascia temperata e di quella equatoriale e subequatoriale, e in minute porzioni della fascia a clima freddo. Entro breve tempo, tuttavia, le spoglie sarebbero state totalmente aggredite, decomposte e digerite dai batteri e dagli altri microorganismi che, unici fra tutte le specie, erano sopravvissuti e avevano dato prova di una straordinaria capacità di assimilazione della gigantesca mole di scarti organici prodotti, morendo, da quelle forme di vita che un tempo si erano credute proprietarie del pianeta.

I batteri, tuttavia, lo si sa, portano avanti la loro opera trasformatrice nel più assoluto silenzio.

Il più assoluto silenzio, dunque, regnava sul pianeta, rotto talora dal sibilo prodotto dal vento quando si apriva la strada tra le macerie di quelle che erano state città; rotto talora dal rumore della pioggia che sferzava con violenza le superfici deturpate dai resti scheletrici di quelle che un tempo erano state abitazioni e che ora, a guardarle, non si sarebbero percepite come tali, in quanto ammassi informi di acciaio, cemento e materiali plastici anneriti dal fuoco dei numerosi incendi che erano divampati nel corso della Guerra.

Nel silenzio assoluto, un silenzio profondissimo, quasi metafisico, disorientato e spaventato si aggirava lui.

Lui.

Un uomo.

L'unico, tra i miliardi di esemplari delle specie viventi che un tempo abitavano il pianeta, che fosse riuscito a rimanere in vita.

Era scampato al fuoco delle armi convenzionali.

Era stato infettato da almeno cinquanta agenti patogeni, ma era riuscito a sopravvivere alle conseguenze delle ripetute infezioni che lo avevano colpito.

Era scampato, chissà come, all'annientamento prodotto dalle armi atomiche, e all'avvelenamento poi determinato dalle numerose nubi radioattive che avevano contaminato l'atmosfera, l'acqua, il cibo presente sul pianeta.

Era sopravvissuto alle ferite, alle piaghe, alle emorragie, alla carestia, all'ingerimento di acqua e cibi contaminati.

Era sopravvissuto a tutto ciò che aveva determinato la morte degli altri esseri viventi.

Era solo, ancora vivo, in un pianeta abbandonato da ogni forma di vita animale in grado di comunicare e di rendere immediatamente tangibile la propria presenza sul pianeta.

In un primo momento, quando era cominciato il grande silenzio - lui si era da poco risvegliato da uno degli attacchi febbrili che ne avevano messo a dura prova il fisico già minato da precedenti febbri virali - pensava che prima o poi sarebbe riuscito a incrociare un altro essere, come lui sopravvissuto alla catastrofe.

Inizialmente ne era stato fermamente convinto.

Se sono sopravvissuto io, si diceva, saranno sopravvissuti altri come me, abbastanza resistenti da non lasciarsi stroncare dalle piaghe, dalla febbre, dalle infezioni, dalle emorraggie, dalla penuria del cibo, dall'ingestione di acqua avvelenata.

Poi.

Poi, con il trascorrere del tempo e il perdurare del Silenzio, sempre più profondo, sempre meno sopportabile, le convinzioni che lo avevano sostenuto inizialmente, cominciarono a vacillare.

Poi.

Poi, dopo un tempo lunghissimo, che lui non tentava nemmeno più di calcolare nel suo lento scorrere, come faceva all'inizio, si convinse di essere solo.

Solo.

Poi.

Poi, trascorso ancora del tempo, un tempo lunghissimo, in un silenzio profondo, solo talvolta interrotto dalla pioggia e dal vento, si rese conto di non riuscire più a proferire suoni articolati e dotati di senso, tanto si era radicata la sua disabitudine a usare il linguaggio per comunicare con un altro essere in grado di ricevere il messaggio

Poi, trascorso altro tempo, un tempo senza fine, protrattosi in uno spazio reso muto dall'assenza di altri suoni e rumori che non fossero prodotti da lui, unico sopravvissuto della sua e delle altre specie un tempo viventi sul pianeta, percepì confusamente di non essere più in grado di formulare pensieri coerenti, poiché aveva gradualmente disimparato, dapprima a leggere e scrivere, poi a parlare, infine a formulare pensieri nella lingua madre.

I pensieri, dunque, sorgevano nella sua mente non più organizzati da strutture linguistiche, presentandosi come informi scariche elettriche prive di un contenuto definito, ammassi nebulosi  di immagini e, più raramente, di suoni, cui non era più in grado di associare un senso provvisorio o definitivo.

Ammassi nebulosi di immagini e suoni nei quali il vissuto si ripresentava ossessivamente come incomprensibile fonte di un doloroso sentimento di mancanza.

Che cosa gli mancasse, non era più in grado di dirlo e neppure di pensarlo coerentemente.

Lo sentiva e basta, come dolore mentale acutissimo che si propagava nel fisico, continuamente tormentato, più che dalla penuria di cibo e acqua, più che dalla ingestione di sostanze tossiche o non commestibili, dalla assenza di qualcosa che non riusciva più a conformare come ricordo compiuto.

Trascorse altro tempo.

Continuava a sopravvivere, malgrado la debilitazione fisica, resa più grave dal peso degli anni.

Continuava a sopravvivere, malgrado avesse perso la coscienza di sé.

Continuava a sopravvivere, in uno stato di vita elementare in cui il corpo si proiettava nello spazio circostante alla ricerca della soddisfazione dei propri bisogni primari, ma lo faceva come per un automatismo innato.

Poi.

Poi, dopo che altro tempo fu scorso, un giorno, improvvisamente, senza che alcun segno della sua presenza ne avesse dato il preavviso, l'uomo incontrò un altro essere.

Un altro uomo, sopravvissuto, chissà come e chissà dove, alla catastrofe di cui entrambi non avevano più il ricordo, se non attraverso immagini confuse e inintelligiibili.

Lui stava procurandosi del cibo, strappando radici avvelenate da una terra che ben poco aveva da offrire, quando lo vide sbucare da un avvallamento del terreno che molti decenni prima, probabilmente, era stato una costruzione, da tempo semisepolta da strati e strati di cenere e polveri.

Lo vide e non lo riconobbe come suo simile.

Così l'altro.

Lo vide e non lo riconobbe come suo simile.

Lui prese da terra una grossa pietra e gliela scagliò contro, centrando il bersaglio.

L'altro, prima di morire, riuscì ad avventarsi contro di lui, armato di un rudimentale bastone ricavato dal ramo di un albero, e gli inferse un colpo mortale alla tempia.

Morirono entrambi.

Senza essersi riconosciuti.

 

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Commenti al Post:
red67ag
red67ag il 22/09/14 alle 18:53 via WEB
Molto realistico questo racconto Cinzia ed è scritto molto bene...penso che l'uomo può arrivare anche a questo. Buona serata ciao sei bravissima
 
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 23/09/14 alle 19:05 via WEB
Grazie! Condivido. L'uomo potrebbe arrivare anche a questo. Infatti il titolo che avrei voluto dare inizialmente al racconto era "Umano. Troppo umano". Ciao e di nuovo grazie. Cinzia
 
ziryabb
ziryabb il 23/09/14 alle 18:24 via WEB
Accidenti! Che spavento. Mi hai fatto venire il batticuore. Hai superato Tom Perrotta.
La cosa che mi fa sorridere è che quando gli uomini immaginano l'esistenza in un altro pianeta di una civiltà migliore parlano al condizionale. Hanno anche dei dubbi.
PS: Stephen King scrisse un romanzo breve, più corto di un sms: l'ultimo uomo della terra è dentro una casa. Bussano.
 
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 23/09/14 alle 19:07 via WEB
Bellissimo il romanzo di Stephen King, scrittore che non tradisce mai. Invece non ho la più pallida idea di chi sia Tom Perrotta. Perdonami l'ignoranza... Buona serata. Cinzia
 
   
ziryabb
ziryabb il 24/09/14 alle 21:06 via WEB
Tom Perrotta spaventa Stephen King. Ho iniziato il suo libro Svaniti nel nulla, come piacciono a te, da brivido poi l'ho mollato. Ora arriva la fiction tipo Lost (non mi piace) credo su sky. Un saluto.
 
     
gratiasalavida
gratiasalavida il 28/09/14 alle 20:54 via WEB
Grazie per il chiarimento.
 
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Tutti i testi qui pubblicati

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Tutti i diritti sono riservati.

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di questo blog e dei testi che vi sono quotidianamente

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