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« Lingue e nazionalismiIstanti di provvisoria felicità »

Schizofrenie pubblicitarie ed immaginario infantile. Considerazioni a margine

Post n°202 pubblicato il 30 Novembre 2012 da viburnorosso
 

In quel contenitore pomeridiano di spot giocattolistici, che è oramai diventata la TV dei Ragazzi (sì, lo so, non si chiama più così da un pezzo, ma a me piace continuare a chiamarla ancora così), la quantità di oggetti del desiderio subdolamente propinati ai piccoli spettatori cresce in maniera esponenziale con l’avvicinarsi del Natale, cosicché alla fine di novembre è quasi impossibile riuscire a vedere un cartone per intero, senza che il pargolo prima della sigla finale non ti abbia chiesto il bambolotto che gattona, le fatine alate, il cavallo che gli pettini la criniera (rosa fuxia), i mostri puzzolenti, i draghi transformer, il monopattino griffato, la pista della morte per le macchinine volanti e la trottola luminosa intergalattica.

Stranamente il Gufetto è refrattario a questi seducenti ammiccamenti consumistici, un po’ forse per colpa mia, che mi illudo di averlo educato nei più rigidi dettami del credo marxista-leninista, un po’ perché da sempre mostra autonomia di giudizio nelle sue richieste, perché di richieste, chiaramente, ne fa anche lui: per esempio sono mesi che mi sta mettendo in croce affinché gli comperi dal robivecchi, dove l’abbiamo vista, una vera cassa del supermercato, credo gli serva per metterci dentro i soldi per quando gioca a Re Mida il Falsario.

Comunque l’altro giorno girava per casa rifacendo il verso alla pubblicità di un famoso bambolotto.
Il bambolotto in questione è quello che vanta la capacità di poter bere un biberon d’acqua e riprodurlo per intero dalla bocca sotto forma di bava.
In termini di marketing, il prodotto non è certo una novità, perché venne lanciato sul mercato più o meno all’epoca in cui io avevo iniziato ad interessarmi ai lucidalabbra alla mela verde, quindi, insomma, occhio e croce, oggi la bambola che sbava dovrebbe essere in età da patente, se non fosse che le bambole non invecchiano mai e vivono nell’immanenza dell’eterna infanzia.

Insomma, il gufetto canticchiava in falsetto il motivetto della pubblicità, che fa esattamente così:

“Sbrodolina tutta bella, giochi a fare la modella!”

poi ad un certo punto si è interrotto, probabilmente folgorato dall’idiozia del testo e mi ha chiesto:

- Mamma, ma non trovi orribile che le femmine vogliano una bambola che fa le bolle di saliva?
- In effetti …

Avrei voluto argomentare meglio la mia risposta, ma oramai che l’avevo ascoltato, ero distratta dal testo del motivetto e dal controsenso che ne sta alla base: .
perché,
o la bambola è in età da pannolino-minestrina-ruttino (come il rilascio di bava lascerebbe supporre), e quindi nelle sue legittime aspirazioni non dovrebbe esserci una carriera da modella,
oppure la bambola ha un’età tale per poter coltivare ambizioni da passerella, e allora non è strano che rigurgiti ancora il pasto dalla bocca?

In pratica questo bambolotto è frutto di una furbesca trovata pubblicitaria, che cerca di mettere insieme due target di clienti fondamentalmente diversi: la bambina mammina (quella cioè che pensa di essere la madre della bambola) e la bambina velina (quella che invece si identifica con la bambola e ha ambizioni del tutto diverse dalla prima).

Capisco che probabilmente in epoca di crisi si cerchi di raggiungere con un solo prodotto il mercato più ampio possibile, però il messaggio che se ne ricava è altamente schizofrenico, perché cercare di mettere insieme due cose che insieme non stanno è come voler sommare le mele con le pere.

 

[Se consideriamo poi che quel minuto di pubblicità costa all’azienda che produce l’oggetto, quanto quello che una maestra guadagnerebbe in un’intera vita, e che i costi pubblicitari vengono ripagati dai clienti che comprano la bambola che sbava, mentre alla maestra precaria lo stipendio non lo garantisce più nessuno, c’è qualcosa in questo ragionamento che non torna.
Però questo è un altro discorso.]

 

 

 
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