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Cicale

Post n°124 pubblicato il 15 Febbraio 2012 da lab79
 

Dal mio diario: Giovedì 14 febbraio 2008

Beati coloro che appendono i propri cuori ad alberi antichi, come frutti in attesa dell'estate, per maturare. Che questi alberi affondino nella terra radici solide, la loro speranza è questa. Il mio cuore invece matura sporco nel cuore della terra, lentamente come le larve delle cicale aspetta l'estate anch'esso, anche se dal suo mondo non vede né albe né tramonti. Il mio cuore è cieco, ma è certo di dove attingono ricchezza le sue radici. Arriverà l'estate, e il mio cuore maturo aprirà la terrra, spiegherà le sue ali al cielo, e comincerà a cantare. I cuori appesi agli alberi invece si seccheranno al vento arido di agosto, e le foglie non saranno abbastanza per proteggerli dal sole.

Moriranno tutti i cuori quando l'estate sarà finita,  marciranno a terra durante le prime piogge dell'autunno, e di essi non rimarrà ricordo alcuno. Esistiamo tutti in attesa di una stagione sola? Mi sento solo, cieco e sordo sotto la terra. Però no. Non voglio appendere il mio cuore all'albero.

 

 

 

 

(e anche per oggi, ci sono aggiornamenti su http://questoblognoneunalbergo.blogspot.com/)

 
Rispondi al commento:
lab79
lab79 il 16/02/12 alle 03:00 via WEB
Quattro anni, ossia 48 mesi,ben 1462 giorni, sono passati da allora. Ricordo che soltanto qualche giorno dopo già ridevo della mia fantasia di immaginarmi cicala (ne ho la prova scritta sul diario, qualche giorno dopo.) Eppure quell'immagine continuò a ritornarmi alla mente, ogni volta che affrontavo la fatica dei miei dubbi e delle certezze che invece sembravano albergare negli altri. Mi sentivo tanto insignificante, davanti alla vastità delle certezze del mondo. Mi facevano sentire come ,ancora bambino, mi si tacevano le spiegazioni, perchè ero ancora troppo giovane. E proprio di allora il ricordo delle larve delle cicale che trovavo sepolte nel giardino durante l'estate, e che con tanta cura cercavo di risepellire, cercando di tenere ben presente il punto in cui si trovavano nella speranza di vederle nascere, quando arrivava ottobre e sembrava che non fossero le cicale ma il mondo intero a frinire, e quel frinire non avesse mai fine. Ma poi è finito, io me ne sono andato, e non le ho sentite mai più cantare così.
 
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