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« LA NINA E GIULIL'oratorio, la mia infanzia. »

LA PICCOLA

Post n°5 pubblicato il 01 Maggio 2012 da massimofurio
Foto di massimofurio

Dicono che non vedono, ma appena la vidi capii subito di essere davanti a si, un mistero, ma che aveva già preso possesso della mia anima, in un attimo, nel tempo di un lampo. Una grande magia, la strega, vista la mia età mi domandò se era la prima, ma dato che non lo era, il sorrisetto irridente, diventò smorfia di schifato stupore e subito mi chiese se le volevo dare una mano, per lavarla. Era cesarea, perfetta, bellissima, negl’istanti precedenti al bagnetto, piangeva disperata e mi fissava, girandosi se uscivo dal suo campo visivo. Al bagno, le toccai un piede, quasi con timore, con tutti i timori dell’anima e dell’intero universo. La strega la avvolse in un panno di cotone, un lenzuoletto e mi chiese se la volevo tenere un attimo, che prendeva il borotalco, la presi nelle mani e la posai sul mio avambraccio sinistro e la voltai verso di me, lei si raddrizzo  un poco e mi fisso gli occhi stringendo i suoi per cercare di entrare nella mia testa e mi toccò l’anima quasi l’arpionò, la strega tornava col prodotto ma le feci cenno di aspettare, ci fisso stupita, La piccola non piangeva più, mi fissava, era nata da 10 minuti, ma mi stava già studiando, poi vidi sul suo volto un sorriso sottile, soddisfatto, si girò, si assestò sul mio braccio e sorrise con compiacimento poggiando il visino al muscolo e si addormentò, con l’espressione di chi ha certezza di aver un sicuro e fedele dipendente, a sua completa disposizione, a veglia del suo sonno, gli occhi mi si riempirono di lacrime. La strega rise, io no, avevo già capito tutto. Per la prima volta nella mia vita ho amato, in un modo incondizionato e totale, come è la resa e io ero stato travolto. Il borotalco fini sul mio maglione blu in cachemire, ma non protestai, anche se si era rovinato e costava un capitale, era insignificante. La piccola che sino a 10 minuti prima era attesa come piccolo, dormiva bella serena, e lo fece per circa 2 ore, grufugliando nel sonno ai miei bacetti come un piccolo di cinghiale, cosa che fa tutt’ora. Crescendo, si instaurò un rapporto privilegiato su chiunque e momenti bellissimi hanno riempito la nostra vita, ma uno su tutti è stato il più significativo. Alla sera dopo cena a volte stanchissimo mi sedevo in poltrona, con l’illusione di aver un attimo di calma, non dico di avere il telecomando in mano ma almeno seduto sulla tua poltrona e per chi ce l’ ha sa cosa intendo. Come riuscivo a rilassarmi usciva la piccola assonnata dalla sua camera, con la pezzuola profumata, strofinata con leggera movenza sul volto, mi faceva un cenno con la testa, che era un ordine gestuale, andiamo a dormire nel lettone. A volte facevo finta di non vederla, allora arrivava barcollando da me e con le tre dita importanti, mi toccava, poteva essere il braccio la spalla o la mano, ma quello che percepivo era come un’iniezione, un arpione, il tocco non ammetteva ne se e ne ma, era perentorio e aveva una forza magnetica straordinaria. La piccola aspettava così, io allora la guardavo e lei mi ripeteva il gesto con la testa, andiamo. E si andava, o meglio mi alzavo in assoluta devozione e rispetto all’ordine, anche se con la mente avevo già eseguito da prima.

Si andava nel lettone e tra letture varie, la piccola un attimo prima di cedere al sonno mi chiamava e io la guardavo negli occhi e lei mi ripeteva sempre il sorriso soddisfatto della prima volta, poi si addormentava come colpita da una mazzata in capa. Credo facesse resistenza al sonno, per non perdere nemmeno un’istante di vita. La successione delle letture era sempre la stessa, per prime le favole, almeno tre, poi i dati tecnici di fucili  mitra e pistole, o navi militari e caccia bombardieri, e in ultimo racconti mitologici, da Omero a Virgilio a Dante ai Nibelunghi, e tutto per suo esplicito ordine. A bocca secca e dopo varie grufugliate, piano piano la cingevo per sollevarla e metterla nel suo lettino e lei si stringeva al mio braccio, senza possibilità di farsi mollare, cosa che fa tuttora sul divano avanti la tele, e quindi dormiva vicino a me, spingendomi con la testa a buttarmi giù dal letto, come un piccolo rimorchiatore spinge una grande nave in porto. Quei momenti magici e unici finirono. Passarono gli anni quanti le dita di una mano e mi sono trovato solo, persi la mia famiglia. Nei fatti umani si chiama disperazione-separazione, le colpe, tutte le mie o meno poco importa, di fatto mi trovai solo e quello che ho passato è stato veramente terribile. A parte il dolore, che è stato enorme, la delusione più forte il tradimento di persone sulle quali credevo di poter contare, in modo diretto o meno. La loro indifferenza, il mio sangue, mi ha tradito, non potrò mai perdonare. Già tutto cambia all’alba della ragione, dopo la notte dei sogni. Ora a raccontare il mio fatto personale, mi posso permettere anche di far battute, ma allora, ero come morto. Avevo perso tutto, gli affetti, le persone, i contatti, tutto l’indotto strettamente intimo e sociale, in una parola, la vita, la mia vita. Nel buio della notte, a letto, mi vedevo come una nave semi affondata che lentamente si stava fermando in mezzo al mare gelido e scuro, in balia di chiunque e senza i mezzi e la forza per reagire. A nulla erano valsi tentativi vari di amici, per cercare di aiutarmi, nei modi ben noti agli uomini…… e piano piano mi sentivo morire dentro, nonostante tutti i tentativi stavo perdendo interesse alla vita. Radunavo ogni giorno la forza a granelli di polvere, per tenerli e dedicarli alla mia piccola. Ma mi sentivo sempre meno dignitoso, come uomo e come padre. Annaspavo in un’acqua sempre più profonda e già guardavo il fondo a cercare un posto dove depositare una carcassa ormai a pezzi e irreparabile. Capì che la vita per essere tale e degna di essere vissuta, deve avere un livello di qualità accettabile, senno non ne vale la pena. Ma a un certo punto avvenne un miracolo, un piccolo rimorchiatore arrivò e lo vidi indaffararsi intorno alle murate della mia anima. Quelle piccole mani mi toccarono di nuovo, chiusero le falle e ripararono i danni e riuscirono a tirarmi di nuovo in porto, alla vita. Le devo la vita, solo lei mi ha aiutato, anzi di più mi ha dato la vita, di nuovo, una seconda volta. Alla mia piccola.

 
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