Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Gennaio 2019

A che età darlo ai ragazzi?

Post n°8617 pubblicato il 31 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

Sempre più bambini lo hanno già a 9-10 anni, ma secondo i pedagogisti serve solo più avanti, dalla fine delle medie, e sempre con controlli dei genitori.

La media europea è fra i 9 e i 16 anni, è la media dell'età in cui si comincia a possedere uno smartphone; circa il 46% dei ragazzini lo hanno in questi ultimi anni secondo una ricerca pubblicata nel 2015 e fatta su 3500 persone fra Belgio, Danimarca, Irlanda, Italia, Portogallo, Romania e Regno Unito, ovviamente con un collegamento al web.

Negli Usa la percentuale, rilevata in Febbraio è diversa e l'età più bassa, il 45% dei ragazzi fra i 10 e i 12 anni hanno uno smartphone; uno studio ancora più recente mostra come il 42% dei bambini americani abbia già a 8 anni un tablet.

E proprio dall'America è venuta qualche mese fa la proposta di vietare gli smartphone sotto i 13 anni. In Colorado un gruppo di genitori ha pronto un testo da presentare agli elettori in cui si chiede di non vendere smartphone a chi ha meno di 13 anni e che obblighi il negoziante a negare l’acquisto se un adulto dichiara che è per una persona al di sotto di questa età.

La Società italiana di pediatria preponeva già nel 2014 il divieto di uso del telefonino ai bambini sotto i 10 anni. Secondo una ricerca dell'anno dopo però tre quarti dei bambini italiani di 9 e 10 anni utilizzavano (non è detto lo possedessero personalmente) regolarmente uno smartphone per accedere ai social network.



Voi che ne pensate?

 
 
 

Il momento della resa..

Post n°8616 pubblicato il 30 Gennaio 2019 da nina.monamour



       

 

Il tempo farà il suo dovere.

Chi ha dato amore, amore riceverà.

Chi ha dato cattiveria, rimarrà solo.

Chi ha preso in giro, non verrà creduto.

Non è così inutile aspettare il momento della resa,

il tempo rende tutto con gli interessi e senza sforzo.



 
 
 

Diverse e isolate..

Post n°8615 pubblicato il 29 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

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In quel lontano 3 giugno del 2014 nessuno degli abitanti di Kavumu, un piccolo villaggio poverissimo della Repubblica Democratica del Congo avrebbe potuto immaginare che stava per iniziare un incubo durato tre anni. Un tempo infinitamente lungo in cui non si è più dormito, in cui la sera ha portato con sé paura, in cui la violenza è entrata prepotentemente nella vita delle bambine di Kavumu.

Una storia che fa orrore, una vicenda aberrante che ognuno in cuor suo, vorrebbe fosse falsa, eppure in quelle case la realtà ha superato ogni tipo di immaginazione.

Di notte, quando ogni bambino si sentiva tranquillo e sicuro tra le braccia dei genitori, i miliziani entravano nelle stanze, rapivano le bambine e le violentavano, abbandonandole poi tra i campi di mais.

In tre anni, 44 bambine tra i 18 mesi e gli 11 anni sono state abusate, ferite, maltrattate e private della loro spensieratezza. Un orrore finalmente finito dopo anni di battaglie condotte dalle attiviste per i diritti umani e tra queste anche la giornalista e direttrice del progetto Women’s under siege (Donne sotto assedio), che ha raccontato questa storia di inaudita violenza.

Un padre ha passato mesi a fare la guardia alla porta di casa dopo che sua figlia era stata rapita e violentata; alcuni degli stupratori tornavano una seconda volta. È accaduto a una ragazzina di 11 anni che è stata portata via nel marzo e nell'agosto del 2015. Le vittime, poi, venivano fatte oggetto di bullismo a scuola, additate come "diverse e isolate".

La dinamica era sempre la stessa, i miliziani entravano nelle case delle vittime, narcotizzavano i genitori e rapivano le bambine che venivano anestetizzate prima delle violenza, per non sentire dolore.

Nell’area ci sono diverse milizie locali che vengono chiamate Mai-Mai (letteralmente acqua-acqua), gli uomini si drogano con delle pozioni che secondo loro dovrebbero proteggerli dai proiettili e renderli invincibili. Addirittura ci sono storie di feticisti che consigliano ai combattenti di violentare le bambine per ottenere una protezione sovrannaturale.

Eppure, nonostante nella Repubblica Domenica del Congo, si parli spesso di tolleranza zero contro gli atti di violenza sessuale, il governo ha latitato a lungo, sebbene i rapporti delle Ong e delle Nazioni Unite non lasciassero spazio a fraintendimenti. Ma solo dopo due anni dal primo stupro, si è fatto qualcosa per interrompere questo atroce circolo vizioso.

L’ultima bambina violentata era stata Denise (nome di fantasia), ritrovata come tutte le altre vittime solo il mattino dopo in un campo di mais vicino, gravemente ferita, sanguinante tra le gambe e con gli organi irrimediabilmente danneggiati. In un letto di sangue, era stata portata nell’ospedale locale e poi in una struttura più grande per essere curata.

Coloro che sono state rapite e violentate a Kavumu sono state allontanate dalla comunità ed è per questo motivo che molte volte, le famiglie avevano taciuto anche davanti alle autorità.  Negli ultimi due anni, secondo le Nazioni Unite, il numero di donne violentate in Oriente ha toccato le 15mila, vittime che non ricevono né assistenza pubblica né risarcimenti e che vengono addirittura stigmatizzate.

Adesso l'orrore a Kavamu è finito, gli stupratori sono finiti nelle mani della giustizia, ma nessuno ridarà a queste bambine la loro spensierata infanzia.

 


 
 
 

Solo una parola..

Post n°8612 pubblicato il 26 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

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Matteo Corradini scrive un racconto prendendo spunto dalla vera storia di Roberto Bassi, bambino ebreo espulso dalla sua scuola elementare nel 1938.

Venezia 1938, Roberto è un bambino normale, o almeno così ha sempre creduto, finché le persone intorno non cominciano a fargli notare che non è come tutti gli altri, perché lui ha gli occhiali.


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E forse è meglio che non si facciano vedere in sua compagnia, e forse è meglio che cambi scuola, che vada in una scuola per soli bambini con gli occhiali…

Un meccanismo semplice ma disumano, così simile a quello che è stato alla base della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, e così simile a molti pregiudizi ancora oggi vivi nella nostra società.


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Nella parte conclusiva del libro, l’autore racconta ai ragazzi, immaginando le loro domande, che cosa sono state le leggi razziali e quali effetti hanno avuto sull’Italia di ottant'anni fa.


 
 
 

L'uomo è l'unico essere vivente che piange?

Post n°8611 pubblicato il 25 Gennaio 2019 da nina.monamour


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Secondo William Frey, biochimico dell’Università del Minnesota (Usa), il pianto serve a espellere le sostanze prodotte quando si accumula tensione emotiva. Infatti, a differenza delle lacrime che si generano in modo naturale perché ci sono corpi estranei nell’occhio o per irritazioni e allergie, quelle del pianto sono ricche di corticotropina e prolattina (ormoni i cui livelli aumentano in stato di stress) e di manganese (presente in alte concentrazioni nel cervello dei depressi).

Gli studi psicologici, inoltre, riferiscono che la maggior parte delle persone si sente meglio dopo essersi sfogato con un bel pianto liberatorio, cnche se gli uomini lo fanno, in media, solo 7 volte all’anno, contro le 47 delle donne.

Che piangere faccia bene lo sanno gli uomini d’affari giapponesi che, per scaricare lo stress, hanno diffuso la moda, arrivata anche in Europa, dei crying club (club del pianto), locali in cui si va apposta per piangere assieme a perfetti sconosciuti.


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Molti di questi locali offrono un “aiuto” a chi non ha la lacrima facile, da film commoventi a cipolle e peperoncini.

 
 
 

La grande Alda ...

Post n°8610 pubblicato il 24 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

Alda Merini II - piperitadesign #illustration #smoking

 

Buona serata

 
 
 

Abbattere l'ignoranza e i pregiudizi..

Post n°8609 pubblicato il 23 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

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Primo punto e a dir poco fondamentale, i libri sono emozione, leggere aiuta a conoscere nuove emozioni, a emozionarsi, a provare sentimenti diversi, amore e odio, rancore, paura (vi basti pensare al genere horror), indifferenza, gioia (quando un personaggio vince o uno muore male), tensione benefica e molto altro.

Secondo punto ma non meno importante, leggere accresce la nostra cultura, la conoscenza, ci insegna molte cose che possono essere utili anche per la vita quotidiana e in generale ci fanno sentire più colti, più intelligenti. Quindi è importante sottolineare che i libri abbattono l’ignoranza e i pregiudizi.

Questo è davvero molto importante, i libri fanno riflettere, persino quei libri (come le mie storie) che all’apparenza non servono a nulla. In realtà tutti i libri contengono degli spunti di riflessione e riflettere lo sappiamo fa bene alla nostra salute, alla nostra mente. Quindi leggete per ampliare la mente.

I libri entrano nell'anima, ci aiutano a conoscere ma anche a conoscersi, cosa ancora più importante, e quindi ad accettare e a riflettere sul nostro carattere e modo di agire.

Leggere aiuta a crescere e non preoccupatevi se leggete solo fantasy (anche se il mio consiglio è di variare la lettura). Anche questo nobile genere e ripeto "nobile", contiene sempre molti insegnamenti, anche se spesso non tanto in rilievo.

Aiutandoci a conoscere il nostro essere, di conseguenza ci migliora come persone, aumenta la nostra empatia, perché la proviamo riguardo i nostri amati personaggi, e ci aiuta a conoscere diversi caratteri e diventare quindi molto più attenti ai dettagli che contano. E magari anche più sensibili, che non fa male.

I libri mettono le ali altro che la red bull, sono i libri a farci volare davvero, grazie alla nostra immaginazione, che leggendo molto può aumentare e migliorare sensibilmente, i libri ci permettono di volare oltre la realtà stessa delle cose e della vita, ci fa guardare in alto e pensare alla quotidianità come a qualcosa di diverso, perché offre spunti sempre interessanti di riflessione e un motivo in più per andare avanti. Inoltre leggendo si abbandona per un po’ le nostre paure e difficoltà, per entrare in quelle di un personaggio e in questo modo si evade dal nostro mondo.

Un buon metodo per non piombare nella tristezza e pensare troppo agli ostacoli che la vita spesso ci pone davanti. Non pensare per un po' alla nostra vita, soprattutto se non ci piace, può essere una buona cosa.

Potrebbe sembrare assurdo, ma leggere aiuta a stare a contatto con la realtà, qualcuno faticherà a crederci, soprattutto perché molte persone, anch'io, leggono per "fuggire" alla vita reale. In realtà leggere alleggerisce la mente e ci carica positivamente, quindi ci fa affrontare meglio la realtà e ce la fa anche comprendere in modo diverso. I libri raccontano sempre la realtà, anche i fantasy, quindi la lettura è un vero e sano contatto con la vita reale.

La lettura diminuisce lo stress, parlo di stress, non di ansia cronica; se soffrite, come me, di ansia per ogni minima cosa, ammetto che la lettura non serva a molto. Io per esempio non riesco nemmeno a leggere quando ho troppa ansia, perché se non sono tranquilla non mi godo la lettura. 

Parlando di stress in generale, però, se vi piace la lettura e in particolare il libro che state leggendo, allora leggere può diminuire lo stress. Questo perché ci distrae dalle preoccupazioni quotidiane e favorisce il rilassamento dell’intero organismo, a parte degli occhi. A proposito basta distogliere lo sguardo ogni tanto e fissarlo su un punto lontano, così gli occhi lacrimano e la vista non rimane danneggiate dalle molte ore di lettura.

Favorisce il sonno ed è vero, io stessa ho provato a leggere prima di andare a dormire, e mi sentivo molto più rilassata che quando scrivo al pc fino a tardi. Questo almeno leggendo cartacei, non so se con gli e-reader possa funzionare.
Comunque per chi soffre d’insonnia e disturbi del sonno può essere utile prendere in mano un bel libro per una mezzoretta prima di andare a dormire.

Consiglio una luce non troppo chiara, sempre facendo attenzione a vederci bene, perché l’utilizzo di luci soffuse aumenta la sonnolenza e rilassa molto di più. (Ovviamente questo è solo un consiglio, non prendete le mie parole come oro colato).

Quindi finora abbiamo capito che leggere fa bene alla salute e ci migliora come persone.

 

 
 
 

A volte ...l'apatia!

Post n°8608 pubblicato il 22 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

È che nessuno mi chiede più come sto perché hanno imparato a vedermi forte, e col passare dei giorni tutto questo essere forti è diventato quasi apatia. Essere sempre così freddi, con lo sguardo perso, quasi agghiacciante, non riuscire più a ridere di gusto, piangere per paura, o lasciarsi andare. Nessuno si rende conto che basterebbe un po' di attenzione, che arriverà il giorno, prima o poi, in cui tutte queste emozioni usciranno a galla e succederà più che una catastrofe, un uragano in piena estate, una tempesta con 40 gradi.

E fino a quando quel giorno non arriva, restiamo così, indifferenti, forti per chi ci osserva, che con la migliore amica debole è quasi inevitabile. Che non si può cedere e farsi vedere deboli se si hanno accanto persone così tanto emotive.

E quanta tranquillità mette sapere che lei sta bene, che quasi preferisci vederla fare colazione dopo ore di pianto che sfogarti con lei. E l'unica cosa che resta da fare è scrivere, o confidarsi, almeno con qualcuno che di te non sappia proprio nulla.


 
 
 

Chi ha paura di stare sola..

Post n°8607 pubblicato il 21 Gennaio 2019 da nina.monamour

 



In ogni momento della vita ci si può trovare a fare i conti con se stesse e con l'isolamento, più o meno voluto. Ma si può stare bene da sole a 30, 40 o 50 anni? Cosa cambia con l'età? Si può trasformare questa condizione in qualcosa di positivo?

Se stai bene con te stessa, stai bene da da sola che in compagnia, l'importante è non essere costretti; è vero che si può essere single a qualunque età e non soffrire di solitudine, ma fino ad un certo punto, l'uomo vive in gruppo ed ha bisogno di una rete sociale, amicale e affettiva, e non avere una persona accanto non è piacevole per nessuno.

Ci sono persone che, dopo delusioni amorose o rapporti finiti male, non analizzano le responsabilità di entrambi (che ci sono sempre) e, invece di ammettere di avere fatto scelte sbagliate, preferiscono rimanere single. Ma è un po' come quando si va al mare con pinne e muta per non bagnarsi, si finisce col farlo ugualmente; la solitudine non è la soluzione ottimale di una storia andata male.

Da giovani non si ha la necessità di proiettarsi nel futuro, ma tra i 30 e i 40anni a volte noi donne cominciamo a sentirci in ansia se non raggiungiamo certi traguardi, e il desiderio di genitorialità e di maternità diventa forte. A 50, 60anni, invece, temere di rimanere soli è normale, soprattutto se si è perso un compagno o dopo una separazione.

Vivere senza relazioni amorose è come stare sempre sul cocuzzolo di una montagna isolati, ma una rete di amici e buoni rapporti sociali possono alleviare la sensazione di solitudine, anche in assenza di un compagno.

 

 
 
 

Amarsi..

Post n°8606 pubblicato il 19 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

Guarda che amarsi è fare le cose semplici, è scegliere il pane alla Coop la domenica mattina, è mettersi le ciabatte dell’altro trovate sotto al letto.

Guarda che amarsi è mangiare gli spaghetti scotti.

Dimenticarsi il cellulare in macchina, baciarsi da appena svegli fra le lenzuola, ridere di gusto del passato.

Guarda che amarsi è parlare del più e del meno sul divano.

E’ addormentarsi mentre si legge una storia ai figli, tutti e due, trovare il tempo per darsi una carezza.

Guarda che amarsi è dubitare, aver paura, non capirsi, amarsi è lasciarsi perdere e poi tornare a prendersi piangendo.

 


Guarda che amarsi è accendersi una sigaretta dopo una giornata impegnativa, è brindare a quello che verrà senza sapere se sarà insieme.

Guarda che amarsi è fare fatica, ma io voglio tutte queste cose, dalla prima all’ultima.

 

 


 
 
 

Una donna che ha imparato tanto..

Post n°8605 pubblicato il 18 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

JEAN BAPTISTE VALADIER

 

Non so esattamente cosa sia scattato ieri sera nella mia mente quando, subito dopo una doccia rigenerante, con indosso solo la camicia da notte, guardandomi allo specchio non ho più visto quella bambina con poco seno, giusto per non dire inesistente, con le ossa prepotentemente evidenti, le cosce morbide e segnate e, la pancetta da piccolo Buddha; ma una donna con un sorriso raggiante e un paio d’occhi loquaci più di mille bocche.

Una donna che in tanti anni di vita, ha dovuto affrontare un numero fin troppo elevato di eventi traumatici che l’hanno segnata fin nel profondo e le cui cicatrici se le porterà a vita, in eterno scalfite sul suo corpo come nel suo essere. Cicatrici che lei stessa definisce ricami narranti, come arazzi medievali rappresentanti storie di lotte, sconfitte e vittorie inimmaginabili; segni di sofferenze che non potrà mai dimenticare e che faranno sempre parte del suo bagaglio ingombrante di vita.

Una donna che ha imparato a celare attraverso sorrisi di copertina inquietudini e dolori, a contare fino a 50 prima di rispondere al fatidico “come stai?” con un “tutto bene grazie, e tu?”, ad ingoiare i propri pensieri pur di non far preoccupare chi le è accanto.

Una donna che ha imparato a convivere con dolori e a non dar loro troppa importanza perché tanto “tutto passa” è il suo motto di vita; che ha imparato a scherzare sui propri limiti proprio per non permettere ad altri di ferirla.

Una donna che ha fatto dell’autoironia la propria arma di difesa personale, perché nulla può ferirti se impari a scherzarci su, a ridere di gusto.

Una donna che ha imparato a convivere con un corpo anarchico, odiandolo e amandolo nonostante tutto in ogni suo angolo, in ogni suo difetto di fabbrica come in ogni sua singola ammaccatura che la vita ingiustamente ha donato.

A farla breve, su quel pezzo di vetro riflettente, ho visto la donna che in fondo non mi dispiace affatto d’essere diventata e che nonostante tutto, sono fiera di mostrare in ogni mia singola fragilità, in ogni mio più o meno evidente difetto.

A questo mondo, fortunatamente oserei dire, nessuno è perfetto; ma ognuno a suo modo può dire di esserlo, amandosi e facendo di ogni sua singola imperfezione il proprio marchio di fabbrica. Meglio essere unici nella propria infinita fragilità, che omologati ad uno standard estetico vuoto e senza alcuna originalità.

Poi ohhhhh, non mi vedo così tanto brutta quando sorrido di gusto alla vita!


 
 
 

Agli uomini piacciono le donne più grandi?

Post n°8604 pubblicato il 17 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

Sugli uomini maturi che amano donne più giovani la letteratura non manca, ma negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli uomini che amano donne più mature. Tra i vip gli esempi di coppie dove la donna ha almeno 10 anni più del compagno sono frequenti, dal presidente francese Emmanuel Macron (40 anni) sposato con Brigitte (65 anni),

 

 

a Riccardo Scamarcio (38 anni) che dopo 12 anni d'amore fatica a riprendersi dalla separazione con Valeria Golino (52 anni). Da Reza Jarrhay (47 anni), anche lui divorziato da poco da Geena Davis (62 anni) a Hugh Jackman (49 anni) sposato dal 1996 con Deborra Lee Furnes (62 anni). Fino a Carlo di Francesco (38 anni) compagno da 10 anni di Fiorella Mannoia (64 anni).

 


Come mai molti uomini, invece di scegliere coetanee, si innamorano delle donne anagraficamente più grandi o al contrario più piccole? E perché molte donne scelgono uomini più giovani? Negli ultimi tempi si è usciti dal cliché uomo maturo-donna giovane e si nota una inversione di tendenza.

È un trend che si sta sviluppando negli ultimi anni e ha sicuramente una matrice sociale, è la relazione uomo-donna che sta cambiando. Le donne di oggi sono meno accoglienti, tendono a un rapporto paritario, non hanno più l’atteggiamento di madri che avevano un tempo. Fin dalla preistoria l’uomo era quello che andava a caccia e la donna quella che si occupava dell’accudimento. Le donne erano meno autonome e meno autorevoli.

Per fortuna, oggi le donne si mettono sullo stesso piano degli uomini, non hanno ruoli specifici e questo fa “cadere” l’identità maschile di forza e protezione, modificando anche la spinta dell’uomo verso una determinata tipologia di donne. In passato la donna era dipendente, bisognosa e fragile; oggi è pretenziosa, fattiva, vuole delle cose (non chiede delle cose). Di conseguenza, di solito una giovane donna ha le idee chiare, può volere dei figli e mette in difficoltà quegli uomini con la sindrome di Peter Pan, quelli che tendono a procrastinare l’età adulta.10 miti da sfatare sul rapporto di coppiaDa cosa scappano gli uomini?

In passato, quando i ruoli erano prestabiliti e ben definiti, gli uomini non cambiavano pannolini, non portavano passeggini, non si alzavano la notte per cullare i neonati. Oggi invece le donne vogliono che gli uomini facciano la loro parte, che ci siano al 50%, pretendono che la genitorialità gravi anche su di loro. Gli uomini oggi scappano soprattutto da queste responsabilità.

Le persone mature sono meno volubili, più sicure e meno pretenziose. Questo perché hanno già il loro mondo, le loro cose, i loro lavori. Non vogliono fare tutto con l’altro. La donna matura ha inevitabilmente anche un atteggiamento di accudimento, soprattutto nei casi in cui l’uomo scelto sia più giovane di lei. Stando con una donna più grande, immaginiamo una 45enne, che magari ha anche già figli suoi, l’uomo non si sente obbligato a formare una nuova famiglia né di essere inserito in un nucleo già esistente come parte attiva.

Le donne molto più indipendenti chiedono meno, sono più esperte, conoscono meglio la vita a 360 gradi, non solo dal punto di vista sessuale. Sono sicuramente un appoggio migliore, un punto di riferimento, una sicurezza, una guida. Come mai una donna matura, sui 50-60 anni, può preferire un uomo più giovane, magari sui 30 anni?

Perché un uomo più giovane si intromette meno, non la stressa, non cerca di indirizzarla. La donna in questo modo sente di mantenere la sua autonomia, la sua libertà, avendo inoltre la soddisfazione di sorreggere e accompagnare un uomo, sentendosi un riferimento. Un uomo più grande, al contrario, è spesso un uomo con il quale deve confrontarsi.

Ci sono anche uomini che non intendono rimanere Peter Pan, impegnarsi li fa sentire un punto di riferimento. Spesso sono uomini che hanno bisogno che la loro donna li guardi con ammirazione. Avendo bisogno di questo tipo di gratificazione, non cercano una donna “arrivata” e sicura di sé, ma qualcuno che li faccia sentire importanti, che sia più giovane e che vada sostenuta. In passato la donna era vista come fragile e l’uomo come forte, anche se nella realtà non è mai stato così.

Ora, le donne mostrano la propria forza senza alcun timore. Ci sono anche 50enni fidanzati con 35enni ma che non hanno alcuna intenzione di costruire una famiglia: in questi casi ci staranno insieme fin quando la donna non inizierà a chiedere di avere un figlio.Siete in crisi? Fai pulizia nel rapporto e la coppia riparteGli uomini però non si dividono solo in queste due categorie.

Assolutamente no, ma per ora sono la maggioranza; il problema va rintracciato anche nelle loro mamme. Queste ultime con i maschi sono spesso molto protettive, gelose e ancora oggi non affidano loro compiti che affidano alle figlie femmine, come sparecchiare la tavola e contribuire alle faccende domestiche. In famiglia ognuno dovrebbe partecipare, ma spesso ci si comporta come se certe cose non riguardassero i figli maschi. Nel tempo questa educazione si trasforma in un modo di essere, di fare e di sentire. Ci ritroviamo così una società assolutamente immatura e stiamo peggiorando.


 
 
 

Lecchiamoci i baffi.. ...

Post n°8603 pubblicato il 16 Gennaio 2019 da nina.monamour


Il lavoro più bello del mondo: Ferrero cerca 60



Ve lo ricordate il film "Bianca" di Nanni Moretti che mangia nutella da un vaso gigantesco?
In gergo tecnico si chiamano "giudici sensoriali": in pratica sono "assaggiatori di Nutella", il sogno di ogni bambino della terra. La Ferrero, il colosso dolciario di Alba, ha pubblicato un annuncio di lavoro da leccarsi i baffi.

L'azienda cerca, infatti, 60 assaggiatori per testare i semilavorati e le materie prime, a partire da vari tipi di cacao e granella di nocciole, che servono a produrre i dolci più famosi del marchio piemontese. L'impegno, come spiega l'annuncio pubblicato qui sotto, è di due giorni alla settimana. La sede: Alba. Esperienza richiesta: assolutamente nessuna.

L'annuncio è stato pubblicato dalla Openjobmetis per conto della Soremartec Italia srl, la società di ricerca e sviluppo della Ferrero. La figura professionale non è nuova ma il fatto inedito è che finora l'azienda aveva affidato il compito ai dipendenti interni, mentre adesso la Ferrero vuole testare i suoi prodotti sui non addetti ai lavori, l'annuncio, infatti, mette bene in chiaro che agli aspiranti "giudici" non è richiesta alcuna qualifica o competenza. Si cercano, insomma, semplici consumatori, meglio ancora se a digiuno di informazioni su aspetti nutrizionali o organolettici.

I prescelti dovranno frequentare un corso di formazione della durata di tre mesi, in partenza il 30 settembre, per "addomesticare" gusto e olfatto. Dai 60 prescelti ne verranno "scremati", è il caso di dirlo, 40 che saranno a loro volta suddivisi. Il corso servirà anche ad insegnare ai nuovi giudici i termini giusti per descrivere ogni sensazione in arrivo dalle loro papille gustative. Il contratto è part time e, si precisa, "compatibile con altri lavori".

Unici requisiti, l'assenza di allergie e una buona dimestichezza con il computer; c'è qualcuno "che vuole farsi assumere?"



 
 
 

Restituitemi almeno il mio copione..

Post n°8602 pubblicato il 15 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

Ha fatto appello ai ladri, chiedendo loro la restituzione del suo copione, rimasto nella borsa che gli è stata sottratta. E lo ha fatto pubblicamente, su Twitter. Così Hugh Grant ha scelto di denunciare il furto, in auto, subito domenica notte a Kensington, quartiere situato nella zona ovest di Londra dove era parcheggiata la sua macchina.

"Nell'improbabile caso che qualcuno sappia chi ha fatto irruzione nella mia auto, stanotte, e mi ha rubato la borsa, per favore, cerchi di convincerli a restituirmi almeno il mio copione", ha scritto l'attore britannico. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, alcunii ladri sarebbero riusciti ad aprire la sua macchina rubando una borsa con dentro anche la sceneggiatura del nuovo film a cui sta lavorando. E, secondo quanto riportato dall'attore, i foglio contenevano già segni e appunti importanti, frutto di lavoro di giorni.

Ai ladri (o ai testimoni) il celebre attore avrebbe lasciato anche l'indirizzo degli studi londinesi dove recapitare la sceneggiatura. Il tweet dell'attore, venato da un leggero umorismo, si conclude anche con la richiesta della riconsegna dei "certificati medici" dei suoi figli.

 
 
 

La medicina psichiatrica in Italia..

Post n°8601 pubblicato il 14 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

Negli ultimi giorni la pagina Facebook della Società Italiana di Psichiatria, la più importante organizzazione che si occupa di psichiatria in Italia, ha pubblicato diversi messaggi per smentire le affermazioni false del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che in almeno due occasioni aveva parlato della necessità di riformare il sistema della medicina psichiatrica in Italia.

Parlando durante il raduno della Lega e intervistato durante la trasmissione di La7, Salvini ha ripetuto l’idea che la cura dei malati psichiatrici in Italia è stata lasciata in carico alle famiglie dei malati, senza aiuto da parte dello Stato. La Società Italiana di Psichiatria ha invece fatto presente che il sistema di salute mentale italiano è "un’eccellenza" riconosciuta in tutto il mondo e che ad essere stati abbandonati dallo Stato sono medici e infermieri che lavorano nel settore.

 Salvini ha detto che vorrebbe rivedere certe "finte riforme che portano il dramma nelle famiglie" e ha fatto l’esempio della riforma ed ha cancellato le strutture che curavano i malati psichiatrici, abbandonando le famiglie al loro destino. Salvini non ha offerto molti dettagli, si è limitato a dire che si trattava di "una riforma sulla carta anche giusta, che però si sta dimostrando un disastro, lasciando nella miseria e nella disperazione migliaia di famiglie", e ha aggiunto che ogni giorno è un bollettino di guerra, perché lo Stato si volta dall’altra parte.

Due giorni dopo, intervistato sempre su La7, Salvini ha ripetuto concetti simili, dicendo che "quest’anno c'è un’esplosione di aggressioni per colpa di malati psichiatrici e qua non è competenza del suo ministero, però evidentemente c’è da rivedere il fatto che sia stato abbandonato il tema della psichiatria e lasciato solo sulle spalle delle famiglie italiane chiudendo tutte le strutture di cura per i malati psichiatrici.

È possibile che Salvini stesse parlando della cosiddetta "legge Basaglia", quella che nel 1978 portò alla chiusura dei manicomi e contributi al miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti psichiatrici in Italia. In questo caso però non starebbe in piedi l’accusa di "aver cancellato le strutture che curavano i malati psichiatrici", quella legge avviò il processo con cui i vecchi manicomi furono sostituiti da un sistema fatto di centri di salute mentale (CSM), centri diurni (CD) per chi dorme a casa, e strutture residenziali per chi ha bisogno di assistenza per lunghi periodi e servizi psichiatrici di diagnosi e cura.

È possibile invece che Salvini si riferisse alle leggi che hanno portato nel 2017 alla chiusura dei sei ospedali psichiatrici giudiziari ancora operativi in Italia (OPG), dove le condizioni di vita erano ancora troppo simili a quelle terribili dei vecchi manicomi.

A Salvini ha comunque risposto con tre messaggi su Facebook la Società Italiana di Psichiatria. Nel primo si contesta che in Italia ci sia stata "un’esplosione di aggressioni per colpa di malati psichiatrici", e il messaggio spiega che non ci sono dati per sostenere questa tesi e che farlo non fa altro che aumentare paure infondate sulle persone affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente ed indiscriminatamente come "pericolose".

 

 
 
 

I giorni della merla..

Post n°8600 pubblicato il 13 Gennaio 2019 da nina.monamour

 


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Gennaio è il primo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è costituito da 31 giorni. Il primo giorno dell'anno, essendo a capo di ben altri 364 giorni è chiamato Capodanno. Secondo il parere di molti è anche il mese più freddo e più burrascoso e infatti molti agricoltori sperano che il raccolto non venga rovinato dalle pesanti piogge e dalla grandine.

A tal proposito sono molti i proverbi ed i modi di dire sul tempo (condizioni climatiche) di gennaio. Ma i giorni più freddi di gennaio, almeno secondo la tradizione, sono gli ultimi 3 del mese (29, 30 e 31) e sono i cosiddetti "Giorni della merla", probabilmente il nome è attribuito ad un'antica leggenda di una merla che si è rifugiata in un comignolo per scampare al freddo di questi giorni.

  I primi giorni di gennaio sono tipo gli ultimi ospiti ubriachi della festa che non vedi l’ora se ne vadano che devi ripulire casa




Ed ecco alcuni proverbi italiani..

Se Gennaio riempie i fossi, Settembre colma le botti.

Bello di gennaio, spesso brutto di febbraio.

Chiara notte di capodanno, dà slancio a un buon anno.

Guardati dalla primavera di gennaio.

La neve di gennaio diventa sale e quella d'aprile farina.

La primavera di gennaio porta guai.

Se gennaio sta in camicia, marzo ti canzona.

Se tu vedrai sol chiaro, sia marzo come gennaio.

Gennaio ingenera, febbraio intenera.

Tempo chiaro e dolce a capodanno, assicura bel tempo tutto l'anno.

Chi vuole un buon agliaio lo ponga di gennaio.

Erba di gennaio, chiudi il granaio.

Freddo di gennaio gela la pentola nel focolaio.






 
 
 

Paccheri cremosi al forno..

Post n°8599 pubblicato il 12 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

 

I paccheri cremosi al forno sono una ricetta estremamente saporita e d’effetto, perfetti per un pranzo domenicale o nel quale abbiamo tanti ospiti, ci permette di fare un figurone e di poterla preparare con un po’ di anticipo in modo da non trovarci in difficoltà a ridosso del pranzo.

Per preparare questi paccheri cremosi al forno possiamo dare ampio spazio alla nostra fantasia, nel mio caso ho voluto utilizzare dei peperoni (che adoro) e che utilizzo spesso nelle mie ricette da quando ho scoperto un modo per cuocerli in maniera leggerissima e praticamente quasi a zero calorie (vi svelerò più avanti il segreto).

Ingredienti

paccheri 400 gr, 1 peperone rosso, 1 peperone giallo, 2 bicchieri di acqua, 1 cucchiaio di brodo granulare, 4 cucchiai di panna, 6 mestoli di sugo di pomodoro, 200 gr. di scamorza affumicata, 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva.

Per preparare i miei paccheri cremosi al forno partiamo dai peperoni, laviamo e priviamo i peperoni dei filamenti e del gambo, poi tagliamoli a fettine e cuociamoli, dopo averli cotti li frulliamo e li mettiamo da parte.

Prepariamo abbondante sugo di pomodoro con un bel po’ di olio e cipolla grattugiata, quando il sugo è quasi giunto a cottura aggiungiamo i peperoni frullati e mescoliamo, assaggiamo (il sale del brodo granulare vi darà già parte della sapidità) e regoliamo di sale, aggiungiamo la panna da cucina, un’ultima mescolata e mettiamo da parte.

Cuociamo i paccheri in abbondante acqua salata, li scoliamo circa 3 minuti prima del tempo di cottura previsto e li rimettiamo in pentola insieme ad un cucchiaio di olio, per evitare che si incollino tra loro.

Prendiamo una grande pirofila da forno, la “sporchiamo” con qualche mestolo di sugo ai peperoni e poi iniziamo a disporre i paccheri in fila, che avremo prima condito con qualche cucchiaiata di sugo.

Finiamo di sistemare tutti i paccheri, poi ricopriamo il tutto con la scamorza tritata, versiamo il sugo restante (mi raccomando abbondante) ed inforniamo a 200° per circa 15 minuti o comunque il tempo necessario perchè il formaggio fonda e si crei una golosa crosticina.

Sforniamo i nostri paccheri cremosi al forno ed aspettiamo giusto 5 minuti prima di portarli in tavola e… buon appetito!

Un consiglio in più

Se non gradite i peperoni potete sostituirli con melanzane, zucchine o semplice sugo di pomodoro;
Se non amate la salsa di pomodoro potete allungare la crema di peperoni con del formaggio spalmabile (mi raccomando però le dosi devono aumentare);

 

 

 
 
 

Sarò uccisa...

Post n°8598 pubblicato il 11 Gennaio 2019 da nina.monamour

Gabriella Maj è una fotogiornalista polacco-canadese che ha collaborato con diverse testate internazionali e televisioni. Il suo ultimo lavoro è stato raccolto in un libro intitolato  "Almond Garden" e racconta per immagini e attraverso una serie di interviste la vita delle donne afghane detenute in carcere per "reati contro la morale", un termine molto vago applicato per qualsiasi violazione della legge islamica, la shari’a. In alcuni casi queste donne sono fuggite da matrimoni in cui venivano abusate o ridotte a condizioni di schiavitù domestica, in altri sono colpevoli di aver fatto sesso prima o fuori del matrimonio (nel diritto islamico, si tratta del reato di zina), in altri casi ancora si tratta di donne che sono state stuprate o costrette a prostituirsi.

Mentre i responsabili di queste violenze restano liberi, le loro vittime sono condannate a vivere in carcere, a volte incinte e con poche speranze di un futuro per sé e per i propri figli.

Gabriela Maj ha avviato il suo progetto nel 2010 su incarico e per uno specifico servizio e nei quattro anni successivi, fino al 2016, è tornata in Afghanistan sei volte cercando di avere accesso anche nelle altre carceri del paese, spesso non ottenendo il permesso. In diverse prigioni le è invece stato concesso di entrare, perché era una donna e dunque il suo lavoro non era percepito come minaccioso o politicamente rilevante, in molti casi, quando veniva lasciata alla sola presenza di un’interprete, è riuscita a parlare liberamente con le detenute.

Ha avuto contatti con decine di donne nelle loro celle, venendo molto spesso disprezzata perché le trattava con cura e dignità. Maj ha pubblicato solo le parole o le immagini per le quali ha ricevuto uno specifico permesso dalle dirette interessate, i nomi delle donne sono stati comunque cambiati e le loro storie sono state volutamente separate dai loro ritratti.



Le carceri in Afghanistan non hanno sbarre e non prevedono particolari uniformi, questo significa che le donne possono in una certa misura personalizzare i loro spazi e prendersi cura dei loro figli nonostante siano molto vulnerabili allo sfruttamento sessuale (molto spesso sono infatti detenute in carceri miste e sorvegliate da uomini).

Nonostante i bisogni primari siano garantiti, le cure mediche variano da una struttura all’altra e in generale sono assenti le risorse a disposizione per la loro salute mentale. Non c’è poi alcuna garanzia sulla loro vita dopo il rilascio; molte donne, a specifica domanda della fotografa, hanno risposto "sarò uccisa".

Le donne accusate di reati contro la morale sono infatti destinate a essere ripudiate dalla famiglia poiché rappresentano una "vergogna" per la comunità e, una volta uscite, non hanno più un posto dove andare a vivere. Dopo aver concluso il suo progetto Maj ha cercato con difficoltà di non perdere i contatti con le donne che aveva incontrato, alcune di loro hanno trovato un posto nei rifugi a loro dedicati (che sono comunque molto pochi e concentrati solo in alcune zone del paese), almeno due sono state uccise dai membri delle rispettive famiglie nei cosiddetti “delitti d’onore”.


 
 
 

Un giro di finger food?

Post n°8597 pubblicato il 10 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

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Domenica, giornata piena, con Marzia siamo state in mattinata al Salone del Libro ad ascoltare il classico discorso, e poi aperitivo per la presentazione della boutique Gucci. Già sugli eventi ci sarebbe da dire, ma a volte sembra che tutto succeda negli stessi giorni e si va un po’ di qua e un po’ di là.

Grande felicità quando nella mia città "apre" qualcosa, perchè di saracinesche abbassate ultimamente ne stiamo vedendo un po' troppe.

Assolutamente ovvi, trattandosi di Gucci, la bellezza del negozio e il numero dei presenti.

Comunque ho scoperto che il mio problema, relativamente alle nuove generazioni, non è che sono troppo vecchia, è che sono troppo piccola! Mi sono trovata circondata da ragazze che, oltre a essere molto alte già in partenza, con il tacco 15 d’ordinanza mi sovrastavano di un buon 40cm. A forza di tirarle su a omogeneizzati, fette al latte e budini della “mucca che fa muuuuuuuu” abbiamo esagerato un po' e la situazione ci è scappata di mano.

 A proposito di tacchi, che io limito al minimo indispensabile in termini di occasioni e altezze essendo una che si muove spesso a piedi, anche a non voler essere feticisti, le scarpe meritano sempre un capitolo a parte per varietà, originalità, bellezza e ricchezza anche se molto spesso, risalendo dal piede alla caviglia e poi su su fino alla faccia, gli abbinamenti non sono sempre ben riusciti.



Ultima, piccola osservazione a margine, perchè prevedere anche un giro di finger food nei bicchierini da gustare con la forchettina ad un iper-affollato aperitivo in piedi quando hai già una mano impegnata con il bicchiere di prosecco?

 

 
 
 

L'arte parla in romanesco ...

Post n°8596 pubblicato il 09 Gennaio 2019 da nina.monamour

 

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 Oggi voglio farvi sorridere, anzi ridere..

E il fenomeno del resto non è nuovo, prendere in giro bonariamente statue e dipinti famosi, è un passatempo che conquista le masse.

 

 

Basti pensare alla serie "Se i quadri potessero parlare", inventata qualche anno fa dallo studente pugliese Stefano Guerrera e subito divenuta un fenomeno, numeri incredibili sui social, dove spopola letteralmente, ospitate televisive, servizi giornalistici e poi addirittura un libro, pubblicato da BUR/Rizzoli.

 

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 Un ragazzo semplice a cui piace far ridere la gente.

Detto così potrebbe sembrare una cosa brutta ma in realtà è una cosa che rende felice un po' tutti, è bello sapere di strappare anche solo un sorriso a così tanto gente. È stata una bella sensazione ovviamente del tutto inaspettata e ancora oggi stento a credere che tantissime persone abbiano apprezzato quello che ha fatto, così, per caso.

Quella dei quadri è stata una genialata, proprio per questo ora si trovano sui social pagine con nomi simili e link scopiazzati.

 

 

Una frase azzeccata (magari in romanesco) appiccicata su una scena mitologica, storica, religiosa, tra dipinti più o meno noti, e l’effetto comico è garantito.

 

 

Se i quadri potessero parlare, un tormentone da un milione e mezzo di "mi piace" che macina migliaia di condivisioni per ciascuna  di queste opere "parlanti" pubblicate dal suo ideatore.

 

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La pagina Facebook di Guererra ha oggi oltre 1 milione e 200mila fan, un genio indiscusso, in fondo il segreto del successo, quello che rende questi quadri parlanti molto più di un tormentone momentaneo, anche secondo diversi critici d'arte sta qui, nel fatto che Stefano Guerrera è riuscito a trovare una chiave di lettura contemporanea, leggera, per diffondere la bellezza di opere celebri, ma anche dipinti ai quali i nostri occhi sono meno abituati.


 
 
 

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