5. “Spalanca le finestre ed esci al sole!” Il sole,è lui che sfonda la barriera di vetro: “Ho qui con me la primavera, che infiora ovunque mandorli ed aiole”. “Buongiorno e bentornato alla tua prole, padre Sole rinato dalla sera del mondo. Grazie a te che alla riviera ridai vita non fatta di parole ma di colori e musiche e profumi; che dai tepore all’alba intirizzita e doni l’erba al prato e l’acqua ai fiumi”. “A te ben ritrovato, figlio mio”. “Chi sei tu che rigeneri la vita?” “Non so…Tuo nonno mi chiamava Dio”. |
4. La banderuola che garrisce al vento consiglia a chi sta dentro la tisana e la vestaglia morbida di lana: “Sapessi, Fabio, quanto freddo sento quassù! Il calore mi raggiunge a stento e perfino la nebbia s’allontana, mo che dai monti vien la tramontana. Fortuna che il camino non è spento…” “Invero la tisana non mi piace. Ma un libro, un bicchierotto di buon rosso e la giannetta se ne vada in pace”. “Bella per te la vita, mo che puoi”. “Dici che questa è vita? E cosa posso?” “Certo che è questa: Ma che cazzo vuoi?”
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3. Timido trilla appena il campanello dell’uscio. E’ il Vucumpra’ che passa e vende casa per casa. “Non mi serve ombrello né accendino”. Lo spicciolo si prende e un “Grazie” dal di fuori del cancello in tono grato ed umile mi rende. Mentre io torno al caldo focherello, lui ha la fredda bruma che l’attende. Per lui la vita sì, vale la pena, benché la trovi assurdamente avara, lasciati roghi e fame sulla scena d’un paese nativo mai rimpianto. Farà che giunga alla persona cara d’essere vivo il prodigioso vanto. |
Post n°2091 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da anonimo.sabino
2. Come quello dei ceppi che riattizzo è l’andazzo civile che s’affaccia. A prender fuoco è sempre lo scugnizzo predestinato, zeppola o ramaccia, kamikaze per fato o ghiribizzo, pur d’appiccarlo al grosso che lo schiaccia. E la fiammata termina nel guizzo che tra le braci l’incombusto caccia. Fuoco sincero dalla buona legna. Tossico fumo quando l’alimento da cui divampi la fiammata degna è mal riposto nelle frasche tenere. E un uomo fa che rovere o sarmento dal suo bel fuoco sia ridotto in cenere. |
1-
Alla vetrata che nel tempo amico un lembo d’orizzonte mi regala bussa un inverno lacero e mendico che fitta bruma dalle fauci esala.
Il fuoco acceso al caminetto antico non più tepore spande nella sala del casolare al mio paese aprico che nella psiche assorta che lo inala. Così ritorto dentro i miei pensieri mi ritrovo filosofo e poeta, rimuginando i soliti misteri che invano investigò la mente inquieta, come cieca la nebbia sui sentieri annaspa in cerca forse d’una meta. |
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