Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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TRASTEVERE - 12

Post n°2040 pubblicato il 01 Dicembre 2015 da anonimo.sabino
 

 

La risposta dello Stato fu la stessa data agli studenti: la permissività. Il disegno di legge istitutivo di un corso abilitante di poche ore fu poi approvato e riservò il corso al gruppo dei precari che l’avevano finalizzato al proprio assorbimento nei ruoli. Lo svilimento pratico di quei corsi a una serie di conferenze mal digerite (come già si verificava nei corsi di aggiornamento del personale di ruolo) era conseguente alla loro pretestuosità, a conferma del vero scopo di quella contestazione violenta dei concorsi, fomentata dai precari.

 

Come agli studenti erano concesse la liberalizzazione degli accessi a qualsiasi facoltà universitaria, la riduzione degli esami di maturità a tre materie, la frequenza a singhiozzo e la promozione facile, i precari per tutto il ventennio successivo furono destinatari, di solito alle scadenze elettorali, di leggine e decreti di immissione in ruolo in massa, senza nessuna selezione attitudinale e nessuna formazione. Così, con l’avvento della scuola facile, si raddoppiarono nel ventennio 1960-1980 sia il numero degli insegnanti che quello degli alunni promossi. Tanto, i figli dei nostri statisti avrebbero frequentato con i riccastri le scuole private d’élite.

 

“Contestiamo il concorso per sostituirlo con una modalità di reclutamento che sia anche formativa”. Franca si lasciava trainare, come accade sempre ai più giovani. Ma si sbagliava:

 

“Non è il concorso a impedire l’istituzione del corso di formazione; quindi l’obiettivo della contestazione è fasullo. Sono i vecchi precari a montare le proteste, non per essere meglio formati, ma per impedire ai più capaci di sottrarre loro, attraverso i concorsi, i posti su cui realizzare quel diritto al ruolo di insegnante che pretendono di avere acquisito grazie alle supplenze effettuate”.

 

“Tu dovresti stare dalla nostra parte”, insisteva Franca. “Anche se non puoi, per dovere d’ufficio, credo che tu capisca le nostre ragioni”.

 

“Io sto prima di tutto dalla parte degli studenti, come ai bei tempi: la scuola non può costituire un ripiego occupazionale. E comunque le ragioni di questa protesta non sono le tue: è una guerra tra poveri, tra precari e disoccupati totali inconsapevoli di stare in guerra. Impedendo per ore la dettatura del tema, qualcuno, che lo meriti o no, otterrà l’immissione in ruolo; tu perderai anche la supplenza. Siediti, cara Franca, e cerca di svolgere il tuo tema, dammi retta”.

 

“Tanto queste prove saranno annullate. Le faremo annullare”.

 

Era trascinata dalla piena; e il mio tentativo di aprirle gli occhi l’andava invece convincendo, forse, che io fossi per deformazione professionale passato al nemico.

 

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