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Al diavolo il mondo che brucia.
Al diavolo le mie male premesse di un futuro incerto, e le meschinità di un presente che non mi regala che frustrazioni.
Al diavolo.
Che a volte si ha voglia di scrivere con la leggerezza che non si è mai avuto, di ricordare senza nostalgia e di rivedere le proprie foto con un sorriso beota stampato in volto. Certo che non ci si riesce: ho a che fare con il peso di essere me stesso, avvolto delle mie fragilità, del mio istintivo cercare rifugio in un passato che non rimpiango. Troppo corta la coperta per coprire i piedi ai miei sogni d'adolescente, che crescevano e si scontravano con l'impossibilità di diventare veri.
Al diavolo anche i miei rimpianti.
E la notte là fuori si fa profonda e finalmente fredda, e di me là fuori a nessuno importa. Io distendo i piedi in un gesto che non ho mai compiuto, troppo ligio ad un'immagine di me che non ha ricevuto premi di sorta. E allora per un momento al diavolo anche quella, sorrido e chiudo gli occhi e quasi per un istante e mezzo l'ansia si scioglie in disincanto, nel sottile desiderio di un caffé e per una volta non per restare sveglio, bensì soltanto per sentire il gusto di un caffé distendersi rotondo sul fondo della lingua e contro il palato. Ozio, per cinque minuti e forse cinque ancora, che i corridoi sono vuoti e silenziosi, le luci spente e nel giardino il gatto che a metà della notte attraversa il giardino di corsa per una volta siede sul prato, non visto e non sentito se non da me, che dietro il vetro respiro profondo sprofondato in una poltrona dal colore disgustoso davanti al tavolino di vetro, sui cui giace un libro che si prende troppo sul serio.
Al diavolo la notte, ed i suoi incanti.
(Mi rannicchio non visto nell'angolo più buio del salone, come un bambino con la febbre. Ma la giacca e la cravatta mi sono d'impaccio, a ricordarmi severe che sono un uomo e che non mi è dato cercare rifugio dal mondo. Allungo una mano e prendo in mano il libro, e ricomincio a leggere nel tentativo di capire, intanto che fisso l'orologio con la coda dell'occhio. Sono quasi le tre.)
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