« IL CARDELLINO - 14 | IL NOVIZIO - 1 » |
Il tempo di far sostenere a me l’esame di riparazione a Pistoia e, senza vacanze a casa, giudicati idonei alla vocazione dal Padre Maestro, eccoci pronti a partire per il noviziato. Il Padre Temofonte gongolava commosso, ma era il Padre Polverini il più soddisfatto: era stato lui a plasmarci e ora ci regalava alla Congregazione come idonei a far parte del Clero; a diventare chierici, appunto. “Anche senza la veste religiosa che indosserete tra poco”, ci diceva, “non riuscireste più a confondervi con i giovani della vostra età: il vostro modo di pensare, di sentire, di giudicare, il vostro modo di muovervi sarà quello proprio del religioso”. Per quello e per i tre anni successivi non ci sarebbe stato più concesso di andare fuori in visita. Avremmo dovuto rinunciare anche all’apparizione fugace delle figlie della Valentina: dovevamo “morire al mondo”. Non era nei patti stipulati col Padre Giannella l’anno di interruzione degli studi, il noviziato, un anno di morte per riflettere sulla vocazione; ma era la Regola, che dovevamo cominciare a conoscere e che si presentava tutt’altro che gioiosa, benché a quella morte ci preparassero come a una festa. Ci era stato approntato tutto l’abbigliamento necessario, la tonaca, il pallio, il cappotto; ci fu rinnovata perfino la biancheria; e confezionammo da soli la berretta a tre corni,tagliando il cartone e rivestendolo di raso nero. Diciassette anni. Senza aver vissuto né la crisi dell’adolescenza, soffocata dalla virtù, né la stagione dei primi amori. Mai sentita la radio, mai letto un giornale, mai sentito parlare né della rivoluzione sovietica né del rock and roll. Del tutto estranei al nostro tempo. E io, continuando a domandarmi se avessi o no la vocazione, cominciavo anche a dubitare della fede in un Dio che per salvarmi aveva dovuto crocifiggersi e pretendeva la stessa cosa da me; ma mi guardavo bene dal dare una risposta affrettata, trincerato dietro il patto stipulato a suo tempo con Padre Giannella e dietro la promessa fatta a nonno Angelo: prima studiare e leggere tutti i libri che ci sono da leggere, per essere poi in grado di rispondere a tutte le domande. E pregare la Madonna, questo sì, sempre, dato che non avevo più la mia voce bianca, ma ero più di prima il cardellino della Madonna. ----°----
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