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« ForseI miei anelli »

Cruz de navajas

Post n°438 pubblicato il 05 Agosto 2016 da lab79

Ero un ragazzino quando ascoltavo questa canzone, incantato pur se incapace di comprendere appieno il significato delle parole. Forse attratto e trattenuto dalla voce suadente, seducente seppur infantile, che canta il racconto di un assassinio per passione, per noia, per amore. Per tutte quelle cose che allora non capivo, ma che mi attiravano nel mondo adulto e forse in un angolo oscuro del mio cuore, anelavo a fare mie una volta diventato adulto a mia volta.

Ora la stessa canzone risuona a ripetizione nelle cuffie in cui nascondo la musica, mentre fuori la pioggia si assottiglia e diventa un mormorìo dentro le pozzanghere nere che si accumulano nel selciato del parcheggio davanti a me, intanto che saluto l'ultima coppia di amanti che questa notte ha trovato un rifugio al mondo tra le lenzuola stroppicciate, abbracciati eppure soli come non credevano di poter essere mai. La penombra della notte disegna ombre lunghe tra i tavolini della hall, e i loro sguardi vi indugiano come a voler cercare qualcosa tra le linee bizzarre che l'immaginazione inventa contro il soffitto bianco. Hanno lo sguardo altrove, al pari dei loro pensieri e forse persino dei loro cuori, e di rado guardano davanti a sé, come schiacciati dalla vergogna. La luce riverbera lontana, sul fondo dei loro occhi, e quasi mai si tengono per mano.

Io rivolgo loro un saluto, e qualche domanda di rito: sempre le stesse, seguite dal saldo del prezzo della discrezione di queste mura, che loro non chiedono altro. Mi chiedo quanto volte ho ripetuto questo rito, e quanto di queste persone sarebbero in grado di ripetere le parole di questa canzone, e quante di loro sarebbero capaci di renderle vere. Mi chiedo quante volte devo aver incrociato gli occhi con un traditore, con un assassino. Alcuni di loro sembrano intuire i miei dubbi, e allora si nascondono un passo indietro, convinti che la luce fiocca con cui combatto la notte non riesca ad illuminare gli anfratti del loro animo. Forse non sanno che non mi chiedo altro nemmeno io, che sono testimone sordo e muto al mutare dei loro cuori sordidi, che non so giudicare.

 

 

 

Cruz de navajas - Mecano (Entre el cielo y el sueño, 1986)

 
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