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Il sogno di un bambino

Post n°528 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da lab79

Non nego che il bambino dentro di me ha esultato, e un po' si è commosso. Si, lo so: è notizia vecchia di giorni, e ne scrivo solo ora. Ma che volete.

Anch'io ho una vita.

Ma devo ammettere di aver seguito la diretta nella consapevolezza che fosse, nel suo piccolo, un evento epocale. E in qualche modo i miei sogni da bambino si sono risvegliati quieti, e si sono appollaiati dietro di me, con lo sguardo fisso sulle stesse immagini, a vivere a distanza un pezzettino piccolo di una fantasia che, come per tutti i bambini, per un momento è stata anche mia.

Certo, sono pronto ad ammettere che visto da lontano e frettolosamente, come ormai ci capita di leggere tutte le notizie, il fatto avesse un certo senso di costosa inutilità. Non è così, ma non è importante qui. E che la fascinazione generale per l'uomo in questione che ha messo in piedi tutto questo (questo e altro, in verità) tale Elon Musk, non differisca tanto da quella da me più volte criticata a suo tempo nei confronti di Steve Jobs. A lungo andare anche lui mostrerà il suo volto non tanto condivisibile, come fu per il fondatore di Apple, o per quello di Amazon ora. Ma ora non importa, perché per un momento il sogno folle di andare nello spazio lo abbiamo condiviso in tanti, e solo per questo, per ora, forse gli sono grato.

 

 

 

 
Rispondi al commento:
lab79
lab79 il 13/02/18 alle 04:35 via WEB
Uscendo fuori dalla fascinazione infantile, il lancio è epocale per altri motivi. Come hai letto è stata inviata in orbita (senza avere come destinazione finale Marte) un'automobile. Si tratta di uno dei modelli della Tesla, di proprietà dello stesso Elon Musk a cui risponde la SpaceX, azienda autrice del lancio. Lo scopo era meramente commerciale, o meglio ancora: pubblicitario. Dimostrare cioè la capacità del razzo di trasportare carichi e metterli in orbita, recuperando i primi stadi del razzo che a differenza di quelli del passato, sono riutilizzabili. Trattandosi della prima azienda privata ad effettuare lanci commerciali (satelliti di telecomunicazioni, rifornimenti alla stazione spaziale) si candida come rampa di lancio per le eventuali future missioni su Marte, quelle sì con scopi scientifici. Ed è qui che entra in gioco la grande importanza di recupero di parti del vettore, quelle più dispendiose, riducendo così gli enormi costi di un lancio spaziale. Insomma, ridurre i costi per aumentare i profitti, tipico delle aziende private. Perde di ogni poesia, vero? Eppure, si: come il primo volo dei fratelli Wright portò poi ai voli commerciali, forse questo primo ingresso di una azienda privata porterà a un futuro diverso dal presente che viviamo ora. Quanto e come, lo vedremo.
 
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