Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi di Marzo 2018
Post n°8362 pubblicato il 31 Marzo 2018 da nina.monamour
Caro Gesù, mentre prego e medito, i miei occhi si posano sul tuo capo e su quella corona di spine. Chiudo gli occhi e penso alla ferocia dei soldati. Ti avevano flagellato tanto da non avere più aspetto nè bellezza. Il tuo sangue sparso a terra e il tuo grido di dolore. Non so se avesse retto il mio cuore se fossi stata lì con te. Ora penso a quella corona, con quanta forza l’hanno conficcata sul tuo capo, e quelle spine che pungevano crudelmente la tua fronte. Non ci posso pensare, mi viene da piangere Gesù. “Amami e fammi amare”. Quella corona di spine ancora oggi è sul capo di Gesù; c’è tutto un mondo di male che preme su quella corona per sconfiggere il Signore. La politica preme su quella corona firmando leggi di morte e leggi contro l’uomo rivendicandole per leggi di civiltà e di progresso. L’economia preme su quella corona con azioni ingiuste a discapito dei più deboli e dei più poveri. La scienza mette tanto peso su quella corona con ritrovati che fanno sempre più diventare la vita un vero prodotto. Il fratello uccide il fratello. Guerre, liti, divisioni, immoralità di ogni genere, infedeltà, ateismo dilagante. Quella corona oggi fa tanto male a Gesù. L’uomo l'ha dimenticato, anzi, no, l’uomo lo ha eliminato. L’uomo ha preso il suo posto. Cosa fare? E’ tutto perso? Non è possibile! Signore, mi impegnerò io a sollevarti un pò quella corona perché non ti faccia così tanto male. Io non sono degna di portarne neanche una spina di quella corona ma ti amo così tanto. Non mi fermerò, non mi arrenderò, non mollerò, pregherò, parlerò, camminerò, mi darò da fare perché tu possa sorridere un pò. Lo so è difficile il cammino ma sono sicura che in esso troverò qualcuno che mi darà una mano ad alleviare il tuo dolore. Cara corona di spine, tu non resterai per sempre sul capo del mio Gesù, il bene trionferà, ne sono sicura. Signore io cammino con Te ma tu resta al mio fianco sempre perché anche se io voglio aiutare te, Tu dovrai sempre aiutare me.
Questo post lo dedico a mia madre, morta nel giorno di Pasqua Ciao Mamma, abbi cura di te... |
Post n°8361 pubblicato il 30 Marzo 2018 da nina.monamour
Ogni tanto la RAI ci diletta con qualcosa di positivo e parlo proprio della fiction (trasmessa Mercoledì sera) dedicata alla figura di Alfonso Sabella, il Magistrato che nel 1993 ha arrestato diversi esponenti di Cosa Nostra nella Sicilia devastata dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Nel primo dei due episodi in onda, "Idi di marzo" (l'altro è "Famiglia"), si racconta come Sabella, nella serie Saverio Barone, arrestò il mafioso "Uccio" Barbagallo. Co-protagonista di questa storia la messinese Katia Greco che interpreta il ruolo di Serena, amante di Barbagallo, che ha aiutato le forze dell’ordine ad incastrarlo. Serena era una ragazza di Villabate che viveva in condizioni economiche molto precarie, racconta l’attrice intervistata dalla Gazzetta del Sud, quando scoprì che il suo uomo era un malavitoso lo denunciò. Di Serena mi ha colpita il fatto che, pur trovandosi in situazioni difficili da gestire, mantenesse un’ingenuità di fondo accompagnata da spessore umano e coraggio da vendere. Racconta una delle pagine più spettacolari e cruente della lotta tra lo Stato e la mafia siciliana nei primi anni '90, Il cacciatore, la serie tv di Rai 2 con Francesco Montanari, liberamente ispirata alla vera storia di questo Magistrato. Le indagini del giovane Pm Saverio Barone proseguono e i primi risultati cominciano a vedersi. Studiando il personaggio ho capito che più della paura di mettere a rischio la propria vita, il suo gesto nascondeva una grande voglia di riscatto. Temeva di essere uccisa dopo la denuncia, ma era più forte in lei la volontà di trasformare la sua vita. Infatti cambierà nome e città e le troveranno un lavoro. Idi di Marzo è il titolo del primo episodio della terza puntata de Il cacciatore; la zona tra Corleone e Villabate è martoriata dalla guerra tra cosche innescata dal boss Leoluca Bagarella. Il Pm è coinvolto nelle indagini relative agli omicidi ma non riesce a vedere chiaramente il disegno che ne sta alla base. Tutto cambia quando l'amante di Salvatore Barbagallo, Serena, in maniera del tutto inattesa consente alle forze dell'ordine di fare un decisivo passo avanti nella loro ricerca si scopre infatti che il suo uomo è un mafioso molto vicino a Di Peri. Barbagallo viene arrestato ed costretto a confessare visto che il Pm Barone e il suo collega, Carlo Mazza, hanno a disposizione tutti gli elementi per scoprire chi sono i componenti del clan di Di Peri e incastrarli uno ad uno, mafioso dopo mafioso, l'obiettivo è quello di riuscire a chiudere lo scontro tra i malavitosi che prosegue sottotraccia da troppo tempo. Nel frattempo, il mafioso Buscemi viene fatto crudelmente torturare dal boss Bagarella, l'uomo vuole scoprire a tutti i costi chi stia tramando contro Corleone e pensa che Buscemi lo sappia. Tempo al tempo...
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Post n°8360 pubblicato il 29 Marzo 2018 da nina.monamour
Storie della buonanotte per bambine ribelli è uno dei maggiori bestseller mondiali per l’infanzia degli ultimi anni, probabilmente equiparabile al primo libro della saga di Geronimo Stilton. È scritto da due italiane, Elena Favilli e Francesca Cavallo, di esperienza internazionale nella comunicazione la prima, di ottima capacità narrativa la seconda. Il libro raccoglie le storie di 100 donne che, principalmente negli ultimi quattro secoli, hanno cambiato la storia di dipendenza già scritta per loro affermandosi per genio, coraggio, volontà. Sebbene il titolo del volume trasmetta, forse inconsapevolmente, l’idea che tutt'ora una bambina decisa a onorare le proprie ambizioni sia “ribelle”, e che dunque anche nelle società occidentali in cui viene garantito il diritto allo studio conseguire una laurea, fare sport o andare controcorrente rappresenti una forzatura, l’idea non perde un’oncia della propria grandiosità. Le bambine, ribelli o meno, hanno in effetti bisogno di rafforzare il proprio immaginario e la propria autostima in età proto-scolare, perché nel momento in cui si troveranno ad affrontare un sussidiario o, al liceo, un'antologia di letteratura e poesia, vi troveranno, forse, una sola donna rappresentata, Vittoria Colonna, e una sola condottiera e politica, Matilde di Canossa. Non vi troveranno mai la prima dottorata mondiale, l’italiana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia che infatti, e forse non a caso, non si trova nemmeno nel libro per “bambine ribelli”; non santa Ildegarda di Bingen, naturopata eccelsa, che se oggi va ottenendo nuova fama è solo perché una società ha deciso di utilizzarne il nome e l’intrigante “storytelling” per una linea di prodotti naturali venduta a caro prezzo. Non leggeranno mai della raffinata politica Bona di Savoia, mai della poetessa Cassandra Fedele, ispiratrice di Giovanni Bellini e corrispondente epistolare di Angelo Poliziano, che di lei scriveva meraviglie a Lorenzo il Magnifico ("È cosa, Lorenzo, mirabile, né meno in latino") e alla quale i sovrani d’Aragona, cioè la stessa Isabella che diede a Cristoforo Colombo i denari per la sua impresa, offrì una cattedra. Ma dai libri e dalle antologie a uso dei licei mancano anche le tre sorelle-star Isotta, Angela e Ginevra Nogarola, sorta di Kardashian rinascimentali con la loro intelligenza esposta all’ammirazione dei contemporanei in vece del culo. Zero informazioni su suor Arcangela Tarabotti (per starsene in pace a studiare conveniva entrare in convento, anche controvoglia come in questo caso). Di loro non leggete ancora, e forse non accadrà per un paio di generazioni, sui libri scolastici, nemmeno su quelli italiani che, pure, sono scritti anche da docenti di sesso femminile. D’altronde, se nessuno scrive delle gesta politiche o delle conquiste letterarie e giornalistiche femminili sui libri di storia, perché mai non credere che la storia sia stata fatta unicamente dai maschi? Non fu facile, la vita di queste donne, di queste vere ribelli. Continuare a sviluppare per tutta la vita il proprio amore per le lettere o le arti, sostenuto nelle famiglie più abbienti solo fino all’adolescenza, era un azzardo di fronte alla prospettiva e alla necessità di sposarsi, com’è evidente dalle lettere e gli scritti che hanno lasciato dietro di sé, "Devo sposarmi o dedicare la mia vita allo studio?", scrive angosciata a metà del Quattrocento Alessandra Scala a Cassandra Fedele. Alle bambine servono modelli, è ora di dare maggiore spessore, rigore scientifico e maggiore diffusione popolare alle infinite “bambine ribelli”, queste sì, che hanno popolato la storia, senza limitarne il portato all’alveo immaginario della “favola”. Non c’è immaginazione, nelle loro storie, ma passione, costanza, volontà. Le nostre bambine hanno bisogno di modelli, le nostre adolescenti di riconoscere sé stesse negli studi, senza sentirsi, per questo, ribelli.
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Post n°8359 pubblicato il 28 Marzo 2018 da nina.monamour
Spero che un giorno, tra una stretta di mano dei colleghi e un bacio di tua moglie, io ti torni in mente. Anche solo per un attimo, un battito di ciglia. Mentre sarai felice, quando non ti mancherà nulla, quando non potrai chiedere altro alla vita. Capisci che qualcuno è stato veramente importante quando lo desideri accanto a te nei momenti migliori..
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Post n°8358 pubblicato il 27 Marzo 2018 da nina.monamour
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Post n°8357 pubblicato il 26 Marzo 2018 da nina.monamour
Amare non è scegliere. È non vedere alcuna alternativa al suo sguardo, non conoscere altra opzione al profumo della sua pelle. IN OGNI CASO...
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Post n°8356 pubblicato il 25 Marzo 2018 da nina.monamour
Tutto e niente sa di lei il mondo, e poco si continuerà a sapere nei prossimi anni di Anna Maria Mazzini, in arte Mina, diva, artista, donna e madre. Questo è il diktat che ha voluto imporre, da quando si è nascosta a Lugano, 37 anni fa, non apparendo più in pubblico, questa signora sfuggente che ama deliziarci soltanto con la sua voce unica, sfornando annualmente dischi, alcuni di spessore, altri dimenticabili. Per aiutarci a scoprire qualcosa di più del grande mistero chiamato Mina, Roberta Maresci ha scritto un bel libro edito da Gremese che porta per titolo il nome d’arte della Tigre di Cremona. Un racconto agile ma dettagliato sull’avventura artistica e su quella umana della signora Mazzini, che il poeta Michele Galdieri definì,"La ragazza che ha un’orchestra in gola". Mina ha sempre avuto una paura, quella di ingrassare. E non ha mai avuto un rapporto sereno con il proprio fisico. Lo racconta in modo ironico, "Lo so, sono grassa, ma anche Ella Fitzgerald lo è. È colpa mia? Non voglio volare, altrimenti noleggerei una mongolfiera che mi alzasse verso il cielo e se un aquilone dispettoso mi regalasse una pacca troppo forte con le ali scivolerei in mare, soffiando per i pesci la mia ultima canzone". Non le andava bene neppure il naso, Ero alta 1,78 già a 15 anni, e quel naso… Avrei voluto farmi la plastica…". Per questo motivo i rapporti con i fotografi sono sempre stati complicati. Racconta un mago del clip, mantenendo l’anonimato, "dovevamo sorprenderla, scattare senza farci vedere…". Per esorcizzare questa paura, a poco servì la corte (artistica) che le fece Federico Fellini, amante delle sue rotondità, "non dimagrire, Minona, così bella con quelle tettone che hanno fatto sognare l’Italia". Il prendere peso è stato uno dei motivi che l’hanno fatta più soffrire. Insieme alle delusioni d’amore, la più cocente a metà anni ’60 quando ruppe con Corrado Pani, fuggito con Carla Gravina. E la lasciò incinta di Massimiliano. Con i colleghi fu amicizia vera con Celentano e Gaber; con le colleghe ebbe rapporti soltanto professionali con la Vanoni e pessimi con Patty Pravo con la quale doveva incidere un disco, tutto sfumò perché Patty non si faceva mai trovare. Mina ringhiò, "non canto con un fantasma!" Il libro è uno scrigno ricco di ricordi, di cronache di un’Italia che fu, di sensazioni intime. Viene ricordata la lettera che scrisse alla morte di Lucio Battisti (Ogni volta che sentivo un tuo pezzo nuovo, Lucio, mi veniva voglia di contattarti ma ho preferito rispettare il tuo desiderio di essere lasciato in pace…). Sono poi elencati i record discografici e i maxi-cachet: nel 1978, per l’ultima tournée alla Bussoladomani le offrirono 300 milioni, una fortuna. "Il successo? Una disgrazia che può capitare a tutti. "Quanti contratti ho firmato solo per pagare le tasse", controbatteva però una Mina già matura e stanca, a fine anni ’70, poco prima del ritiro. Sorpresa, grande, quando racconta cosa legge abitualmente: Il mestiere di vivere di Cesare Pavese e altri libri di Roth e Faukner. Così spiegò il ritiro dalle scene, "Vorrei che si capisse che sono una donna come tante altre, che vivo giorni lieti e giorni tristi, mi sembra normale. Ogni volta che salgo sul palco devo superare un trauma. Quando ho cominciato a vedermi i fucili puntati addosso, è subentrata la paura. Cerco di vivere come tante altre donne. Non mi sembra di chiedere la Luna". Augurissimi Mina.. Buon Compleanno.. |
Post n°8355 pubblicato il 24 Marzo 2018 da nina.monamour
Incinta di 28 settimane e con un grave linfoma, è stata respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi e, dopo il parto cesareo, è morta all'ospedale Sant'Anna di Torino. B.S., nigeriana di 31 anni, era stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa. "Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l'umanità", dice Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti. Il bimbo è vivo. "I corrieri trattano meglio i loro pacchi", sottolinea Narcisi. Respingere alla frontiera una donna incinta e malata "è un atto grave che va contro tutte le convenzioni internazionali e al buon senso, proprio come criminalizzare chi soccorre". La nigeriana è stata ricoverata un mese al Sant'Anna di Torino, seguita dall'Ostetricia e Ginecologia diretta dalla professoressa Todros e dall'ematologia ospedaliera delle Molinette. E' stata tenuta in vita il più possibile, per consentirle di portare avanti la gravidanza. Il neonato è ora ricoverato nella Terapia Neonatale del Sant'Anna. Di recente ha sollevato polemiche il caso di una guida alpina francese che rischia una condanna fino a cinque per avere soccorso un'altra migrante incinta. Che vergogna!!! |
Post n°8354 pubblicato il 23 Marzo 2018 da nina.monamour
Stiamo considerarlo senza dubbio il genio del Novecento in assoluto, eppure lo stesso si può dire sul suo passato da studente e non solo. A 7 anni, i suoi insegnanti pensavano che avesse un ritardo mentale e quando provò ad entrare al Politecnico di Zurigo venne respinto. Tutto questo però non gli ha impedito di diventare uno dei più celebri fisici. Il 14, poi è anche il suo compleanno. Da trenta anni si celebra il Pi Day, in omaggio alla famosa costante matematica, ecco cos’è e perché è così importante Pi greco è un ricordo di scuola, il 3,14 che serve a calcolare l’area del cerchio secondo la formula A = πr². Ma in realtà è molto di più, trova applicazione nella teoria della relatività generale di Albert Einsten, nel calcolo della probabilità, nell’elettromagnetismo, nella meccanica quantistica, è fondamentale per calcolare le orbite dei satelliti, per prevedere l’andamento dei mercati finanziari e per studiare le onde elettromagnetiche con cui comunicano gli smartphone. In altre parole, è un numero necessario al funzionamento della nostra civiltà e per questo fu celebrato 30 anni fa per la prima volta su iniziativa del fisico Larry Shaw al museo scientifico Exploratorium di San Francisco. Cos'ha di speciale il Pi greco? Essendo un numero decimale illimitato e non periodico, è composto da infinite cifre che, al contrario dei numeri periodici, non si ripetono secondo un modello. Per fisici, matematici e informatici è uno strumento di calcolo dove la π rappresenta la costante matematica. Google gli ha dedicato il Doodle nel 30° compleanno con tanto di torta perchè la prima volta che fu festeggiato lo si accostò alla “pie”, torta in inglese che si pronuncia come “p”. Si omaggia il 14 marzo per l’uso anglofono di dire prima il mese e poi il giorno, quindi 3-14. Il Ministero dell’Istruzione e Ricerca ha organizzato per il 14 marzo una grande sfida in diretta streaming con centinaia di scuole che hanno gareggiato risolvendo vari tipi di problemi matematici. Inoltre il Miur ha previsto per le scuole, in quella giornata, la presentazione del film scientifico ‘La direzione del tempo”.
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Post n°8353 pubblicato il 22 Marzo 2018 da nina.monamour
Louisa May Alcott venne etichettata così da un Collega sprezzante, ma invece di scoraggiarsi, decise di usare il soprannome come titolo del suo romanzo più celebre che 150anni dopo, ancora ispira ragazze di ogni età. Quando ho realizzato che Piccole donne, nel 2018, anno in corso, avrebbe compiuto 150anni, ho stentato a crederci. Il romanzo di Louisa May Alcott è quello che più di altri ha segnato la mia infanzia. E non appena ho ritenuto che i tempi fossero maturi, l'ho proposto alle mie nipoti, per giunta in una traduzione non troppo aggiornata, aiutandole a superare lo scoglio del linguaggio un pò arcaico. In effetti, a ben pensarci, i suoi anni li dimostra, visto che le sorelle March, cresciute coltivando sogni normalmente preclusi al genere femminile, finiscono tutte per fare un buon matrimonio e vivere all'ombra dei loro mariti. Motivo per cui, nel corso degli anni è stato pure accusato di antifemminismo ma la verità è che nessuna di noi ha mai letto "Piccole donne" per capire se fosse giusto o sbagliato; anzi la rabbia che il finale ha scatenato in me negli anni '80 come in Simone de Beauvoir negli anni '20 e nelle mie nipoti appena l'anno scorso è uno dei motivi nell'immortalità di questo romanzo. Il fatto che le sorelle cresciute badando a loro stesse e guadagnandosi da vivere sacrificano la loro libertà all'istituzione matrimoniale, ci parla di un mondo contemporaneo dove tutti uomini e donne crescendo finiscono per rinunciare ai propri sogni. E a che servono i romanzi se non a questo? A proporci un modello da seguire o a turbarci, sconvolgerci, farci riflettere? Il motivo per cui ricordo Piccole donne, però, non è il finale bensì la magia dl rapporto tra sorelle, che grazie alla coesione dei loro intenti riescono a superare mille difficoltà. E' stato attraverso le pagine della Alcott che per la prima volta ho realizzato come l'amicizia e la sorellanza potessero mettere le ali ai miei sogni così come alleggerire i miei fallimenti. Loro non litigavano mai, a parte quando Amy butta nel fuoco il romanzo di Jo! Concludo, che mettere al centro di una narrazione realistica le donne, è stato un atto rivoluzionario, un atto di puro orgoglio femminista. Tanto che quell'agguerrito gruppo di sorelle ancora ci seduce. Come un vero classico, Piccole donne (da cui sono stati tratti vari film e in quello del 1994 Jo è interpretata da Wynona Ryder) ha la capacità di mutare nel tempo. Da ragazza per me c'era solo Jo (la più grande delle sorelle) la forza dei sogni. In seguito ho visto altri aspetti, l'importanza dell'unione tra noi donne e le tante possibilità del femminile; la silenziosa Beth con la sua capacità di accogliere gli altri o la stessa Signora March all'apparenza perfetta che ha saputo invece dominare la propria natura, quella rabbia di donna che non sempre riusciamo a mitigare. Piccole donne è un Capolavoro, si rinnova nel tempo svelando infiniti piani di lettura agli occhi e al cuore anche di uno stesso lettore come la sua autrice, Piccole donne è un libro indomito, un libro che non finisce mai.
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Post n°8352 pubblicato il 21 Marzo 2018 da nina.monamour
L'altro ieri è stata la festa del Papà, mi piacerebbe tanto sapere come hanno trascorso i tre figli di Renzi questa benedetta ricorrenza! Volete la verità? Io non la so e Voi?! Help, aiuto..
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Post n°8351 pubblicato il 21 Marzo 2018 da nina.monamour
Voglio essere un dettaglio, quel dettaglio che migliora. Lo zucchero a velo sul croissant, la panna sul caffè, il pezzo preferito di una canzone, il ciondolo di un braccialetto. Non voglio essere essenziale, perché non c’è nulla di cui in realtà non si possa fare a meno o non possa venir sostituito.. Voglio essere un dettaglio.
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Post n°8350 pubblicato il 20 Marzo 2018 da nina.monamour
Ovviamente sono stata una bambina che in verità se ne stava un pò sulle sue e non molto giocherellona. Ma ai miei tempi ricordo che era normalissimo che i bambini usassero i cortili come una delle sedi principali dei loro giochi, che avevano questa caratteristica fondamentale, non erano giochi sedentari. I bambini di oggi forse non avrebbero neanche il tempo di scendere in cortile per giocare, visto che sono impegnati come e più degli adulti in una miriade di attività extra scolastiche. E quando riescono a ritagliarsi qualche momento per giocare, lo fanno da seduti, con i videogiochi. I giochi da cortile invece erano molto movimentati, non si stava fermi un attimo. E servivano per socializzare, a volte persino a litigare. Ho fatto un certo sforzo mnemonico nel ricordare i giochi più in voga qualche decennio fa. C'erano i giochi con la palla, ovviamente, a parte le partitelle di calcio, alle quali noi femmine non eravamo quasi mai coinvolte perché, dicevano i maschi, facevamo perdere, ed allora si giocava a pallavvelenata. Tipico femminile, invece era il salto con la corda, io ero completamente negata, ma c'erano delle bambine bravissime che riuscivano a saltare anche in due o tre contemporaneamente, costruendo delle figure complicatissime. Altro classico, "la settimana", che non mi ha mai coinvolto più di tanto. Anche questo un gioco più femminile che maschile. Ricordo le espressioni molto concentrate delle bambine, che saltellavano ripetutamente su una gamba sola e poi su due per completare lo schema tracciato in terra sulla ghiaia. Gioco che mi piaceva molto, non so perché, "l'orologio di Milano fa tic tac". C'erano dei bambini che proprio non riuscivano a stare immobili, ondeggiavano, venivano beccati subito. Io, ero una statua, gioco dinamicissimo, era "Bandiera". Si doveva essere scattanti, veloci ad afferrare il fazzoletto. Essendo brava a fare la statua, non ero mai scelta per fare quella che afferrava il fazzoletto. Altri giochi, "strega tocca colore", "i quattro cantoni", "rialzo". I classici, nascondino, giocare a prendersi. Gioco che facevo nel cortile della scuola (elementare), "la bella lavanderina", una filastrocca assurda. Mi facevo tutto un film sulla lavanderina, una bella tipa che andava dai poveretti per chiedere i fazzoletti da lavare, e mi sono sempre chiesta perché solo i fazzoletti e non anche qualcos'altro. Bei tempi ? Non so, forse. Ora molti cortili sono off limits per i bambini, o perché i vicini, quelli che non hanno figli piccoli, dicono che fanno rumore, o perché i cortili stessi spesso sono usati come posti auto per gli inquilini.
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Post n°8348 pubblicato il 19 Marzo 2018 da nina.monamour
Si avvicina la Primavera, il profumo dei fiori echeggia nell’aria e, quale dolce della tradizione italiana la incarna perfettamente? Senza dubbio, le zeppole di San Giuseppe discendenti delle storiche "frittelle". Ma non tutti sanno perché vengono chiamate in questo modo e da dove traggono origine. Si narrano due leggende, una addirittura risale all'epoca romana. Ogni 17 marzo si celebravano le "Liberalia", festa in onore delle divinità del vino e del grano. Bacco e il suo precettore Sileno che, ben si accompagnava lì dove abbondava vino, si usava omaggiarli con fiumi di vino e intrattenerli con frittelle di frumento per ringraziare le divinità del grano. L'altra leggenda, invece, narra di una fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù. San Giuseppe per mantenere la famiglia in terra straniera, dovette mettersi a vendere frittelle. Tutti i padri del mondo, così come Giuseppe, provvedono alla loro famiglia e per questo motivo le zeppole sono il dolce tipico della festa del papà! Le zeppole di San Giuseppe sono anche un dolce tipico della tradizione napoletana, pertanto, la sua attuale ricetta risale al 1837. La prima ad essere messa su carta ad opera del gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, poi rivisitata da P. Pintauro (ideatore della sfogliatella) che aggiunge al semplice impasto di fiori di frumento, le uova, lo strutto e gli aromi. Con doppia frittura, prima in olio profondo e poi nello strutto fuso e bollente oppure cotta al forno. Per quanto riguarda la forma a ciambella, si procede invece con l’aiuto di una sac a poche per formare un serpentello (da qui deriva il nome zeppula e più precisamente dal latino serpula) attorcigliato su se stesso. Secondo alcuni ha origini conventuali, infatti spesso le suore si cimentavano nella sperimentazione di nuovi dolci da abbinare alle festività e pare proprio nel Convento di San Gregorio Armeno. Secondo altri in quello di Santa Patrizia o addirittura se ne attribuisce l’invenzione alle monache della Croce di Lucca o a quelle dello Splendore. Dunque, le zeppole hanno origini antichissime e molte sono le leggende che le rivendicano eppure resta il dolce tipico della festa del papà! Ciambelle condite con crema pasticcera, spolverizzate di zucchero e guarnite con amarene, un dono che ogni 19 marzo viene offerto dai figli ai propri padri. Ecco la vera ricetta Preparazione Mettete l'impasto per un minuto ancora sul fuoco e continuate a mescolare, togliete l'impasto quando la farina sarà completamente asciutta, ossia quando noterete il formarsi di una patina bianca sul fondo della pentola. A questo punto aggiungete lo zucchero e lasciate intiepidire l'impasto, aggiungete quindi la scorza grattugiata del limone e le uova, mescolate con cura per incorporare le uova all'impasto. Con una sac a poche crete quindi dei cerchi su cui passerete una seconda volta solo sul bordo, create le zeppole su dei fogliettini di carta da forno. Procedete quindi nella cottura in abbondante olio di semi, buttate nell’olio le zeppole con la carta velina che si staccherà dopo poco. Procedete quindi con la preparazione della crema pasticcera, mettete gli albumi in una terrina e montateli con lo zucchero e aggiungete la farina setacciata. Aprite in due il baccello di vaniglia, mettetelo a mollo nel latte e scaldate a fuoco lento, unite quindi il latte alle uova e versate il composto in una pentola dal fondo spesso. Fate quindi scaldare la crema a fuoco lento continuando a mescolare con una frusta, quando la crema si sarà addensata toglietela da fuoco e lasciate riposare. Quando si sarà raffreddata farcite con la crema le zeppole e decorate con amarena sciroppata.
Auguri a tutti i papà del mondo
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Post n°8347 pubblicato il 18 Marzo 2018 da nina.monamour
Carlo Cracco continua a essere lo chef del momento, fresco di inaugurazione del suo nuovo locale in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, l’ex giudice di Masterchef è ospite di Verissimo dove si racconta tra passato, presente e futuro. "Io sognavo di imparare a fare da mangiare poi è cambiato tutto. All’alberghiero ti danno un’infarinatura, poi è l’esperienza che fa il resto", racconta lo chef stellato a Silvia Toffanin a cui parla anche della perdita della famosa stella Michelin". Quando prendi una stella Michelin sei felice, quando te la tolgono un pò meno, se succede devi sempre fare una riflessione, per correggerti, migliorarti. Si riparte e si ricomincia da capo. Una nuova partenza, quasi da zero, dopo la decisione di abbandonare il talent show culinario che gli ha consentito di avere la notorietà televisiva che ha oggi e dove è stato sostituito da una donna. E proprio sulla continua diatriba su chi, tra uomini e donne, sia più bravo in cucina, Cracco ammette: "Forse i cuochi maschi sono più bravi a vendersi, ma ci sono donne chef bravissime, molto in gamba, magari non sono così interessate ad apparire".
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Post n°8346 pubblicato il 17 Marzo 2018 da nina.monamour
Un bel giorno si aprì nel mio quartiere un nuovo negozio, un negozietto dove erano esposti batuffoli di cotone di tutte le tinte, con cartellini dai prezzi disparatissimi. Una piccola insegna recava questa parola, "cotonsogno". Si vendono scarpe, stoffe, biscotti; perché non si venderebbero sogni?
Cercò in vetrina e mi consegnò tra busta morbida di ovatta. Chiusi gli occhi, ma non comparve nulla. Peccato, però. |
Post n°8345 pubblicato il 16 Marzo 2018 da nina.monamour
Perché potere delle parole? Davvero le parole hanno potere? E quale tipo di potere hanno? Le parole creano una vibrazione e visto che tutto è energia anche le parole creano un impatto importante su ciò che ci circonda. Avete mai sentito parlare di Masaru Emoto? Masarau Emoto ha studiato per anni l’effetto delle parole, della musica ed anche dei pensieri, degli stati d’animo e delle intenzioni sull’acqua. Esiste infatti una forma di energia sottile, in giapponese “hado” che si manifesta nell’universo e alla quale l’acqua è sensibile. Ricordiamoci che il nostro corpo, così come la terra, è formato dal 70% di acqua, quindi questi studi dovrebbero destare il nostro interesse. Con dei macchinari, Masaru Emoto e i suoi collaboratori sono riusciti a separare delle molecole d’acqua congelata e fotografarle portando all’umanità un’interessante scoperta, qualcosa che prima solo sospettavamo e che ora risulta evidente, le parole, la musica, gli stati d’animo e le intenzioni hanno un’impatto piuttosto determinante sull’acqua. Se vediamo le foto del suo studio possiamo osservare come sono perfette nei loro disegni, simili ai fiocchi di neve, le molecole d’acqua esposte a stimoli quali amicizia, amore, preghiere, meditazione e come sono invece prive di una forma armonica quelle prese da acque inquinate o sottoposte a stimoli quali odio, insulti, ecc.ecc.. Gli studi di Masaru Emoto ci fanno riflettere sull’importanza di mantenerci in una vibrazione di amore e gratitudine e fare molta attenzione alle parole che pronunciamo. Penso, dico, creo.. Concludo che in effetti è grazie alle parole e alle affermazioni positive o negative ascoltate fin dalla più tenera infanzia da persone che abbiamo amato e rispettato che hanno formato tutta una serie di ricordi e credenze che ci tengono prigionieri in una gabbia fatta di abitudini e pensieri ripetitivi che per la maggior parte del tempo ci fanno vivere come robot programmati. Siamo sempre pieni di progetti e desideri da soddisfare e non abbiamo ancora fatto in tempo ad ottenere i primi risultati che già ne abbiamo altrettanti, un circolo infinito.
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Post n°8344 pubblicato il 15 Marzo 2018 da nina.monamour
Che cosa succede Che cosa succede
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Post n°8343 pubblicato il 14 Marzo 2018 da nina.monamour
Per essere felici dobbiamo sconfiggere i pregiudizi, essere virtuosi, stare bene in salute, avere dei desideri e delle passioni ed essere sensibili alle illusioni, perché da esse traiamo la maggior parte dei nostri piaceri, e infelice è colui che le perde.
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Post n°8342 pubblicato il 13 Marzo 2018 da nina.monamour
Spogliavano i morti di preziosi e oggetti di valore e organizzavano grigliate al cimitero, 15 arresti. Rubavano tutti i preziosi che trovavano addosso ai morti, compresi i denti d’oro, e organizzavano addirittura delle grigliate dentro il cimitero in orario di lavoro. È successo a Torino, dove sono stati arrestati 15 operatori in servizio al Cimitero Parco di via Pancalieri, l’indagine, definita “Sistema” dal Nucleo investigativo dei Carabinieri del capoluogo, riguarda quindi un giro di truffe nelle cremazioni, e vede accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falsificazione di atti, peculato, distruzione e soppressione e sottrazione di cadavere, ricettazione, concussione. Coordinata dalla Procura di Torino, l'indagine è partita nell'ottobre 2017, dopo la denuncia dell'amministratore delegato della Afc Torino, azienda che si occupa dei servizi cimiteriali del Comune, che aveva segnalato false attestazioni per documentare operazioni di esumazione tale a dire le operazioni di recupero dei resti a dieci anni dalla sepoltura in terra e a quarant'anni da quella in loculo. In quelle occasioni alcuni operatori in servizio al cimitero torinese avrebbero sottratto denti d'oro o preziosi ai morti, o addirittura percepivano una attribuzione illecita di indennità. In pratica, all'apertura delle tombe, i necrofori segnalavano ingiustamente il ritrovamento di cadaveri che non si erano ancora decomposti, fatto che comportava una indennità aggiuntiva di 20 euro a testa. Alcuni operatori cimiteriali poi avrebbero percepito somme di denaro da privati per lo svolgimento delle attività del loro ufficio. |
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