Creato da susin il 03/10/2009

oltre il tempo

..e le distanze

Messaggi di Dicembre 2009

per il nuovo anno....

Post n°65 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da susin


che una nuova luce illumini questo 2010...

auguri amici miei!!

 
 
 

Natale...

Post n°64 pubblicato il 24 Dicembre 2009 da syrius8

Sereno Natale a Paola e agli amici del blog...

Fabry

 
 
 

Buon fine settimana amici miei..e tanta dolcezza!

Post n°63 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da susin

 
 
 

..un pensiero tratto da testimonianze di ex alcolisti

Post n°62 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da susin

...A volte mi chiedo come possa essere accaduto che in passato mi fossi perso, senza la bussola che mi illuminava il cammino.Mi capita di riflettere e mi accorgo di essere stato sordo alla voce del "Bambino Perfetto"che da sempre è in me ed in ognuno.
Il "Bambino Perfetto" mi conosce, mi chiama, mi ascolta, mi suggerisce ciò che è buono e santo, mi indica la via da seguire, la via del sacrificio, ma anche della gioia, la via della sapienza e della dolcezza. Se solo non avessi chiuso le orecchie, ubriacandomi di stoltezza, di falsi obiettivi, di superbia ed egoismo...Da qualche anno però mi sono accorto che il "Bambino Perfetto" è sempre accanto a me...mi vuole dare una mano perchè mi ama...è il tesoro più grande per ognuno, che non si compra e non si vince, ma è lì che bussa al nostro cuore e aspetta che con sincerità lo accogliamo.Fidatevi di Lui. Quindi amici, orecchie aperte e cuore pronto!

 
 
 

non perdiamo tutte le speranze...

Post n°61 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da susin

 16 dicembre 2009 ] Clima

 

Copenhagen: la protesta dei Paesi africani riapre uno spiraglio di accordo

 

Maurizio Gubbiotti

COPENHAGEN. Mattinata di mobilitazioni, cortei, blocchi che dentro e fuori, con il fuori che entra e il dentro che esce. Parliamo di tutti, governativi, Ong, ambientalisti. In realtà è proseguita la situazione delle file deliranti per fare qualunque cosa, con una presenza poliziesca sempre più intensa e che da oggi ha anche gli svedesi nelle loro file, e che più sta iniziando a prendere troppe scorciatoie per gestire l'ordine pubblico, e quindi l'efficacia delle iniziative è stata forse un po' più bassa ma c'è stata, solo il corteo interno ha visto oltre un centinaio di presenze di tutto il mondo, e soprattutto comunque l'invasione della città tutta da parte del mondo che vuole che la Cop15 non sia un'occasione perduta, prosegue.

Dopo i luoghi del Klimaforum e quello del Bella Centre (quello della Cop), anche la City Hall, la piazza del Municipio, dove sono allestite un buon numero di tensostrutture, si è animato fortemente. Proprio lì ieri anche la nostra ministra Prestigiacomo ed il sindaco di Roma Gianni Alemanno, hanno partecipato ad una serie di iniziative del coordinamento delle città sostenibili promosse dal Sindaco di Copenaghen.

Nel frattempo da ieri la bozza di un possibile accordo è ricomparsa e quindi si è tornati a trattare, sembra si torni al doppio binario, e quindi le proteste forti di questi giorni di molti Paesi e degli Stati africani in primis, sembrano aver ottenuto un minimo di spiraglio appunto sul dire che il Protocollo di Kyoto rimane ancora in vigore per un po', diventa obbligatorio anche per coloro che non lo hanno sottoscritto e quindi anche per gli Stati Uniti e poi dopo si parla degli impegni di coloro per i quali Kyoto non prevedeva impegni.

Certo tra questi ci sono anche Cina, India, Brasile, che risulta complicato possano rimanere fuori da impegni ed azioni immediate e quindi le frizioni con gli Stati Uniti e non solo rimangono forti. D'altra parte la sensazione che nessuno prevedesse fino in fondo tanto protagonismo da parte di tutti i Paesi e soprattutto di quelli più in difficoltà, ed una richiesta da parte della società civile qui e nel Mondo che questo appuntamento non fallisca, è molto forte.

Da lunedì per convincere i leader a trovare un accordo sul clima e a lanciare l'ennesimo allarme sul riscaldamento globale, è intervenuto anche Al Gore, sottolineando che il cambiamento è già in atto e che la calotta polare artica potrebbe scomparire, nel periodo estivo, già tra 5 o 7 anni supportando il tutto con i dati di due nuove ricerche che mostrano come "profondo nord" sia una delle aree più a rischio del pianeta, e dove le temperature sono salite al doppio della velocità rispetto alla media. Tutto ciò anche per mettere fine alla discussione sul "Climategate".

Abbiamo già avuto modo di dirlo ma per la prima volta un appuntamento della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, vede insieme tante persone diverse, di Paesi e con responsabilità diverse, a chiedere di partecipare con responsabilità e attenzione a questo processo decisionale sul futuro del pianeta e a chiedere che la propria voce venga ascoltata. E' il segno che questo non è un appuntamento come gli altri, e che la loro preoccupazione, raccolta e condivisa da tanti leader internazionali del Sud, non può rimanere senza una risposta adeguata. I Governi devono rispondere, con azioni e fondi, ma anche con una capacità di leadership adeguata a questi problemi.

 

 
 
 

....nelle nostre mani

Post n°60 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da syrius8

C'è sempre un'impercettibile confine fra quello che vorremmo fare davvero e quello che crediamo di non voler fare, alle volte negando a noi stessi la gioia delle piccole cose...occasioni, momenti...

...attimi in cui chiudere gli occhi e scoprire che davvero il mondo e la nostra vita sono lì...nelle nostre mani.

Un abbraccio...Fabry

 

 
 
 

Buon santa Lucia

Post n°59 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da divine_star

 

Buon Natale........    donaci Signore Gesù, la gioia del cuore

 
 
 

Verice di Copenhagen: iniziativa della stampa internazionale

Post n°58 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da syrius8

LA STAMPA INTERNAZIONALE
MOBILITATA PER SALVARE IL GLOBO

 

L'APPELLO DEI MEDIA INTERNAZIONALI

Oggi 56 testate editoriali del mondo stanno facendo un passo senza precedenti, quello di parlare con una unica voce in un editoriale comune. Lo fanno perché l'umanità si trova ad affrontare una grave emergenza.
Se non ci uniamo per intraprendere delle azioni decisive, il cambiamento climatico devasterà il nostro pianeta e con esso la nostra prosperità e la nostra sicurezza. I pericoli sono diventati sempre più manifesti nel corso dell'ultima generazione. Ora hanno cominciato a parlare i fatti: 11 degli ultimi 14 anni sono stati i più caldi mai registrati, la calotta artica si sta sciogliendo e i surriscaldati prezzi del petrolio e dei generi alimentari sono solo un assaggio della distruzione che ci attende. Sulle pubblicazioni scientifiche la domanda non è più se la causa sia imputabile agli essere umani, ma quanto è breve il tempo che abbiamo ancora a disposizione per contenere i danni. Nonostante tutto ciò, fino a questo momento la risposta del mondo è stata tiepida e debole.

Il cambiamento climatico è stato prodotto nel corso di secoli, ha conseguenze che dureranno per sempre e le possibiità che abbiamo di controllarlo saranno determinate dai prossimi 14 giorni. Ci appelliamo ai rappresentanti del 192 paesi riuniti a Copenhagen affinché non esitino, non si lascino prendere la mano dalle controversie e non si accusino reciprocamente, ma che ricavino delle opportunità dal più grande fallimento della moderna politica. Si dovrebbe evitare una lotta tra il mondo ricco e quello povero o tra Occidente e Oriente. Il cambiamento climatico colpisce tutti e deve essere risolto da tutti.

L'aspetto scientifico è complesso ma i fatti sono chiari. Il mondo deve prendere delle misure per contenere entro 2°C gli incrementi della temperatura, un obiettivo che richiederà che il picco globale delle emissioni e l'inizio del loro successivo decremento avvenga entro i prossimi 5-10 anni. Un innalzamento superiore di circa 3-4°C - la stima più bassa dell'incremento della temperatura qualora non si agisca - inaridirà i continenti e trasformerà le terre agricole in deserti. La metà di tutte le specie potrebbe estinguersi, un numero senza precedenti di persone sarebbe costretto all'esodo, interi paesi sarebbero innondati dal mare.

Sono in pochi a ritenere che Copenhagen possa ancora produrre un trattato in una sua versione finale - verso un tale trattato si è potuto cominciare a fare reali progressi solo con l'arrivo del presidente Obama alla Casa Bianca e la fine di anni di ostruzionismo degli Stati Uniti. Il mondo si trova ancora oggi alla mercé della politica interna statunitense, dato che il presidente non può impegnarsi pienamente sulle azioni necessarie finché non lo avrà fatto il Congresso degli Stati Uniti.

A Copenhagen però i rappresentanti politici possono e devono trovare un consenso sugli elementi essenziali di un accordo giusto ed efficace nonché - e questo è un punto cruciale - su un rigido calendario per trasformare questo accordo in un trattato. La prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima prevista per il giugno prossimo a Bonn dovrebbe essere considerata la data ultima o, come ha detto un negoziatore, "possiamo concederci un tempo supplementare ma non di rigiocare la partita".

Al centro dell'accordo ci deve essere una intesa tra il mondo ricco e quello in via di sviluppo che preveda, tra le altre cose, come sarà distribuito il costo della lotta al cambiamento climatico - e come si distribuirà una risorsa che solo recentemente è diventata preziosa: le migliaia di miliardi circa di tonnellate di anidride carbonica che rilasceremo prima che la colonnina del mercurio abbia toccato livelli pericolosi.

Alle nazioni ricche piace ricordare la verità aritmetica secondo la quale non ci può essere una soluzione finché i giganti del mondo in via di sviluppo, quale la Cina, non adotteranno misure più radicali di quelle messe in atto finora. Il mondo ricco, però, è responsabile per la maggior parte dell'anidride carbonica che si è accumulata nell'atmosfera - tre quarti di tutta l'anidride carbonica rilasciata dal 1850. Il mondo ricco deve quindi ora indicare la strada e ogni singolo paese in via di sviluppo deve impegnarsi a ridurre le emissioni in modo tale da abbassare entro un decennio il proprio contributo di gas serra a livelli sostanzialmente inferiori a quelli del 1990.

I paesi in via di sviluppo vorranno ricordare che loro hanno contribuito alle cause del problema solo in misura minore e che le regioni più povere del mondo saranno quelle più colpite. Tuttavia, questi paesi contribuiranno sempre di più al riscaldamento e devono quindi impegnarsi in prima persona in una azione significativa e quantificabile. Sebbene finora sia l'azione dei paesi avanzati sia quella dei paesi in via sviluppo non abbia raggiunto il livello auspicato da taluni, il recente impegno su nuovi target per le emissioni da parte dei due paesi che più inquinano al mondo, Stati Uniti e Cina, sono dei passi importanti nella direzione giusta.

La giustizia sociale esige che il mondo industrializzato si dimostri generoso nel fornire risorse per aiutare i paesi più poveri a adattarsi al cambiamento climatico e a adottare tecnologie pulite che consentano loro di crescere economicamente senza che ciò comporti un aumento delle emissioni. Anche l'architettura di un futuro trattato dovrà essere stabilita in maniera ferma, prevedendo un monitoraggio multilaterale rigoroso, premi equi per la protezione delle foreste e una valutazione credibile delle "emissioni esportate", in modo tale che il costo possa essere suddiviso in maniera equa tra chi produce prodotti inquinanti e chi li consuma. L'equità richiede inoltre che la dimensione del peso che ciascun paese sviluppato si accollerà tenga in considerazione la sua capacità di reggerlo; per esempio, i nuovi membri della Ue sono spesso molto più poveri della "vecchia Europa" e non dovrebbero soffrire di più dei loro partner più ricchi.
La trasformazione avrà un costo ingente che sarà in ogni caso molto inferiore al conto pagato per salvare la finanza globale e molto meno costoso delle conseguenze di non fare alcunché.

Molti di noi, nel mondo sviluppato in particolare, dovranno cambiare il proprio stile di vita. L'era dei voli che costano meno del tragitto in taxi all'aeroporto sta volgendo alla fine. Dovremo acquistare, mangiare e viaggiare in maniera più intelligente. Dovremo pagare di più per l'energia e usarne meno.

La prospettiva del passaggio a una società a basso impatto di anidride carbonica contiene tuttavia più opportunità che sacrifici. Alcuni paesi hanno già verificato che abbracciare la trasformazione può portare crescita, posti di lavoro e una migliore qualità della vita.

Anche il flusso dei capitali ci dice che l'anno scorso, per la prima volta, gli investimenti destinati alle varie forme di energia rinnovabile hanno superato quelli impiegati per la produzione di elettricità da combustibili fossili.

Liberarci della assuefazione all'anidride carbonica in pochi decenni che si riveleranno brevi, facendo fronte a una sfida senza uguali nella nostra storia, richiederà uno sforzo straordinario all'ingegneria e all'innovazione. Ma se mandare l'uomo sulla luna o scoprire i segreti dell'atomo sono state imprese nate dal conflitto e dalla competizione, la corsa contro l'anidride carbonica che sta per iniziare dovrà essere improntata a uno sforzo collaborativo che miri alla salvezza collettiva.

Per avere la meglio sul cambiamento climatico occorrerà che l'ottimismo trionfi sul pessimismo, che una visione di ampia portata trionfi sulla miopia, su di ciò che Abraham Lincoln chiamò "i migliori angeli della nostra natura".

È con questo spirito che 56 giornali di tutto il mondo si sono uniti per questo editoriale. Se noi che proveniamo da ambiti nazionali e politici così diversi possiamo concordare su ciò che occorre fare, anche i nostri leader possono farlo.

I rappresentanti politici che si riuniranno a Copenhagen hanno la possibiità di decidere quale sarà il giudizio della storia su questa generazione: una che ha capito la minaccia e che ne è stata all'altezza con le sue azioni oppure una talmente stupida da aver visto arrivare la catastrofe e di non avere fatto alcunché per impedirla. Vi imploriamo di fare la scelta giusta.

CAMBIARE RADICALMENTE IL MODELLO DI SVILUPPO, GLI STILI DI VITA E I COMPORTAMENTI SOCIALI. SANARE LE SPEREQUAZIONI TRA NORD E SUD DEL MONDO ANCHE NELLA DISTRIBUZIONE DEI SACRIFICI NECESSARI PER SALVARE IL PIANETA. ELIMINARE LA LOGICA DEL PROFITTO NELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO E DELLE RISORSE NATURALI. RICONVERTIRE LE PRODUZIONI E DIROTTARE I  CAPITALI VERSO INVESTIMENTI ECOCOMPATIBILI ED ECOSOSTENIBILI. RIVEDERE I TRATTATI SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE PREVEDENDO SANZIONI E DISINCENTIVI PER LE PRODUZIONI AD ELEVATO CONSUMO ENERGETICO E IMPATTO AMBIENTALE. ATTUARE NELLE POLITICHE AMBIENTALI NAZIONALI E SOVRANAZIONALI I PRINCIPI DELLA "GREEN ECONOMY". GLOBALIZZARE I DIRITTI ED ESPELLERE DALLA STORIA LE GUERRE CHE CREANO DEVASTAZIONE UMANA, AMBIENTALE E DISTRUGGONO RICCHEZZA.

GREEN ECONOMY...

...NON ESISTE ALTRA VIA!

 
 
 

PRENDE IL VIA A COPENHAGEN IL VERTICE ONU SUL CLIMA

Post n°57 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da syrius8

Un unico obiettivo:
salvare il pianeta!

 

Anno 2009. Il pianeta Terra è a rischio autodistruzione a causa dell'inquinamento atmosferico e del conseguente aumento della temperatura. Nei capannoni di un centro congressi alla periferia di Copenhagen i rappresentanti politici di tutto il pianeta si incontrano per cercare di concordare una riduzione delle emissioni di gas serra, mentre le telecamere rimbalzano le immagini del summit ai quattro angoli del globo, tra i grattacieli scintillanti delle metropoli ricche e inquinanti e tra le baraccopoli delle regioni già sconvolte da uragani, alluvioni e siccità di un clima impazzito.

NON È FANTASCIENZA
Potrebbe sembrare l'inizio di un racconto di fantascienza ma è la realtà di quanto sta avvenendo nel mondo e nella capitale danese, dove si è aperta oggi la conferenza Onu sul cambiamento climatico. Davanti al Bella Center, dove si tiene il vertice, un vento gelido fa girare una grande turbina eolica, che servirà a limitare le emissioni di Co2 prodotte dal mega evento. Nei dodici giorni del vertice arriveranno qui circa 30 mila persone, tra cui 16 mila delegati e oltre cento capi di Stato e di Governo, incluso il presidente americano Barack Obama, che ha fatto sapere all'ultimo che sarà presente il 18, l'ultima e decisiva giornata, invece che solamente il 9 come era stato annunciato in precedenza. Un segnale che negli arrugginiti ingranaggi della diplomazia internazionale qualcosa si sta muovendo. Per l'Italia invece arriverà il 16 un recalcitrante Silvio Berlusconi, che negli ultimi due anni ha firmato controvoglia gli impegni ambientali dell'Unione europea, invocando «pragmatismo» e lamentandosi dei costi dell'attuale protocollo di Kyoto. «L'Italia sta con l'Ue, poi discutiamo, ma andiamo con un disegno condiviso», ha assicurato ieri il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, presente per seguire il negoziato giorno per giorno. «Entro due settimane da lunedì i Governi devono dare una risposta adeguata alla sfida urgente del cambiamento climatico», ha ricordato ieri il responsabile delle Nazioni Unite per i negoziati sul clima Yvo de Boer. L'obiettivo, accettato dalle 192 delegazioni nazionali presenti, è quello di limitare a due gradi l'innalzamento della temperatura terrestre per contenere le conseguenze catastrofiche prima che diventino irreversibili.

L’INTESA POLITICA
Ormai si sa che dal vertice non uscirà un trattato internazionale giuridicamente vincolante,come
era previsto dalla tabella di marcia concordata a Bali due anni fa, ma un accordo politico che potrebbe comunque sbloccare l'impasse. La griglia di partenza vede l'Unione europea in testa con un 20% di riduzione delle emissioni entro il 2020 e rispetto al 1990. Obiettivo già approvato e pronto a diventare il 30%. Gli Stati Uniti per ora hanno concesso il 4%, Cina e India si sono rifiutati di parlare di riduzioni assolute e hanno promesso riduzioni delle emissioni solo in rapporto alla crescita del Pil, in misura di rispettivamente il 40-45% e del 24%. Il Giappone ha annunciato il taglio del 25% della Co2. «Mai in 17 anni di negoziati sul clima così tante differenti nazioni hanno fatto insieme così tante promesse concrete», ha sottolineato de Boer, «Copenhagen è già un punto di svolta nella risposta internazionale al cambiamento climatico». Ma, nonostante l'ottimismo mostrato dai politici, la delusione delle associazioni e della società civile per la modestia degli impegni è forte e le autorità di Copenhagen temono le ripercussioni nelle manifestazioni che si terranno durante il vertice.

MA LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO  QUAL E'? 
IL SILENZIO TOTALE, HANNO ALTRO A CUI PENSARE!

Intervista a Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia.

Come si presenta l’Italia al vertice sul clima di Copenaghen che inizia domani?
Male, malissimo. Il lavoro preparatorio è stato fatto poco e male. Il nostro governo rappresenta delle posizioni di retroguardia. C’è pessimismo diffuso sull’esito del summit, ma dall’Italia arriva solo un silenzio davvero assordante.
 
Quali sono i punti critici delle politiche ambientali del nostro Paese?
Tra i tanti c’è certamente il nucleare. Un’ennesima dimostra zione della nostra posizione di retroguardia, della non politica ambientale dell’esecutivo. Per fortuna, insieme ad altre associazioni, siamo riusciti a far muovere undici Regioni che hanno impugnato il provvedimento che vuole farci tornare all’atomo. Noi ne faremo davvero di tutti i colori per evitare questa sciagura: il nucleare è impraticabile sia sul versante della sicurezza che su quello dei tempi e dei costi.
 
Una battaglia che si sposta sul terreno della politica?
Registro che tra le Regioni che hanno detto no all’atomo, governate quasi tutte dal centrosinistra, c’è anche la Sardegna a guida Pdl. Sul territorio, poi, molti consiglieri comunali di centrodestra sono contrari. Non credo quindi che sarà facilissimo far accettare agli amministratori locali e ai cittadini una scelta sciagurata come questa. Peraltro, il governo è molto in ritardo sulle procedure. Spero davvero che quella dell’esecutivo sia solo una politica degli annunci.
 
Perché questo summit è così importante per tutti, e non solo per le ecodiplomazie?
I cittadini di tutto il mondo subiscono danni molto gravi a causa, per esempio, dell’aumento della frequenza degli eventi atmosferici estremi che provocano sempre più perdite di vite umane ed enormi costi in termini economici. Tutto questo fa il paio, in particolare in Italia, con una politica di abbandono del territorio e della mancanza di prevenzione. Si agisce solo in termini di emergenza mettendo delle “pezze” dopo che il disastro è avvenuto. è assolutamente necessaria più lungimiranza.
 
Molti politici, però, non sembrano fare della lungimiranza la loro qualità migliore...
La politica, nel nostro Paese, è molto più indietro rispetto ai cittadini. Anche le aziende hanno capito che la green economy è una grande opportunità di sviluppo sano e duraturo.
 
Cosa risponde a chi dice che il cambiamento climatico non esiste e che il vero problema sono gli ambientalisti fissati e catastrofisti?
La verità è che i negazionisti esistono solo in Italia. In tutto il resto del mondo non ce n’è traccia. La comunità scientifica da oltre vent’anni, all’unisono, ha inquadrato il fenomeno dei mutamenti climatici e ne ha individuato cause, problemi e possibili rimedi. Solo da noi si dà voce a persone che all’estero non avrebbero nemmeno una riga sui giornali.
 
Quali esiti prevede per Copenaghen?
Non sono ottimista: credo sarà difficile raggiungere buoni risultati. Ma la questione fondamentale, comunque, è che il clima, grazie alle battaglie degli ambientalisti, è diventato una tematica “calda” che è riuscita anche a sfondare il muro dei mass media. E ora cittadini e aziende sono più attenti. Forse i governi a Copenaghen non si metteranno d’accordo, ma prima o poi saranno obbligati a farlo. Il rischio da evitare con tutte le forze è che ci si arrivi troppo tardi. Per tutti.

(da www.terranews.it 7 DICEMBRE 2009)

 
 
 

Global warming...da domani a Copenaghen

Post n°56 pubblicato il 06 Dicembre 2009 da susin

 

IMPEGNATEVI TUTTI

A ... 

FARE DI PIU'!

 
 
 

 

 

 

 

 

Vola farfalla,
la metamorfosi è compiuta,
il sole della vita
ti ha resa ballerina
piccolo mimo
di figure in movimento
fantasia di danze
spettacolo per la mente. 
(A.Belviso)
 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 L'eloquenza è come la fiamma:
ci vuole la materia per accenderla,          
il moto per attizzarla,
e mentre brucia, illumina..
(Tacito)

 

 

AREA PERSONALE

 

 

...T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
(Pablo Neruda)

 

 

 
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