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Messaggi del 27/07/2019

Tra profumi e leggende nel Sud..

Post n°8752 pubblicato il 27 Luglio 2019 da nina.monamour

 




Quando parliamo di Sicilia ci vengono in mente oggetti allegorici di riferimento, come il carretto siciliano, le arance, i pupi siciliani, le teste di moro, la cucina ricca e saporita ed ancora, il mare, l’Etna, le distese di agrumi, Montalbano, il Gattopardo e molto altro

La Sicilia e tutto questo e molto altro, è un'isola piccola e forte, una terra baciata dal sole, accarezzata dal mare ma si impone con il suo unico ed ancora attivo vulcano, con ancora molte fortezze, castelli e palazzi medievali, che se ti muovi nell'entroterra, sembra che sei capitato in un'epoca antica.

Si trovano ancora, con un po' di ricerca i vecchi pastori, i pochi mulini, metodi tradizionali per la raccolta del frumento. Basta una passeggiata tra le pianure in fiore per sentire i profumi di agrumi ed erba selvatica, la vita sembra per un secondo fermarsi dalla frenesia quotidiana, per penetrarti con la sua forza e la sua energia; in Sicilia i giorni trascorrono ma non sembrano avere lo stesso evolversi delle altre terre, come se un tempo diverso, magico e leggermente rallentato si fosse impossessato di quest'isola incantata ed incantevole.

Molte storie miti, leggende e racconti forse danno ancora alla Sicilia quell'immagine di isola fantastica, come l’Isola che non c’è di Peter Pan, con la differenza che pur avendo paesaggi incantevoli quasi fantastici l'Isola esiste e vive ogni giorno con la forza dei suoi abitanti e la storia dei suoi antenati.

Una delle tante storie affascinati e che richiamano il carattere dell'isola è certamente la storia dei mori o delle teste di moro.




La leggenda narra che a Palermo, nel quartiere arabo, in un sontuoso palazzo viveva una meravigliosa fanciulla, intenta ogni giorno a curare le piante della sua terrazza; un giorno ella fu notata da un giovane moro, che rimase rapito dalla sua bellezza, tanto da dichiarargli il suo amore. Nacque tra i due una storia…

Quando la giovane fanciulla scoprì che il moro nelle lontane terre d'Oriente aveva mogli e figli e che ben presto sarebbe tornato da loro, ella accecata di rabbia e gelosia attese la notte, e mentre il giovane moro dormiva gli tagliò la testa.

Per tenerlo però sempre con lei, con la testa, realizzò un vaso e seminò del basilico che cresceva rigoglioso e adagiò la testa trasformata in vaso sul davanzale



Quel vaso chiamato in siciliano "graste" fu notato da tutto il quartiere e tanto era originale e bello che ogni balcone, da quel momento in poi, ne sfoggiava uno simile in terracotta, non conoscendo però la vera storia d'amore e di dolore che essa nascondeva.

Oggi le teste di moro realizzate in Sicilia sono di terracotta o ceramica, si distinguono per la diversità dei decori, e sono un simbolo tipico dell'Isola, vengono rappresentati sia in versione maschile sia in quella femminile, quest'ultima spesso impreziosita con ornamenti quali orecchini collane o altri preziosi, come a continuare la storia d'amore di molto tempo fa tra la giovane siciliana e l'affascinate moro.

Buon Sabato

 
 
 

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