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L’attacchino acrobatico

Post n°376 pubblicato il 10 Aprile 2014 da viburnorosso

Quando il prof. di tecnica chiese che mestiere facessero i suoi genitori, Cioccoloni rispose che il padre era un attacchino.
Io sul momento non capii cosa intendesse, e neanche il prof. di tecnica, ma lui spiegò serio a tutta la classe che l’attacchino è colui che attacca i manifesti pubblicitari.
A me venne da ridere: all’epoca non pensavo neanche che i manifesti pubblicitari necessitassero di qualcuno per essere attaccati, forse perché credevo che venissero direttamente fuori dai cartelloni su cui stavano affissi, un po’ come i ragni che nascono dagli angoli del soffitto, dove improvvisamente, un giorno, dal nulla, sbuca fuori una ragnatela.

Del resto da ragazzi si è ancora così immersi nella meraviglia del mondo che viene naturale cercare spiegazioni straordinarie a fatti ordinari.
Crescendo, invece, ci si abitua alle incredibili leggi fisiche che governano l’universo*, e ci si stupisce solo di fronte a ciò che apertamente le sfida.

Come l’attacchino che ho incrociato ieri mattina.
Stava arrampicato in cima ad una scala lunghissima che si protendeva verso il cavalcavia sotto al quale dovevo passare.
Con la mano sinistra si tiene appeso al suo esile sostegno e con la destra sceglie dal mucchio gocciante di acqua e colla il pezzo giusto da attaccare.
Ne fissa l’estremità al bordo del cartellone, e poi con gesto fluido, calandosi lungo i gradini della scala, passa la spazzola sulla carta, lisciandone grinze e pieghe.
Se un lembo del manifesto si ripiega su se stesso, lo stacca con la stessa naturalezza con cui si solleva un tovagliolo dal tavolo, lo rimette giù perfettamente in piano e lo tira a lucido intingendo di nuovo lo spazzolone nella soluzione collosa.
Poi sposta leggermente la scala, risale, sceglie un altro pezzo, e via di nuovo come prima.

Da solo, come un acrobata che si esibisce senza rete, con le macchine che gli sfrecciano sopra, sotto, di fianco, l’attacchino, esegue il suo numero, noncurante degli applausi che non ci saranno.

Una sequenza talmente precisa e coordinata di gesti, che a osservarlo dal basso dà l’idea di compiere un’operazione facilissima, una di quelle cose che non ti puoi sbagliare.
È l’inganno del gesto atletico, che regala l’illusione della semplicità.
Quella semplicità che non precede la complessità, ma la supera sintetizzandone in un insieme armonico le diverse parti.

In fondo Cioccoloni, per fasi capire, avrebbe potuto anche dire che il padre è giocoliere equilibrista che si esibisce gratuitamente per le vie della città attaccando manifesti. 

Per chi ha la fortuna di sollevare ogni tanto lo sguardo verso l’alto.

 

 

 

________________________________________________________________________

*Io per esempio, in nome della forza centripeta ho accettato come un atto di fede che l’australiano non cada nello spazio a testa in giù mentre passeggia per strada, tuttavia rimango dell’idea che si stia più comodi nell’emisfero boreale.

 

 
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