L'altra campana

ADEPTI E MISTAGOGHI

39.

     Attis sanguigno,

un solo tronco, senza l’altro legno,

ti bastò per salvarci dal Maligno.

     Pure il tuo legno al cristo che t’ha vinto,

oltre alla Frigia Madre, tu regali;

e fatto eunuco tu, prima che estinto,

alla verginità i tuoi preti impali;

condolenti con Cibele,

che il fedele in processione

porta afflitta dietro il noce

dell’atroce tua passione.

     Araldi di salvezze, i mistagoghi

vanno così attirando chi ripaghi

i cembali di monaci e di suore

che vendono il dovere di sperare.

     Pastofori e pretesse per Orfeo

e per i dionisi e le Madri pie;

i Pietri per i culti del mitreo;

frati diversi, uguali liturgie;

della Madre i mendicanti,

coribanti e vario clero

del delirio sono i messi

dai recessi del Mistero.

Metragyrtai (mendicanti della Madre) erano i preti di Cibele e Attis; il 25 marzo la loro pasqua, il 28 (come domenica in albis) le iniziazioni; il legno di Attis (io stesso ricordo il tronco tra le croci della processione) per i Frisi era simbolo sacro come la croce o le corna per Egizi, Fenici, Persiani e Greco-Romani. L’autoevirazione era raccomandata  anche dal culto di Athargatis, come ai cristiani da Paolo e da altri (V. ad esempio I Corinzi 7 e Matteo 19). Forse perciò Apuleio lascerà queste Madri per un’altra: “Travolto dalle bufere della fortuna e da immani tempeste, sei approdato al porto della Quiete, all’altare della Misericordia... Per la provvidenza della grande Iside, eccoti trionfare sulla Fortuna...” (Apuleio, L’asino d’oro IX,9;XI,15).