Creato da lab79 il 05/02/2010

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a place called home

 

 

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Tacito

Post n°234 pubblicato il 22 Giugno 2013 da lab79
 

Il mio non è mai stato silenzio. Solo il rimbombare di un pensiero che, come una moneta da poco, cade rimbalzando sghemba contro le pareti umide del pozzo. La moneta non ha più valore: è solo un pensiero gettato via nella superstiziosa speranza che porti fortuna, ora che ho rinunciato a lui. Mi aggrappo spesso a cose del genere, quando ho molto sonno, e poca voglia di essere me stesso. Di cosa sto parlando? Io lo so, ma se lo spiegassi non lo capirei più: soltanto un pensiero che è un filo interrotto nel tessuto connettivo del mio presente, una smagliatura da accarezzare sovrappensiero sperando che nessuno la noti. Certo scriverne non è il modo migliore di tenerla nascosta. E allora che cos'è? Non è un dubbio, né una domanda: non è la risposta alle mie incertezze, né la fulminea intuizione che invece di illuminare il cammino, abbaglia gli occhi che incauti l'hanno fissata per un istante. E' soltanto un accordo con una nota sbagliata, suonato con le dita leggere. Ho voluto tacere perché i miei pensieri non hanno trovato ordine ma, per una volta e una soltanto, questo non mi ha intristito.  Me ne sono stato alla finestra a veder nascere l'estate che precede tutto quanto: i dischi della mia gioventù da riordinare, i libri da sistemare negli scafali, la polvere che puntualmente spunta fuori da sotto il divano quando ormai ho riposto l'aspirapolvere. Il diario aperto su una pagina sbagliata. I quadri da appendere, le foto da guardare. Tutto aspetta, intanto che io guardo le ragazze fuori dalla finestra pedalare ridacchiando del peso leggero dell'estate che si portano appresso, e dell'adolescenza che non c'è stagione migliore per ricordarla di quella in cui gli esami finiscono. Faccio un respiro profondo e già il loro profumo attraversa i vetri doppi che mi separano dal mondo, ed è lontano eppure ancora così dolce da vedere il tempo in cui questo profumo somigliava al mio. Canticchio le poche parole che ancora ricordo di una canzone che non trovo più da tempo, ben contento di essermi lasciato dietro quelle estati, anche se le avrei volute diverse. Le avrei volute vere. Un po' come è vera quest'estate che inizia appena ora. Appena qui.

 

 

 

 

Silent all these years - Tori Amos ( Little earthquakes, 1992 )

 
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lab79
lab79 il 29/06/13 alle 02:09 via WEB
Eppure anche le estati sanno avere colori crudeli.
 
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