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Oikeiosis (1)

Post n°320 pubblicato il 07 Agosto 2014 da lab79
 

Oikeiosis: Secondo gli stoici è la conoscenza del proprio io, tramite la synaesthesis, ovvero la percezione interna. Grazie a questa conoscenza di sé, nasce l'istinto di conservazione che consente lo sviluppo del proprio essere.

(Da Wikipedia)

Guardando fisso davanti a sé, per qualche momento non riconobbe sé stesso nel riflesso sfocato che gli si parava davanti. Ingannato forse dallo sguardo sfuggente negli occhi dell'altro, anche se proprio quello avrebbe dovuto essere il dettaglio rivelatore del fatto che, quell'altro, non fosse altri che sé stesso. Fece un passo indietro, nell'orrore del riconoscersi diverso da come si era desiderato, per poi cedere al fascino di poter guardare il proprio riflesso che, credendosi inosservato, viveva di vita propria.

Il lungo corridoio di vetro che lo aveva portato fino a lì era ben illuminato, e non vi trovava dimora nessuna ombra. Ogni suo angolo, per quanto recòndito, era illuminato dai fasci di luce dei neon che ronzavano nel silenzio. Ai vetri trasparenti si alternavano degli specchi, quasi indistiguibili gli uni dagli altri, finché non ci si finiva con lo sbattere il naso contro il proprio riflesso offeso e indolenzito. Era un labirinto, in effetti, ma un labirinto piuttosto elementare nella sua forma. Soltanto, ingannevole nella propria trasparenza, nella quale nascondeva i suoi vicoli ciechi. 

Ma ora il riflesso davanti al quale si era fermato era diverso dagli altri. Troppo simile a lui per poterlo liquidare come un inganno dell'ottica, troppo vivo per immaginarlo un gioco di specchi. Quel riflesso era lui stesso, quello vero. E viveva la sua vita credendosi inosservato, intanto che lui, in piedi a qualche passo dallo specchio, tratteneva il fiato. E osservava.

E vide un uomo che viveva una vita semplice: un passo dopo l'altro anche lui aveva percorso molti metri nel suo labirinto, senza mai mostrare di avere la fretta di chi cerca l'uscita. Si limitava a camminare a passi misurati, la testa china e le mani leggermente in avanti, come a prevenire un impatto spiacevole contro gli specchi che chiudevano i vicoli ciechi.  E quando si ritrovava in uno di quei passaggi, reagiva di riflesso. Lentamente si voltava, sfiorando le pareti con le mani, e cautamente tornava sui suoi passi.

[continua...]

 

 

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Commenti al Post:
Me_stessa95
Me_stessa95 il 09/08/14 alle 23:01 via WEB
Quant è doloroso scoprirsi...
 
 
lab79
lab79 il 12/08/14 alle 03:51 via WEB
Ma è un dolore quieto, mite. Profondo, ed esatto.
 
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