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Fino a 18 anni tutti scrivono poesie. Dopo i 18 anni, continuano solo due categorie: i cretini ed i poeti.
Benedetto Croce
Navigando qua e là nella blogosfera di libero ho notato che gran parte degli spazi, fino ad arrivare a blog interi, sono dedicati alle proprie poesie, con tanto di immagini pseudo-artistiche (porno-romantiche?) e luccicanti ingenuo candore di cuore. Tutti poeti o tutti cretini? Anch'io ho ceduto alla tentazione di buttare qui e là qualche vecchio verso ritrovato nei cassetti, scritto comunque ben dopo i 18 anni e dunque tranquillamente catalogabile in "zona cretini". Perché? Troviamo ormai così poche occasioni di esprimere quel che proviamo nei confronti del mondo che sfoghiamo tutta la nostra grafomania in questo spazio brullo e solitario nella rete? Una voce buttata nel vento, nella speranza che qualcuno ci senta? Eppure quasi mai ci firmiamo col nostro nome(io per primo), come se volessimo tenerci in uno spazio privato, dove nessuno può entrare. E allora perchè esporre i dubbi del nostro cuore ai 4 venti, se poi non vogliamo che vengano riconosciuti come nostri? perchè celarci dietro l'ambiguo anonimato che la rete ci concede? Forse semplicemente non siamo qui per sentirci riconosciuti, come accade nel mondo là fuori. Ma per cercare conferma che i sentimenti che proviamo siano comuni a qualcun'altro. Per sentirci meno soli, senza però lenire la solitudine di nessuno. Anche queste parole non sono altro. Un pazzo col megafono che cammina per le strade di una città dove nessuno lo conosce, dunque dove si sente libero di descrivere con ricchezza di dettagli in cosa consistono le sue parafilie, impunito, e con la sua dignità integra. Libero di dire e fare come liberi si sentono i bambini, ma senza la stessa purezza di cuore, anzi, con lo spesso strato delle proprie perversioni esposto al mondo e facendone vanto. Esagero? Probabile. Io, nel dubbio, di tutte le "poesie" che ho scritto prima di sentirmi definitivamente cretino, ne ho tenute ben poche. Rimaste scritte a metà in qualche ritaglio di carta, negli scatoloni che dopo i vari traslochi sono rimasti chiusi in fondo alla cantina a prendere polvere, in attesa che i topi li divorino. Il resto, è finito prosaicamente nella spazzatura differenziata. La mia segreta e infantile speranza è che un giorno un novello Firmino le trovi, e vi trovi quel che vi cercavo io mentre le scrivevo, e che col tempo, rincrentinendo, ho dimenticato.
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