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I Viaggi dell'Anima

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Come hai potuto?

Post n°50 pubblicato il 30 Settembre 2007 da safira2012
 





A cura di Emanuela Badiali
Pubblicato il 03/06/2007



di Jim Willis [2001]
Traduzione di Patrizia Fiorenzato

foto intervento



Quando ero una cucciola, ti ho divertito con le mie
buffonate e ti ho fatto ridere. Mi chiamavi la tua bambina e
nonostante un certo numero di scarpe rosicchiate ed un paio di guanciali
squarciati e sparpagliati ovunque, sono diventata la tua migliore
amica. Ogni qualvolta facevo la "discola " mi agitavi il dito davanti
al naso e mi chiedevi: "Come hai potuto?", ma poi cedevi e mi
rotolavi sulla pancia per una grattatina. La mia educazione casalinga fu un
po' più lunga di quel che pensavi, perché eri molto indaffarato, ma ci
abbiamo lavorato insieme. Ricordo le notti in cui mi rannicchiavo
vicino a te nel letto ed ascoltavo le tue confidenze ed i tuoi sogni
segreti e credevo che la vita non sarebbe potuta essere più perfetta.
Andavamo a fare lunghe camminate e corse nel parco, giri in macchina,
fermate per il gelato (per me solo il cono perché "il gelato fa male
ai cani", dicevi), ed io mi facevo lunghi pisolini al sole, aspettando
che tornassi a casa alla fine della giornata. Impercettibilmente, hai
iniziato a trascorrere più tempo al lavoro, a pensare alla tua
carriera e a dedicare più tempo alla ricerca di una compagna umana. Ti ho
aspettato con pazienza, consolandoti comunque nei dolori e nelle
delusioni, non ti ho mai rimproverato per le decisioni sbagliate e ho
salutato con gioia ogni tuo ritorno a casa, anche quando ti sei
innamorato. Lei, che ora è tua moglie, non è "persona da cani", ma le
ho dato comunque il benvenuto nella nostra famiglia, provando a
dimostrarle affetto e obbedendole.... Ero felice, perché tu eri
felice.

Quando sono arrivati i bambini, ho condiviso la vostra agitazione.
Sono stata affascinata dal loro aspetto roseo, dal loro odore e avrei
voluto far loro da madre. Solo voi due potevate temere che potessi
far loro del male, ma ho passato la maggior parte del tempo in un'altra
stanza, o in gabbia. Oh, come avrei voluto amarli, ma sono divenuta
una "prigioniera dell'amore". Quando hanno iniziato a crescere, sono
diventata la loro amica. Si aggrappavano al mio pelo e si
trascinavano sulle loro tremolanti gambette, mi cacciavano le dita negli occhi,
esploravano le mie orecchie e mi baciavano sul naso. Di loro, adoravo
tutto e le loro carezze - perché le tue carezze erano ormai diventate
così rare - ed io li avrei difesi fino alla morte, se fosse stato
necessario. Avrei voluto sgusciare dentro i loro letti ed ascoltare
le loro ansie ed i loro sogni segreti, ed insieme avremmo aspettato di
sentire arrivare il rumore della tua auto.

C'era un tempo in cui, quando qualcuno ti chiedeva se avessi un cane, tu tiravi fuori la mia
foto dal portafoglio ed iniziavi a raccontare di me. In questi ultimi
anni, hai risposto solo "si" e hai cambiato discorso. Sono passata
dall'essere il "tuo cane" a "solo un cane", e tu a lamentarti per
ogni spesa affrontata per me. Ora, hai l'opportunità di fare una nuova
carriera in un'altra città, e tu e loro vi trasferirete in un
appartamento dove gli animali non sono ammessi. Tu hai preso la
giusta decisione per la tua" famiglia", ma c'era un tempo in cui ero io la
tua sola famiglia.

Ero eccitata all'idea del viaggio in auto, fino a
quando siamo arrivati al rifugio per animali. Odorava di cani e di
gatti, di paura, di disperazione. Hai compilato le carte e hai detto:
"So che troverete una buona casa per lei". Loro hanno fatto le
spallucce e ti hanno guardato con sguardo afflitto. Conoscono la
realtà che riguarda un cane di mezza età, sia pure con le "carte". Hai
dovuto staccare le dita di tuo figlio dal mio collare mentre lui
gridava: "No, papà! Per favore, non lasciare che prendano il mio cane!" Ed ero
preoccupata per lui, per la lezione gli stavi impartendo su amicizia
e lealtà, su amore e responsabilità, e sul rispetto per ogni vita. Mi
hai dato una pacca di addio sulla testa, evitando i miei occhi, e ti sei
cortesemente rifiutato di portare con te il mio collare ed il mio
guinzaglio. Avevi una scadenza da rispettare, ed ora anch'io ne ho
una che mi attende.

Dopo la tua partenza, le due gentili signore dissero
che certamente tu lo sapevi da mesi di questo trasloco e ciò
nonostante non hai fatto alcun tentativo per trovarmi una buona casa. Scossero
la testa e mi chiesero: "Come hai potuto?". Qui al canile, con noi sono
premurosi, tanto quanto lo permettono i loro impegni. Naturalmente,
ci danno da mangiare, ma io già da giorni ho perso l'appetito.
All'inizio, ogniqualvolta qualcuno passava davanti al mio recinto, correvo al
cancello, sperando che fossi tu - che avessi cambiato idea - che
questo fosse tutto un brutto sogno.... o almeno speravo che fosse qualcuno
che si interessasse a me, qualcuno che avrebbe potuto salvarmi.

Quando capii che non avrei potuto competere con lo zampettare di un allegro
cucciolo, inconsapevole del suo destino, mi ritirai nell'angolo più
lontano ed aspettai. Sentii i suoi passi che venivano per me alla
fine della giornata, e la seguii silenziosamente lungo il corridoio, fino
ad una stanza isolata. Una stanza magnificamente tranquilla. Lei mi
piazzò sul tavolo e mi strofinò le orecchie e mi disse di non preoccuparmi.
Il mio cuore martellava nell'attesa di ciò che stava per succedere, ma
c'era anche un senso di sollievo. La prigioniera dell'amore ha
esaurito i suoi giorni. Com'è mia natura, era più preoccupata per lei. Il
fardello che sopporta la opprime profondamente, e lo so, così come
conoscevo ogni tuo umore. Gentilmente mi ha messo un laccio
emostatico su una delle mie zampe anteriori, mentre una lacrima le scendeva
lungo una guancia. Le leccai la mano così come facevo con te per consolarti
tanti anni fa. Senza farmi male mi infilò l'ago ipodermico in vena.
Come sentii la puntura ed il freddo liquido scorrere nel mio corpo,
mi lascia andare sonnolenta, la guardai nei suoi occhi buoni e mormorai:
"Come hai potuto".

Forse perché non comprese bene il mio linguaggio
canino, mi rispose: "Sono così dispiaciuta". Mi abbracciò ed in
fretta mi spiegò che era il suo lavoro essere sicura che io andassi in un
posto migliore, dove non sarei stata ignorata, o maltrattata o
abbandonata, o dove non avrei dovuto arrangiarmi da sola - un posto
di amore e di luce, così diverso da questo luogo terreno. E con le mie
ultime energie, cercai di spiegarle con un colpo di coda che il mio
"Come hai potuto?" non era rivolto a lei. Era per te, mio Amato
Padrone, era a te che stavo pensando.... Penserò sempre a te e ti
aspetterò per sempre. Che ogni persona, nella tua vita, possa
continuare a mostrarti così tanta lealtà.



Nota dell'autore


Se "Come
hai potuto?" ti ha fatto piangere mentre lo leggevi, così come ho
pianto io mentre lo scrivevo, è perché è la storia di milioni di
"animali da compagnia", che in passato avevano un padrone e che ogni
anno muoiono nei rifugi per animali in America e Canada (come anche
in Italia!n.d.t.).
Chiunque voglia distribuire questo scritto per scopi
non commerciali è ben accetto, purché sia correttamente riportata la
nota sul copyright. Per favore, utilizzate questo scritto per aiutare
l'educazione, nel vostro sito, nelle newsletter, nei rifugi per
animali, negli ambulatori veterinari e nei bollettini.
Dite alla gente
che la decisione di accogliere un animale in famiglia è una decisione
importante per la vita, quegli animali meritano il nostro amore e
cure sensibili, che trovare una nuova casa idonea per il vostro animale è
una vostra responsabilità e qualunque associazione umanitaria locale
o lega per la difesa degli animali può offrirvi buoni consigli, e che
ogni vita è preziosa. Per favore, fate la vostra parte per fermare le
uccisioni e favorire le campagne per la sterilizzazione per prevenire
nascite di animali indesiderati.


Jim Willis



Libro Consigliato:

Anne e Daniel Givaudan: Il Popolo degli Anima-li [Ed. Amrita]

 
 
 
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