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ANIMA DEL CINEMA
Il Bar Cico oggi e' un tappeto di brusii confusi, ovattati dalla neve che fuori dalle vetrine cade a grossi fiocchi, delle vere palle di neve che angioletti dispettosi si divertono a scagliare dal cielo. I gesti, le parole, perfino la musichetta ripetitiva ed infantile della macchinetta mangiasoldi a cui e' incollata da ore una bionda cinquantenne con sguardo e spirito spento, sembra che porgano i loro suoni in maniera attenuata, rispettosi dei grandi fiocchi che lentamente scendono dal cielo bianco di Milano. Anche Cico al computer dietro il vetro del Superenalotto clicca delicatamente sul mouse. I perdigiorno abituali rallentano ogni funzione vitale, il contenuto di ogni bicchiere viene centellinato lentamente, ogni discorso e' ampliato con calma e fatto cadere adagio per avere il tempo di metabolizzarlo lentamente, come la cassoeula che oggi proponeva la cucina del Bar Cico e che digeriremo a fine mese. In questa atmosfera rarefatta, improvvisamente si spalanca la porta ed entra un uomo con un giubbotto scuro ed il cappuccio calato fino agli occhi, pieno di neve. In mano un foglio bagnato e sul viso lo sguardo del cane smarrito. "Scusate.." esordisce con la voce sottile ed un grave accento bresciano. "Sapete mica dov'e' via Farsaglia?" La via e' molto vicina, ma talmente piccola ed insignificante che l'abbiamo percorsa cento volte senza preoccuparci di conoscerne il nome. Ma non tutti, qualcuno il nome della piccola via lo conosce benissimo. E' Rahel, un gigantesco nero del Senegal con i denti bianchi come la neve fresca ed una discreta pancia rotonda che gonfia ogni volta che parla, come una zampogna che deve prima riempirsi d'aria per suonare. "Io so." Dice in modo inconsapevolmente pasoliniano Rahel. Il watusso si alza in tutto il suo metro e novanta abbondante, e indica il furgone con le quattro frecce accese davanti al Bar Cico. "Prendi furgone, fai giro in piazza. Va dritto la' e poi giri qui, sinistra e arrivi Via Farsaglia." Dice l'omone mulinando le braccia come un giocatore di basket ma con la palla nascosta sotto la maglia. "Bravo Rahel!" gli grida la donna di Cico da dietro al bancone. "Deve venire lui dal Senegal per dirvi le strade, e voi che siete qui da una vita, non sapete nemmeno dove siete di casa.. bella roba.. lazzarun.." conclude Gilda rivolta ai presenti, prima di sparire dietro le porte mobili della cucina. Rahel allarga la bocca in un enorme sorriso soddisfatto e gongolante, abbagliando con i denti il trasportatore bresciano che si sprofonda in ringraziamenti ed esce di corsa dal Bar Cico. Ma appena Rahel si rimette a sedere con il sorriso da 100 watt ancora acceso, il bresciano rientra di corsa e gli dice: "Scusa, gia' che ci sei.. non sai mica a che altezza e' Colombo, il commercialista?" Rahel si rimette in piedi e con un gesto teatrale stende le lunghissime braccia verso il basso e dice: "Amico.. Via Farsaglia.. eh!" intendendo che "Amico, gia' ti ho detto dov'e' Via Farsaglia, ed e' gia' un miracolo, non esagerare.." A quella esclamazione, tutti nel Bar scoppiano a ridere, guardando il gigante nero in quella posa estatica. Il bresciano sorridendo nervosamente fa un gesto di saluto con la mano ed esce veloce inseguito dalle risate ed i commenti. Cico al pc soffoca una risata interiore e clicca mentre chiude la pagina di google maps aperta su una piccola citta' del Senegal di cui sta mandando a memoria tutti i nomi delle strade. Play that funky music . |
Post n°93 pubblicato il 08 Gennaio 2012 da ventodamare
E' il vento che sposta quel raggio di sole che danza fra il tuo bicchiere ed i miei occhi. E l'effetto andrebbe sprecato senza di lui. Il luccichio si perderebbe nel vuoto, se non fosse per quel soffio di vento partito da lontano. Nato nel mare, ha cavalcato dune serene modellando sabbia senza fretta. Ha percorso strade strette nel porto, impregnandosi di atavica saggezza. Ed ora sa. Parte seguendo l'aquilone rosso che tu da bambina hai agitato, sperando nel vento e chiamandolo con gli occhi di una risata d'argento. Soffia fra gli alberi della sera sotto un cielo gonfio di pioggia, e' il tuo primo bacio e ti carezza la guancia. S'aggira stanco, intorno al viale dove tu hai gettato via le sue bugie, tutte, ogni lettera, e t'asciugava le lacrime. Ed ora e' qui, sorride mentre porge al mio sguardo, soffiando piano, il bagliore del tuo bicchiere, trasparente nell'aria, che si deposita piano dentro di me. Raggio di Sole . |
Luca, detto "Pitbull", percorre i giardini della piazza a passi lenti e studiati. Si sposta fra i viali col cane al guinzaglio, un grosso pitbull marrone di nome "Mannaja" con lo sguardo freddo e un po' idiota, occupando quasi tutto il passaggio e chiunque lo incroci deve cedergli il passo mentre il cane e Luca lo guardano fisso negli occhi protendendo la testa in avanti e dando la sensazione di essere sul punto di scattare da un istante all'altro. Poi Luca accorcia il guinzaglio di "Mannaja", ed una volta superato il malcapitato, si guardano tutti soddisfatti con il pitbull a quattro zampe che si passa la lingua sulla bocca e quello a due con un sorriso ebete sul viso. Quando Luca il Pitbull cammina, col suo passo enfatico, sembra che dica ad ogni passo: "Ehi, guardami! Sono qui con la mia bestia feroce! Fammi passare e rispettami!". E' come John Wayne a passeggio per la Main Street con i pistoloni in bella vista e la stella sul petto. Un pomeriggio di sole incerto, Pitbull e Mannaja si stanno esibendo nel loro numero preferito, fingono di puntare prima un ragazzino peruviano in giro in bici e poi una signora di ritorno dal supermercato. Le vittime si fermano ed i due pit-bulli passano tronfi e ridicoli come militari in alta uniforme. Ma oggi non e' giornata di parate trionfali per i due tonti Pit-bulli. Si avvicinano ad una panchina su cui siede, immersa nella lettura, la signora Milena circondata dai suoi tre isterici barboncini, due femmine ed un maschio che annoiati per il mancato interesse della padrona, abbaiano ad ogni foglia che si muove ed anche a quelle immobili. Il pit-bullo a due zampe si accorge dei barboncini e sorridendo fra sè devia leggermente verso la panchina. Nerina, la barboncina piu' grande, vede arrivare i due pit-bulli dritti verso la panchina e scatta in piedi, punta il muso e inizia a ringhiare, subito affiancata da Milton e Rahja. Tutto accade in pochi attimi. I tre cagnetti abbaiano furiosamente ed avanzano di qualche passo in avanti, Milena solleva lo sguardo dal libro e pensa "Oh, signur.." I due pit-bulli avanzano ancora qualche passo prima che Luca si fermi, mentre il dubbio comincia ad insinuarsi nella sua mente. "Perche' non scappano? Perche' non hanno paura?". L'esitazione dei due pit-bulli incoraggia i tre barboncini che adesso avanzano decisi abbaiando e ringhiando. Mannaja avverte l'indecisione del padrone, non capisce ma si adegua ed indietreggia fino a mettere Luca fra sè ed i tre barboncini che ormai sono arrivati a pochi metri da Luca. Il ringhio di Milton, il barboncino piu' giovane, immette terrore puro sotto la pelle di Luca che non trovando piu' lo scudo protettivo di Mannaja fra sè ed il mondo, si fa prendere dal panico. Luca Pit-bullo si gira di scatto, lancia in aria il guinzaglio mollando del tutto Mannaja e comincia a correre seguito dal pitbull che continua a non capire ma continua ad adeguarsi al padrone. I tre cagnolini corrono lanciando abbaiate furiose e secche come colpi di fucile dietro ai due pit-bulli rincorrendoli per tutta la piazza. Arrivati al bordo del marciapiede, il pit-bullo a due zampe non si ferma e si lancia in strada fra un autobus ed uno scooter che frenano di colpo, sempre seguito come un'ombra da Mannaja, e si fionda sul marciapiede di fronte entrando nel Bar di Cico. I tre barboncini restano a presidiare il marciapiede abbaiando fra loro soddisfatti e felici mentre Cico, la cameriera rumena Maria e gli abitue' di quei pomeriggi noiosi nel Bar, non smettono di ridere guardando i barboncini ed i due pit-bulli trafelati mentre quello a due zampe, rosso di vergogna come un peperone, cerca pateticamente di sorridere. "Uhei, Pitbull! C'erano i cani da westrling oggi in piazza? Cazzo, che bestie enormi.. fanno davvero impressione. Se esco mi porto dietro uno stuzzicadenti per difendermi.. non si sa mai, dovessero attaccarmi!" dice Cico prima di scoppiare in una risata che contagia tutti, compreso Mannaja, che continua a non capire. Accussi' va o' munno . |
Nel Bar di Cico a mezzogiorno ci vanno a mangiare un po' tutti quelli della zona che pranzano fuori casa. |
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Cercami, quando anche l'ultimo filo di vento sara' volato via. Mi troverai nei silenzi tra le parole, negli angoli nascosti dove non arriva il sole. Inseguimi in una piazza colma di gente, riconoscerai i miei occhi fra mille, impressi negli angoli piu' segreti della tua mente. Mi scoprirai in un alba insonne, quando avrai finito tutte le lacrime che non posso asciugare. E nell'ora in cui Angeli e Lupi avranno lo stesso colore, ti abbraccero' in silenzio, carezzero' il tuo cuore e lavero' via le litanie nere dall'anima. Bacio d'a(d)dio . |
Ti cancello tutte le suonerie nuove del cellulare! Ti cancello tutti i salvataggi dei giochi della playstation! Ti faccio bloccare l’accesso a facebook dall’antivirus! Ti inverto tutti i tasti del cellulare e poi voglio vedere come fai a mandare un sms ogni 12 secondi! Ti metto nell’iPod solo canzoni fino al 1989! Ti cancello MTV dal telecomando! Ti metto la brillantina Linetti invece del gel! Ti faccio tagliare i capelli come Claudio Lippi negli anni ’70! Basta Nike super air mega max turbo! Solo Superga basse! L’unico Grande Fratello che ti faccio vedere e’ tuo zio Raffaele, mio fratello! Si accettano altri suggerimenti da mamme e papa’ fantasiosi ed aggiornati: "Ti metto colla colorata al posto dei 300 smalti che cambi ogni giorno sulle unghia!" "Sparisco!" lascrivana "Beh, la mia ultima punizione è stata fargli leggere "Orgoglio e Pregiudizio" in due settimane. Sì, son perfida! :)" marittiella "Se non ti metti la cintura e mi multano prepara ad aprire il tuo salvadanaio!" morganna1 "Ma naturalmente la minaccia di chiudere casa "per ferie", vitto alloggio e connessi inclusi!" springfreesia Il '56 . |
Mi hai chiesto come puoi fare per non fare errori. Non esiste una formula certa, ed anche io sbaglio ogni giorno. Pero' possiamo usare degli accorgimenti. E' indispensabile sapere qual'e' il bene per noi, o almeno cercare di intuirlo. E solo noi possiamo sapere qual'è il comportamento o l'atteggiamento giusto che in una determinata situazione realizza il bene, il nostro fine supremo. Puoi anche ascoltare con attenzione le mie opinioni, ma alla fine dobbiamo essere noi a scegliere, a decidere in un senso o nell'altro. Ci dobbiamo assumere questa responsabilità. Altrimenti e' solo un cambiamento di facciata, fatto solo per compiacere qualcuno, ma che dopo tornera' a chiedere conto di questa privazione, pesantemente. E lo possiamo fare solo se ci diamo valore, se pensiamo che cio' che crediamo e sentiamo in un certo momento e' il massimo che possiamo fare e ci accontentiamo. E non ci accontentiamo solo perche' e' la via piu' veloce. E non importa se in futuro ci sembrera' non del tutto corretto o completamente sbagliato cio' che abbiamo fatto, perche' in futuro saremo un'altra persona, saremo cambiati. Non e' giusto giudicare quel che siamo stati in passato col senno di poi. E non e' giusto incolpare continuamente il passato dei nostri errori di oggi. Si viene giudicati per quel che si e' e che si fa, non per come siamo arrivati a esserlo o a farlo. Il passato va elaborato, quando e' possibile, e superato. Altrimenti resta quello che e' in realta', solo passato. A volte sembra un fardello insostenibile che abbiamo portato solo noi, invece non siamo gli unici ad aver sofferto, assolutamente no. Ed il mondo non ci deve nessun risarcimento per quella sofferenza. Dobbiamo superarla, non usarla piu' come scusa o scudo e mettere la vita nelle nostre mani, senza scuse e andare avanti consapevoli degli errori e rimediare, cercare di migliorare, ogni giorno. Possiamo solo fare sinceramente e onestamente del nostro meglio e continuare a impegnarci per accrescere le nostre energie e la nostra consapevolezza, imparando anche dagli errori che eventualmente commettiamo. L'importante e' provarci, provarci al meglio, seriamente. Solitude . |
Ti cerco, ti chiamo per nome, ed il tuo nome e’ Voglia. |
Il Mare mi attrae, irresistibile. A piedi nudi, sul bagnasciuga, fra nebbia e inverno, mentre gli schizzi delle onde bagnano il viso, gli occhi velati di sale e amare lacrime, seccate, che non so piangere. Guardo la grigia immensita' mai doma, mai ferma. L'impeto dell'acqua solleva l'onda, forza inarrestabile che attrae e risucchia, schiaffeggia e accarezza. Sento la musica per l'anima del suono del flutto sullo scoglio, il Vento mi porta l'odore aspro della tua essenza alle narici, sublime come il profumo di mille donne, condensato. Respiro forte e mi resta dentro l'odore del mare, come un respiro fermo a meta' del petto. Mare amante, amico, anima liquida, ti vorrei con me per sempre. Neanche il mare . |
Vestirsi a strati per un motociclista e' dannatamente vitale per sopravvivere. Per affrontare mattine fredde come questa, ci vogliono tre strati, ed e' molto meglio che il primo sia impermeabile ed antivento. Poi naturalmente, una volta arrivato in ufficio, uno o due strati bisogna toglierli. Se nel pomeriggio la temperatura sale, uno strato finisce nello zaino, perche' non bisogna mai essere troppo coperti. Bisognerebbe applicare la stessa filosofia nella vita. Avere l'anima a strati, da sfilare e indossare a seconda del tempo che percorriamo. Anche se ci sono tempeste dell'anima che non saremo mai pronti ad affrontare, neanche con indosso tutti gli strati. Slow ride . |
Lasciati spogliare nel silenzio di un tramonto, con le dita ancora giovani del Crepuscolo. Saro’ per te l’ultimo palpito di sole, prima che la notte stenda il suo drappo. Il silenzio eseguira’ le sue note, ed i nostri corpi saranno il nostro altare, senza Dei da adorare, ne’ da ingiuriare. Solo io e te, nudi e naturali. Non invocheremo indulgenza per peccati mai commessi, perche' non avremo colpe per la nostra natura, rossa e incandescente come lava. Lascia che sia il Vento a soffiare impetuoso sui tuoi sensi, a consumare le candele della Notte, a lacerare il tuo cielo con lampi vermigli di purissima passione. Spegni con me il tuo fiore ardente, colmati della mia carne, lascia che sia l’ultima mia carezza a reciderne il gambo e regalarti, pietosa falce, alle spighe mature del giorno che s’appresta. |
Il Vento notturno porta odori lontani, evocativi, ma non sconosciuti. Fra tutti, trovo il tuo, intrecciato alla tua anima rossa, speziato di mandorle, vaniglia e zenzero, delizia per l’anima e l’olfatto. Tu mi attrai, come l’acqua una libellula. Come la Luna attrae l’acqua nelle notti di marea montante. Parli al mio istinto primordiale di belva nuda, in una radura di millenni fa. Sciogli ogni pudore, come il raggio di Sole che trafigge l’ultimo fiocco di neve. E ritrovo l’oscena purezza del tuo inguine che ingloba il mio, la santificazione del tuo corpo sulla punta della mia lingua, umida di te, e la mia voglia riflessa nei tuoi occhi, in fiamme. I just want to make love to you . |
Post n°79 pubblicato il 24 Novembre 2011 da ventodamare
La mia giacca di pelle e’ come me. Al di fuori degli schemi, senza tempo. Non segue nessuna moda, ne' attuale, ne' passata e ne' futura. Non cerca di annusare l’aria per capire dove tirera’ il vento domani. Segue solo i bisogni essenziali, l’istinto, protegge e copre col nero eterno, scivola nell’aria trasmettendo la sensazione straordinaria del vento di Liberta’ che la Dea moto regala ai suoi adepti, senza filtro. Un classico senza tempo, una bellezza silenziosa che si staglia fra i viali coperti di foglie morte di questo fine autunno. E quando li attraverso col cuore di metallo pulsante fra le gambe, i due pistoni a spingere forte e gli scarichi che vibrano il suono della Dea di metallo e plastica, su quei viali, innalzo mulinelli arlecchini di foglie che vedo danzare nell’aria dagli specchietti, come un’onda festosa, Ricomincio dalle piccole cose, dai piccoli piaceri, che sono unguento per l’anima, piccoli doni meravigliosi come un bambino sconosciuto che ti sorride e saluta con la mano. Non c’e’ nulla di piu’ importante delle piccole cose, e’ da li’ che nasce il segreto della felicita’. Little bird . |
Post n°78 pubblicato il 21 Novembre 2011 da ventodamare
Mi stupiscono parole di tenerezza, sfuggite come ali di farfalla da labbra fiorite, fra gocce di lacrime di cielo. E pensieri lievi, attraversano il mio cielo, delicati come le piume di un Angelo. E mi rivedo, ragazzino seduto sullo scalino tra la porta e il cortile, con i gomiti poggiati alle ginocchia, il mento tra le mani e i pensieri lievi, trasparenti come il profumo della pioggia. Con un dolore troppo grande per il mio cuore, con pensieri che annegano nel grigio la mia anima arancione. Sono sopravvissuto, come sempre, con una cicatrice in piu' nell'anima, con il cuore piu spesso, con bande di cuoio grezzo a proteggere la parte piu' soffice, dove la vita affonda il coltello, indifferente. La gentilezza e la tenerezza spontanea sono ancora un regalo troppo grande per il mio vecchio cuore, indurito nel petto di bambino, ma com'e' dolce assaporarle sotto un cielo di piombo fuso, oggi. Un giorno che non va . |
Post n°77 pubblicato il 17 Novembre 2011 da ventodamare
Dall’alto del ponte sulla ferrovia, la nebbia che staziona in fondo alla discesa sembra un muro basso e ondivago, insondabile e maligno. Entrando in moto nella piazza, la sensazione e’ quella di immergersi in un gelo liquido che si incolla alla giacca in pelle, ai guanti ed alla visiera del casco. E mentre procedo lentamente ed il faro della moto illumina fantasmi a piedi ed auto che appaiono all’improvviso davanti, le mille microgocce sullo schermo del casco si trasformano. La voglia di evadere ed una settimana di nebbia fitta che non si vedeva cosi’ dentro Milano da vent’anni, mi proiettano in un mondo parallelo. Il fascio di luce di un’auto che arriva di fronte esplode diviso in migliaia di piccoli caleidoscopi formati dalle gocce di nebbia sulla visiera, ed improvvisamente e’ come se stessi emergendo dal mio mare guardando verso il sole, con indosso la maschera subacquea invece che il casco, verso le tue gambe minute che si muovono in superfice e poi afferrarti, come quando eravamo bambini e credevamo che sarebbe stato cosi’ per sempre, che le nuvole nere sarebbero restate per sempre lontane, lassu’, verso le colline. L’acqua tiepida a carezzarmi la pelle, le braccia e le gambe che si muovono lente a godere di quel liquido, per me amniotico. Una luce verde nella nebbia, il semaforo annuncia il via libera nei viali ovattati, immersi nella caligine spettrale. (Ci sto provando, ci sto provando.. e' che ho un buco dentro. E' che a volte mi sembra che mi piova dentro, come lacrime amare ingoiate. E' solo che non dovrei essere qui. Dovrei essere vicino a quella tomba sulla collina che guarda da lontano il mare, con il mostro che fuma dalle sue ciminiere a frapporsi nello sguardo verso il mare, a ricordarmi che il mondo e’ cattivo.) Mad World . |
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Post n°75 pubblicato il 13 Novembre 2011 da ventodamare
Il mondo cambia in fretta. Oggi per la prima volta ho venduto beni di lusso, in quantità da boiardi russi, a dei clienti cinesi. Ed il bello e' che quei prodotti erano stati fatti in Cina! "Sotto la supervisione della qualità premium teutonica" certo, ma sempre fatti in Cina! Ed il cerchio si chiude se il ristorante che più frequenti e' di un cinese di seconda generazione che si fa chiamare Sirio, parla in dialetto milanese ed a cui hai insegnato a fare le vere orecchiette con le cime di rapa e la pasta alla Norma. E poi c'e' il concessionario Opel Soffritti, che ha chiuso, ed ora al suo posto c'è un mega bar-ristorante cinese finto giapponese, il cui fetore di fritto si sparge per tutto il quartiere. Dai Soffritti ai fritti. Speriamo che il prossimo passo non sia nella brace. Forse.. . |
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