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Di tutte le assenze...

Post n°420 pubblicato il 02 Aprile 2016 da lab79

Di tutte le assenze, quella che ora meno sento è proprio la mia.

Quando ho scritto questa frase, beh: era un altro tempo, un altro mondo. Un altro me. Di allora mi è rimasto poco: poco di quel entusiasmo, di quelle speranze da uomo nuovo, rinnovato dall'attesa di un figlio. Ora sono un padre e marito come tanti, annoiato dal peso della mia quotidiana incapacità di fare il salto avanti, quello strappo che porterebbe me e la mia vita altrove.

Poco importa. Non sono di certo il primo.

Quello che resta è invece l'abitudine a lasciar macerare i dubbi tutti insieme nell'alambicco del cuore, con un pizzico di curiosità, a cui ogni tanto aggiungo qualche lettura casuale. Il tutto tenuto al caldo tenue dell'incertezza, tanto a lungo da pensare di aver dimenticato quei pensieri. Tanto a lungo da pensare di non averci mai pensato.

E intanto nel mondo continuano a suonare le solite sirene, a scoppiare le solite bombe, a morire i soliti morti, quelli che non hanno colpa alcuna. Non dico niente di nuovo, lo dico sopratutto la notte tardi, quando nessuno ascolta. E metto insieme numeri che non sono preparato abbastanza per comprendere, sommo assenze e sottraggo presenze dalle statistiche che leggo sui giornali, ignoro le opinioni degli opinionisti, le grida dei venditori di fumo, le offerte dei compratori di voti. Siedo sulla soglia della mia porta, e distrattamente macero pensieri futili, come quello secondo il quale il fatto che se ben il 46% della popolazione dichiara un reddito sotto i € 15.000, l'aumento delle morti e la sostanziale stagnazione del numero di nascite non sia una pura coincidenza.  Che in tali condizioni sia normale aspettarsi una crescita economica vicina allo zero, perché difficilmente una famiglia progetta un futuro a lungo termine (comprare casa, fare un figlio, spendere in cure e benessere) se non ha prospettive concrete di migliorare le proprie precarie condizioni economiche. Mi faccio prendere dal sospetto che la forte disparita economica tra il sottile 0.1% per cento della popolazione che dichiara un reddito annuo sopra i € 300.000 e il resto del paese non sia di stimolo alla crescita degli investimenti a lungo termine. Perché a chi interessa investire il proprio tempo e le proprie energie in un mondo in cui gli ultimi restano ultimi, se i primi sono irraggiungibili?

E poi vedo me stesso e con me stesso gli altri che come me, sono nati altrove e altrove sono andati a cercare un futuro migliore. Il mio altrove è qui, un luogo al quale appartiene almeno una parte del mio futuro; almeno quella di cui posso avere qualche certezza. E mi accorgo che non è difficile vederci nemici predoni in una terra che piano piano si spopola e rinsecchisce, i cui alberi si fanno alti e sempre più in alto danno i frutti, raggiungibili solo da chi possiede scale abbastanza alte e robuste da poter allungare la mano, e godere dei frutti migliori. Agli altri tocca la terra secca, e i frutti caduti dall'albero perché troppo maturi, troppo fragili per resistere a lungo.

I miei pensieri vagano in queste languide terre, un 2016 dall'inverno troppo lieve, e troppo lungo, e intanto chi mi circonda chiede cosa ne penso, ed io taccio. Taccio perché so di avere troppi dubbi, e i dubbi hanno voci che sussurrano ai cuori diffidenti come il mio, e questo invece è il tempo della gente perbene,  quella che presta ascolto soltanto alle grida di guerra.

 

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>> ¤ Amarsi a Luglio >> su BLOGGO NOTES
Ricevuto in data 03/04/16 @ 12:31
Ho scritto una piccola poesia che ho intitolato: "Amarsi a Luglio"; Eccovela: Facciamo .. a Sette...

 
Commenti al Post:
manuelazen
manuelazen il 02/04/16 alle 13:07 via WEB
Fondamentalmente gli uomini sono razzisti, Lab, tutti senza distinzione. Il razzismo nei confronti di colui che ha tratti somatici diversi è subito evidente; ma in maniera sottile e perversa si manifesta anche nei confronti dell'abitante del comune vicino. I miei genitori sono rimasti per tutta la vita degli stranieri nel comune dove io e i miei fratelli siamo nati eppure mio padre si era spostato di appena venti chilometri e mia madre di una cinquantina. L'uomo con cui mi vedo, a volte mi umilia perché considera le persone della sua regione migliori di quella della mia. Io non sopporto mia sorella quando tenta di intromettersi nella mia vita. Il razzismo è l'altra faccia di un protezionismo che non è molto dissimile dall'abitudine degli animali di delimitare il proprio territorio pisciando lungo i confini. Poi ci costruiamo sopra delle giustificazioni culturali quasi che l'evoluzione non dovesse essere miglioramento e condivisione; ma maggiore abilità nel motivare i propri privilegi. C'è un valido motivo per cui chi è ricco dovrebbe diminuire la propria ricchezza a vantaggio di altri? Nessuno! Un mio conoscente la definisce "pornografia": gli organi di informazione, i media, il web diffondono notizie eclatanti dicendole dati concreti, realtà, verità; ma si tratta solo di visioni della realtà che la distorcono per rafforzare delle posizioni, compresa quella del diffusore di notizie di attrarre l'attenzione, mentre si tacciono altri aspetti. Io leggo ciò che scrivi, Lab, e mi piace più di quanto non mi piaccia quello che scrivono altri; ma non c'entra il tuo aspetto, è il risultato di un tuo modo di accostarti alla realtà. Mi auguro sempre che tu non ti senta diverso da altri se non per la capacità di introspezione. Spero che la tua "intelligenza" non diventi la tua gabbia; ma sia il tuo punto di forza. Sarai sempre uno straniero, lo saremo sempre; ma è un dato di fatto, non una colpa. Forse è una risorsa.
 
 
lab79
lab79 il 09/04/16 alle 05:34 via WEB
Il razzismo, come dici tu, è proprio quello: protezionismo impaurito dalla propria incapacità di reggersi in piedi da sé. Ma è questa smaccata guerra fra poveri che inquieta, perché rinfocolata da altri che hanno interesse a cuocere il proprio pasto tra queste fiamme. Leggo, non molto ultimamente, eppure leggo e un filo vago e sottile sembra tenere insieme tante notizie. Paradisi fiscali che un po' inutilmente si scoprono vulnerabili, statistiche asettiche che raccontano di un paese un po' più vecchio, un po' più piccolo, un po' più ignorante. Di pochi libri, di tanta tv, di poco lavoro se non quello rimediato e che raramente si ritrova sulle carte ufficiali dello stato. Capisco, sai, che ci sia qualcuno che possa lucrare su questo, e capisco che ci provi a farlo. Quello che non capisco sono i miei vicini sulla tavola bagnata di questa "Medusa" che affonda, naufraghi anche loro eppure pronti ad affogare chi siede vicino a loro, come se questo potesse salvarli.
 
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