Creato da creamy_without_eggs il 31/03/2007
Contro la strage delle foche non possiamo fare molto, purtroppo, solo protestare..., mentre per salvare i pulcini possiamo fare MOLTO, MOLTO DI PIU'... Ad iniziare dallo SMETTERE, DA OGGI STESSO, DI ACQUISTARE LE LORO CARNI E LE LORO UOVA
 

UOVA = INFEZIONI, SPORCIZIA, TORTURA, MORTE

UOVA=INFEZIONI,SPORCIZIA,TORTURA,MORTE!!!

 

FOCHE E PULCINI

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ENTRAMBI INNOCENTI... ENTRAMBI DA SALVARE... PER I PRIMI POSSIAMO SOLO PROTESTARE, PER I SECONDI POSSIAMO FARE MOLTO, MOLTO DI PIU'... AD INIZIARE DALLO SMETTERE DI COMPRARE LE LORO CARNI E LE LORO UOVA...

 

NON VOLER VEDERE NON CANCELLA...

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VEG LIFE STYLE... PIU' CHE UNA SCELTA!!

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QUALE TOLLERANZA?

 PER UNA DISAMINA DELLA RELAZIONE DAL TITOLO:  "QUALE TOLLERANZA?", clicca QUI

Già, perchè questi "onnivori" quando continuano a dire a noi vegani di "non rompere", che è un loro "diritto" e una loro "libertà" quella di uccidere, NON HANNO IN TESTA I LORO "BAU-BAU" E I LORO "MICIO-MICIO", perchè se li avessero in testa, sarebbero schifati anche loro di questo sistema che legittima la permanenza di squallidi posti destinati solo ad uccidere chi è ancora vivo (... i macelli), e di squallidi posti dove gli animali vengono fatti nascere apposta per questo fine e vengono tenuti in condizioni pietose...(gli allevamenti intensivi).

LA GENTE DEVE SMETTERLA DI RITENERE UNA COSA GIUSTA O SBAGLIATA A SECONDA DI CHI LA DEVE SUBIRE!!!

 

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URGENTE!!! PETIZIONI DA

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 Questa petizione si trova QUI

PER MAGGIORI INFO  CLICCA QUI

INOLTRE:   

 CAMPAGNA LAV X IL VEGETARISMO: 

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E INFINE:  
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SALVATI DAL MACELLO

PER FAVORE, INGRANDITE L'IMMAGINE E GUARDATELI BENE.  QUANTI PICCOLI COME LORO, OGNUNO CON LA PROPRIA INDIVIDUALITA' E DIVERSO L'UNO DALL'ALTRO AVETE FAGOCITATO, PUR POTENDO SCEGLIERE DI ORDINARE UNA PIZZA?
 
...Sono così ingenui, così spaventati... Ce n'è poi uno che ha allungato il collo e ha assunto un'espressione come per dire: "E adesso cosa succede?".Io questa immagina l'adoro^_^. Baci, simo"

 

FAMOUS VEGGIES

immagine  "We all oppose animal cruelty. But sometimes we forget that animals on farms suffer and feel pain like all other animals. They, too, deserve to be protected from harm and cruelty."
- Charlotte Ross

 

POSSO ESSERE TUO AMICO ANCH'IO?

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LA CASA DEGLI ORRORI

..LA CASA DEGLI ORRORI... ECCO COME E' STATO UCCISO IL TUO POLLO ARROSTO...

LEGGI I 5 ALIMENTI X UNA DIETA COMPLETA VEGANA:  QUI

Intervento della dr.ssa LUISA MONDO (Sabato 17/11/07, Bologna, convegno intitolato: "I FINTI PERICOLI DELL'ALIMENTAZIONE VEGANA NEI BAMBINI"),

1) CEREALI (alternare: pasta, riso, anche integrali, semolino, polenta, ecc.. Dovranno rappresentare circa il 60%);

2) LEGUMI (cercare di variarli.. ad es. ne esistono ben 18 qualità diverse!! Cercare almeno di impiegarne 5: piselli, fagioli, lenticchie, farro, ceci)

3) VERDURA (ottimi ad es. i broccoli x il calcio... ma il calcio si trova anche nelle mandorle e nelle noci);

4) FRUTTA (ottime ad es. le pesche, ma tutta la frutta di stagione va consumata in abbondanza)

5) FRUTTA SECCA (noci, mandorle, semi di girasole, etc.  Da impiegare normalmente in cucina. NOCI E MANDORLE:  APPORTANO FERRO E CALCIO!!! Le mandorle apportano poi anche il MAGNESIO).

IL MODO IN CUI E' STATO TRATTATO, IL MODO IN CUI E' STATO UCCISO, IL TERRORE, L'AGONIA, L'ORRORE...

...L'UNICO RESPONSABILE IN DEFINITIVA E' COLUI CHE NE PAGA IL PREZZO!!

 

 

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Post N° 203

Post n°203 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da LIONN

Che siano polli, cani o scimmie, che siano macelli, laboratori o canili..NOI dobbiamo fare qualcosa.. Leggete per favore questo splendido racconto che nel suo piccolo è molto REALE, e si addice a tutte le mie lotte..

Da "La Pelle" di Curzio Malaparte

Cos'e' la vivisezione

Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa.
Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando. All'alba corsi nuovamente per le strade deserte, fra le mute facciate delle case che, sotto il cielo livido, parevano di carta sporca. Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. II guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchinai o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. Mi consigliò di fare il giro dei canai, chi sa che Febo non sj trovasse nella bottega di qualche canaio?

Tutta la mattina corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro.
Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. Il cuore mi batteva, non potevo quasi camminare, tanto ero debole e oppresso dall'ansia. Chiesi del medico di guardia, gli dissi il mio nome. II medico, un giovane biondo, miope, dal sorriso stanco, mi accolse cortesemente e mi fissò a lungo prima di rispondermi che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi.

Apri una porta, entrammo in una grande stanza nitida, lucida, dal pavimento di linoleum azzurro. Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato:
Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all' uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei can i crocifissi.

Al nostro entrare tutti i cani avevano rivolto gli occhi verso di noi, fissandoci con uno sguardo implorante, e al tempo stesso pieno di un atroce sospetto: seguivano con gli occhi ogni nostro gesto, ci spiavano le labbra tremando. Immobile in mezzo alla stanza, mi sentivo un sangue gelido salir su per le membra: a poco a poco diventavo di pietra. Non potevo schiuder le labbra, non potevo muovere un passo. Il medico mi appoggiò la mano sul braccio, mi disse: "coraggio". Quella parola mi sciolse il gelo delle ossa, lentamente mi mossi, mi curvai sulla prima culla. E di mano in mano che progredivo di culla in culla, il sangue mi tornava al viso, il cuore mi si apriva alla speranza. A un tratto, vidi Febo.
Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito.

Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere l'esperienza" , disse, "è proibito. Ma per voi... Gli farò una puntura. Non soffrirà".
Io presi la mano del medico fra le mie mani, e dissi, mentre le lacrime mi rigavano il viso: "Giuratemi che non soffrirà".
"Si addormenterà per sempre", disse il medico, "vorrei che la mia morte fosse dolce come la sua".
Io dissi: "Chiuderò gli occhi. Non voglio vederlo soffrire. Ma fate presto, fate presto!".
"Un attimo solo" disse il medico, e si allontanò senza rumore, scivolando sul molle tappeto di linoleum. Andò in fondo alla stanza, apri un armadio.
Io rimasi in piedi davanti a Febo, tremavo orribilmente, le lacrime mi solcavano il viso. Febo mi guardava fisso, e non il più lieve gemito usciva dalla sua bocca, mi guardava fisso con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche.
A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perchè questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?".
Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve.
Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".

Un caro saluto JLENIA

 
 
 
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