Messaggi di Settembre 2014
Post n°1706 pubblicato il 12 Settembre 2014 da anonimo.sabino
65. E senza briglie, più frustrazioni il secolo raccoglie, più spande la leggenda meraviglie. Dallo scriba aramaico al testo greco guarito o guarigione si raddoppia: il muto è pure ossesso e non un cieco per volta lui guarisce, ma li accoppia; dopo il primo dei lebbrosi dieci cosi sana insieme. Ed il record europeo d’Eliseo invecchia e geme: ché se Eliseo risanò parecchi, quale cieco guarì con due sputacchi? Se un bimbo lui sottrasse al cimitero, Gesù destò la figlia di Giairo, il figlio della vedova ch’è in Luca e Lazzaro che, salma già sepolta, a Gianni mandò incontro dalla buca; e se Eliseo dispensò una volta venti pani a cento bocche, da tre sciocche pagnottelle tu col bis, Gesù, sfornasti mille pasti a crepapelle.
Sconosciuti agli altri i miracoli di Giovanni dal primo all’ultimo, l’acqua tramutata in vino e la resurrezione di Lazzaro (2; 11), che fa pensare al Lazzaro figlio di Giairo (in Matteo 9,18 la risorta è la figlia di Giairo) eroe di Masada che nel 73 fece suicidare i suoi Sicari per farne risorgere le anime liberate dai corpi (Giuseppe Flavio Guerra G. VII,344); come la resurrezione del figlio della vedova di Nain (?) è solo in Luca (7,11). Matteo rende anche ossessi e raddoppia i sensoriali guariti in Marco (Matteo 8,28;9,27; 20,29). Luca li moltiplica a decine (V. Luca 17,11). Ma le moltiplicazioni dei pani sono due in Marco e Matteo (Marco 6,35; 8; Matteo 14,13; 15,32), una in Luca e Giovanni (Luca 9; Giovanni 6), che rifiutano le sette sporte di avanzi della seconda moltiplicazione destinate dai giudaisti alle Sette Genti. |
64. E’ come un giuoco: tu dammi un’espressione in turco antico ed in prodigio io te la traduco. Chi sa parole magiche straniere, in voga in riti antichi e più evoluti, prestandole al gesù farà riavere la vita ai morti e la parola ai muti: “Talithà cumì (su, bimbo)!” E dal limbo torna Ausonio. “Effathà (stura l’orecchia)!” E si svecchia il comprendonio. La formula misterica, che ancora è bella ed efficace per la cura, soffonde inoltre il fatto di mistero; e il mistero dà credito e riparo. La disciplina dell’arcano giova al magico gesù; che in tali modi può rivelarsi e rifiutar la prova, in un perverso gioco a fede e frodi: “Belzebù, non dir chi sono... Taci! E’ dono della fede”. E così non sarà degno d’alcun segno chi lo chiede.
Sia della disciplina dell’arcano che di formule magiche risente particolarmente Marco... Lo spirito immondo si mise a gridare: “Che c’entri tu con noi, Gesù Nazareno? Vieni a rovinarci. Sì,so che sei il santo di Dio”. Ma Gesù lo sgridò: “Taci ed esci da quell’uomo”... Non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano... Ammonito severamente il lebbroso, lo rimandò dicendo: “Guardati dal rivelarlo ad alcuno”... Le disse: “Talithà cumì”, che si traduce: alzati, bimba! E la figlia di Giairo si alzò... Al sordomuto della Decapoli disse: “Effathà”, che vuol dire: Apriti! E gli si aprirono gli orecchi... (Marco 1,23; 1,34; 1,43; 5,21; 7,31) |
Post n°1704 pubblicato il 10 Settembre 2014 da anonimo.sabino
63. Sta nel racconto, non nel sanare, il fine del portento: è la reclame a far l’azienda e il santo. Ed ha il gesù uno staff dipropaganda, ad aprirgli la strada dei villaggi; allievi senza paga né vivanda, ma armati di rimedi e di messaggi. Perdonare il tuo Sempronio e al demonio dar lo sfratto è laggiù il medicinale a ogni male più che adatto. Ché il male, Mosè insegna, è dal peccato; pertanto l’ammalato è un posseduto. Dal demonio il teurgo lo separa e la vita ti rende sana e pura. Infatti a furia di cacciar demoni per professione torme di esorcisti, di posseduti sboccano i cantoni; e pare che moltiplichino i cristi, con i fatti prodigiosi, la nevrosi e le sue trame, se a stravolgere le masse non bastasse già la fame.
Gli spiriti immondi, nel vederlo, gli si gettavano ai piedi gridando: “Tu sei il figlio di Dio”. Ma egli li ammoniva che non lo rivelassero. Quindi salì su un monte; e chiamati a sé quelli che volle e che lo seguirono, ne costituì dodici per assisterlo e per mandarli ad annunciarlo, con il potere di scacciare i demoni (Marco 3, 11-15) ... “Non andate ai Gentili e nelle città samaritane” (è la variazione giudaista di Matteo 10) ... Dopo questi fatti il Signore designò altri settanta discepoli, che inviò a coppie avanti a sé per ogni città e luogo in cui stava per recarsi (è invece l’aggiunta a beneficio delle Sette Genti in Luca 10). |
Post n°1703 pubblicato il 09 Settembre 2014 da anonimo.sabino
62. Pochezza umana pur sa che non l’astrologo cagiona gli oroscopi che legge nella luna. Mai saprà cosa a noi produsse il nume da vivo vagabondo. O mo sepolto. Salvo incarnare, tanto la riassume, la sindrome del male che ci ha colto. Non un Padre, ch’era nostro e già mostro, a lui dobbiamo; né il settario amor fraterno, né l’inferno o il dio d’Abramo. Portò salvezza se guarì tre infermi lasciandone ogni dì mille deformi? O spregiando i ginnasi e le palestre pur di ridurre le ginocchia lustre? Attesa e fede dà per cose nuove. Ma la rinuncia è già filosofia. Al giusto e al gaio manco fissa un dove. Ed il miracolare del messia nessun virus ha sconfitto, ma il profitto dà agli umani d’affidare ad astri e a numi grandi ed umili domani...
Gli astrologhi fanno dipendere dal movimento degli astri il nostro intimo essere... e affidano il cosiddetto Destino alle divinità che dovrebbero liberarne (Giamblico, cit). La palestra è la bottega del diavolo per Tertulliano che oppone alla stolta sapienza delle scuole la dotta ignoranza del fideismo (De Spectaculis 18) …La gente del luogo gli menava tutti gl’infermi…e quanti riuscivano a toccargli una frangia erano sanati (Matteo 14,35). Eppure nessuno afferma che abbia debellato una sola malattia… “Regina del cielo, sia tu Cerere nutrice…o sia tu Venere Celeste… o la sorella di Febo che molce le partorienti… o la Proserpina che dà il brivido degli ululati notturni… quale che sia il nome o il rito o l’aspetto in cui è lecito invocarti, assistimi…” E mi apparve… (Apuleio, L’asino d’oro XI, 2-6). |
Post n°1702 pubblicato il 08 Settembre 2014 da anonimo.sabino
Il Vangelo di Pilato chiama ora il suo secolo a testimoniare come i primi redenti percepirono la "redenzione". IL DIO DI SALVEZZA
61. Oh quant’è nuovo il Testamento che ti trovò schiavo e ti lasciò una croce per sollievo! “Ama il tuo dio Javè, non Bacco o Marte, ed il prossimo tuo come te stesso” lo disse già Mosè, pagani a parte, quando t’amavi un poco più d’adesso. Quanto t’ami, nuovo eletto, che sul petto forte stringi la tua croce, o tu bizzoco che al trasloco già ti accingi? Né angusto è più l’amore, se il vicino ora lo estendi al buon samaritano? “Pochi gli eletti” è dire amor di setta; odio all’umanità, dannata tutta. Se a pochi cari Golgota e martirio a imitazione del gesù daremo, per il genere umano che delirio d’amore l’augurargli il botto estremo! Ma al di là, quale piacere nel sedere alla finestra da cui vedi a coccia lustra Zaratustra alla sua destra!
“Vi do un comandamento nuovo (!)…E da questo gli altri vi riconosceranno per miei discepoli: amatevi fra voi” (Giovanni 13,34) ... “Che devo fare per ereditare la vita eterna?” ... “E’ scritto nella legge: amerai il Signore tuo Dio con il cuore, con l’anima, con le opere, con la mente e il tuo prossimo come te stesso...” (Luca 10, 25-ss; da Matteo 22,34 e Marco 12, 28) Ma il solo Luca estende la nozione di prossimo al buon samaritano. Laddove homo sacra res homini (Seneca). Si è più benevoli con chi ci è più prossimo. Ma direi di risalire…alla società universale del genere umano (Cicerone, De officiis, XVI,50). E Marco Aurelio: E’ indegno che guardandomi dal causare dolore ad alcuno possa affliggere me stesso (Ricordi VIII,12). |
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