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Strategie d’evitamento, ovvero la tattica del raccoglitore di penne è sempre la più affidabile

Post n°331 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da viburnorosso
 

 

Avete presente quando ci piove addosso un’incombenza? qualcosa che ci risparmieremmo volentieri di fare?
L’istinto di sopravvivenza di cui siamo a nostra insaputa dotati si attiva immediatamente per evitarcela.

Ci sono diversi modi per raggiungere questo traguardo.
La tattica più di diffusa è quella di aggirare l’ostacolo: rendersi irreperibili, non rispondere al telefono, presentarsi con strategico ritardo.
Che poi sono tutte varianti della collaudatissima tecnica del raccoglitore di penne, quella che utilizzavamo alle superiori per evitare l’interrogazione di chimica.

Ricordate quando la professoressa entrava in classe dichiarando: “Oggi interrogo!” e cominciava a roteare il suo sguardo sadico su di noi, innocenti vittime sacrificali?
E se i suoi occhi malauguratamente intercettavano i nostri, finivamo diritti sul patibolo?
Ecco, quello era il momento di chinarsi a perlustrare il pavimento alla ricerca della penna caduta.
Per poi riemergere balzandosi da sotto al banco con la penna in mano non appena sentivamo la professoressa annunciare: “Tontodimamma, alla lavagna!”

Certo, è una tattica che funziona sempre, anche se ovviamente dopo tanti anni che ce ne serviamo comincia ad essere un po’ logora: se come me avete finito da un pezzo la scuola, ormai lo capite subito quando qualcuno finge di cercare qualcosa sotto al banco solo per evitare di fare quello che gli tocca fare!
Del resto scagli la prima penna chi non si è mai chinato a raccoglierne una!

In alternativa io mi servo della strategia dell’assalto frontale: questa tattica, da me elaborata nel tempo, parte dall’assunto che “l’ostacolo non va aggirato ma affrontato”, e se eseguita con una certa perizia, offre un’alta percentuale di successo, ma soprattutto garantisce un insperato ritorno di immagine, perché non solo permette di evitare l’ostacolo, ma anche di farci una bellissima figura, giacché nessuno penserà che vi state tirando indietro.

Vi faccio un esempio: è il compleanno della vostra amica Cicci e avete deciso di farle un regalo. Chi va a comprarlo?
Il raccoglitore di penne inventa subito una centinaio di impegni improrogabili e irrisolvibili, del tipo “Devo portare il cane dal veterinario che è allergico al pelo del gatto!” oppure “Andrei volentieri, ma oggi devo levare i pallucchi al maglione di angora”.
L’assaltatore frontale invece si offre subito volontario. Col sorriso sulle labbra annuncia: “Vado io! C’è un bellissimo negozio accanto al mio ufficio, è decisamente più caro di quello dove andiamo di solito, però è l’unico posto che riesco a raggiungere nei 6 minuti e mezzo della mia pausa pranzo. Fa nulla, vorrà dire che oggi pranzerò con una gomma da masticare”
L’assaltatore frontale fa abilmente leva sull'altrui senso di colpa e siccome non dà affatto l’idea di uno che voglia farla franca, state pur certi che qualcun altro si offrirà al suo posto.

L’altroieri mi è piombato addosso un impiccio lavorativo che mi ha messo nella situazione di dover scegliere tra una di queste due strategie: se gettare la penna a terra, o guardare in faccia il pericolo.
Era infatti ospite della mia università un collega polacco, approdato a Roma insieme ad un suo amico idraulico per tenere due lezioni al mio corso.
La regole non scritte del galateo accademico suggeriscono che l’ospitante mostri la sua ospitalità verso l’ospitato, prendendosi cura di lui durante il suo soggiorno.
Cosa che io farei anche volentieri, se non fosse che non ho nessuno a cui mollare nel frattempo le mie incombenze quotidiane. Perciò ho iniziato a destreggiarmi tra gli impegni soliti e quelli aggiunti come meglio potevo.
Il primo giorno l’ho portato a pranzo alla tavola calda della Garbatella spacciandogliela per una caratteristica trattoria romana. La lasagna della sora Teresa del resto ha giocato in mio favore.
Restava però risolvere la serata di oggi, e la semplice idea di cucinare anche un solo piatto di spaghetti, o peggio ancora, di scarrozzarli, lui e l'idraulico, in giro per locali pieni di pischelli in libera uscita (è venerdì!), mi atterriva.
È stato così che l’assaltatore frontale che mi abita dentro si è affacciato in mio soccorso, prendendo in mano la situazione:
“Ma perché non venite a cena da me?”, ha proposto.
Poi senza dar loro il tempo di replicare ha aggiunto:
“Certo, mi rendo conto che abito dall’altra parte della città e poi il tuo amico si annoierà mortalmente visto che non parla una parola dell’italico idioma e manco di nessun’altra lingua a noi intellegibile e sarebbe quasi da dire che non capirà un tubo, se non fosse che di tubi effettivamente ne capisce. E poi mi rendo conto che non è una grande prospettiva farsi tutto quel viaggio per venire a passare una serata in estrema periferia, in compagnia del mio pargolo in crisi preadolescenziale e della mia anziana madre. Però insomma, mi farebbe veramente piacere avervi a cena da me!
Vi va? Preparo la  pizza!”
ho anche azzardato con la tipica sicurezza di chi pensa ormai di aver schivato l’ostacolo e sente già la vittoria in tasca!

“FANTASTICO! per le sette va bene?”
“Ecco ... magari facciamo per le otto!”

 

 
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