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Uno stupido racconto (5) - finale-

Post n°138 pubblicato il 18 Aprile 2012 da lab79
 

 

Se si concentrava appena un poco, riusciva a sentire i suoi capelli tra le dita. Adorava quei capelli biondi lunghi fino alle spalle, morbidi quasi come cotone. Si perdeva incantato ad ascoltare l'assordante melodia del suo respirare, consapevole del fatto che stava sognando, ma ignaro di cosa stesse sognando. Per lui era già tutto un sogno, così. Il miagolio di un gatto alla sua finestra lo riportò improvvisamente al presente. Lo avrebbe fatto entrare, se avesse potuto. Lo avrebbe asciugato e forse riscaldato, finchè la sua natura vagabonda non gli avrebbe fatto voltare le spalle al suo benefattore, per riportarlo sulla strada. Ma non fece in tempo. Lo guardò dal profondo della sua poltrona, e il gatto, dopo qualche secondo, scomparve nella pioggia che ora era diventata battente e rumorosa. Il cielo si era perso da qualche parte sotto tutto quel mare, e stava diventando buio di nuovo. Solo allora si accorse che se ne stava andando un altro giorno. Gli procurava un certo fastidio il rumore delle passeggiate notturne nelle pozzanghere. Forse perchè erano ormai così tanti i giorni che era costretto ad ascoltarle, senza poterle interrompere, senza potersi allontanare da quei rumori. In tutto quel silenzio, il mondo che fuori continuava a girare era assordante, ossessivo, massacrante. Gli mancava da morire la voce isterica e infantile della sua recente gioia. Col passare del tempo - anche se erano passati solo alcuni mesi, dall'ultima volta che aveva sentito la sua voce - la disperazione aveva lasciato lentamente posto a un vago senso di angoscia, e ora, ormai solo a una solitaria malinconia. Ma quella voce gli mancava lo stesso. Si era promesso di ricordare per sempre l'ultima volta che gli aveva detto:"Grazie, grazie di tutto". Glielo aveva così dolcemente sussurrato all'orecchio, mentre lui era seduto in poltrona a fumare una sigaretta che non finì mai. Glielo disse senza che potesse guardarla negli occhi, senza che potesse risponderle qualcosa, sentendo solo le  mani che lentamente fuggivano via dalle sue. E così lo abbandonò a finire di morire, a finire di soffocare senza lottare, perchè non ne avrebbe mai avuto la forza. E la sua disperazione, da allora, prese a navigare nelle sue vene ferme ogni volta che pensava alle notti e ai giorni di felicità che non avrebbe più vissuto, non solo perchè la sua bambina non era più con lui -se n'era andata subito dopo aver tolto il filo d'acciaio dalla gola del suo amante, e aver parlato con qualcuno al telefono, qualcuno che poi passò per portargliela via. Qualcuno con la voce di donna, qualcuno con la voce di una madre- ma anche perchè ormai il suo cuore e le sue gambe non potevano portarlo più da nessuna parte. Ora quasi sorrideva a ricordare l'ingenua disperazione dei primi giorni, col tempo aveva scoperto che i sentimenti qui perdevano valore, che lentamente si scioglievano e lasciavano posto ai ricordi puri e spogli, ma anche questi si sarebbero dissolti prima o poi, lentamente, fino ad imbalsamare la sua anima. Ed era immerso in quel pensiero, il giorno in cui sfondarono la porta d'ingresso e si trovarono davanti quel piccolo miracolo della morte, quella mummia dagli occhi tristi e consumati, polverosa come i secoli che l'avevano preceduta e che ora avevano deposto le loro uova nel cadavere che quel uomo era sempre stato. 

Qualcuno aveva denunciato la sua scomparsa. Telefonicamente, una voce senza nome e senza volto. Una voce che chiuse la comunicazione dopo aver detto quello che aveva da dire. Al dipartimento di polizia avrebbero ignorato tranquillamente quella segnalazione. Ma per la donna che aveva ricevuto la telefonata, il nome di quel uomo aveva significato molto, alcuni anni prima, nella sua vita. Fu lei a cercarlo, fu lei a trovarlo e a scoprire che era vivo quando lo credeva già morto, ma che era già morto il giorno in cui lo trovò di nuovo. Fu lei a organizzargli un funerale, a curare ogni singolo particolare, come avrebbe fatto se fosse stata ancora innamorata di lui. Fu lei a cercare -e a trovare- la ragazzina che gli aveva tolto il cuore e la vita, solo per chiederle le chiavi della cassaforte, pur sapendo che l'avrebbe trovata vuota. Le ricevette il giorno dopo, per mano di un corriere, e scoprì che erano rimasti comunque i soldi per pagare le spese del funerale. Lui la guardava dal profondo della sua morte, attonito e grato della dedizione che quella donna, abbandonata anni prima, gli dedicava. Si chiese come mai non se ne era mai innamorato, chissà quante cose sarebbero successe, o non successe, con lei. Non ci fu nessuno al suo ultimo giorno, ma a lui non importava. E fu quasi felice quando scoprì d'essere stato sepolto in cima alla collina del cimitero. La, da ora, avrebbe potuto sentire tutta la città. E quel inverno riuscì a sentir nevicare ancora, e non ebbe più il tempo per ricordare il suo passato, nè tantomeno per cercare un futuro tra le viscere della terra o nel cuore del mondo che aveva lasciato, perchè in tutti questi anni, da quella parte lo hanno tutti dimenticato.

 Io sò soltanto quello che la sua bambina - ora è qui, dorme accanto a me - mi ha detto di lui. Il resto? Beh, come sono venuto a sapere tutto il resto, questa è un'altra storia. 

                   .x.                     Ore 1304  Venerdì 24 Marzo 2000.

 

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Commenti al Post:
beside_me
beside_me il 18/04/12 alle 11:33 via WEB
mi piacerebbe leggere ancora racconti "stupidi"come questo, per la sensibilità,attenzione delicatezza e nuda "crudezza".
 
 
lab79
lab79 il 20/04/12 alle 05:21 via WEB
Chissà che non trovi altro, in giro tra vecchi pc e chiavette usb..
 
manuelazen
manuelazen il 18/04/12 alle 20:10 via WEB
Ciao, penso che il tuo racconto sia troppo poco "stupido" e continuo a pensare che non si riesca a scrivere di cose totalmente avulse dalla nostra esperienza personale, può essere che nel trasriverla la trasformiamo tanto da farla sembrare irriconoscibile; ma sappiamo che per noi non lo sarà mai, ci apparterrà sempre profondamente.
 
 
lab79
lab79 il 20/04/12 alle 05:42 via WEB
Bene. Ora che il racconto è finito, posso (forse) dare una risposta alle tue domande. Da una superficiale analisi stratigrafica (Non è vero: ho solo guardato la data di scrittura!)e visti alcuni dettagli della storia, devo averlo scritto poco tempo dopo aver letto Lolita. Si capiva, vero? Inoltre, non ero ancora nel pieno del periodo "Kafka", visto che ogni tanto le virgole le mettevo! Anche se la descrizione di certi dettagli..come vedi, il racconto era, in effetti, una specie di prova tecnica, e forse è la ragione per cui gli ho dato un titolo così "stupido". Se c'è qualcosa di veramente mio, almeno a livello di esperienza, è probabile che sia piuttosto il senso di impotenza e di inconcludenza del protagonista. L'incapacità di concepire e costruire un futuro, il suo starsene sprofondato nella poltrona, bloccato da un peso che percepivo al di là delle mie forze. Nel caso del protagonista, quel peso è la morte. Che però alla fine lo alleggerisce di tutti i tormenti della vita. Nel mio, probabilmente, era la vita stessa che ancora non si dipanava nella sua completezza (avevo 21 anni) e della quale mi ostinavo a contemplare quel poco che avevo ragranellato. Chissà. Devo ammettere che è curioso analizzare in questo modo il me stesso di allora, attraverso un raccontino stupido che nemmeno ricordavo più.
 
   
lab79
lab79 il 20/04/12 alle 05:50 via WEB
A proposito: poco "stupido" in che senso? :-D
 
lemmy_volubilis
lemmy_volubilis il 20/04/12 alle 09:47 via WEB
l'hai scritto a 21 anni? con questa delicatezza d'animo, questa lucida follia e questa facilità nell'esprimere concetti duri? complimenti, non è da tutti. Ed ora scrivi ancora? E se sì come ti giudichi rispetto a come scrivevi qui?
 
 
lab79
lab79 il 23/04/12 alle 05:15 via WEB
Più vecchio! Non ho scritto quasi più, da allora: troppo occupato per coltivare un passatempo dispendioso come la scrittura. Per anni il mio unico sfogo è stato il mio diario personale, finchè non ho deciso di aprire questo blog, per riprovare ad allineare le parole con i miei pensieri. Quindi, a ragion veduta, anche questo blog non è altro che una "prova". ;-)
 
gaza64
gaza64 il 20/04/12 alle 11:21 via WEB
Interessante racconto: intimista ed accantivante nel descrivere la storia di una separazione, forse due, forse di più: come l'ultima, la meno dolorosa per chi l'ha vissuta, e così straordinariamente raccontata. Grazie, Gabriella...
 
 
lab79
lab79 il 23/04/12 alle 05:18 via WEB
Separazione. Mi hai acceso una curiosità. Credo che andrò a sfogliari i vecchi diari di allora: chissà che non sia lì l'esperienza di cui mi chiedeva manuelazen..Grazie dei complimenti!
 
manuelazen
manuelazen il 20/04/12 alle 14:33 via WEB
"Troppo poco stupido" diceva la mia considerazione, c'è quel "troppo" a contrastare "poco" e "stupido" perchè una prova di scrittura pura e semplice "non dovrebbe" riuscire ad esprimere tante emozioni come la tua, correrebbe il rischio di smarrire, in parte, l'attenzione alla ricerca di perfezione nello stile e dare la preferenza a parole suggestive, efficaci... Ho il sospetto che tu cercassi una forma tua originale e volessi mettere alla prova la possibilità di provocare con quella emozioni forti, contrastanti e contraddittorie, curiosità, senso della precarietà... Credo tu ci sia riuscito.
 
 
lab79
lab79 il 23/04/12 alle 06:07 via WEB
Ne sono contento! Ora vado a dirlo al me stesso di allora (dorme sepolto in tra le pagine del diario) ma ne sono sicuro, sarà contento anche lui!
 
gaza64
gaza64 il 20/04/12 alle 21:38 via WEB
Ho dimenticato una cosa: l'introduzione:). Quella mi ha colpita particolarmente per la tenerezza e l'umiltà che ci ho visto scritto dentro...bello...
 
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