Creato da gratiasalavida il 09/09/2007

Rubra domus

Paole parole parole

 

Messaggi di Dicembre 2014

In dispari...

Post n°2227 pubblicato il 27 Dicembre 2014 da gratiasalavida

In dispari...

 
 
 

Proteso...

Post n°2226 pubblicato il 27 Dicembre 2014 da gratiasalavida
 
Tag: Silenzi

La tristezza ha i denti grossi

e aguzzi.

Ha fame della gola che ti ha preso

e se stringe

non ha reso che un favore

al pianto

ricacciandolo a ponente

di un ricordo

smarrito lentamente

in qualche dove.

La gioia ha gli occhi belli

come ai ciechi distratti

da un amore.

Se si aprono

al sentore

di un profumo non sceso

da parola

vedono nel profondo

per intero:

li anima la sola dedizione

a stringere

nel buio l'essenziale.

La nostalgia

ti assale con le mani,

invece:

con l'una ti congela,

l'altra è calda.

Ti cinge per la vita

e ti rimanda l'eco

di un addio

che intese, il tuo bisogno,

"arrivederci".

Arretra, qualche volta,

come in sogno

la fronte del presente

in un budello stretto

ove silente 

giace qualche grumo.

Un esile

profumo

della cosa che sei,

che sei già stato,

s'invola

in un istante

e si consuma.

Nell'osso del tuo cuore

ha posto permanente solo

un piccolo ristagno

d'incertezza.

Poco o niente

proteso 

all'infinito...

 
 
 

Auguri...

Post n°2225 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da gratiasalavida

IL post precedente per lasciare i miei auguri a quanti passeranno da queste parti...

So this is Christmas.

Auguri.

 
 
 

Stilla di Natale

Post n°2224 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da gratiasalavida

L'animazione della serata prenatalizia non lo toccava più di tanto.

La folla, soggiacente a a un moto di corrente continua che si diramava da un passante all'altro, in un'onda nervosa priva di interruzione, non lo toccava più di tanto.

L'impulso, il medesimo, animava una corsa frenetica e disordinata verso gli ultimi acquisti prima del festeggiamento di rito.

Centinaia di passanti frettolosi, simili a  sinapsi pronte a recepire l'impulso elettrico in grado di scatenare l'onda lunga che dal cervello si propaga sino alle terminazioni nervose periferiche, allo scopo di determinarne la risposta.

Unica, la risposta.

Acquistare.

Guanti. Sciarpe. Scarpe. Maglioni. Dopobarba. Giocattoli. Cellulari. Orecchini. Borse.

Porzioni di salmone affumicato. Porzioni di capitone bagnate nell'aceto. Tonno. Tagliatelle fresche. Conserva di pomodoro. Tanta conserva di pomodoro. Per la vigilia.

Agnello, manzo, tortellini, cannelloni, lasagne, vino, ananas, prosciutto, salame, formaggio, vitello. Arrosto di vitello. Manzo macinato. Pollo. Patate. Noci. Carciofi. Insalata. Cavolfiore. Besciamella. Besciamella. Besciamella. Conserva di pomodoro. Tanta. Tanta conserva di pomodoro. Per il ragù. Per il pranzo di Natale.

Tanto. Di tutto. Di più.

Anche se i soldi sono pochi.

Si risparmia sulle marche.

Si cerca il tre per due. Il due per uno.

Si cerca. 

Si corre.

Si acquista.

La cena è servita.

I regali sono pronti.

Gli auguri. Gli auguri.

Mgliaia di auguri.

Milioni di auguri porti l'un l'altro a voce, per telefono, digitati sulle tastiere.

Sulle tastiere. 

Di cellulari, di portatili, di ipad, di smartphone.

Tutti a digitare auguri.

Auguri!

Auguri!.

Ogni tanto si sporgeva oltre la spalla di un anonimo passante per sbirciare il display del cellulare ove stava freneticamente digitado parole.

Si sporgeva quel tanto che poteva bastare a scorgere il messaggio compiuto, per leggerlo.

Tutti uguali, tutti diversi, i messaggi di buon Natale.

C'erano quelli elaborati, cesellati come l'oro, percorsi da una sottile  vena di poesia.

C'erano quelli frettolosi.

Quelli intimi.

Quelli stereotipati.

Quelli sgrammaticati.

Quelli lunghi. Lunghi. Lunghissimi.

Quelli telegrafici. Auguri. Basta.

Lui non possedeva un cellulare. Neanche un computer.

Se anche avesse potuto  acquistarne uno, non avrebbe saputo a chi scrivere.

Se lo chiese. A chi scriverei un messaggio?

Non seppe rispondere.

Cominciò a osservare i volti dei passanti che si muovevano lungo la via cittadina.

Gli piacque, tra tanti, una bimba di pochi anni, riccioluta, con le gote paffute come tutti i bambini di due anni, poco più, poco meno. Il naso piccolo. Gli occhi grandi e azzurri. I riccioli bruni. Gli piacque.

Le sembrava un minuto barlume di grazia in un ammasso informe di anonime siluette ondeggianti in una piena animata e troppo veloce per non travolgere quanti, come lui, fossero fermi.

Pensò che se avesse avuto una tastiera su cui digitare un messaggio di auguri, lo avrebbe dedicato a quella graziosa bimbetta dai riccioli bruni.

Lei non avrebbe potuto leggerlo, tuttavia. A due anni non si posside ancora l'abilità di decodificare le parole.

Si guardò intorno, in cerca di un altro essere cui dedicare il messaggio di auguri che non avrebbe scritto.

Poi la scorse.

Una donna dal volto sgraziato. Brutta. Le labbra serrate in una piega di amarezza.

Si disse che avrebbe dedicato a lei il suo augurio, perché lei ne aveva bisogno.

Poi lo scorse. Un uomo che camminava fissando lo sguardo oltre le teste dei passanti, come irretito da una propria immagine interiore, da essa catturato, estraneo a quanto lo circondava, tacitamente assorto nella proria beatitudine. Un uomo innamorato, probablmente. Lo si poteva intuire dalla luce che trapelava dai tratti del volto, rilassati in una espressione fissa ma priva di rigidezza.

Potrei dedicare a lui i miei auguri. Si disse.

Poi si guardò intorno ancora una volta.

E scorse lei, dalla risata argentina e dagli occhi pien d'amore mentre sussurrava parole senza senso alla piccola che teneva in braccio.

E scorse lui, che stringeva saldamente tra le braccia un enorme pupazzo di peluche, con l'aria grave di chi deve svolgere un compito impegnativo: nel caso specifico, quello di portare a casa il pupazzo senza rovinarlo.

E scorse lei. E lei. E lei. E lui. E lei. E lui e lui. E lui.

Smarrito, si chiese ancora una volta a chi avrebbe dedicato il messaggio di auguri che non avrebbe scritto.

E scorse un mendicante dagli abiti sporchi e dagl occhi cisposi, che chiedeva la grazia di uno spicciolo dalle mani infreddolite di quanti gli passavano accanto senza neanche guardarlo.

Poi scorse un cane malandato e anziano, che si trascinava in mezzo alla folla con gli occhi rassegnati che sono propri di chi non spera più di trovare una casa e un po' di cibo e un po' di conforto alla durezza del vivere.

Non lo avrebbe mai scritto quel messaggio di auguri, si disse.

Non possedeva un computer, né un cellulare su cui scriverlo.

Non possedeva neppure un foglio di carta. E una penna. E una matita.

Neanche la voce, possedeva, per rivolgere a qualcuno le sue parole di augurio.

E se anche avesse posseduto ciò che non possedeva, non avrebbe saputo scegliere chi, tra i tanti che si muovevano lungo l'affollata via cittadina, avrebbe ricevuto quel messaggio di augurio.

Chiuse gli occhi.

Sorrise.

Sentiva di amare quelle persone.

Non la folla.

Non la massa bruta che ondeggiando correva in direzione obbligata.

Amava tutte le piccole esistenze racchiuse in quella corrente animata.

Ne poteva sentire il respiro silenzioso, oltre il frastuono della strada.

Ne poteva percepire l'odore.

Il respiro silenzioso.

L'odore.

L'estro impercettibile che sempre emana da un'anima.

Li amava, benché fossero fatalmente distratti da tutto quello che meno possa servire a un'anima per raggiungere il proprio appagamento, sentiva di amre ogni singola piega di quelle esistenze mimetizzate nel frastuono del superfluo.

Gli venne da piangere.

Di gioia.

Pianse, e piangendo si sciolse.

E sciogliendosi si fece piccolo.

Piccolo.

Piccolo.

Fino a restringersi in una lacrima.

Una pozzanghera ne accolse la stilla minuta.

Erano solo le cinque del pomeriggio.

C'era ancora tempo in abbondanza per preparare la festa della Vigilia.

 

 

 
 
 

Fa male

Post n°2223 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da gratiasalavida

Se la prendono con i rom.

Se la prendono con gli immigrati.

"Perché rubbano"  è la motivazione assurta a pretesto di una rabbia che ha altre, ben peggiori radici.

Ho apprezzato molto, l'altra sera, in una trasmissione televisiva, il pacato intervento di D'Avigo, magistrato da sempre in prima fila nella lotta alla criminalità, sulla generalizzata richiesta di sicurezza che proviene dalle periferie metropolitane.

Ci ha fatto notare, D'Avigo, che il problema della cattiva qualità della vita che assilla la popolazione va guardato da un altro punto di vista.

Ovviamente siamo preoccupati dei furti, degli scippi, degli atti di ordinaria criminalità che ci guastano la qualità della vita.

Ma il problema è un altro, ci faceva notare, con l'abituale pacatezza, Pier Camillo D'Avigo.

Un criminale ordinario potrà rubare cinquanta, cento, mille euro e crearci un grosso danno, ma un danno riparabile.

Nel caso di illeciti come quelli intervenuti nel crac Parmalat, migliaia di comuni cittadini hanno visto sparire nell'arco di un istante i risparmi di una vita: un danno non riparabile.

E non è finita qui.

Quotidianamente le cronache riportano casi di illecite appropriazioni private di denaro pubblico: denaro che poteva, che "doveva" essere utilizzato per migliorare la qualità della vita dei cittadini, di "tutti" i cittadini, viene frequentemente deviato verso operazioni illecite, verso personaggi di dubbia trasparenza e di dubbio spessore, verso paradisi fiscali.

Il denaro pubblico che poteva, "doveva" essere utilizzato per offrire una scuola degna di questo nome, per offrire un'assistenza sanitaria efficiente, per garantire un sistema di trasporti dignitoso, per assistere  nel modo migliore quella parte di popolazione che versa in condizioni di vulnerabilità economica, fisica e  sociale è sparito, più e più (e più) volte entro i labirintici e oscuri percorsi della malversazione. Danno, questo, non riparabile.

Fa male.

Fa male, ogni volta che accade,  leggere sulle cronache dei quotidiani nazionali i particolari ogni volta diversi di dinamiche sempre uguali a se stesse. Cambiano gli interpreti ( e talora neppure cambiano), ma i ruoli rimangono i medesimi.

Così le parole. Sempre le stesse.

Intanto i denari pubblici spariscono senza fare ritorno.

Intanto la qualità della vita peggiora.

Intanto i poveri, sempre più poveri,  si incattiviscono contro i poveri ancora più poveri, perché almeno sono a portata di mano.

Fa male.

Punto.

 
 
 

NOTA DELL'AUTRICE DEL BLOG

Tutti i testi qui pubblicati

sono esclusivo frutto della mia creatività. Cinzia M.

Tutti i diritti sono riservati.

Ho scorto su You Tube un canale intitolato Rubra Domus.

Non ha a che fare con me, che sono unicamente l'autrice

di questo blog e dei testi che vi sono quotidianamente

inseriti.

Cinzia M.

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Dicembre 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 31
 

ULTIME VISITE AL BLOG

diane27ossimoramonellaccio19bacioconlalingua0m12ps12amorino11aliasnovecassetta2gratiasalavidaprefazione09miriade159cuorevagabondo_1962i_melottiacer.250
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie Buon 2024 Cinzia... sempre pace
Inviato da: aliasnove
il 31/12/2023 alle 13:59
 
“Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo,...
Inviato da: cassetta2
il 31/12/2023 alle 11:50
 
E perché il sol dell'avvenire splenda ancora sulla...
Inviato da: cassetta2
il 03/11/2023 alle 01:09
 
Grazie!
Inviato da: gratiasalavida
il 06/05/2023 alle 18:51
 
Concordo Cinzia ciao buon 25 aprile!!
Inviato da: aliasnove
il 25/04/2023 alle 20:45
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963