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Siamo agli sgoccioli. Entro una settimana si svolgerà il referendum che deciderà a favore di uno stravolgimento della Costituzione attualmente in vigore o il suo contrario. Mi auguro con tutto il cuore di poter continuare a godere della guida ideale della bellissima Costituzione entrata in vigore il 1 Gennaio 1948. Per me è stata sempre un faro che, nei momenti più bui della storia di questo paese (e negli ultimi venti anni ce ne sono stati tanti), mi ha indicato la direzione e il cammino ideale cui fare riferimento per non smarrire l'orientamento. Legare questa consultazione popolare alle sorti di un governo contingente, è stato un errore fatale. Molte persone, me ne sono resa conto ascoltandone i discorsi, sono convinte di partecipare, più che a una consultazione sul futuro della Costituzione, a un plebiscito in favore o contro il governo attualmente in carica. Niente di più sbagliato. I governi cambiano. La Costituzione resta. E sacrificare a un governo quello che è stato il faro del paese nei settant'anni che sono stati percorsi dalla fine dell'ultimo conflitto a oggi, mi pare un abominio. L'argomento che più spesso viene usato nei dibattiti pubblici per sostenere il "sì" è che il cambiamento fa bene al paese. IL problema è che un cambiamento, per avere effetti positivi, deve introdurre delle migliorie e deve essere condiviso. In diversi post di questo blog ho espresso il mio parere riguardo a questo. Sono convinta, dopo aver più volte letto il testo della riforma, che non presenti migliorie di sorta, tranne quella relativa all'eliminazione del CNEL. Per il resto sottrae agli elettori parte di quella potestà che gli è garantita dall'articolo tre della Costituzione vigente: la sovranità apparterrà ancora al popolo, ma in forma decisamente ridotta, visto che un organo centrale dello Stato come il Senato sarà sottratto alla potestà degli elettori di eleggere i propri rappresentanti. Un cambiamento, dicevo, per essere positivo, deve essere condiviso. E' molto probabile che, se dovesse vincere il "sì", esso otterrebbe una maggiornaza percentualmente risicata dei consensi. E' la democrazia, d'accordo. Ma qui non stiamo parlando di una normale consultazione. Qui stiamo parlando della Costituzione. E una carta costituzionale non dovrebbe essere il risultato di una spaccatura del paese in un fronte del "sì" e in un fronte del "no". Una Carta Costituzionale dovrebbe offrire a tutti i cittadini dei valori condivisibili e condivisi. Un faro, appunto, cui tutti possano rivolgersi, a prescindere dalle proprie posizioni politiche, nei momenti in cui è facile smarrire l'orientamento (e negli ultimi venti anni ce ne sono stati tanti). Certo è che se dovesse vincere il "sì", dopo averne preso atto con mestizia, mi sentirei molto meno di essere parte di questo Stato. Non mi sentirei più di dire, come ho sempre, orgogliosamente affermato: "Lo stato siamo noi". Non avrei più l'orgoglio di fare riferimento a dei valori che sono anche, e profondamente, "i miei". Certo, continuerei a svolgere la mia vita, come ogni giorno. Ad alzarmi alle cinque e mezzo del mattino per essere pronta a recarmi al lavoro. Continuerei a fare quello che faccio quotidianamente, perché quello che faccio quotidianamente è parte della mia vita. Certo è che, tuttavia, non mi sentirei più parte di una comunità che persegue valori condivisi. Me ne sentirei ai margini. Come dire: lo Stato siamo noi? No. probabilmente mi verrebbe da pensare e da sentire che "lo Stato sono loro". Loro chi? Quelli nei cui valori non mi riconosco più. Ho usato il condizionale, ma tra una settimana potrei, questo il rischio, usare l'indicativo, cioè il modo della realtà. Allora, quello che mi chiedo è: perché non ripensarci? Perché non ripartire da un cambiamento che sia veramente il risultato di una condivisione? Sarebbe davvero un bene spaccare il paese? A mio parere no. Io, però, non conto niente. Quelli che contano, hanno deciso diversamente. Allora non mi resta che attendere il risultato della prossima settimana. E incrociare le dita. Nella certezza che il mio faro resterà comunque la bella bellissima Costituzione che i Padri dell'Italia Repubblicana hanno scritto nei due anni succesasivi alla seconda guerra mondiale.
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