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Creato da Veg.Is.Better il 16/04/2007
Dappertutto, gli animali d’ allevamento sono mantenuti nelle circostanze più terribili e sono sfruttati ai limiti della loro resistenza. Privati della loro libertà, separati dai loro figli, costretti a subire le procedure stressanti e atroci, umiliati, trascurati, abusati, ignorati, sgozzati e poi mangiati. Potete contribuire a fermare tutto questo orrore, leniamo la loro sofferenza, mangiando frutta e verdura anziché carne e derivati-----> scegli di diventare vegan e salverai tante innocenti vite che come te pensano, sentono dolore, provano angoscia, gioia, sentimenti …Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza.
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Vegan è meglio!
Avvicinandosi alla cucina vegan, si scopre ben presto un modo molto più semplice, naturale e salutare di nutrirsi. I piatti sono gustosi, allegri e colorati, in tutte le stagioni. Si ritrova così il gusto dei sapori semplici, si reimpara a distinguere le sottili differenze di sapore tra i vari cibi, con le papille gustative non più assuefatte dai gusti così forti e decisi di carni e formaggi. Si impara a "sentire" il proprio corpo, le sue necessità ed i suoi segnali, e spesso cambia anche il nostro modo di rapportarci con il nostro stato di benessere psico-fisico.
Del resto non bisogna neppure immaginarsi la cucina vegana come una rinuncia ai tanti piaceri della tavola o a alle proteine, perché questo equivarrebbe a farle un grave torto. E' infatti possibile preparare un considerevole numero di piatti veramente golosi, compresi ottimi e digeribilissimi dolci.
Allevamenti e macelli

Ovvero: ruminaci sopra... Il filmato è in inglese, ma le immagini superano ogni barriera linguistica. Dategli un'occhiata...

Video di 20 minuti, ricco di informazioni sull'impatto ambientale del consumo di alimenti animali e sulla sofferenza animale in allevamenti e macelli. Doppiato in italiano.

Filmato molto "duro" su allevamenti e macelli americani. Disponibile la traduzione in italiano su Arcoiris TV.

Un breve filmato di 3 minuti che mostra la macellazione dei bovini vista da una ragazza che sta per essere assunta come operaia in un macello. Senza parole. Non servono.
Anche i pesci soffrono
Pesci
(i filmati sono tutti in inglese, ma le immagini parlano da sole)

I pesci e gli altri animali acquatici (come i crostacei) sono animali come tutti gli altri, ma sono trattati con crudeltà ancora maggiore e muoiono per lenta asfissia, bolliti vivi, o fatti a pezzi vivi e coscienti.
Trasporti animali

Documentario girato negli allevamenti italiani che mostra le condizioni degli animali e spiega l'impatto sull'ambiente del consumo di alimenti animali.
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E' ora di agire con il cuore
Conoscere quello che accade agli animali è il primo passo per aiutarli!
Diventa vegan in ottima salute seguendo i cosnigli a questi siti:
Veg facile
Area personale
Cucina sana e gustosa

video_ricette_veg.rmvb - versione Real Player (circa 2,5 Mbyte)
video_ricette_veg.wmv - versione Windows Media Player (circa 7 Mbyte)
Una carrellata di piatti vegan molto appetitosi: antipasti, primi, secondi, dolci, che fanno vedere le infinite possibilita' della cucina vegan. Tutte le foto sono del sito www.veganriot.it, sul quale potrete trovare anche le ricette per realizzare voi stessi questi piatti! Molto utile per conferenze e presentazioni: la versione ad alta risoluzione e' distribuita sul dvd indicato in fondo a questa pagina.
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Post n°39 pubblicato il 12 Novembre 2007 da Veg.Is.Better
Firmiamo le petizioni, perchè servono a molto!! Grazie simo, sei unica!! ECCO INTANTO ALCUNE PETIZIONI...E ALCUNI VIDEO... grazie stellina!! smackkk simo AAA - MAX.MA DIFFUSIONE URGENTE!!! PETIZIONI DA FIRMARE E DIFFONDERE!!!
PER MAGGIORI INFO CLICCA QUI INOLTRE: CAMPAGNA LAV X IL VEGETARISMO: clicca QUI E INFINE: CAMPAGNA MENSE...... clicca QUI PETIZIONI + VIDEO: ALTRE PETIZIONI (+ VIDEO) X I PIU' SFRUTTATI IN ASSOLUTO (I POLLI): QUI C'E' QUALCOSA, MI PARE DI CAPIRE, ANCHE QUI E QUI (da cercare "PETA'S LETTER TO TYSON, etc...."). INOLTRE: MEET YOUR MEAT.... QUI NO ALLE UOVA...GALLINE SEPPELLITE VIVE E PULCINI NEL TRITACARNE... QUI MEET YOUR MEAT POLLI DA CARNE ... QUI LA SOFFERENZA SILENZIOSA DELLE GALLINE OVAIOLE.... QUI ...RIEPILOGO ALTRI VIDEO... QUI E QUI "Secondo Voi è maltrattamento questo oppure no?" |
Post n°38 pubblicato il 12 Novembre 2007 da Veg.Is.Better
Purtroppo molte persone non riescono a diventare vegetariani, per il seplice fatto che non digeriscono alcuni tipi di verdure, o prechè sono troppo amanti della carne... invece non sanno cosa si perdono, ci sono tanti burger o polpette vegetali, al sapore di carne... si possono trovare anche in commercio, o semplicemente prepararle in casa... bistecche, dolci ecc. senza uccidere esseri senzienti!! Ci sono proteine quanto bastano, sono di ottimo sapore, fanno bene alla salute e alla coscienza... Cosa volete di più?? Non credete che sia ora di evolverci? Non siamo più dei primitivi, quindi perchè continuare a uccidere?? Che senso ha commettere tutti questi scempi inutili?? ARROSTO DI SEITAN CON PATATE |
Ho il cuore gonfio di lacrime, non riesco a esprimere il mio dolore per queste piccole creature che la gente senza alcuna pietà, si mangia, in quanto siamo in un era che per mangiare e vivere in salute, non si ha più bisogno di commettere queste atrocità!! Ma chi vi credete di essere?? Siete solo dei poveri illusi,senza coscienza, siete esseri inferiori che sanno solo distruggere e arrecare sofferenza a chi non ha alcuna possibilità per difendersi!! Vergongatevi siete degli aguzzini!! Non provate pietà per questi piccoli fratelli indifesi, figuriamoci per le persone!! Dal blog di: simoveganblu PER NON DIMENTICARE LE VERGOGNOSE ESECUZIONI SOMMARIE AI DANNI DELLE CREATURE PIU' INDIFESE. AMMASSATI UNO SULL'ALTRO, VIVI INSIEME AI MORTI, E APPICCATO IL FUOCO. OPPURE IMBUSTATI VIVI, ... OPPURE GETTATI VIVI IN GIGANTI INCENERITORI, ... OPPURE LASCIATI MORIRE DI STENTI, DI ASFISSIA, IN CAPANNONI SOVRAFFOLLATI SEMPLICEMENTE TOGLIENDO L'OSSIGENO. E PENSARE CHE SAREBBE BASTATO AGGIUNGERE NEL MANGIME UN PO' D'AGLIO!!!!! ... Ma forse valgono così poco che NON è stato donato loro neppure un aglio. MEGLIO UCCIDERLI, MEGLIO PROCEDERE CON DELLE ESECUZIONI SOMMARIE... ANCHE PERCHE' L'ALLARME INFLUENZA AVIARIA NON E' AFFATTO CESSATO... (leggetevi i post precedenti...) La tragedia non è la paventata epidemia. La tragedia sono tutte queste vergognose e terribili esecuzioni sommarie ai danni delle creature più indifese. E mai una parola di compassione. |
Fate lessare gli spinaci in acqua, bastano circa 10 minuti. Scolateli, strizzateli, metteteli in un piatto e tagliuzzateli con coltello e forchetta. Aggiungete sale, pepe, olio d'oliva e mescolate. Metteteli sul fondo di una pirofila. In un piatto fondo mettete qualche cucchiaio di farina di ceci, aggiungete sale e acqua, mescolando man mano con una forchetta fino a formare una pastella non troppo densa. Aggiungete un po' d'olio d'oliva e mescolate ancora. Versate tutto nella pirofila a coprire gli spinaci, mettete in forno ben caldo e lasciate cucinare fino a quando il composto diventa denso (circa 15-20 minuti). Fonte:VegFacile |
Tempo: 40 min. Porzioni: 4 Ingredienti: 6 zucchine,400 g di tofu, 1 cipolla, 1 cucchiaio di passata di pomodoro, Preparzione: Fate cuocere le zucchine a vapore, tagliatele a metà in senso longitudinale per pochi minuti (fino a quando è possibile svuotarle agevolmente dalla polpa). Fonte: Ricettiamo |
Post n°34 pubblicato il 09 Novembre 2007 da Veg.Is.Better
Nessuno pensa che i maiali desiderino morire. |
Mangiando carne contribuisci anche all'inquinamento del pianeta... -------------------- In Italia gli animali d’allevamento producono annualmente circa 30 milioni di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, che non possono essere usate come fertilizzante. Contengono prodotti chimici (farmaci, fertilizzanti) di cui gli animali sono imbottiti. Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 140 milioni di cittadini, cioè più del doppio del totale della popolazione. (Fonte: “Le fabbriche degli animali”, E. Moriconi, Ed. Cosmopolis, 2001) Le deiezioni provenienti dagli allevamenti intensivi USA inquinano l’acqua più di tutte le altre fonti industriali raggruppate. (Fonte: Environmental Protection Agency 1996) Lo spandimento delle deiezioni animali è strettamente collegato alla “zona morta” di 7.000 miglia quadrate nel Golfo del Messico, che non contiene più vita acquatica (Fonte: Howlett, Debbie “Lakes of Animal Waste Pose Environmental Risk”, USA Today, 30 Dec. 1997, p. A7.) Il 16% del metano immesso nell’atmosfera, una delle cause dell’effetto serra, viene emesso dagli animali d’allevamento. (Fonte: World Watch Institute, “State of the World 2004”, p. 74) |
Affettato di seitan con zucchine Ingredienti 500 gr di zucchine - 100 gr di affettato vegetale di seitan - 1 cipolla - 1 tazzina di vino bianco secco - olio extravergine di oliva - sale - pepe Preparazione Lavate e tagliate le zucchine a rondelline molto sottili. Fonte: Ricettiamo |
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Riprendo il blog dopo un lungo periodo di assenza... Ora pubblico una ricetta molto slurp, sperando solo che non vi annoierete poichè non sono create da me, ma ben si da altri siti, diciamo che io spesso cucino cose molto semplici, sono abbastanza inbranata a cucinare Vi lascio un bacione, e mi racocmando provate tutte le ricette, gusto alla faccia di chi dice "ma allora cosa mangia solo l'insalata"?
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LE LACRIME DEI PESCI Una ricerca pubblicata su Proceeding of Royal Society e condotta da ricercatori Irlandesi ha sfatato la comune credenza che i pesci non provassero dolore solo perché non lo mostravano…o meglio non lo mostravano come siamo abituati a comunicarlo (e dunque a capirlo) noi… tramite il suono. 26 maggio 2003 - Mi ricordo di una storia che da bambina lessi in un libro, mi sembra, di favole. In questa favola un bambino chiedeva al papà: “Papà, ma i pesci soffrono?” e il papà rispondeva “certo che si!”e allora il bambino sensibile e curioso insisteva dicendo “ma perché allora non piangono?” e il papà con pazienza ed amore aggiungeva “Certo che piangono…piangono ogni volta che un uomo li cattura con l’amo, piangono ogni volta che rimangono impigliati in una rete e capiscono che la vita sfugge, piangono quando l’uomo li chiude in vasche troppo strette dove non riescono neanche a nuotare…piangono, certo, ma tu non vedi le loro lacrime perché si sciolgono nell’acqua”. Questa storia mi è sempre rimasta nel cuore e da grande ho cercato più volte nel corso dei miei studi, una spiegazione “scientifica” alle lacrime dei pesci e finalmente è arrivata… Una ricerca pubblicata su Proceeding of Royal Society e condotta da ricercatori Irlandesi ha sfatato la comune credenza che i pesci non provassero dolore solo perché non lo mostravano…o meglio non lo mostravano come siamo abituati a comunicarlo (e dunque a capirlo) noi…tramite il suono. In un mondo silenzioso come l’acqua, dove ogni suono è ovattato, ogni grido rimarrebbe inascoltato. La prova è semplice: avete mai provato ad urlare sott’acqua? Se avete provato saprete bene che è il vostro grido è assolutamente “silenzioso” non percepito da nessun vicino..dunque perché i pesci per esprimere dolore dovrebbero gridare? Quale forza evolutiva dovrebbe spingere un animale a fare qualche cosa di così inutile? Ma il fatto che non gridino non significa che non soffrano. Per farla breve, la ricerca di cui parlavo, si è servita di micro-iniezioni di veleno di api e acido acetico iniettate nelle labbra di alcune sfortunate trote. I pesci così trattati, hanno mostrato un comportamento anomalo, hanno cominciato a muoversi con un dondolio, proprio come fanno i mammiferi più evoluti sotto stress. Come se non bastasse queste trote hanno cominciato a strofinare le labbra contro le pareti della vasca ed hanno rifiutato il cibo per diverse ore. Se i pesci piangono…pensate a tutte le sofferenze che infliggiamo loro…pensate al terrore che deve provare un pesce all’amo, privo di decidere del suo nuoto, costretto a seguire una forza oscura che lo tira in una direzione per lui assolutamente non naturale. Infatti per il pesce, come per qualsiasi animale, viene spontanea la fuga in direzione opposta al dolore, in direzione opposta alla lenza. Pensate ai minuti che ci vogliono ad un pesce per morire di asfissia, sbattuto sul pontile di un peschereccio o in bella mostra…boccheggiante nella vetrina di una pescheria…passano decine di minuti in cui l’aria ti manca come se avessi un fazzoletto sulla bocca che lascia passare poca aria…troppo poca. Prima o poi muoiono, e la loro sofferenza finisce. Per certi pesci, meno fortunati, l’agonia è più lunga. Sono i pesci che devono arrivare ai mercati…ovviamente più freschi arrivano, meglio è! E così vengono tenuti sotto ghiaccio ritardandone la morte, prolungando la loro asfissia per decine di minuti. Le ore che dividono un pesce dalla sua morte sono ore di agonia, in un ambiente che non è il loro, con una sola grande colpa…di non saper urlare! Non dico che bisognerebbe diventare tutti vegetariani, anche se questo sicuramente eliminerebbe gran parte delle loro dolore, ma almeno limitare il più possibile le sofferenze degli animali “condannati”. Gli animali che “devono” morire…almeno che abbiano una morte veloce e priva, per quanto lo possa essere la morte, di sofferenze psicologiche…penso che almeno questo sia loro dovuto.
Da "Il Messaggero" del 02/10/03
Quanti ricordi nella testa dei pesci rossi di Chiara Puri Purini I PESCI rossi non sono affatto stupidi, come ritiene l'immaginario collettivo. Anzi, sono intelligenti quanto molti altri animali, tanto da essere persino in grado di riconoscere quando sia ora di cena. A spezzare una lancia a favore degli animali da acquario, considerati generalmente non molto di compagnia, è un gruppo di ricercatori dell'Università di Plymouth, nel Sud Ovest dell'Inghilterra. Gli studiosi, guidati dal professor Phil Gee, hanno scoperto che i pesci hanno un cervello molto simile a quello di un piccolo mammifero o di un uccello. Come loro, sono consapevoli del passare delle ore, e la loro memoria non è affatto limitata alle cose accadute negli ultimi tre secondi, ma può arrivare a registrare eventi di tre mesi prima. Per settimane, Gee e il suo team hanno addestrato i pesci a mangiare ad una precisa ora del giorno. «Gli abbiamo insegnato a spingere una leva nel loro acquario per procurarsi il cibo», ha spiegato il professore. «Poi abbiamo cominciato a distribuire il mangime solo a determinati orari, e i pesci si sono resi conto che se si avvicinavano alla leva intorno a quell'ora potevano mangiare: quando il dosatore smetteva di erogare cibo, si allontanavano», ha raccontato Gee. Non è la prima volta che gli scienziati rivalutano gli inquilini di vasche ed acquari. Sei mesi fa una ricerca del Roslin Institute di Edimburgo aveva evidenziato che i pesci patiscono lo stress e il dolore proprio come gli esseri umani: davanti a situazioni anomale nuotano in modo irregolare, cambiano comportamento e perdono l'appetito.
Guerra al mare 10 miliardi di animali pescati ogni anno in Italia. 6 milioni di quintali di pesce importati dall'estero. Crostacei, aragoste, balene, delfini, tonni, pesci di ogni tipo e misura trasportati vivi, surgelati o inscatolati in tutto il mondo: questa è l'industria della Pesca. "Flotte da pesca" Ogni paese che si affaccia sul mare trae gran parte della propria ricchezza dal mare, ma oggi con mezzi sempre più sofisticati e pericolosi. La pesca intensiva usa sistemi distruttivi di varie specie animali: ad es. in Giappone le enormi reti pescano oltre ai pesci, milioni di uccelli e animali marini. La "flotta italiana" Nel nostro paese nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno la reti pelagiche lunghe decine di chilometri e alte circa 30-40 metri colpiscono, oltre ai pescispada, anche delfini, tartarughe, capidogli e persino balene (che vengono trovati mutilati delle pinne e della coda), nonché esemplari giovani di molte altre specie ittiche, nonostante le proteste di ambientalisti e animalisti. In Sicilia persiste la tradizionale e sanguinaria mattanza dei tonni che vengono uccisi in un angusto spazio d'acqua. La sofferenza e l'atroce morte dei mammiferi marini e dei pesci di grossa mole non ci deve far dimenticare la stupida e crudele pesca sportiva e tutte le agonie dei pesci presi all'amo o con le reti per scopi commerciali o ludici. Anche i pesci soffrono, il modo migliore per evitare l'agonia è la surgelazione subito dopo la pesca. Acquacoltura L'acquacoltura tende a fare della pesca ciò che si fa con i vitelli: un allevamento programmato di merce viva da cui trarre il massimo del profitto, stimolandone l'aumento di peso e la proliferazione.
Dal sito della L.I.D.A.
Links: Leggi l’articolo “Escludere il pesce dalla dieta” nella sezione sul Vegetarismo |
LA PESCA
Eppure non esiste soltanto la caccia agli animali terrestri, esiste anche un'altra pratica, totalmente identica nello scopo e perciò ugualmente criminale, la quale viene però ancora largamente accettata anche da coloro che dicono di amare gli animali e di non sopportare la loro sofferenza. La differenza, in questo tipo di caccia, risiede esclusivamente nel tipo e nella provenienza degli animali che si vogliono catturare: gli animali acquatici. Stiamo parlando ovviamente della Pesca. La pesca non subisce la stessa condanna da parte dell'opinione pubblica di cui è oggetto la caccia, perché viene identificata con una pratica "innocente" che consente di passare il proprio tempo libero in un ambiente salubre e di trascorrere così qualche ora spensierata in mezzo alla natura. E' chiaro che, nella realtà, la differenza tra caccia e pesca non esiste affatto, ma è probabile che la diversa considerazione di cui queste due "attività" godono sia dovuta al fatto che tante persone sono convinte che i pesci non provino dolore e, compresi coloro che sanno che le cose non stanno proprio in questo modo, non sono capaci di empatizzare con questi animali perché, sfortunatamente, i pesci non sono in grado di urlare e di esprimere la loro sofferenza attraverso lo sguardo. I pesci, invece, soffrono esattamente quanto gli altri animali, come potrete approfondire meglio leggendo gli articoli che seguono.
IL DOLORE DEI PESCI
Fisiologi dell’Università di Utrech smentiscono il luogo comune secondo cui i pesci non soffrono. La paura e il dolore di una carpa presa all'amo
La condizione di paura è oggettivamente una condizione di sofferenza e va quindi seriamente considerata in un discorso etico sulla sperimentazione sugli animali o sulle altre attività umane che possono indurre questa condizione. Una definizione della condizione di paura può essere questa: una situazione che viene sollecitata da stimoli specifici che in natura dà normalmente luogo a un comportamento di fuga o di difesa. Gli animali imparano a temere certe situazioni come risultato del dolore o dello stress sperimentato e possono quindi cercare di sottrarvisi o di evitarle. La condizione di paura si accompagna nell’uomo e negli animali a marcate alterazioni fisiologiche. Il battito cardiaco tende ad aumentare e di conseguenza il ritmo circolatorio: molti neuromediatori vengono a più livelli coinvolti e provocano numerose alterazioni metaboliche. Gli animali possono mostrare diversi segni caratteristici di paura e di volta in volta possiamo osservare l’emissione di segnali d’allarme, pilo-erezione, espressioni facciali di paura. Possono comparire risposte stereotipate o altre che implicano fuga, aggressività, immobilità fino alla simulazione della morte. I giovani gabbiani, ad esempio, scelgono quest’ultima strategia quando sono minacciati e impauriti. Corrono al coperto e si fingono morti finché non odono il richiamo di uno dei genitori. Animali cresciuti in isolamento mostrano con maggior frequenza segni di paura. I macachi, dopo sei mesi di isolamento, non sono più in grado di sviluppare un normale comportamento sociale e rimangono in una condizione costante di paura rispetto agli altri membri del gruppo. In generale la paura, estrema o prolungata, produce una condizione di stress o di alterata emozionalità che può portare a comportamenti anomali. Ma quanta paura infligge l’uomo alle specie animali con cui interagisce e in quali circostanze? La paura è senza dubbio una delle emozioni basilari degli animali. Mentre possiamo legittimamente ipotizzare che gli esseri umani abbiano emozioni che virtualmente corrispondono a ogni genere di situazioni, gli animali hanno probabilmente solo emozioni che si riferiscono a problemi essenziali per la loro sopravvivenza e per quali esiste una forte pressione adattativa. La paura può infatti stimolare meccanismi di fuga e quindi aiutare l’animale a sottrarsi al pericolo e salvare la vita. Molto lavoro è stato svolto sulle condizioni fisiologiche ed emozionali di paura. La condizione di paura è infatti forse l’unica situazione emozionale ben definita in sé e tra le poche in cui gradualmente si sta giungendo a una progressiva comprensione dei meccanismi fisiologici che la sottendono.
L’attività presa in considerazione è generalmente classificata tra le più innocenti, atta a ricreare il fisico e lo spirito di chi la pratica: la pesca sportiva. Il progetto è stato finanziato dalla Società Olandese per la protezione degli animali, il Ministero per l’Agricoltura e Foreste e la Società per la pesca sportiva, che apparentemente sperava in una conferma del luogo comune secondo il quale i pesci non soffrono e non provano paura quando sono agganciati all’amo ma semplicemente prendono una buona boccata d’ossigeno e finiscono di buon grado nel paniere dei pescatori. Soggetti dell’esperimento sono state le carpe di un anno di età e di una lunghezza media di tredici centimetri. I pesci erano tenuti in acquari. Gli sperimentatori lasciavano gli ami con l’esca attaccata e valutavano il comportamento del pesce che abboccava. I pesci agganciati all’amo mostravano palesi segni di sofferenza anche quando il filo era lasciato allentato. Il pesce si muoveva repentinamente, cercava di andare più a fondo, scuoteva la testa come per espellere del cibo non gradito. Quando il filo veniva invece tenuto teso, la carpa mostrava un comportamento che veniva definito "spitgas", tendeva cioè ad espellere la miscela gassosa nella vescica natatoria. I pesci che possiedono questo organo regolano la loro profondità di immersione dosando la quantità di gas che trattengono in questa vescica. Quando infine, dopo aver tenuto teso il filo, i ricercatori lo rallentavano, la carpa tendeva a cadere verso il fondo dell’acquario perché nella fase dello stress aveva espulso la maggior parte della miscela gassosa contenuta nella vescica e non riusciva più a compensare. La carpa cercava di mettere in atto meccanismi sostitutivi alla regolazione del contenuto gassoso della vescica natatoria arcuando il corpo e facendo movimenti all’indietro, sostenuti dal movimento delle pinne pettorali, mentre il corpo veniva inclinato in avanti. Quando invece lo sperimentatore non applicava nessuna tensione al filo, la carpa, una volta uncinata all’amo, si muoveva avanti e indietro, scuoteva la testa ma non espelleva la miscela gassosa della vescica natatoria. In altri esperimenti i ricercatori riuscirono a riprodurre queste due situazioni con altri mezzi, a conferma dei meccanismi fisiologici. Confinando le carpe in piccole vasche o aggiungendo all’acqua dei feromoni - i mediatori chimici solubili nell’acqua, emessi in associazione con situazioni di stress o di sofferenza e atti a informare gli altri membri del gruppo dell’incombente pericolo - si vide che il pesce, pur non essendo sottoposto al dolore causato dall’amo, manifestava i segni e le reazioni fisiologiche in associazione con la condizione di paura. In pratica si osservò che mentre l’aggancio all’amo produceva i movimenti di avanti-indietro, di immersione, di scuotimento del capo, ma non l’eliminazione della miscela gassosa contenuta nella vescica natatoria, la costrizione e la presenza di feromoni d’allarme provocavano lo svuotamento della vescica e il pesce piombava sul fondo della vasca, incapace a compensare. Un altro esperimento venne condotto per distinguere ancora meglio dolore fisico, paura e i modelli di comportamento associati a questi due fenomeni. Con elettrodi impiantati nell’arco superiore del palato si provocava una stimolazione d’intensità crescente. A bassi livelli di stimolo le carpe scuotevano il capo e si muovevano avanti e indietro. A livelli più alti iniziavano a saltare e dopo alcuni minuti di trattamento più intenso si verificava l’espulsione della miscela gassosa della vescica natatoria e la conseguente incapacità a regolare la profondità, così che le carpe cadevano sul fondo delle vasche. Questo esperimento costituiva la prova che il ritardo tra la stimolazione dolorosa di più alta intensità e l’espulsione della miscela gassosa della vescica natatoria era probabilmente dovuto a una progressiva sequenza di processi fisiologici e biochimici associati con la condizione di paura. La conclusione a cui i fisiologi olandesi sono giunti è che il dolore che deriva dall’essere agganciato all’amo contribuisce alla sofferenza del pesce meno della condizione di paura in cui il soggetto viene a trovarsi. Ritornando ad aspetti più generali, sappiamo che nella maggior parte degli organismi provvisti di sistema nervoso centrale la risposta individuale a stimoli provenienti dell’ambiente dipende dalle caratteristiche specifiche di quel sistema nervoso, dalle esperienze e dagli apprendimenti precedenti dai tipi di stimoli con cui viene a contatto il soggetto. L’accuratezza della ricerca e la simpatetica attenzione per la sofferenza negli animali presente nei ricercatori mettono in evidenza una distinzione importante e necessaria nei nostri rapporti con gli animali tra i livelli di dolore e di paura che possiamo occasionalmente infliggere. Questa descrizione strettamente fisiologica della condizione di paura nelle carpe deve rafforzare la nostra attenzione nei rapporti con le specie. Mettere un animale in una condizione inevitabile di paura può essere altrettanto crudele che infliggergli un dolore fisico. Saper distinguere anche fisiologicamente tra queste due condizioni apre un ulteriore spazio etico nella discussione sul dominio umano sulle specie. Le sanzioni morali e le leggi deliberate dell’uomo sono severe per chi costringe altri individui in una condizione di paura. Ma quanto lo sono per chi pone in questa condizione soggetti non appartenenti alla nostra specie ma da essa non troppo distanti per le caratteristiche dei loro sistemi nervosi centrali che li abilitano a percepire molto di quanto anche noi sentiamo?
Tratto dal sito dell'ENPA |
Post n°27 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da Veg.Is.Better
Ciao a tutti, purtroppo non sto partecipando molto al mio blog per vari problemi personali. Mi piacerebbe trovare una cara persona che sarebbe disponibile a mandare avanti il mio blog con ricette e discutendo sugli argomenti della macellazione di queste povere creature dimenticate da tante persone che se li mangiano. Inviatemi un messaggio privato se vi interessa diventare membri del mio blog, così vi mando l'invito. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno lasciato un dolce commento, ogni tanto ci vuole specialmente in questo periodo che sto sempre nervosa Ciau a tutti. |
Faccio girare questo simpaticissimo articolo di una carissima buongustaia vagana, premetto che io non ho mai assaggiato gli affettati perchè fanno davvero senso, dicono che il loro sapore è molto simile a quello della carne. Comunque meglio gli affettati vegetali PROSCIUTTO VEGAN Ieri sera, insieme a un gustosissimo melone bio che sapeva proprio di melone, acquistato da TerraCammina (Terracammina, Alimenti da agricoltura biologica e prodotti ecologici - via Caprera 17, Vigevano - Tel 0381.20218) ci siamo regalati questo piatto di affettati vegan che ci ha lasciati deliziati
Insomma: anche i vegani hanno i loro salumi, non credete a chi dice che mangiamo solo verdura .. non ci crede nemmeno la mia bilancia infatti Fonte: www.erbaviola.com |
SALUTE Piccoli vegetariani crescono di Daniele Fanelli Il pediatra Luciano Proietti sfata un vecchio pregiudizio. E spiega che anche una dieta priva di carne può assicurare ai bambini il giusto apporto di valori nutrizionali
Fonte: L'esperesso |
Le uova si possono sostituire con (dosi per uovo da sostituire): 60 gr di tofu tenero miscelato con dell'acqua, può essere usato per dare consistenza, o la stessa quantità di purea di fagioli o di patate, o di burro di noci. Nei dolci le uova, in alcune preparazioni (ad es. nelle torte), possono essere sostituite con le banane (1 uovo = 1 banana spappolata). Un altro possibile sostituto è il kuzu, una polvere bianca ricavata dalla radice di una pianta: sciogliendola nell'acqua calda diventa una specie di gelatina appiccicosa che funziona da legante nelle ricette. O ancora, è possibile sostituire ogni uovo con 2 cucchiai di amido di granoturco, oppure con 2 cucchiai di fecola di patate, con semi di lino triturati o con farina di ceci, arrow root (amido di maranta arundinacea), polvere di latte di soia, tofu schiacciato. Oppure con la purea di una mezza banana o un quarto di tazza di purea di mele o di altra frutta. Si può anche mescolare un cucchiaio di semi di lino (si trovano nei negozi di alimentazione naturale) con tre cucchiai di acqua e farli bollire per 10 minuti o comunque finché non si ottiene la consistenza desiderata. Infine un cucchiaino di farina di soia e un cucchiaio di acqua possono sostituire un uovo.
Oppure, dal sito di ricette Vegan3000 “ Il kuzu è una polvere bianca ricavata dalla radice di una pianta: sciogliendola nell'acqua calda diventa una specie di gelatina appiccicosa che funziona da legante nelle ricette” |
Post n°23 pubblicato il 18 Agosto 2007 da Veg.Is.Better
Per avere delle galline ovaiole sono necessarie delle uova fertili; dalla metà di queste uova nasceranno però anche pulcini maschi. Questi vengono uccisi immediatamente o allevati per ottenere galletti (generalmente in allevamenti intensivi) che saranno macellati non appena raggiungono un peso economicamente favorevole. Quindi per ogni gallina che gironzola felicemente nell'aia di qualche fattoria o nel giardino di qualche contadino pagando l'affitto con un uovo non fertile al giorno (certo, se sapesse mercanteggiare...), un galletto della stessa covata sta trascorrendo la sua straziante vita in un allevamento intensivo o è già stato ucciso oppure semplicemente gettato via, come spazzatura. Ogni anno solamente in Gran Bretagna vengono uccisi oltre trentacinque milioni di pulcini di un giorno di vita: sono usati principalmente come fertilizzante o scaricati in qualche interramento. Le stesse galline vengono uccise non appena la loro produzione decresce. Bisogna inoltre considerare il fatto che molte galline che si pensa vengano allevate a terra vivono invece in condizioni ben diverse: sono rinchiuse in enormi capannoni dove hanno effettivamente la possibilità di uscire all'aria aperta, ma in realtà, dal momento che il cibo e la luce sono all'interno, le galline non si avventurano mai fuori dal capannone. Uova da batteria Un destino ancora peggiore attende le galline costrette negli allevamenti in batteria, ed è da queste che si ottengono la stragrande maggioranza delle uova vendute e praticamente tutte le uova utilizzate nella preparazione di paste dolci ecc. Le galline in batteria sono degli uccelli frustrati, ansiosi e tormentati, ammassate per dieci o dodici mesi in piccole gabbie di ferro assieme anche ad altre nove galline. In capannoni bui ed oscuri si trovano numerose file di queste gabbie che contengono da 50 a 125 mila uccelli. Sono rinchiuse per tutta la loro vita, senza la possibilità di muoversi e, a causa della perdita di calcio utilizzato per formare il guscio delle uova, sviluppano una grave forma di osteoporosi dovuta all'imprigionamento conosciuta come sfinimento della gallina ovaiola. Completamente prive di calcio, milioni di galline finiscono paralizzate e muoiono di fame e sete a pochi centimetri dal cibo e dall'acqua. Alle galline in batteria viene tagliato il becco con una macchina dotata di una lama rovente una o due volte durante la loro vita; la prima volta quando hanno un giorno di vita e poi a sette settimane poiché il becco di un animale giovane può ricrescere. Il taglio del becco provoca fortissimi dolori cronici che alcuni ricercatori paragonano al dolore dell'arto fantasma o di un arto monco. Tra la parte cornea e l'osso del becco si trova uno strato spesso di tessuto estremamente sensibile. La lama rovente passa attraverso questo tessuto rendendo disabile la gallina, che non è più in grado di mangiare, bere, pulirsi il becco e lisciarsi le piume normalmente. Il taglio del becco viene effettuato per limitare gli effetti del frenetico beccarsi che a volte manifestano le galline, animali creati dalla natura per vagare liberi, graffiare e becchettare il terreno tutto il giorno, e non per essere imprigionate a vita. Gli animali privati di parte del becco non sono in grado di alimentarsi normalmente e patiscono continuamente dolori e stress, mangiano quindi meno, non sprecano il mangime, e consumano meno energia che gli uccelli integri. La razza delle galline ovaiole è selezionata per le uova, e le norme comunitarie europee stabiliscono che i pulcini maschi devono essere soppressi alla nascita - gasati oppure tritati vivi. |
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